[MI187] - La svolta

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Traccia; La scelta    


La svolta


Ero sposato da più di vent’anni, avevamo una figlia, ormai ventenne anche lei.
Da due anni avevo un’amante segreta dell’età di mia figlia.
Con lei facevamo sesso senza implicazioni sentimentali, solo un possesso di corpi, senza impegnare le anime.
Amavo mia moglie, non avevo intenzione di rompere il nostro matrimonio, né di abbandonarla per un corpo più giovane.
Questo, in parte, mi liberava dal senso di colpa del tradimento.
Con mia moglie andava bene, con la mia amante, idem.
La mia vita professionale procedeva spedita, il futuro si mostrava allettante.
Avrei potuto invecchiare, mettendo la firma a questa situazione esistenziale.
Tutto pareva filare senza problemi, tutto tranquillo, nessuna tensione.
Una situazione ideale. Troppo ideale per durare.
Dirigevo l’ufficio pubblicità di un’azienda con sede in una traversa di Corso Unione Sovietica.
Una piccola via, costeggiata per tutta la lunghezza dal ramo ferroviario, tra la stazione di Porta Susa e quella di Porta Nuova.
Di là dalla ferrovia, una via parallela, gemella per lunghezza, ospitava due palazzi di tre piani ciascuno: condomini di edilizia popolare.
Bruna l’avevo conosciuta quando ancora abitava con i suoi, in uno di questi edifici.
Avendo un lavoro, si era trasferita a vivere da sola, in una traversa di Corso Unione Sovietica, in un piccolo alloggio arredato come una bomboniera, a meno di un chilometro dalla casa paterna.
Me ne aveva parlato solo quando aveva completato la sistemazione.
Entusiasta, mi ci aveva portato: l’arredo era minimale, ma questo non importava; la cosa eclatante era avere un nostro nido d’amore, dimenticando gli anonimi alberghetti a ore della collina o il sesso in macchina.
Era molto orgogliosa, e se avessi offerto di contribuire alle spese si sarebbe certo offesa.
Avevo scelto di dotarla di utili e costosi elettrodomestici e qualche tela d’autore per decorare le pareti.
Qualche volta mi invitava a pranzo da lei: era felice di cucinare per me.
Credo amasse quel clima di coppia ufficiale, pur non essendolo.
Bruna era carina, non bellissima, come molte ragazze della sua età baciate dalla giovinezza.
In un confronto, mia moglie ne sarebbe uscita trionfante per avvenenza e fascino.
Mi chiedevo: perché la stavo tradendo?
Oggettivamente, non ricavavo da quella relazione qualcosa che mi mancasse nella mia vita matrimoniale.
Anche il sesso non aveva aspetti più motivanti; era solo il possedere un corpo diverso.
Ritenevo che la ragione fosse narcisistica: essere ancora ambito da una donna con metà dei miei anni.
Mi convincevo che, in fondo, un tradimento solo fisico non fosse tanto grave come male in sé.
Quasi ogni sera, dopo il lavoro, passavo da lei per un’oretta: la trovavo ad attendermi con la gioia negli occhi.
Non sempre facevamo l’amore, non ne sentivamo più l’urgenza, sapendo di poterlo fare con comodo quando ne avevamo voglia.
Si premurava, sollecita geisha, di farmi trovare un aperitivo con due tartine o una bibita fresca per dissetarmi.
Mi coccolava come una chioccia col suo pulcino, ci teneva a farmi stare bene quando eravamo insieme, e questo dava la misura di quanto tenesse a me.
Talvolta mi sentivo in colpa, come se prendessi più di quanto dovuto, dando poco in cambio, come un profittatore o un ladro.
Durante le nostre chiacchierate a letto, mi aveva chiesto:
    - Ami ancora tua moglie, anche se fai sesso con me?Domanda delicata, ma avevo risposto sincero: - Sì, lo sai. Te l’ho sempre detto. Che noi si scopi non cambia la cosa.
    Era rimasta in silenzio, poi aveva aggiunto: - Per me cosa provi?La domanda era insidiosa.
    - A te tengo molto. Sarebbe impossibile dopo tutto il tempo che stiamo insieme.
    - Quindi ami anche me?
    - No, è diverso. Amore è una parola che uso solo con mia moglie. Con te è un sentimento importante, ma diverso.
    Dopo una pausa, aveva replicato: - Allora vuol dire che mi vuoi bene?
    - Certo, diciamo che ti voglio bene.
    - Sai – disse a bassa voce – a volte un “ti voglio bene” può significare un “ti amo”.
    Si strinse a me, accoccolandosi tra le mie braccia, felice di un dono desiderato a lungo.
    - Io posso chiamarti “amore”? – chiese.
    La cosa mi pareva prendere una china pericolosa.
    - Ok, se ti fa piacere, chiamami come vuoi.
    L’avevo baciata per chiudere l’argomento.
    - Me lo fai un regalo? - Se posso, molto volentieri. Cosa desideri?
    - Solo che ogni tanto mi dicessi un “ti amo”. Non importa che lo pensi davvero. Ma sentirtelo dire mi farebbe felice.
Quando alla sera passavo a prenderla all’uscita del lavoro e la accompagnavo a casa, scendeva dall’auto, poi vi girava intorno, passando sul retro, e mi raggiungeva al finestrino sul mio lato.
Dovevo abbassare il vetro per darle l’ultimo bacio di saluto.
Era una sciocchezza, un vezzo, ma dava l’idea di quanto amasse prolungare il momento del nostro distacco.
Da questi segni temevo che la nostra relazione si stesse complicando; intuivo che il suo affetto stesse mutando in qualcosa di più profondo e pericoloso: l’amore.
Questo era un danno; l’amore avrebbe potuto generare disastri dall’esito esiziale.
Iniziavo a chiedermi se non fosse giunto il momento di scrivere la parola fine alla nostra storia.
Con questi pensieri cupi, iniziavo a guardarla come un possibile pericolo per la mia famiglia e, più in generale, per la mia vita.
Ma facevamo l’amore, e finivo col ridimensionare le mie ansie.
Nei suoi occhi trovavo solo uno sguardo innamorato e mite, così mi alzavo dal nostro letto rincuorato e con una visione meno oscura del futuro.
Una sera in cui Bruna era ospite a cena dai suoi genitori, come altre volte mi aveva chiesto la cortesia di accompagnarla fin da loro.
L’avevo fatto volentieri; per altro pioveva a dirotto, non le avrei permesso di arrivarci a piedi.
Il traffico era congestionato: gente che col sole sfrecciava in città a centocinquanta all’ora, con due gocce di pioggia diveniva bradipo timoroso.
Fumavo un mezzo toscano col finestrino abbassato di un terzo; Bruna, al mio fianco, nel suo impermeabile bianco, giocava con l’alzacristalli nel tentativo di eliminare la condensa sul suo finestrino; la radio passava un pezzo rock.
Nel procedere a passo d’uomo, finalmente eravamo prossimi alla destinazione.
Il traffico sul controviale era più esiguo e rapido di quello sul corso; molti lo sceglievano, abbandonando la coda del primo.
Vi ero entrato anch’io per raggiungere l’angolo della via in cui abitavano i genitori.
C’era un bar su quell’angolo, nel quale mi fermavo a mangiare un panino quando ero di fretta col lavoro.
Sulla facciata, in corrispondenza dell’accesso al locale, vi era, al primo piano, un lungo balcone che faceva da tettoia all’esercizio.
Tre clienti erano fermi lì sotto a fumare una sigaretta, riparati dalla pioggia.
Nell’auto ci eravamo dati un bacio di saluto; poi Bruna, recuperato il suo ombrellino pieghevole e la sua borsa dal sedile posteriore, si era accinta a uscire.
Scesa dall’auto, si era cimentata nella consueta circumnavigazione per prendersi l’ultimo bacio al mio finestrino.
Nell’attenderla, mi ero voltato ad abbassare il volume della radio, distogliendo per un attimo lo sguardo.
In quell’istante, lo stridio di una frenata, seguito da un colpo sordo alla mia sinistra, mi aveva fatto voltare di scatto.
Poi tutto prese ad avanzare nello slow motion di una moviola.
Nella sequenza rallentata, una sagoma bianca si librava in aria, in una posa innaturale, come un fantoccio di pezza.
Un ombrello pieghevole e una borsetta accompagnavano il volo.
La sagoma aveva compiuto una giravolta su di sé, per accasciarsi davanti al cofano della mia auto.
Ero pietrificato; nella mente esplodeva un urlo muto: “Bruna!”.
Mille aghi di ghiaccio mi trafiggevano il cervello.
L’auto della frenata e dell’urto aveva indugiato un attimo davanti al bar, poi era ripartita con un’accelerata rabbiosa.
Nel parabrezza, le sagome tremolanti dei tre uomini, con le mani ai capelli, si erano mosse, sconvolte, verso il corpo a terra.
Tutto si era chiuso in pochi secondi.
Nel tempo di un respiro ero fuori, in ginocchio, accanto al corpo di lei.
Bruna, col viso rivolto a terra e le braccia stese lungo il corpo, sembrava minuta come una bambina, avvolta nell’impermeabile madido di pioggia.
Non si muoveva, non si lamentava; un fiore rosso di sangue, che l’acqua dissolveva, le sorgeva sotto il viso.
L’orrore mi stordiva; i tre uomini, chinati accanto, non parlavano; ne avvertivo la presenza senza guardarli.
Le scostai dalla fronte i capelli intrisi d’acqua.
Aveva la bocca piena di sangue filamentoso, forse labbra spaccate nella caduta o denti rotti.
Speravo ardentemente che quella fosse la causa e non il segno di una lesione interna.
Era immobile, pareva non respirare; l’idea del peggio mi atterriva.
“Dio, no! Ti prego, Dio, questo no!”, pregavo.
    - Roberta! – la chiamavo, sfiorandole il capo, tremante. - Roberta, respira, ti prego.
    Aveva emesso un gemito soffuso: “È viva – pensavo – Dio, ti ringrazio. È un miracolo.”.
    - Roberta, parlami, come ti senti?
    Respirava con fatica, sputò un grumo vivido di sangue.
    - Ho male. Al petto, al braccio, al fianco – bisbigliò dolorante.
    - Amore, sono qui. Non muoverti, ti prego. Ora chiamo un’ambulanza.
    - Ho paura, non lasciarmi – tornò a biascicare disperata.
    - No, amore, sono qui.
    Uno degli uomini mi aveva detto che uno di loro, dal bar, stava chiamando il 118.
    Lo ringraziai; ero in panico, pioveva a dirotto.
    Ricordavo che nel bagagliaio dell’auto tenevo un plaid e un telo di plastica, utile se avessi dovuto inginocchiarmi per cambiare una gomma forata.
    Ero corso a recuperarli, avevo acceso i blinker per segnalare la sosta e posizionato il triangolo d’emergenza alcuni metri dietro la macchina.
    Mi ero tolto la giacca, piegandola, per farne una sorta di cuscino da posare sotto il capo di lei.
    L’avevo coperta col plaid e steso il telo su di lei per ripararla dall’acqua.
    Mi ero rannicchiato accanto, tenendole la mano sul capo per farle sentire che c’ero.
    Avevo pensieri lugubri, temevo avesse un’emorragia interna o una lesione spinale; ogni secondo trascorso pareva un’eternità.
    L’uomo di poco prima mi aveva dato il suo biglietto da visita: - Tenga – aveva detto – le lascio il mio nominativo e il telefono. Sul retro le ho appuntato la targa di quel criminale. Mi chiami per la denuncia, se servirà un testimone.
    Ringraziandolo, avevo messo in tasca il biglietto. - Quella bestia andava a ottanta all’ora sul controviale – aveva detto. – Chissà dove guardava quel pazzo.
    Erano trascorsi una decina di minuti quando la sirena dell’ambulanza si era udita alle nostre spalle.
    Oltre il corso sorgeva l’Ospedale Mauriziano; facile provenisse da lì, avevamo avuto fortuna.
    - Amore, c’è l’ambulanza. Coraggio, ora finisce tutto.
    Dall’ambulanza erano scesi due sanitari che, con efficienza, si erano apprestati al corpo di lei.
    Con perizia avevano rilevato i parametri vitali, l’avevano dotata di mascherina per l’ossigeno e di un collare rigido, a scanso di lesioni cervicali.
    ’avevano adagiata su una tavola spinale e sulla barella mobile.
    Aveva risposto con fatica alle domande di procedura per accertarsi che fosse vigile.
    A loro avevo lasciato i dati necessari e il numero telefonico dei genitori, per avvisarli dell’incidente e del luogo di ricovero.
    Prima che partissero, mi ero avvicinato a lei sulla lettiga del veicolo.
    - Amore, ti portano all’ospedale e tutto andrà bene – l’avevo rassicurata
    - Ho paura. Non lasciarmi sola – aveva risposto.
    - Non ti lascio, amore. Ti portano al Mauriziano. Ho chiesto di avvisare i tuoi.
    - Vieni anche tu – invocò con un filo di voce.
    - Ti seguo, amore. Vengo al pronto soccorso.
    L’ambulanza, con sirena e lampeggianti accesi, era ripartita, alzando scie d’acqua sul controviale.
    Il tipo del biglietto da visita si era fermato; eravamo fradici d’acqua come due naufraghi.
- Denunci quella bestia e mi chiami per testimoniare – aveva ribadito. – Deve finire in galera per quello che ha fatto alla sua ragazza.
Credeva che Bruna fosse la mia ragazza; mi aveva udito chiamarla più volte “amore”, ovvio lo pensasse.
L’avevo ringraziato con una stretta di mano nel salutarci.
Avevo recuperato la giacca, il plaid e il telo di plastica, riposto il triangolo d’emergenza in macchina.
Tremante di freddo e dello shock subito, avevo avviato il motore.
Per ritrovare il controllo e calmarmi, mi ero acceso mezzo sigaro.
Ero uno straccio; quel mio stato e il ritardo nel rientro a casa mi assillavano.
Pensai che, anche al pronto soccorso, non sarebbe stata una cosa rapida: radiografie, TAC, magari necessitava di ingessature, o che non dovesse subire un intervento chirurgico.
Che casino. Mi colse lo sconforto.
E se fosse morta, per qualche grave danno subito o durante l’intervento?
Tutto, al momento, era drammaticamente possibile.
Iniziarono a scendermi lacrime di tensione e dolore.
Quel bastardo l’aveva investita mentre veniva a prendersi il mio ultimo bacio.
Pazza ossessione di una bambina innamorata, giocarsi la vita per un mio bacio.
Piangevo per essere stato la ragione di quest’ultimo orrore.
Se fosse morta, sarei stato il suo carnefice.
Il sigaro si era consumato tra le dita; mi riscossi.
Presi il biglietto da visita, lessi il nominativo dell’uomo e la targa: non era una macchina della regione.
Se fossi andato all’ospedale, avrei dovuto passarci la notte.
Non era facile inventarmi qualcosa così, all’improvviso, per un’assenza del genere.
All’ospedale sarebbe venuto fuori che avevo visto l’incidente; avrei dovuto firmare un verbale dei vigili urbani o della polizia stradale.
C’era un ferito grave, una fuga con omissione di soccorso, un reato serio; la cosa entrava nel giudiziario.
In caso di processo e di pratiche di risarcimento, sarei stato chiamato in causa come testimone principale.
Tutta la dinamica della cosa sarebbe stata resa pubblica; mia moglie ne sarebbe stata informata nei dettagli.
Sarebbe venuto fuori che Bruna era in macchina con me a quell’ora, che eravamo intimi; mi avevano sentito chiamarla “amore”.
La notizia, forse, sarebbe apparsa sulla cronaca cittadina.
A maggior ragione, che Dio non lo volesse, se fosse morta.
Si sarebbero informati su come erano andate le cose; avrebbero sentito i testimoni del bar e i tre uomini.
Nel bar ero conosciuto, lo frequentavo da anni.
Sapevano chi fossi, della mia azienda al di là della ferrovia.
Conoscevano il mio ruolo, il mio nome e la mia macchina.
Qualcuno avrebbe certo ricordato di avermi visto lì davanti con Bruna diverse volte.
Lei in macchina con me, a quell’ora di sera, non potevo giustificarla.
In ospedale, non avrei potuto sostenere di averla soccorsa senza conoscerla.
Era un casino serio; se fossi restato a farle compagnia, trovando una scusa convincente con mia moglie, alla fine, la storia sarebbe comunque venuta fuori.
Restare con Bruna quella sera significava rinunciare a mia moglie, a mia figlia, al matrimonio.
Tutta la mia esistenza era un castello di menzogne che crollava; mi sentivo un topo in trappola.
Posai il biglietto da visita sul sedile accanto.
Avviai la macchina per raggiungere l’incrocio e immettermi sul corso; dovevo scegliere se svoltare verso l’ospedale o proseguire verso casa.
Le lacrime riempivano gli occhi, quasi non vedevo la strada.
Il semaforo era rosso.
Il tetto dell’auto tamburellava per l’acqua battente.
Bruna o mia moglie e la mia famiglia.
Svegliandosi dai narcotici, mi avrebbe cercato.
Cercandomi, avrebbe compreso che non l’avevo seguita.
L’avevo lasciata sola, abbandonata.
Si sarebbe sentita devastata dal dolore e dalla delusione.
Avrebbe pensato che fossi uno stronzo, un bastardo.
E questo era quello che ero sempre stato.
Presi il biglietto da visita.
Nel calare il finestrino, una sferzata di pioggia gelida mi investì il volto.
Per il ritardo e gli abiti fradici, avrei detto di essermi fermato per cambiare una gomma forata.

Il biglietto appallottolato giaceva sulla strada.
Al verde, avevo svoltato lungo il corso.




Re: [MI187] - La svolta

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Ma chi è questa Roberta?  :D :D :D
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] - La svolta

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NanoVetricida wrote: Ma chi è questa Roberta?  :D :D :D

Ahahahahah!
Sa' Iddio chi sia?
Uno dei miei soliti refusi, da rincoglionimento senile.
Ormai scrivendo solo storie scellerate con protagoniste femminili e nomi diversi, finisco col ficcarne una al posto di un'altra.
Chiedo umilmente scusa. 
La Roberta in questione resta fermamente la Bruna del racconto :D :D :P

Re: [MI187] - La svolta

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troppe donne... farsi sgamare anche dall'amante sarebbe un errore da pivelli 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] - La svolta

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Ciao @Nightafter, "fumatore di pipa" sul vecchio forum come rank (io ero "negativo" :P ).
Ci mostri un racconto di una situazione che credo più comune di quanto, magari, possa sembrare.
Una ragazza, forse con un vuoto dal punto di vista genitoriale
Nightafter wrote: Non importa che lo pensi davvero. Ma sentirtelo dire mi farebbe felice.
che si innamora (infatua?) di un uomo più maturo, sposato. Quest'ultimo da parte sua, più attratto dall'idea che dal sentimento

Nightafter wrote: era solo il possedere un corpo diverso
mentre lei vive questo sogno quasi adolescenziale (es. il fatto che gli gira intorno alla macchina per l'ultimo bacio). Tra l'altro viene tutto a galla quando, nel dramma, i pensieri del protagonista sono tutti sul come salvare le apparenze più che sul sentimento provato. Questo castello di carte si infrange nel panico del protagonista che, nel panico, sceglie la soluzione più sciocca; e dico più sciocca perché, tra testimoni e frequentazioni, avrà giusto guadagnato qualche ora. Tutto descritto con naturale realismo, secondo me.

Aggiungo una cosa che magari non ti interessa ma che, forse, ti farà fare una risata. Ho letto questo racconto quando ancora non c'erano commenti e, d'istinto, ho pensato che il protagonista la invocasse come Roberta proprio perché era vicino a un locale dove tutti lo conoscevano, diciamo come strano tentativo di depistaggio... :facepalm: 
Comunque un buon racconto con una scrittura semplice, immediata e che mi ha fatto immedesimare nel protagonista, anche per via della prima persona: devo dire che alla fine mi m'è venuto un certo malessere, in questa immersione nel personaggio.  :s

Alla prossima lettura.  :libro:
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [MI187] - La svolta

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bwv582Ciao @Nightafter, "fumatore di pipa" sul vecchio forum come rank (io ero "negativo" :P ).
Ci mostri un racconto di una situazione che credo più comune di quanto, magari, possa sembrare.
Una ragazza, forse con un vuoto dal punto di vista genitoriale che si innamora (infatua?) di un uomo più maturo, sposato. Quest'ultimo da parte sua, più attratto dall'idea che dal sentimento
mentre lei vive questo sogno quasi adolescenziale (es. il fatto che gli gira intorno alla macchina per l'ultimo bacio). Tra l'altro viene tutto a galla quando, nel dramma, i pensieri del protagonista sono tutti sul come salvare le apparenze più che sul sentimento provato. Questo castello di carte si infrange nel panico del protagonista che, nel panico, sceglie la soluzione più sciocca; e dico più sciocca perché, tra testimoni e frequentazioni, avrà giusto guadagnato qualche ora. Tutto descritto con naturale realismo, secondo me.

Aggiungo una cosa che magari non ti interessa ma che, forse, ti farà fare una risata. Ho letto questo racconto quando ancora non c'erano commenti e, d'istinto, ho pensato che il protagonista la invocasse come Roberta proprio perché era vicino a un locale dove tutti lo conoscevano, diciamo come strano tentativo di depistaggio... :facepalm: 
Comunque un buon racconto con una scrittura semplice, immediata e che mi ha fatto immedesimare nel protagonista, anche per via della prima persona: devo dire che alla fine mi m'è venuto un certo malessere, in questa immersione nel personaggio.  :s

Alla prossima lettura.  :libro:
Ti ringrazio della lettura e del commento.
Sono felice che il racconto, scritto con semplicità e la necessità, per la mia consuetudine, di condensare una storia in un numero di caratteri contingentati, che inevitabilmente lasciano ogni cosa a livello di stringato abbozzo; senza la possibilità di approfondire adeguatamente situazioni e personaggi, ti abbia lasciato un lieve malessere.
Questo è l'obiettivo del racconto, infatti il tema che caratterizza tutta la mia produzione narrativa è incentrato su personaggi maschili di una povertà morale disarmante.
Punto lo sguardo sulla mediocrità umana di uomini deboli, ipocriti e menzogneri, anti eroi che riempiono la società del nostro tempo, figure che illustrano la "banalità del male".
Ti ringrazio e saluto con calore (y)

Re: [MI187] - La svolta

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@Nightafter leggere un tuo testo è sempre interressante, non si rimane mai delusi. La tua storia è ben congegnata e scritta benissimo. La traccia centrata in pieno.
Belli i piccoli espedienti della ragazza per vivere nell'illusione di un amore, perchè è vero quello mi disse un giorno una persona.  Testualmente: "gli uomini fingono amore per avere sesso, mentre le donne offrono sesso perchè vogliono amore."
Il tuo personaggio voleva una storia senza complicazioni, ma la vita non asseconda i nostri capricci se non per breve tempo (anche quando sembra lungo).
Della vita si può avere una sola certezza, non dà scampo, cerca e trova sempre l'occasione giusta per fare emergere ciò che veramente siamo. 

Come sempre, per te solo complimenti.

Re: [MI187] - La svolta

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Adel J. Pellitteri wrote: Adel J. Pellitteri@Nightafter leggere un tuo testo è sempre interressante, non si rimane mai delusi. La tua storia è ben congegnata e scritta benissimo. La traccia centrata in pieno.
Belli i piccoli espedienti della ragazza per vivere nell'illusione di un amore, perchè è vero quello mi disse un giorno una persona.  Testualmente: "gli uomini fingono amore per avere sesso, mentre le donne offrono sesso perchè vogliono amore."
Il tuo personaggio voleva una storia senza complicazioni, ma la vita non asseconda i nostri capricci se non per breve tempo (anche quando sembra lungo).
Della vita si può avere una sola certezza, non dà scampo, cerca e trova sempre l'occasione giusta per fare emergere ciò che veramente siamo. 

Come sempre, per te solo complimenti.
Ricevere complimenti da te che sei una delle mie maestre, non può che colmarmi d'orgoglio.
Un bacione pieno d'affetto carissima <3

Re: [MI187] - La svolta

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Nightafter wrote: - A te tengo molto. Sarebbe impossibile non fosse così dopo tutto il tempo che stiamo insieme.
Ho aggiunto le tre parole in neretto che mi pare servino a capire la frase.
Nightafter wrote: Roberta! – la chiamavo, sfiorandole il capo, tremante. - Roberta, respira, ti prego.
Era Bruna, Roberta era la moglie, per caso?  ;)
Nightafter wrote: Il biglietto appallottolato giaceva sulla strada.
Al verde, avevo svoltato lungo il corso.
Scelta dell'amante, nata da un equivoco iniziale se fosse solo sesso e compagnia. Invece era amore. Traccia rispettata.  (y)

@Nightafter  :)

Ho letto un testo degno e ben scritto (non ho più da segnalarti, come in passato, errori di verbi o simili), che ho apprezzato, anche se il racconto mi ha lasciato un po' d'amaro in bocca. 
Bentrovato al MI, amico di penna!  :hug:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI187] - La svolta

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Mia dolce @Poeta Zaza 

Quel Roberta è dovuto al mio grave rincoglionimento senile, ormai inarrestabile.
Non so da dove mi sia venuto fuori, ma la ragazza dell'incidente è sempre Bruna.
Ho già segnalato il refuso alla paziente e preziosa Sira che in serata provvederà ad eliminare 'sta Roberta, ridandole il nome di Bruna. :D

La merdaccia umana del racconto, sceglierà di abbandonarla (forse morente) in ospedale e con la coda tra le gambe, tornerà dalla moglie.
Che il racconto lasci l'amaro in bocca è un bene, poiché fa il mestiere per cui è stato creato.

Spero di averti chiarito l'incomprensibile vicenda, e ti auguro la buona notte con un bacione  <3

Re: [MI187] - La svolta

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Allora, partendo dal presupposto che mi vergogno di commentare il lider maximo dei commenti, mi permetto solo di parlarti delle emozioni che ho provato leggendo il tuo racconto. Non vi conosco, per me è tutto nuovo e dietro i vostri avatar possono nascondersi gli editor di Mondadori in incognito (come nel tuo caso :D )  o grossi cialtroni improvvisati (come nel mio caso). Non conoscendo lo spessore dell'autore, all'inizio mi era sembrata quasi una scrittura autoreferenziale, dilettantistica. Il macho che gongola tra due donne è un'immagine che mi ha un po' depresso. Solo al momento della svolta, un autentico cazzottone alla bocca dello stomaco, ho capito che il protagonista è volutamente gretto e superficiale e non coincide, né vuole coincidere, con l'autore. Quindi per me il rovesciamento è stato bellissimo, d'impatto e il racconto, pur soffrendo i tagli di machete per farlo entrare nel numero di battute prestabilito come tu hai ammesso da qualche altra parte, mi ha completamente soddisfatto. Volendo però romperti le palle, e te le rompo perché sono convinto che tu possa capire il senso della mia domanda, mi chiedo: se avessi già letto un tuo lavoro, avrei avuto la stessa magnifica sensazione di capovolgimento? Se un lettore già ti conosce e capisce che non stai empatizzando con il protagonista, che lo consideri un farabutto, quanto resterà sorpreso dalla svolta? Questo equivoco potrebbe funzionare in un romanzo, anzi, sarebbe un'ideona; ma è quasi sprecato per un racconto e non può essere il leitmotiv di una raccolta di racconti. Vaneggio? 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] - La svolta

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anche a me è piaciuto il "rovesciamento", e ho odiato leggere i pensieri di questo personaggio, come presumo volevi tu    :)  mi è piaciuta anche la caratterizzazione di lei, per niente scontata per un'amante. pur sapendo che sta aiutando un uomo a tradire, si illude e ne è anche lei "vittima", passami il termine, vuoi per l'età o per il troppo amore. ho sperato che ci dicessi che stava bene!

l'unico appunto che mi sento di farti è che, personalmente, l'incipit è un po' troppo "raccontato", invece per far capire la relazione tra i due forse sarebbero state bastate scene come quella di loro due a letto (però, avendo letto il mio racconto, avrai capito che amo i dialoghi forse un po' troppo, quindi prendila con le pinze :si: )

Poi ti volevo far notare che questo è tutto su una riga:
Nightafter wrote:
    - Me lo fai un regalo? - Se posso, molto volentieri. Cosa desideri?
Mi ha fatto un sacco piacere leggerti!

Re: [MI187] - La svolta

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  wrote:NanoVetricida: " Se un lettore già ti conosce e capisce che non stai empatizzando con il protagonista, che lo consideri un farabutto, quanto resterà sorpreso dalla svolta? Questo equivoco potrebbe funzionare in un romanzo, anzi, sarebbe un'ideona; ma è quasi sprecato per un racconto e non può essere il leitmotiv di una raccolta di racconti. Vaneggio? "
Mio stimato @NanoVetricida 

Tu hai centrato il problema di questo racconto.
Esso è infatti il capitolo finale, compresso come il fegato di un oca per preparare il foie gras, per farcelo stare nei caratteri del contest.
Tale racconto è in realtà un romanzo brave costituito di una vagonata di capitoli che avevo iniziato a pubblicare nei racconti a puntate del forum, prima che per una infausta ragione me ne allontanassi per quasi due anni. 
In tale ampio spazio narrativo si sviscerano tutte le ragioni pregresse che animano la storia.
Questo che ho confezionato è un risicato Bignami dell'intero romanzo breve.

Se avrei pazienza terminato il racconto de "L'incontro" mi accingerò a scaricare sulle vostre povere spalle il poderoso carico di caratteri che costituiscono il suddetto "romanzo", 
Il quale, vedi le coincidenze della vita, si intitola appunto "La scelta".
Nel contest mi pareva brutto dare al mio scritto l'identico titolo della traccia, quindi ho da prima pensato a titolarlo: "Il Bivio", ma poi "La svolta" mi è parso più pertinente al gesto conclusivo che viene compiuto dal bieco protagonista nel dirigersi verso casa. :D (y)

Re: [MI187] - La svolta

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  wrote:Sbatti, anche a me è piaciuto il "rovesciamento", e ho odiato leggere i pensieri di questo personaggio, come presumo volevi tu    :)  mi è piaciuta anche la caratterizzazione di lei, per niente scontata per un'amante. pur sapendo che sta aiutando un uomo a tradire, si illude e ne è anche lei "vittima", passami il termine, vuoi per l'età o per il troppo amore. ho sperato che ci dicessi che stava bene!

l'unico appunto che mi sento di farti è che, personalmente, l'incipit è un po' troppo "raccontato", invece per far capire la relazione tra i due forse sarebbero state bastate scene come quella di loro due a letto (però, avendo letto il mio racconto, avrai capito che amo i dialoghi forse un po' troppo, quindi prendila con le pinze :si: )

Poi ti volevo far notare che questo è tutto su una riga:

Mi ha fatto un sacco piacere leggerti!
Ciao @sbatti ,

Mi fa piacere d'essere sato letto e commentato da una nuova leva di questo nostro forum,
Hai ragione forse l'incipit era troppo esteso, in compenso i dialoghi erano decisamente pochini, sarebbe stato un racconto da 8000 caratteri o poco più.
Allora come avrei fatto a lamentarmi che non so scrivere storie brevi, che per esprimere le mie narrazioni necessito di spazi sterminati?
Che vuoi fare sono vecchio e noi vecchi abbiamo bisogno di qualcosa di cui lagnarci.
E' nella natura delle cose :D

Ti ringrazio della segnalazione in merito ai due dialoghi lasciati nella stessa riga.
Per quanto io cerchi di migliorarmi il refuso mi scappa sempre.
Un tempo lo ricorderanno certamente gli amici di lunga data, nei miei scritti c'erano più strafalcioni che frasi esatte, qualcosa ho cercato di rimediarla, ma il frutto non cade mai distante dall'albero :P

Grazie ancora e a presto rileggerci <3

Re: [MI187] - La svolta

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Complimenti per questo racconto, che tocca il tema del tradimento,  ma ad ogni lettore risveglia il ricordo o l'immedesimarsi in un caso di coscienza in senso lato.
Mi congratulo per lo stile limpido e la regolarità delle descrizioni, che permettono una lettura fluida, lasciando la mente libera di seguire la vicenda narrata. Unico punto che ho trovato in leggero contrasto è l'eleganza di stile del narratore in prima persona, che da l'impressione di una persona molto istruita,  e le frasi molto corte che si susseguono serrate sin dall'inizio.
Un'opera degna di nota, che lascia una riflessione ampia al lettore, complimenti ancora. Andrò a leggermi sicuramente qualcos'altro di tuoì.

Re: [MI187] - La svolta

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@Nightafter 
Ciao, un racconto che non mi aspettavo. 
Più che l'incontro tra due solitudini è l'unione di due opposti egoismi. La donna giovane, ma pur sempre adulta (finiamola di trattare le trentenni come delle adolescenti), e l'uomo maturo, ma non ancora anziano. Entrambi si usano alla pari, l'uomo sfrutta la giovinezza di lei, la donna la maturità di lui. I due protagonisti vivono questa storia con equilibrio fino al momento in cui i sensi di colpa di lui, i suoi timori, il suo egoismo, e la cecità e l'inadeguatezza di lei non incrinano il rapporto, spezzato definitivamente dall'incidente, che rappresenta una rottura del continuum in tutti i sensi. Rottura fisica, materiale, spirituale. 
L'equilibrio non si ricompone se non nel ritorno alla situazione precedente al loro incontro, lasciando al lettore intendere che forse la loro storia non valeva poi molto.
La scelta di seguire il protagonista maschile ti ha portato inevitabilmente a colpevolizzarlo forse più di quanto sarebbe giusto, e io forse, te lo scrivo da donna, avrei evitato di farlo. La scelta, nella situazione che descrivi, a mio avviso è dettata dalla necessità, dal contesto, più che dalla volontà di far del male, di comportarsi da persona inaffidabile. Nell'agevolare il lettore verso una scelta volontaria, meditata, pensata, voluta, frutto di un'idea, contribuisce la scelta dell'autore di attribuire all'uomo la colpa, forse  lasciandosi sedurre dalla cronaca, che è colma di uomini violenti in modo gratuito e insensato, di uomini che si servono delle donne.
Ma qui non c'è violenza. La scelta è di entrambi. E quando la donna sembra tradire l'accordo su cui la loro relazione si basa, all'uomo non resta altra scelta. Una scelta dovuta. Necessaria per salvare la propria famiglia, di cui lei sa tutto. 
La struttura è semplice, le sequenze narrative ben strutturate e ai dialoghi è lasciato anche un compito descrittivo dei sentimenti dei protagonisti. 
Mi è piaciuto, tuttavia l'espediente dell'incidente pur se risolve il racconto è forse un finale troppo facile e ti ha evitato di mettere in chiaro i sentimenti dei due protagonisti e le loro ragioni e lascia il lettore con un po' di amaro in bocca.
Un piccolo dettaglio. Quando avviene un incidente grave interviene sempre la polizia, perché c'è di mezzo un reato, anzi due perché  l'investitore scappa senza prestare soccorso. E quindi niente testimoni con bigliettino e auto che segue l'ambulanza o forse no. 

Re: [MI187] - La svolta

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  wrote:@Simona M. 
Ciao, un racconto che non mi aspettavo. 
Più che l'incontro tra due solitudini è l'unione di due opposti egoismi. La donna giovane, ma pur sempre adulta (finiamola di trattare le trentenni come delle adolescenti), e l'uomo maturo, ma non ancora anziano. Entrambi si usano alla pari, l'uomo sfrutta la giovinezza di lei, la donna la maturità di lui. I due protagonisti vivono questa storia con equilibrio fino al momento in cui i sensi di colpa di lui, i suoi timori, il suo egoismo, e la cecità e l'inadeguatezza di lei non incrinano il rapporto, spezzato definitivamente dall'incidente, che rappresenta una rottura del continuum in tutti i sensi. Rottura fisica, materiale, spirituale. 
L'equilibrio non si ricompone se non nel ritorno alla situazione precedente al loro incontro, lasciando al lettore intendere che forse la loro storia non valeva poi molto.
La scelta di seguire il protagonista maschile ti ha portato inevitabilmente a colpevolizzarlo forse più di quanto sarebbe giusto, e io forse, te lo scrivo da donna, avrei evitato di farlo. La scelta, nella situazione che descrivi, a mio avviso è dettata dalla necessità, dal contesto, più che dalla volontà di far del male, di comportarsi da persona inaffidabile. Nell'agevolare il lettore verso una scelta volontaria, meditata, pensata, voluta, frutto di un'idea, contribuisce la scelta dell'autore di attribuire all'uomo la colpa, forse  lasciandosi sedurre dalla cronaca, che è colma di uomini violenti in modo gratuito e insensato, di uomini che si servono delle donne.
Ma qui non c'è violenza. La scelta è di entrambi. E quando la donna sembra tradire l'accordo su cui la loro relazione si basa, all'uomo non resta altra scelta. Una scelta dovuta. Necessaria per salvare la propria famiglia, di cui lei sa tutto. 
La struttura è semplice, le sequenze narrative ben strutturate e ai dialoghi è lasciato anche un compito descrittivo dei sentimenti dei protagonisti. 
Mi è piaciuto, tuttavia l'espediente dell'incidente pur se risolve il racconto è forse un finale troppo facile e ti ha evitato di mettere in chiaro i sentimenti dei due protagonisti e le loro ragioni e lascia il lettore con un po' di amaro in bocca.
Un piccolo dettaglio. Quando avviene un incidente grave interviene sempre la polizia, perché c'è di mezzo un reato, anzi due perché  l'investitore scappa senza prestare soccorso. E quindi niente testimoni con bigliettino e auto che segue l'ambulanza o forse no. 
Carissima @Simona M. 

Mi fa piacere che il racconto ti sia piaciuto e ti ringrazio di questo commento.
Come già detto essendo una versione ristretta per motivi di spazio caratteri, è inevitabile che pecchi d'introspezione psicologica dei personaggi e delle loro motivazioni profonde che restano appunto appena accennate.
Intorno alla responsabilità del protagonista femminile, posso dirti (e forse non è apparso chiaro dal racconto) che essa avesse solo vent'anni e non trenta.
Dieci anni in una donna significano molto in termini di coscienza di sé e responsabilità condivisa.
Posso inoltre dirti, per essere stato presente alla cosa che la Polizia, né i Vigili urbani sono mai intervenuti nella scena dell'incidente; per cui le cose sono realmente andate come ho descritto.

Altro fatto rilevante ì è che ho seguito la ragazza al pronto soccorso dell'ospedale, senza abbandonarla, comportandomi allora in maniera meno ignobile del mio alter ego romanzato.
A volte la vita si appresta a diventare romanzo, ma i finali possono differire. (y)

Un caldo saluto <3

Re: [MI187] - La svolta

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@Nightafter ciao compaesano! Dopo aver letto ti lascio le mie impressioni. :)



Ero sposato da più di vent’anni, avevamo una figlia, ormai ventenne anche lei.
Da due anni avevo un’amante segreta dell’età di mia figlia.
Con lei facevamo sesso senza implicazioni sentimentali, solo un possesso di corpi, senza impegnare le anime.
Amavo mia moglie, non avevo intenzione di rompere il nostro matrimonio, né di abbandonarla per un corpo più giovane.
Questo, in parte, mi liberava dal senso di colpa del tradimento.
Con mia moglie andava bene, con la mia amante, idem.
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Non c'è di meglio che scrivere in prima persona, specialmente quando vi è di mezzo una storia di sentimenti. Chi meglio del protagonista può confessarsi e mettere a nudo l'animo?
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La mia vita professionale procedeva spedita, il futuro si mostrava allettante.
Avrei potuto invecchiare, mettendo la firma a questa situazione esistenziale.
Tutto pareva filare senza problemi, tutto tranquillo, nessuna tensione.
Una situazione ideale. Troppo ideale per durare.
Dirigevo l’ufficio pubblicità di un’azienda con sede in una traversa di Corso Unione Sovietica.
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Alla fine, è sempre Torino la città che ti ispira.. Io la odio profondamente per questioni legali.. Detto ciò, devo notare l'organizzazione delle frasi che hai scelto di utilizzare. Frasi corte e ordinate come se fosse un poema.. Visivamente rende drammatica l'atmosfera, esalta l'ansia emotiva di chi scrive. Questa è una scelta, o ti è venuta così? :)
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Bruna l’avevo conosciuta quando ancora abitava con i suoi, in uno di questi edifici.
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Non so se è un mio limite, ma non ho capito da subito che Bruna fosse l'amante. Ho pensato che raccontassi la storia su come lui aveva conosciuto la moglie. Poi, quando salta il nome di Roberta.. vado in crisi..
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Avendo un lavoro, si era trasferita a vivere da sola, in una traversa di Corso Unione Sovietica, in un piccolo alloggio arredato come una bomboniera, a 

Entusiasta, mi ci aveva portato: l’arredo era minimale, ma questo non importava; 
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Se era una bomboniera, non era minimale..  :D
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Credo amasse quel clima di coppia ufficiale, pur non essendolo.
Bruna era carina, non bellissima, come molte ragazze della sua età baciate dalla giovinezza.
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Bruna appare docile e consapevole, come rassegnata a prendere quel che viene. Per certi aspetti, ricorda quelle ragazze di paese a servizio in qualche casa signorile, che uscivano solo il giovedì per portare avanti una relazione senza importanza.. Forse sai anche tu di chi parlo. Noi le chiamavamo "zeracche", e di certo non eravamo rispettosi di loro. Molti le usavano per il divertimento del giovedì.. 
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Mi chiedevo: perché la stavo tradendo?
Oggettivamente, non ricavavo da quella relazione qualcosa che mi mancasse nella mia vita matrimoniale.
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La tradiva perché l'uomo è cacciatore  :D
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Si premurava, sollecita geisha, di farmi trovare un aperitivo con due tartine o una bibita fresca per dissetarmi.
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Ecco, vedi? Bruna ha l'animo servizievole; di certo non è una rude operaia della Fiat.. :D
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    - Ami ancora tua moglie, anche se fai sesso con me?Domanda delicata, ma avevo risposto sincero: - Sì, lo sai. Te l’ho sempre detto. Che noi si scopi non cambia la cosa.
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    Qui cambi l'organizzazione degli spazi.. Che ti è successo? L'editor impazzito?  :D
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    Era rimasta in silenzio, poi aveva aggiunto: - Per me cosa provi?La domanda era insidiosa.
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    - A te tengo molto. Sarebbe impossibile dopo tutto il tempo che stiamo insieme.
    - Quindi ami anche me?
    - No, è diverso. Amore è una parola che uso solo con mia moglie. Con te è un sentimento importante, ma diverso.
    Dopo una pausa, aveva replicato: - Allora vuol dire che mi vuoi bene?
    - Certo, diciamo che ti voglio bene.
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    Quando il confine tra amore e voler bene è sottile... e adattabile a mille versioni
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Quando alla sera passavo a prenderla all’uscita del lavoro e la accompagnavo a casa, scendeva dall’auto, poi vi girava intorno, passando sul retro, e mi raggiungeva al finestrino sul mio lato.
Dovevo abbassare il vetro per darle l’ultimo bacio di saluto.

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Questa relazione mi pare qualcosa di più di una scappatella. Non credo che si riesca a tenere nascosta per tanto tempo qualcosa di quotidiano... a meno che, anche dall'altra parte ci si prenda le stesse libertà. Una moglie così disattenta dove la si trova?  :D :D
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Una sera in cui Bruna era ospite a cena dai suoi genitori, come altre volte mi aveva chiesto la cortesia di accompagnarla fin da loro.
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I genitori sapevano di questa relazione della figlia? 
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Fumavo un mezzo toscano col finestrino abbassato di un terzo; Bruna, al mio fianco, nel suo impermeabile bianco, giocava con l’alzacristalli nel tentativo di eliminare la condensa sul suo finestrino; la radio passava un pezzo rock.
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Non è facile per una donna sopportare un umo che fuma il sigaro dentro l'auto.. figuriamoci due..  :D
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Il traffico sul controviale era più esiguo e rapido di quello sul corso; molti lo sceglievano, abbandonando la coda del primo.
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I controviali a Torino sono una trappola... A volte persino pericolosi. Auto di servizio, tram, tassisti di corsa, polizia ect ect..
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Nell’attenderla, mi ero voltato ad abbassare il volume della radio, distogliendo per un attimo lo sguardo.
In quell’istante, lo stridio di una frenata, seguito da un colpo sordo alla mia sinistra, mi aveva fatto voltare di scatto.
Poi tutto prese ad avanzare nello slow motion di una moviola.
Nella sequenza rallentata, una sagoma bianca si librava in aria, in una posa innaturale, come un fantoccio di pezza.
Un ombrello pieghevole e una borsetta accompagnavano il volo.
La sagoma aveva compiuto una giravolta su di sé, per accasciarsi davanti al cofano della mia auto.
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Descrizione della dinamica esaustiva; mancherebbe la motivazione su come Bruna  non abbia visto l'auto.. gli è passata da dietro e lei, uscendo dal lato marciapiede avrebbe dovuto vederla.. Aveva la testa per aria? E poi, con il traffico ingorgato, come faceva l'auto ad avere velocità?
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L’auto della frenata e dell’urto aveva indugiato un attimo davanti al bar, poi era ripartita con un’accelerata rabbiosa.
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Che azione stupida, considerate le cento telecamere che ci sono nei controviali a Torino..
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    - Roberta! – la chiamavo, sfiorandole il capo, tremante. - Roberta, respira, ti prego.
    Aveva emesso un gemito soffuso: “È viva – pensavo – Dio, ti ringrazio. È un miracolo.”.
    - Roberta, parlami, come ti senti?
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    Spazi tra le righe impazziti  :D
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    Respirava con fatica, sputò un grumo vivido di sangue.
    - Ho male. Al petto, al braccio, al fianco – bisbigliò dolorante.
    - Amore, sono qui. Non muoverti, ti prego. Ora chiamo un’ambulanza.
    - Ho paura, non lasciarmi – tornò a biascicare disperata.------------------------------------------------------------------------------------------------Disperata la toglierei.. quando si biascica..
    -----------------------------------------------------------------------------------
    L’uomo di poco prima mi aveva dato il suo biglietto da visita: - Tenga – aveva detto – le lascio il mio nominativo e il telefono. Sul retro le ho appuntato la targa di quel criminale. Mi chiami per la denuncia, se servirà un testimone.
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    Insomma, questa dinamica non convince. Il testimone si muove in modo plausibile e mi pare coerente il biglietto da visita. Ma come ti dicevo prima, l'auto non poteva avere velocità, e neanche scappare, dato l'ingotgo che descrivi e le condizioni del tempo.. Forse le condizioni del traffico sarebbero da rivedere..
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    Ringraziandolo, avevo messo in tasca il biglietto. - Quella bestia andava a ottanta all’ora sul controviale – aveva detto. – Chissà dove guardava quel pazzo.
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- Denunci quella bestia e mi chiami per testimoniare – aveva ribadito. – Deve finire in galera per quello che ha fatto alla sua ragazza.

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Caro mio, questi fatti non hanno bisogno di denuncia, passano per ufficio.. :D
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Pensai che, anche al pronto soccorso, non sarebbe stata una cosa rapida: radiografie, TAC, magari necessitava di ingessature, o che non dovesse subire un intervento chirurgico.
Che casino. Mi colse lo sconforto.
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Diciamo che appare sconvolto più per la sua vita che per quella di Bruna..
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Presi il biglietto da visita, lessi il nominativo dell’uomo e la targa: non era una macchina della regione.
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Quelle che abbondano..
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C’era un ferito grave, una fuga con omissione di soccorso, un reato serio; la cosa entrava nel giudiziario.
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Il ragionamento di lui è giuridicamente corretto :D
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In caso di processo e di pratiche di risarcimento, sarei stato chiamato in causa come testimone principale.
Tutta la dinamica della cosa sarebbe stata resa pubblica; mia moglie ne sarebbe stata informata nei dettagli.
Sarebbe venuto fuori che Bruna era in macchina con me a quell’ora, che eravamo intimi; mi avevano sentito chiamarla “amore”.
La notizia, forse, sarebbe apparsa sulla cronaca cittadina.
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Comincia il cinico ragionamento che è già stato fatto dallo stesso investitore... Si fanno dei calcoli, si pensano alle mille possibilità di uscirne: la prima di tutte, mi hanno rubato l'auto..
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Restare con Bruna quella sera significava rinunciare a mia moglie, a mia figlia, al matrimonio.
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A tutte le comodità!
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Il biglietto appallottolato giaceva sulla strada.
Al verde, avevo svoltato lungo il corso.
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Ecco, il protagonista fa la stessa cazzata dell'investitore. Ma a parte la questione morale che si pone, viene evidente che la sua è una scelta sbagliatissima in quanto oramai vi è dentro capo e piedi.. risultando impossibile evitare anche le conseguenze a livello emotivo e di colpa che non si possono far tacere. Solo un mostro riuscirebbe a convivere con una colpa simile. Questo sia chiaro, lo dico al protagonista, e non allo scrittore, che lascia aperto lo spazio alla discussione morale. In fin dei conti, un racconto che mi è piaciuto, anche se rispolverando la città di Torino, il tuo racconto mi destabilizza ancora di più! Ciao carissimo, a si biri..




Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI187] - La svolta

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Leggendo si percepisce fin da subito un senso di disagio. Ho avvertito un forte ribrezzo per il protagonista, simile a quello provato per Zeno, il personaggio di Svevo.
Tuttavia, data la brevità del testo, non c’è abbastanza tempo per il protagonista di contraddirsi né per il lettore di smascherarlo, che – presumo – dovrebbe essere il fulcro della storia. Stile, forse, fin troppo essenziale, specialmente all’inizio, probabilmente dovuto a una forzata restrizione del testo.

Chissà perché un tipo così me lo immagino vanitoso e arrogante, specie verso il lettore sul quale vuole fare colpo. Ero praticamente convinta che, alla fine, su quel foglietto avrebbe riconosciuto la targa della moglie, buttandolo prima di tornare a casa da lei, con la coda fra le gambe. Negando ogni cosa, ovviamente.

Di certo un tipo di racconto molto audace, anche perché non credo sia una prospettiva facile da incanalare.

P.S.: Confesso che – trovando il nome di Roberta – mi è scappata una risata; forse perché avevo letto il commento:
NanoVetricida wrote: Thu May 29, 2025 12:30 pmMa chi è questa Roberta?  :D :D :D
prima del racconto :P

Re: [MI187] - La svolta

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Mia dolce @Kyra 

Grazie della lettura e del  commento.
Sei molto giovane (beate te) di questo forum, altrimenti avresti capito subito che a far casini con nomi e altro sono particolarmente dotato, come ben sanno gli amici di penna che mi leggono da più tempo.
Un abbraccio <3

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