Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Ged ha scritto: Di una famosa casa editrice che pubblica saggistica, so per certo che chiede soldi per le copie e/o per l'acquisto del codice ISBN. 
Premettendo che saggistica ed editoria scientifica (o accademica) fanno eccezione per prassi anche quando si tratta di CE specializzate (vale pure per le riviste scientifiche, per cui l'autore paga addirittura fino a 5.000 euro), parli per esperienza diretta?
Inoltre, mi sembra strano che chiedano all'autore l'acquisto del codice ISBN, alcuni chiedono al limite l'acquisto dei bollini SIAE, che è assolutamente facoltativo e comunque irrisorio (credo 0,031 euro a bollino).

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Mi riallaccio a questo post perché ho ricevuto una proposta di pubblicazione con obbligo di acquisto di 100 copie da una casa editrice media classificata ovunque come free, per un loro marchio editoriale storico, molto noto e di ottima reputazione, nel senso che nessuno supporrebbe mai che un libro pubblicato con loro sia eap (anche perché nel catalogo hanno molti autori stranieri di successo nei rispettivi paesi, nonché autori italiani che pubblicano anche con le big). Infatti mi ha davvero stupito la richiesta di un contributo, cosa che appunto da loro non avrei mai sospettato.

Decisione non facile: ho anche una proposta (questa free) da una casa editrice minuscola e sconosciuta, ma ovviamente pubblicare con un marchio che conoscono tutti è molto diverso rispetto a uno che non conosce nessuno. Più che altro la casa editrice che mi chiede l'acquisto di copie è una che i libri li vende, che ha un fatturato piuttosto alto, di cui trovi i libri sugli scaffali di tutte le librerie, che tutti conoscono e a livello di "prestigio" è come dire di aver pubblicato con Sellerio o Neri Pozza, per intenderci (non è una di queste due, ma come qualità del marchio è simile).

Non male per esordire, insomma. Però chiedono il contributo. Più che altro il mio timore è che, se lo chiedono a me, magari hanno iniziato a chiederlo anche a molti altri esordienti, e quindi hanno deciso di "suicidarsi" a livello di reputazione perché prima o poi, se questa pratica diventa stabile, nell'ambiente si verrà a sapere. Con tutte le ricadute negative del caso.

A meno che davvero - come sospetta l'autore del post - davvero chiedere contributi agli esordienti stia diventando pratica comune anche tra le case editrici grandi e "insospettabili", data la crisi nera del mercato editoriale, ma nel caso è ovvio che la cosa sia tenuta ben nascosta sia da editori che da autori. Mah, per ora con questa "insospettabile eap, o meglio doppio binario" ci siamo solo sentiti in una brevissima telefonata e aspetto la bozza di contratto, poi capirò il da farsi.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

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Io non avrei dubbi a rifiutare, si trattasse anche di Mondadori. 
Perché continuare a foraggiare un mercato delle vacche così becero?
Di più, farei nomi e cognomi. Per citare la Murgia, il mondo deve sapere.

Anche per te stesso: avrai sempre il dubbio di essere stato "scelto" per i soldi e niente più.
Se la piccola casa editrice non ti convince, vai avanti con la ricerca. 
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