- ottenere un'ampia distribuzione del proprio testo, ovvero la capacità di raggiungere più pubblico possibile;
- ottenere un compenso equo per il proprio testo, cosa che solitamente (ma non necessariamente) è proporzionale al successo del punto precedente.
Molti di coloro che sono riusciti a pubblicare attraverso i canali tradizionali hanno visto royalties (se l'editore le ha versate onestamente) che non coprono di certo il lavoro necessario per la stesura delle proprie opere. Non si può dire che si tratti di un compenso "equo".
Quindi mi chiedo: che differenza c'è tra questo modo di pubblicare e l'EAP? Spendere sei mesi della propria vita su un'opera per poi venderne 200 copie e ricevere 300 euro (lordi) dopo un anno... non è forse anche questa "vanity press"? Quanti di voi riterrebbero onesta una retribuzione simile per un qualsiasi altro lavoro?
Con questo non giustifico le EAP, che sono peggio (è come chiedere di pagare per lavorare). Semmai, vorrei far riflettere sul fatto che anche con CE oneste nel 99,9999% dei casi il lavoro dell'autore non viene retribuito in maniera adeguata. Se ci pensate, con ogni probabilità, l'editor che modifica solo un lavoro già pronto e spende su di esso molto meno tempo guadagna da una pubblicazione molto più degli autori, in proporzione.
E ora il punto centrale del mio ragionamento: perché la stragrande maggioranza degli autori non riceve un compenso adeguato?
Ci sono molte possibili risposte a questo interrogativo, ma la mia tesi è semplice: le nostre idee valgono poco, in termini di mercato.
Diciamocelo francamente: probabilmente nessuno di noi ha una caratura culturale comparabile a quella di un Umberto Eco da far "pesare" alla sottoscrizione di un contratto. E pensare di vincere la lotteria come E. L. James con le sue "50 sfumature" o J. K. Rowling con "Harry Potter" nonostante certe carenze tecniche non è realistico. Per quanto ci possano piacere e possano essere ben fatti, i nostri lavori valgono poco. Tutti.
Quindi la questione è: che senso hanno le royalties, il copyright, l'editoria tradizionale e tutto quello che ci gira intorno? Se mediamente le nostre idee valgono poco più di zero, e hanno una distribuzione che supera di poco lo zero, perché non lasciarle invece libere di circolare e ricevere magari contributi volontari da parte di chi le ha realmente apprezzate? Tanto, ricevere 2 euro, o 20 euro, o 200 euro in un anno non cambia niente: non ci posso comunque campare.
In altre parole: dovendo scegliere tra pubblicare 200 copie con una CE tradizionale e ricevere 200-300 euro di royalties, e distribuire un'opera gratuitamente a 2.000 persone e ricevere "mance di appezzamento" per 10-20 euro, che opzione scegliereste? E per quale motivo?
Io ho già fatto la mia scelta, e propendo per la seconda possibilità. Non parlo di self-publishing tradizionale, parlo proprio di pubblicazione gratuita online, con possibilità volontaria di lasciare contributi. Possibilità di print-on-demand senza chiedere altro che il minimo necessario per stampa e invio, ed eventualmente una mancia libera e non obbligatoria.
Volevo chiedere cosa ne pensate, e qual è la vostra posizione sull'argomento. Ne ho parlato con qualcuno che conosco, ma tutti mi dicono che è una stupidaggine. Eppure a me non sembra un'idea così campata per aria.
