Re: Come sono arrivato all'autopubblicazione

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Darksy wrote: L'altra - molto più grande - non la cito perché, confrontandomi con un loro passato autore, sembra che abbiano la querela facile contro chi online mette in dubbio la loro "rettitudine" da casa editrice non eap. Sorry.
Hmm... forse che forse... si sta riferendo alla Albatros Il Filo? :D

In ogni caso, se non hai già una fila di lettori se opti per il self devi necessariamente investire molto in marketing se vuoi arrivare a spiccare un po' tra la massa. Se l'obiettivo, invece, è pubblicare e basta allora è un altro discorso... come è già stato detto, dipende dai propri obiettivi.

Re: Come sono arrivato all'autopubblicazione

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Brutus wrote: Partire fin dall'inizio con il self pregiudica quello che @Sineddoche ha giustamente definito come scambio di vedute utile a farsi un'idea e a tarare le proprie capacità letterarie sempre, beninteso, che si parli con persone serie. Insomma, fare tutto da soli secondo me impedisce di avere un giudizio oggettivo sulla propria opera.
Secondo me c'è un equivoco di fondo su quelli che pubblicano in self, e cioè che tutti "fanno tutto da soli". Qualche anno fa ho sottoposto un mio lavoro a una editor che me l'ha bocciato senza mezzi termini. Se non le avessi dato retta, avrei fatto correggere i refusi e pubblicato un romanzetto da zero vendite (sono felice di aver pagato... per non pubblicare).
Già.

Re: Come sono arrivato all'autopubblicazione

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L'avventura editoriale di Darsky è l'esatta fotocopia delle mie esperienze. 
Sono quindi approdato al self con youcanprint che non è un editore, nella maniera più assoluta. É uno stampatore che offre servizi dettagliatamente elencati e il suo lavoro lo sa fare bene. Come già suggerito in un altro blog, loro non fanno promozione ma suggerisco metodi per come farlo.
Vorrei aggiungere un aneddoto che mi riguarda.
Io vivo a qualche centinaio di metri dal lussuoso casale di un noto giornalista-scrittore.
Lo incrociai un giorno in un bar del paese, avevo appena pubblicato un thriller con una EAP e mi permisi di fargliene omaggio. Educatamente mi ringraziò esordendo poi con una frase che distrusse tutte le mie seppur modeste velleità: "Non vorrà mica fare lo scrittore? Lasci perdere, è un mondo di merda!" Finì di sorseggiare il suo caffè e se ne andò. Allora, come ora, faccio l'operaio e ogni volta che passo dalle parti del lussuoso casale, ripenso a quella frase e alle bollette da pagare. 
Ammetto che non scrivo per arricchirmi, ma di tanto in tanto, sogno di vedere uno dei mei lavori in testa alle classifiche di vendita e buttale sotto il muso del tipo la copia del mio ultimo best-seller. Sognare non costa nulla, non come le EAP.

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