Le parole di Valeria mi lacerano. La pioggia battente sulle vetrate della sala da tè, è una triste melodia.
Non dovrei dare spiegazioni a mia figlia, ma lei sta zitta, sorseggia il suo tè e aspetta…
Ripenso al mio ragazzo. Com’era bello il giorno del nostro matrimonio, e quanto lo amavo! Non le dovrei nessuna spiegazione e, invece, le mie parole le arrivano inaspettate.
— Non ti permetto di mettere in dubbio il mio rispetto verso la memoria di mio marito, non te lo permetto, Valeria.— Ho alzato un po’ la voce, i clienti si sono girati verso di noi, istintivamente abbasso il tono.
— Io amavo tuo padre, e tu dovresti saperlo.
Mi guarda come se non mi riconoscesse. Poi si alza, sbatte il tovagliolo sul tavolino.
— Devi essere diventata pazza, ti vesti come una pazza, vai in giro con quel barbone, tutto il paese ci ride dietro. Alla tua età… Ma non hai vergogna?
In realtà, la sua reazione mi sta facendo vergognare.
— Siediti! — le ordino. Stranamente lei obbedisce, posa la sua mano liscia sulla pelle della mia, ruvida e macchiata.
— Mamma ti prego…
Non le permetto di continuare, interrompo la sua ennesima predica.
— Stefano, oltre a essere un poeta affermato, è un uomo colto, simpatico e mi vuole bene. C’è forse qualcuno che vieta questo sentimento dopo i sessanta anni?—
— Io non ti riconosco più, ho parlato anche con Sara, tu non vedrai più quella persona, noi abbiamo bisogno di te, non lo vogliamo in famiglia, Ma te lo immagini? Tra poco è Natale che vuoi fare, passarlo sola con lui? Perché noi non abbiamo nessuna intenzione di…
— Basta! Non dire un parola di più, ora basta. Adesso voglio restare da sola, per favore… Vai via.
— Va bene, mene vado, ma ne riparleremo.
Ha smesso di piovere. Sulle vetrate appaiono merletti di raggi di sole. Avverto la fine di qualcosa che non si può catturare, come quando la sera il tramonto s’inghiotte la luce di botto. Dovrò rinunciare alla vita e invecchiare in un attimo.
Novembre, mi sembra il mese più adatto per perdere un amore. E questa mattina sembra fatta apposta per noi: i viali del parco sono deserti, gli alberi spogli gettano ombre indefinite sopra mucchi di foglie ingiallite.
Lo vedo, è seduto, dandomi le spalle, sulla panchina del nostro primo incontro. Alzo lo sguardo, candide nuvole chiudono sprazzi di azzurro.
Questo cielo mi pesa sull’anima. Gli spezzerò il cuore, lo so. Sto già per piangere, mi avvicino a lui.
— Ciao, Stefano. È tanto che aspetti? Lui si gira piano, allunga una mano e mi invita a sedermi accanto a lui.
— No, cara, non molto. Al telefono piangevi, mi sono preoccupato, ho preferito camminare piuttosto che aspettare in casa…
— Mi dispiace. Non ho voce ne parole adatte, non so da dove cominciare.
Sento il suo sguardo sui miei occhi bassi, si avvicina mi bacia la guancia.
— Qualsiasi cosa devi dirmi non sarà un problema insormontabile, siamo due persone abbastanza provate dalla vita per farci mettere KO, non credi?— Alzo il viso.
— Le mie figlie, Stefano. Loro non approvano i nostri sentimenti, si sentono offese, credono che io manchi di rispetto al loro padre, non sopportano i pettegolezzi del nostro quartiere, chissà cosa penseranno i miei nipoti… Io non so cosa fare. Loro mi mancherebbero moltissimo se decidessero di non volermi più vedere. Non volevo che andasse in questo modo.
— Bene, Aurora, facendo le dovute conclusioni, mi sta lasciando?
— Oh, io non vorrei, lo sai che ti amo…
— Questo novembre è pieno di sorprese sai? Ho visto una cosa bellissima vicino allo stagno.
— Cosa? — Mi giro in direzione della pista di pattinaggio, dove le transenne si ergono tra i gigli che circondano un piccolo laghetto,
— Mi sono avvicinato poco fa, ci sono delle libellule, avresti dovuto vedere come brillavano le loro ali alla luce del sole, danzavano frenetiche e ho pensato: Che meraviglia, seppur breve è la vita, poi mi sono girato e ti ho vista arrivare. Quale meraviglia è la tua immagine, un unico respiro o il colore delle ali di una libellula? Quale meraviglia è ogni attimo che abbiamo avuto, non credi?
— Si, certo, è stato tutto perfetto, ma adesso?
— Sai cosa conta davvero? Non quello che ci dicono gli altri, no, ma ciò che ci spinge dritti verso la meta, e sai cos’è?
— cos’è?
La lotta, naturalmente, la ribellione, la nostra innata voglia di vita che ci spinge verso quello che desideriamo, fino a quando continuiamo a desideralo più intensamente che possiamo. Vuoi continuare a vedermi? Vuoi prendere un gelato, vuoi ballare, vedere i tuoi nipoti, le tue figlie?
— Si, certo, come puoi dubitarne, loro sono la mia vita, tu, sei la mia vita.
—Aurora, non dubitare mai della tua forza di volontà, puoi avere ancora tutto, puoi averlo finché la meraviglia di un unico respiro è dentro di te, non abbiamo tempo da sprecare dietro ai pettegolezzi noi due, non credi?
— Abbiamo la stessa età, ma sembra che tu ne abbia dieci meno di me. Mia figlia mia ha dato della pazza. Guardami, Stefano! Sono vecchia, ha ragione lei, dovrei stare a casa a preparare torte e lasagne. È questo che fanno le nonne. — Mi alzo, voglio andarmene. La mia determinazione sta vacillando.
— Sai, Aurora, credo di non averti mai detto una cosa molto importante del mio lavoro. Siedi ancora un po’ qui vicino a me, ti prego.
Lo guardo sconsolata, è proprio un uomo fuori dal comune, la sua serenità mi avvolge: mi siedo di nuovo accanto a lui, mi lascio abbracciare.
— Dimmi del tuo lavoro, ti prego, adoro ascoltarti
— Mio giovane nuovo amore, tu non puoi lasciarmi. Ho lavorato con le parole per tutta la mia vita, conosco ogni sfumatura, il colore e il tono di ogni parola che possiamo elaborare attorcigliando l’aria nella nostra bocca. Conosco il modo in cui si possono usare le frasi per comunicare e quello per suscitare emozioni con un singolo verso.
Io so che esiste un solo modo giusto di dire la verità, e non esistono parole per vanificarne il senso.
Tua figlia lo ha fatto, ma sei tu che glielo hai lasciato fare, hai ascoltato le sue parole e il loro tono, le vibrazioni ti hanno fatto risuonare in un tempo distorto e a te è sembrato reale. Tu non sei pazza e lo sai bene, perché sarei io il motivo della tua pazzia. Non lasciare che le persone ti facciano male, nemmeno se queste sono le tue amate figlie.
— Cosa devo fare allora!— Lo imploro, — io voglio continuare a vederti, devo forse rinunciare al loro bene in nome del nostro sentimento?
— No, questo mai! Non saresti per loro la stessa se tu rinunciassi alla tua libertà, non saresti la stessa nemmeno per me se rinunciassi alla tua famiglia. Le tue ragazze hanno bisogno di parole che le facciano risuonare con il nostro amore.
Vediamoci di nuovo qui domani alla stessa ora. Fidati di me, domani ti darò le parole di cui hanno bisogno.
Piove, Novembre non ammette tregua. Sulle vetrate della sala da tè i riflessi delle lampade liberty giocano a scontrarsi lungo traiettorie improvvise. Quando mi avvicino al tavolo che ho prenotato per noi, loro sono distratte, non mi hanno vista: Valeria si sta guardando lo smalto, e Sara si sistema, nervosa, la gonna troppo corta.
— Buona sera amori miei, — mi siedo anch’io, — come stanno i ragazzi? Non vedo l’ora di vederli, magari stasera possiamo organizzare una cena tutti insieme. Sara tuo marito è tornato dal suo viaggio?
— Non ancora, mamma, il suo rientro è previsto a giorni…
— Mamma, Sara, non siamo qui per parlare del più e del meno, sono qui solo per…
— Si, Valeria, hai ragione, ma non mettiamoci fretta, ordiniamo il nostro tè, parliamo del più e del meno quanto vogliamo, volete sapere dove sono stata a ballare questo sabato? Ho smesso di prendere le pillole per la cervicale, sapete? Inoltre ho imparato a fare una torta spaziale, ho una nuova ricetta, non vedo l’ora di farvela assaggiare, e tu, Valeria? Come vanno le tue lezioni di pilates?
— Mamma! Che stai facendo? Non vogliamo nessuna torta fino a che continuerai a vedere quella persona…
— Quella persona è partita, ci siamo lasciati, mi ha chiesto di salutarvi. —
Il sollievo di Valeria è così palese che provo tenerezza per lei, per la sua testardaggine.
— Finalmente! Ora tutto tornerà come prima.— La sua enfasi mi ferisce, ma non mi lascio abbattere.
— Non credo tesoro, io non potrò mai più essere quella di prima, Vostro padre è morto e io sono cambiata per sopravvivere, Stefano è partito e io cambierò ancora. Gli eventi della vita ci trasformano e io non so chi sarò da domani, anche tu, Valeria, dopo la separazione sei diventa un’altra persona, tu riesci a dire come sarai tra un mese? Tra un anno?
Sara tace, lei è felice e si vede chiaramente, questa storia è solo tra me e la mia primogenita.
— Comunque, Stefano mi ha chiesto di leggervi dei versi ma io non ci riesco, non potrei fare a meno di piangere, quindi ho fotocopiato le sue parole su due fogli.
Eccoli. Voglio che li leggiate qui, adesso. Dovete farlo per me, per il mio bene, poi forse, tutto sarà come prima.
— Oh, mamma, sono così contenta che se ne sia andato, leggere le sue ultime parole per te, sarà come metterci una pietra sopra.
Valeria non sa quello che dice, a volte. La osservo mentre, soddisfatta, apre il foglio....
Le mie ragazze muovono le labbra in sincronia, senza voce. Osservo loro occhi prima illuminarsi, poi inumidirsi, il loro petto si gonfia nello sforzo di trattenere i singhiozzi. Vedo le loro anime accogliere le parole di Stefano e risuonare in piena sintonia col nostro amore, finalmente.
Sotto l’albero di Natale i colori metallici della carta da regalo brillano, Andrea, Il più grande dei miei nipoti suona la chitarra, accenna gli accordi di Farewell, sua sorella e sua cugina cantano e ridacchiano, vogliono fare l’avvelenata, per far arrabbiare Veleria.
Il marito di Sara, quest’anno, si è superato in cucina, Valeria ha fatto il bis con la sua lasagna. Sara serve il suo tiramisù: soddisfatta accoglie i nostri complimenti.
Stefano ha promesso che scriverà dei versi per il nostro chitarrista in erba, dei versi che spaccheranno e diventeranno famosi.
Le parole di Stefano sono rimaste nella bozza, comunque, erano come tre bustine di zucchero in un caffè, ve le ho risparmiate.
Farewell è un canzone bellissima di Francesco Guccini, L'avvelenata, altrettanto bella del medesimo autore, non piace a Valeria perchè contiene diverse parolacce.
Adesso, per chi non la conosce e per disintossicarsi da tutta questa melassa, leggetene il testo e ascoltatela và.
P.S.
E le libellule, si, ci sono negli stagni, anche a novembre.
Farewell è un canzone bellissima di Francesco Guccini, L'avvelenata, altrettanto bella del medesimo autore, non piace a Valeria perchè contiene diverse parolacce.
Adesso, per chi non la conosce e per disintossicarsi da tutta questa melassa, leggetene il testo e ascoltatela và.
P.S.
E le libellule, si, ci sono negli stagni, anche a novembre.