[CN23] Noi vogliamo la Luce

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Traccia n. 3: La coltre di nebbia

Genere: Fantasy.
Il Fantasy è il genere principale. Con accenni di Realismo Magico e  appena di Misticismo.


La mattina di Natale Giovanni era uscito  di casa senza dire dove andava.  Di solito avvisava, ma i genitori e sua sorella dormivano stanchi della nottata trascorsa in casa con parenti e amici. Giovanni desiderava aria fresca.  Tutto quel cibo ingurgitato, canti,  brindisi, il tacchino gigante a centro tavola, sventrato e ripieno come un prigioniero maya di Apocalypto e poi arrosti, cotechini, pesce, frutta. Cosa si doveva festeggiare? Lo sforzo di ricordare unito all’odore di panettoni farciti alla crema e cioccolato lo fecero vomitare. Chinato a svuotarsi lo stomaco vedeva ancora il gatto, terrorizzato dal fracasso e dalla gente, saltare dal balcone e disperdersi nella notte.  
 Si stupì di non provare ritegno, di non curarsi di essere visto, contrariamente al suo carattere timido. Ringraziava la nebbia. Si accorse con spavento che gli erano caduti gli occhiali; annaspò con le mani sul marciapiede e li trovò inondati di vomito. Li pulì con la felpa e inforcò senza nessun miglioramento nella visione, permeata tutta intorno da una nebbia dall’odore salmastro, come di  mare. Respirava avido quell’aria.
Arrivò davanti alla vecchia cattedrale, orgoglio della sua città, sulla quale aveva fatto a malavoglia delle ricerche per la scuola, di cui non ricordava niente. Soltanto che era  di pietra color cioccolato bianco e nero. Un altro conato lo assalì. Si piegò per vomitare, togliendosi gli occhiali. Rimase ad aspettare, sembrava gli stesse passando ma non si fidava.  Si rialzò circospetto guardandosi intorno. La notte prima quella piazza rigurgitava di gente che andava avanti e indietro come invasata al pensiero che di lì a poco si sarebbero avventati sul cibo e sui dolci. Come a casa sua. Questa volta vomitò.
E i ragazzi grandi con le fidanzate che li guardavano con occhi dolci e liquidi che poi a casa loro si mettevano la biancheria intima rossa perché bisognava festeggiare, diamine, si doveva fare così. Imperativo. Ma perché? Eh! Il fatto della biancheria intima rossa Giovanni lo conosceva, anche se stava ancora alle medie.  Sapeva che non avrebbe mai visto biancheria intima rossa su una ragazza. Era troppo timido, ma in realtà non sarebbe stato per niente timido. Bisogna sorridere alla vita e tutto ti viene incontro. Ecco il punto: sorridere. Lui non poteva sorridere, se lo faceva suscitava risate, da sempre. Tante volte aveva chiesto ai genitori di fargli mettere l'apparecchio correttivo dal dentista; gli dicevano  certo, stai tranquillo Giovy, ma rimandavano sempre. C’era il mutuo, la macchina, i vestiti, le spese tutte e anche se papà aveva uno stipendio non poteva permettersi altri debiti per  raddrizzare i suoi denti. E lui rimaneva con i denti sporgenti.  A questa tragedia si aggiungevano anche gli occhiali da miope con  lenti a fondo di bottiglia. E comunque vedeva a stento da lontano.  Meglio non ricordare, ma ricordava sempre invece: tutti i giorni di felicità degli altri e derisione per lui. Tutti i giorni e  le notti di pianto per lui.

— Oggi siamo tutti Giovy! — urlavano i suoi compagni di classe  utilizzando slogan della tv, solidarizzando con lui per beffa, appiccicandosi sui denti con la saliva strisce di carta sporgenti, scimmiottandolo, applaudendo come foche. Si divertivano molto. E i professori che fingevano di non vedere, che non lo aiutavano. Odiava la scuola, il suo rendimento era un disastro. Quando i professori spiegavano e scrivevano alla lavagna aveva problemi a vedere; chiedeva al compagno di banco di farlo copiare, quello gli mostrava la lingua. Cambiava spesso compagno,  tutti sapevano che non ci vedeva bene, nemmeno con le lenti, e si divertivano a non farlo copiare, godendo della sua sofferenza e delle brutte figure che faceva alle interrogazioni perché non aveva capito.
I problemi grossi si erano presentati dall’anno scorso, in seconda, perché le ragazze avevano cominciato a svilupparsi e i ragazzi pure e si erano formate le prime coppiette, i primi baci.  Perché succedeva questo a tutti e per lui no?  Le ragazze non lo prendevano in giro  ma i loro sguardi tra disgusto e compassione gli facevano ancora più male. Si fermò stordito da questi pensieri che lo assalivano senza pietà. Per fortuna mancavano ancora molti giorni prima di finire le vacanze e tornare a scuola. Per un po’ non avrebbe sofferto. Nel chiuso della sua cameretta.

Qualcuno emerse dalla nebbia venendogli incontro in silenzio. Era un ragazzo  poco più grande di lui che non conosceva. I suoi capelli neri ricadevano in un ciuffo sulla fronte,  due occhi  scuri lo fissavano. Il ragazzo sorrise; dalla condensa del suo fiato emerse un sorriso bellissimo, come un angelo. Giovanni chinò il capo, schiacciandosi lateralmente con il corpo e la faccia contro il muro, come a volersi fare assorbire, scomparire. Faceva così quando qualcuno stava per  deriderlo. Scomparire. Era piacevole il contatto ruvido del muro sulla guancia. Gli occhiali gli caddero di nuovo. Il ragazzo sconosciuto si chinò e glieli porse guardandolo in silenzio. Giovanni stava meditando di fuggire e sparire nella nebbia, andando incontro alle luci decorative che brillavano sfocate a intermittenza, come su una nave che sta per affondare nel nulla, perdersi anche lui,  ma non riusciva a muoversi. In un sogno se cerchi di fuggire rimani piantato a terra. Era tanto stanco. Piano piano alzò lo sguardo e vide il ragazzo  alzare la testa, come se avesse sentito qualcosa . Poi si voltò verso Giovanni.
— Vieni a darmi una mano? — disse.
— A fare che?
— Stiamo togliendo le panche dalla chiesa.
— Perché?
Il ragazzo lo guardò negli occhi. — Per te, Giovanni.
Cosa voleva dire? Come faceva a sapere il suo nome? Ma Giovanni non  chiese. Lo seguì. A ogni passo gli sembrava di stare sempre meglio, al sicuro, protetto. Una sensazione che scese come un balsamo dentro di lui. Arrivarono davanti al portale della cattedrale, completamente spalancato.  File di ragazzi entravano e uscivano, portando fuori  panche e sedie, accumulandole con ordine in un angolo. Erano silenziosi e veloci.
— Ma cosa fanno?
— Quello che ti ho detto.
— Va bene. Ma perché?
— Lo vedrai.
— Ma il prete vuole?
— Il prete non c’entra niente.
Entrarono nella cattedrale che, svuotata dalle panche, appariva immensa lungo la navata centrale e nelle due laterali minori. Dalle alte vetrate scendevano fasci di luce dorata.
— Ma come fa a esserci il sole? Fuori è tutta nebbia!
— Qui sopra no.
Era rimasta soltanto una panca, davanti all’altare. — Mi aiuti a portarla fuori? — chiese il ragazzo sorridendo.
Giovanni lo aiutò, anche se non capiva. Gli altri ragazzi gli passavano accanto guardandolo, sorridendo in modo meraviglioso senza prenderlo in giro. Era sicuro di non averli mai visti, ma li avrebbe voluti come compagni. Per la prima volta in vita sua non ebbe paura di stare in mezzo a dei coetanei. Le porte della chiesa si chiusero.  Intorno c’era un odore indefinito, mai sentito prima, ma gli sembrava di conoscerlo da sempre. Sentiva l’aria entrargli nel corpo, purificarlo, calmarlo. Sentiva pace, armonia. Amore.
— Ti piace?
— Come? Ah sì! Mi piace! Ma cos’è?
— Quello che tutti dovrebbero sentire. Ma non lo sentono.
— Cos’è?
— Lo sai.
— Mi leggi il pensiero?
— Ti dispiace?
— No. Ma adesso sai di me — disse Giovanni chinando il capo, vergognoso. Poi guardò in alto.
— Ma come mai non ci sono più i vetri dipinti?
— Li hanno dipinti per bloccare la Luce. Noi vogliamo la Luce. Deve scendere libera. Ascoltami: vai nel punto centrale, sopra la stella azzurra nel  pavimento.
Giovanni obbedì. Gli altri ragazzi  guardavano in silenzio.
Il ragazzo  era al suo fianco. — Ti starò vicino. Non avere paura. Nessuno ti farà del male.  Devi avere fiducia in me. Ti fidi? — Sorrideva con il viso vicino al viso di Giovanni, tanto che questi poteva sentire il suo calore, il suo odore puro, pulito. Una sensazione mai provata, qualcosa che non aveva nome. O forse un nome l’aveva.
— Levati gli occhiali,  alza la testa, guarda in alto.
— Oh! Non è uno scherzo, vero? Non mi prenderete in giro anche voi?
— No.
— Come ti chiami? Puoi dirmi il tuo nome?
— Emanuele — rispose il ragazzo.
Giovanni  si fidava. Sentì le lacrime inondargli il viso.  Provava pietà per sé stesso e gratitudine per chi non lo aveva disprezzato. La luce  avvolse il mondo. Il buio e il silenzio scesero su Giovanni.

Si svegliò nel suo letto. Si sentiva davvero bene. Che sogno bello però! Cercò gli occhiali sul comodino, li inforcò  ma vide tutto deformato, la testa girava. Se li levò. Ci  vedeva bene, anzi benissimo senza lenti. Pensò di stare ancora sognando.  Andò al bagno. Nel corridoio incontrò la sorella che camminava tenendosi la testa. Lo guardò, stralunò gli occhi e si mise a urlare, chiamando la mamma e il papà. Giovanni entrò nel bagno e si guardò allo specchio. Ebbe un tuffo al cuore, pensò a un infarto. Ma chi era quello? Cioè, sì: era lui ma… diverso. Sorrise con cautela poi sempre con più coraggio, spalancando la bocca come non osava fare nemmeno da solo davanti allo specchio. Sentì le labbra screpolarsi, dolergli. Non era un sogno. Non aveva mai visto dei denti così belli e regolari, nemmeno nei suoi sogni più impossibili. Non stava sognando!  Aveva il sorriso di  Emanuele! E ci vedeva benissimo!  Ed era… Ma dannazione: era davvero bello! Troppo bello! Quello che per gli altri era sempre stato dovuto, naturale! 
Ahh! Adesso sì che poteva sorridere! Poteva guardare in faccia tutti e ridere libero!  Senza paura! Avrebbe visto la lavagna nel suo piccolo disperato mondo, avrebbe recuperato il tempo perduto nell’apprendere. Adesso sì che anche per lui vita sarebbe stata facile, normale, naturale. Poteva chiedere, urlare, ridere! Ridere! Anche con le ragazze, come facevano tutti!  Non servivano soldi, regali costosi, abiti firmati, bastava avere il sorriso per affrontare il mondo! Ora poteva farlo.
La gioia non poteva avere fine. Urlò. Con tutto il fiato che aveva in gola. Urlò.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Ciao @Alberto Tosciri
ci hai regalato un altro bel racconto che davvero strizza l’occhio al realismo magico con un pizzico di misticismo. Un miracolo di Natale a favore di Giovanni destinato altrimenti a una vita di sofferenza a causa del proprio aspetto.
Il ragazzo è ben caratterizzato e sono sempre ammirata dalla tua capacità di dare anima e movimento ai tuoi personaggi. Sembra non solo di vederlo ma di sentire i moti della sua anima, si empatizza con lui.
Speciale l’incontro con Emanuele, il Cristo risorto e molto particolare la scelta di svuotare la cattedrale dalle panche, rimuovere le vetrate affinché tutto fosse inondato dalla salvifica luce divina.
Penso che sia una bella metafora, quasi francescana. Quella cattedrale immensa, immersa nel buio e nelle ricchezze deve tornare a essere nuda pietra per poter far entrare la grazia. E il ragazzo tituba, ha paura di essere di nuovo preda di bullismo ma poi vede lo sguardo gentile della gente che opera insieme all’Emanuele e decide di fidarsi. E in quel gesto di fiducia guadagna la salvezza.
Il tutto è toccante e fa pensare, quindi grazie per averci donato questa lettura che riporta il focus sul significato del Natale per la cristianità.

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Grazie @Monica
Il tuo commento mi ha davvero fatto un grande piacere; le bellissime parole che hai detto sul mio racconto, le cose che ci  hai visto sono i sentimenti, le sensazioni, i pensieri che  avevo come delle remore a esprimere compiutamente, causate dalla consapevolezza delle mie incertezze e inadeguatezza, ma che desideravo tanto trapelassero, perché in queste cose io credo da sempre.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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  wrote:Alberto TosciriLa mattina di Natale Giovanni era uscito  di casa senza dire dove andava.  Di solito avvisava, ma i genitori e sua sorella dormivano stanchi della nottata trascorsa in casa con parenti e amici. Giovanni desiderava aria fresca.  Tutto quel cibo ingurgitato, canti,  brindisi, il
sventrato e ripieno come un prigioniero maya di Apocalypto e poi arrosti, cotechini, pesce, frutta. Cosa si doveva festeggiare? Lo sforzo di ricordare unito all’odore di panettoni farciti alla crema e cioccolato lo fecero vomitare. Chinato a svuotarsi lo stomaco vedeva ancora il gatto, terrorizzato dal fracasso e dalla gente, saltare dal balcone e disperdersi nella notte.  
 Si stupì di non provare ritegno, di non curarsi di essere visto, contrariamente al suo carattere timido. Ringraziava la nebbia. Si accorse con spavento che gli erano caduti gli occhiali; annaspò con le mani sul marciapiede e li trovò inondati di vomito. Li pulì con la felpa e inforcò senza nessun miglioramento nella visione, permeata tutta intorno da una nebbia dall’odore salmastro, come di  mare. Respirava avido quell’aria.
Arrivò davanti alla vecchia cattedrale, orgoglio della sua città, sulla quale aveva fatto a malavoglia delle ricerche per la scuola, di cui non ricordava niente. Soltanto che era  di pietra color cioccolato bianco e nero. Un altro conato lo assalì. Si piegò per vomitare, togliendosi gli occhiali. Rimase ad aspettare, sembrava gli stesse passando ma non si fidava.  Si rialzò circospetto guardandosi intorno. La notte prima quella piazza rigurgitava di gente che andava avanti e indietro come invasata al pensiero che di lì a poco si sarebbero avventati sul cibo e sui dolci. Come a casa sua. Questa volta vomitò.
Fino a qui ci hai descritto un quindicenne, credo, Timido e impacciato, un classico, lo immagino con gli occhiali e i brufoli.
  wrote:Alberto Tosciriil tacchino gigante a centro tavola, sventrato e ripieno come un prigioniero maya di Apocalypto
Il tacchino ripieno è uno stereotipo. Non fa parte della tradizione italiana, mi ha fatto pensare automaticamente a una festa americana, io lo toglierei.

Troppo vomito, è forse un ragazzo cicciottello? Si è abbuffato? Ma perché non ricorda cosa stava festeggiando?
  wrote:Alberto TosciriCosa si doveva festeggiare?
Per descriverlo come un povero sfigato forse bastavano le descrizioni dei compagni, delle compagne e del suo sorriso. Dico forse, perché Il vomito però, sembra essere anche una reazione alla sua insofferenza verso la festa che non ricorda, verso la gente invasata che scorrazza per la piazza, infatti:
  wrote:Alberto TosciriQuesta volta vomitò.
Però non si comprende totalmente che lo schifo che prova è verso una società invasata, rapita dai bagliori di una festa che lui nemmeno ricorda. Oltre al suo problema ortodontico c'è altro, dovresti palesarlo meglio, se è così, naturalmente.
  wrote:Alberto TosciriIn un sogno se cerchi di fuggire rimani piantato a terra. Era tanto stanco. Piano piano alzò lo sguardo e vide il ragazzo  alzare la testa, come se avesse sentito qualcosa . Poi si voltò verso Giovanni.
— Vieni a darmi una mano? — disse.
— A fare che?
— Stiamo togliendo le panche dalla chiesa.
— Perché?
Il ragazzo lo guardò negli occhi. — Per te, Giovanni.
Cosa voleva dire? Come faceva a sapere il suo nome? Ma Giovanni non  chiese. Lo seguì. A ogni passo gli sembrava di stare sempre meglio, al sicuro, protetto. Una sensazione che scese come un balsamo dentro di lui. Arrivarono davanti al portale della cattedrale, completamente spalancato.  File di ragazzi entravano e uscivano, portando fuori  panche e sedie, accumulandole con ordine in un angolo. Erano silenziosi e veloci.
— Ma cosa fanno?
— Quello che ti ho detto.
— Va bene. Ma perché?
Da qui in poi non capisco se sta sognando o l'apparizione è reale, C'è una nave che scompare quindi la piazza è vicino al mare ma sembra, anche questo, apparso dal nulla. Sì, la nebbia ha un odore salmastro, ma "come di mare," non come il mare che è li a due passi.
Meglio dirlo che il paese è un paese di mare, troppe allucinazioni distolgono dalla trama.
  wrote:Alberto TosciriEntrarono nella cattedrale che, svuotata dalle panche, appariva immensa lungo la navata centrale e nelle due laterali minori. Dalle alte vetrate scendevano fasci di luce dorata.
— Ma come fa a esserci il sole? Fuori è tutta nebbia!
— Qui sopra no.
Era rimasta soltanto una panca, davanti all’altare. — Mi aiuti a portarla fuori? — chiese il ragazzo sorridendo.
Giovanni lo aiutò, anche se non capiva. Gli altri ragazzi gli passavano accanto guardandolo, sorridendo in modo meraviglioso senza prenderlo in giro. Era sicuro di non averli mai visti, ma li avrebbe voluti come compagni. Per la prima volta in vita sua non ebbe paura di stare in mezzo a dei coetanei. Le porte della chiesa si chiusero.  Intorno c’era un odore indefinito, mai sentito prima, ma gli sembrava di conoscerlo da sempre. Sentiva l’aria entrargli nel corpo, purificarlo, calmarlo. Sentiva pace, armonia. Amore.
— Ti piace?
— Come? Ah sì! Mi piace! Ma cos’è?
— Quello che tutti dovrebbero sentire. Ma non lo sentono.
— Cos’è?
— Lo sai.
— Mi leggi il pensiero?
— Ti dispiace?
— No. Ma adesso sai di me — disse Giovanni chinando il capo, vergognoso. Poi guardò in alto.
— Ma come mai non ci sono più i vetri dipinti?
— Li hanno dipinti per bloccare la Luce. Noi vogliamo la Luce. Deve scendere libera. Ascoltami: vai nel punto centrale, sopra la stella azzurra nel  pavimento.
Giovanni obbedì. Gli altri ragazzi  guardavano in silenzio.
Il ragazzo  era al suo fianco. — Ti starò vicino. Non avere paura. Nessuno ti farà del male.  Devi avere fiducia in me. Ti fidi? — Sorrideva con il viso vicino al viso di Giovanni, tanto che questi poteva sentire il suo calore, il suo odore puro, pulito. Una sensazione mai provata, qualcosa che non aveva nome. O forse un nome l’aveva.
— Levati gli occhiali,  alza la testa, guarda in alto.
— Oh! Non è uno scherzo, vero? Non mi prenderete in giro anche voi?
— No.
— Come ti chiami? Puoi dirmi il tuo nome?
— Emanuele — rispose il ragazzo.
Giovanni  si fidava. Sentì le lacrime inondargli il viso.  Provava pietà per sé stesso e gratitudine per chi non lo aveva disprezzato. La luce  avvolse il mondo. Il buio e il silenzio scesero su Giovanni.
 Le parti sottolineate mi hanno suscitato delle domande:
Perché fuori le panche?
Che fine hanno fatto i vetri dipinti?
Chi sono loro? Quelli che vogliono la luce intendo.

Per le panche non so darmi una risposta, par i vetri, invece, penso che rappresentino la menzogna, la copertura, qualcosa che cela la verità, la luce è verità.
Che sia in una cattedrale che si svolge questo tipo di rito non mi stupisce, ma la mia chiave di lettura potrebbe essere disturbante.
Quindi a parte le panche, il resto del rito mi è piaciuto come lo hai rappresentato e il miracolo avviene sotto la luce della verità. Bello, molto bello.
Ah, si potesse soffiare via la nebbia!
  wrote:Alberto TosciriAveva il sorriso di  Emanuele!
Il nome del ragazzo sconosciuto non credo sia un caso.
Complimenti per il bel racconto. Le tue letture mi ricordano sempre qualche autore o regista che amo, stavolta tocca a Gabriel García Márquez.

 

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 24, 2023 8:01 pmaveva capito.
I problemi grossi si erano presentati dall’anno scorso, in seconda, perché le ragazze avevano cominciato a sviluppars
Ti suggerisco: "dall'anno prima".
Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 24, 2023 8:01 pmLa gioia non poteva avere fine.
Giusto, però l'hai espresso partendo da una negazione, Non trovi che sia meglio esprimerlo con positività?
Vale a dire, così:

"La gioia poteva non avere fine".

Bello, @Alberto Tosciri - Bello il concetto di far entrare la luce sulla nostra vita e la Luce nella nostra vita.  (y)

Grazie di questo messaggio, della cui importanza ha parlato così bene @@Monica cui mi associo.  <3

Grazie, Alberto  <3
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 24, 2023 8:01 pmbastava avere il sorriso per affrontare il mondo!
Ho conosciuto qualche "Giovanni", in alcuni casi tirare fuori un sorriso è uno scoglio insormontabile. 
Racconto che apre a molte riflessioni, lanci un messaggio di speranza, vorrei avere il tuo ottimismo.
È un piacere leggerti Alberto.
Un saluto.

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 24, 2023 8:01 pmSi stupì di non provare ritegno, di non curarsi di essere visto, contrariamente al suo carattere timido. Ringraziava la nebbia. Si accorse con spavento che gli erano caduti gli occhiali; annaspò con le mani sul marciapiede e li trovò inondati di vomito.
La nebbia appare come se fosse normale. La traccia la prevedeva, ma se un lettore legge il racconto senza sapere della traccia risulterebbe un po' strano. Forse un'introduzione poteva dare il senso, ma è un'opinione personale.
Alberto Tosciri wrote: Sun Dec 24, 2023 8:01 pmE i ragazzi grandi con le fidanzate che li guardavano con occhi dolci e liquidi che poi a casa loro si mettevano la biancheria intima rossa perché bisognava festeggiare, diamine, si doveva fare così. Imperativo. Ma perché? Eh! Il fatto della biancheria intima rossa Giovanni lo conosceva, anche se stava ancora alle medie.  Sapeva che non avrebbe mai visto biancheria intima rossa su una ragazza.
Credo che indossare indumenti intimi rossi sia più una tradizione di capodanno, ma non ne sono sicuro.

@Alberto Tosciri un racconto particolare, la riesco a leggere con gli occhi di una fiaba, anche se dai un'impronta realistica forte, coinvolgente. Il messaggio che vedo è potentissimo: ci vorrebbe un miracolo per andare avanti in questo mondo.

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Ciao @Albascura e grazie per il commento.

Il ragazzo che ho in mente ha circa l’età che hai indicato, forse un anno in meno.
Hai ragione sul particoare del tacchino ma sai, in questa specie di globalizzazione ci sono anche bambini italiani che conoscono più Halloween che le loro tradizioni.
Il ragazzo vomita oltre che per il rifiuto del cibo, che in abbondanza da comunque la nausea, anche per la sua insofferenza a situazioni come questa, come hai poi notato in seguito.
Albascura wrote: Wed Dec 27, 2023 4:42 pmPerò non si comprende totalmente che lo schifo che prova è verso una società invasata, rapita dai bagliori di una festa che lui nemmeno ricorda. Oltre al suo problema ortodontico c'è altro, dovresti palesarlo meglio, se è così, naturalmente.
Sì, vero. Ci sarebbe voluto più spazio.
Albascura wrote: Wed Dec 27, 2023 4:42 pmDa qui in poi non capisco se sta sognando o l'apparizione è reale, C'è una nave che scompare quindi la piazza è vicino al mare ma sembra, anche questo, apparso dal nulla. Sì, la nebbia ha un odore salmastro, ma "come di mare," non come il mare che è li a due passi.
Meglio dirlo che il paese è un paese di mare, troppe allucinazioni distolgono dalla trama.
L’apparizione è reale, per quanto molto indefinita. Non siamo in un paese di mare, amo il mare e lo avrei delineato, ci abito davanti al mare e in questo inverno tropicale è bellissimo.
Le luci sono quelle delle luminarie natalizie appese a negozi e lampioni che danno l’impressione di appartenere a una nave immersa nella nebbia.
Albascura wrote: Wed Dec 27, 2023 4:42 pmLe parti sottolineate mi hanno suscitato delle domande:
Perché fuori le panche?
Che fine hanno fatto i vetri dipinti?
Chi sono loro? Quelli che vogliono la luce intendo.
Purtroppo le parti sottolineate non sono apparse.
Mi piacerebbe rispondere compiutamente alle tue perplessità, che immagino, come ho scritto nella copia  a mano, ma rileggendo ho visto che  è davvero troppo lunga e deduco che susciterei perplessità e anche da parte mia qualche effetto “disturbante”. 
Do per scontate troppe cose, lo ammetto. Dico solo che la storia delle cattedrali non è come la raccontano. In origine erano altro, non servivano per pregare niente e nessuno, erano prive di panche e le vetrate erano libere da vetri intarsiati e colorati, meravigliosi, ma fatti solo per bloccare la luce.
Le innumerevoli guglie delle cattedrali erano accumulatori di energia presente nell’etere e la irradiavano al suolo, dopo essere transitate in strutture con mercurio, materiale oggi bandito perché considerato cancerogeno. Energia che aveva il potere, non magico ma naturale, di curare le malattie dell’uomo e fornire elettricità gratis per tutti. Riflettono gli studi di Tesla, dei suoi accumulatori, giusto per nominare qualcuno che universalmente non è considerato un pazzo e nemmeno un complottista. Tesla non aveva scoperto nulla. Semplicemente era un uomo che conosceva la verità e voleva esporla in maniera scientifica.
Ho aggiunto la Luce, ma non tanto in effetti, come irradiazione della divinità, beninteso non rappresentata da quel bravo vecchio barbuto affrescato da Michelangelo.
Chi sono quei ragazzi, chi è Emanuele? Non riesco a dare una risposta precisa. O forse la mia aspettativa è troppo grande perché io sia in grado di rappresentarla.
Comunque l’Emanuele è l’emanazione di Dio e il Dio in ognuno di noi.
Amo molto il realismo magico e Marquez.

@Poeta Zaza
Grazie per il tuo passaggio e le tue due notazioni.
In quanto alla seconda notazione, con la negazione all’inizio della frase mi pareva di averci messo più teatralità.

@ITG
Grazie.
Anche io ho conosciuto, troppo, qualche “Giovanni”, e uno in particolare. La sua sofferenza non è mai finita. Anche per storie come queste, purtroppo non risolte con i miracoli, non sono mai riuscito a essere ottimista.
Lo sono solo nella fantasia.

@Kasimiro
Grazie.
Sì, giusto. Occorrerebbe spiegare che c’è la nebbia, l’ho dato per scontato.
Penso che hai ragione circa gli indumenti rossi a capodanno, anche io non ne so molto.  Nel racconto l’ho messo comunque, in quanto facente parte ad ogni modo del “pacchetto” natalizio tutto compreso, con vacanze d’ordinanza in luoghi incantevoli, sbronze e stravizi vari, con una capatina fuori pista e solito coinvolgimento in una valanga causata dalla totale incoscienza data dal seguire le mode inculcate alla tv.
Certamente quello che ho scritto è una specie di fiaba, una specie di speranza, diciamo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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ciao @Alberto Tosciri 

Vedo che sei uscito dai panni di evocatore di conflitti armati e non :D 
Questo racconto non piacerebbe ai tanti dentisti che per la modica spesa di euro 5.000 ti farebbero l'apparecchio  :D
Credo che il fantasy non sia il massimo per parlare di certe cose, ma a Natale, ci può stare. 
Che bello sarebbe se questo mondo all'improvviso diventasse tutto fantasy, magari.
Ciao, grande sognatore!
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Ciao @bestseller2020
bestseller2020 wrote: Thu Dec 28, 2023 6:11 pmVedo che sei uscito dai panni di evocatore di conflitti armati e non
A volte si cambia  :)
Più che altro, mi piacerebbe essere evocatore di un obbligo nei confronti di chi promulga e pontifica certi modi di vita: di esserne il primo a subirne le conseguenze  :D
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Buonasera @Alberto Tosciri

racconto interessante, molto interessante. Mi dispiace solo che Giovanni si sia salvato solo grazie a un "miracolucolo", niente occhiali, denti dritti... nulla che non si possa raggiungere attraverso la chirurgia estetica, raggiungendo ancora una volta i canoni stabili dalla "moda". 
Avrei preferito che Emanuele avesse chiamato a raccolta tutti i concittadini di Giovanni, Giovanni escluso, all'interno della cattedrale spiegando loro e convincendoli che i denti storti sono un dettaglio, così come gli occhiali sono una particolarità e che tutto ciò ci rende diversi e unici e ci avvicina a quel Dio "gioioso" che è in ognuno di noi... 
però sì, ho capito, ho capito la potenzialità del racconto che ritengo immensa a questo punto, visto che partendo dalla lettura del racconto la mia mente mi ha portata a pensare alla grandezza dell'Universo.
Mi ha impressionato più di tutto la questione della cattedrale, della luce, delle finestre e dello spazio vuoto e poi, e poi la tua spiegazione su Tesla e il mercurio.
Incantata!

Leggerti è sempre un'avventura che mi porta lontano.
A presto, Alberto e grazie.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Ciao @paolasenzalai e grazie per la tua lettura e apprezzamento.
Anche a me è dispiaciuto far intervenire il "miracolucolo"  :D per cose che si possono risolvere con i dottori ma tieni conto che sono cose che costano, non tutti possono farlo di punto in bianco, certo non sono impossibili ai giorni nostri con mutui e finanziarie ma in alcuni casi per certe famiglie sono spese impegnative e si rimandano, si tralasciano.  Un po' come chi nasce con il labbro leporino,  che rende la vita alquanto tribolata e oggi operabile fino a far scomparire il difetto. 
Voler essere solo come gli altri è un giusto diritto. Io ritengo che chi ha la sfortuna (perché non è una fortuna) di nascere con difetti fisici "impegnativi" abbia il diritto non tanto a raggiungere canoni estetici alla "moda", non parlerei di moda, ma abbia il diritto di accedere a una semplice normalità per la sua vita quotidiana. Una normalità comune alla maggioranza. E non dovrebbe pagare nulla, le spese dovrebbero essere a carico dello Stato, ma chiaramente penso sia un'utopia irrealizzabile. Tutto si deve pagare a questo mondo.
Anche io penso che un qualunque difetto fisico non dovrebbe essere preso di mira da chi ne è immune, ma è sempre stato così, purtroppo.
Emanuele venne sulla Terra non tanto tempo fa per insegnare agli uomini a non uccidersi fra di loro ma come vediamo non è stato ascoltato  e tantomeno seguito su una questione così importante, figuriamoci se sarebbe stato ascoltato per una cosa diciamo più "leggera".
La storia delle cattedrali, come altre storie del passato, è molto affascinante e  a voler approfondire porta su strade che difficilmente, molto difficilmente possiamo immaginare, talmente sono diverse dalle strade che siamo stati abituati a percorrere.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN23] Noi vogliamo la Luce

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Certo @Alberto Tosciri

è chiaro che è come dici tu e sono d'accordo con te: non sono cose che tutti possono permettersi, anche un semplice apparecchio ortodontico... io mi riferivo solo al tuo racconto, di fantasia, non alla realtà. :) E sono ancora d'accordo con te quando dici che sono interventi che dovrebbero essere passati dallo stato, ma qui allora parliamo neanche di miracoli, ma di fantascienza proprio...

Pensa che nel mio mondo immaginario la luce che è dentro ognuno di noi dovrebbe offuscare ciò che è fuori e noi potremmo così vivere nudi, liberi e bellissimi.  ;) Va beh...
Alberto Tosciri wrote: Fri Dec 29, 2023 12:28 amLa storia delle cattedrali, come altre storie del passato, è molto affascinante e  a voler approfondire porta su strade che difficilmente, molto difficilmente possiamo immaginare, talmente sono diverse dalle strade che siamo stati abituati a percorrere.
Io quelle strade le voglio percorrere. Farò delle ricerche, grazie per avermene parlato.  :love:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

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