[MI179] Penatus

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Traccia 2, "In cucina"


Penatus*

Queste diavolerie del mondo moderno proprio non le capisco.
Forni che si accendono con la Wi-Fi, microonde e macrobiotica, frullatori intelligenti, macchinari che cuociono tutto da soli. Perché deve essere tutto così asettico? Privo di umanità, in un certo senso.
Non voglio dire che bisogna tornare ai tempi in cui sono nato, la vita oggi è molto meglio di come fosse 2300 anni fa, non c'è dubbio! Ma per la miseria, un buon vecchio focolare con il legno che scoppietta allegro e il suo calore sano che si diffonde fin dentro le ossa, il profumo del mazzo di cipolle appeso in un angolo con l'aglio e le spezie e il vociare di famiglie tanto numerose da non starci nella stanza, non sarebbero meglio?
Non so, forse sono io che sono sbagliato, per certo non adatto ai tempi moderni. Dovrei fare come tanti colleghi prima di me: piantare tutto e tutti per andarmene da qualche altra parte; magari nei Campi Elisi, se mi fanno entrare.
Ma non ci riesco. In fondo questa casa, tra varie vicissitudini, ristrutturazioni e cambiamenti più o meno grandi, è sempre appartenuta alla mia famiglia, a coloro che hanno creduto in me e mi hanno creato.
E io ho il dovere di tutelarli.
Questa stanza, la cucina, è il mio mondo, il mio regno; il luogo dove posso svolgere il mio compito di proteggere la famiglia e… sento suonare la sveglia, tra poco Eva sarà qui.

M’affaccio alla porta della cucina per aspettarla. Non posso andare oltre perché se lo facessi svanirei, reciso dal mio legame con il focolare domestico. Così l'aspetto qui.
Arriva.
È già pronta, con il suo tailleur scuro, il trucco leggero e i capelli raccolti sulla nuca. Eva ha da poco superato i quarantacinque, è leggermente in carne ma a me piace così. Non può saperlo, ma è la reincarnazione sputata della sua ava Agrippina e come lei non vive una vita felice. Non come potrebbe. Per questo ho deciso di aiutarla.
Mi passa attraverso senza potermi vedere e io mi inebrio del suo profumo.
Come ogni mattina, si mette a preparare la colazione per tutta la famiglia. Scalda del latte, accende la moka del caffè, tira fuori dal frigorifero marmellata e burro mentre fa tostare del pane.
A questo punto prenderebbe la pillola se io nottetempo non l'avessi nascosta. È metodica, organizzata, quindi non capisce perché la confezione non sia al solito posto. Si gratta la testa dubbiosa.
Sbuffa, poi comincia ad aprire le ante per cercare.
Acqua, Eva, acqua.
Ma so che le troverà e mi preparo. Manovrare oggetti solidi è abbastanza semplice, nascondere un mazzo di chiavi, gli occhiali, un anello, non è un problema. Ed è molto divertente osservare le loro facce mentre li cercano.
Sono piccoli dispettucci per passare il tempo, ma con le cose digitali di oggi ci vuole molto più impegno e tanta, tanta pratica. Così, mentre lei si avvicina al cassetto dove ho nascosto le sue pillole, mi concentro al massimo.
Ecco, lo sta aprendo, è il momento.
Stringo gli occhi forte forte e ce… la… faccio!
Il cellulare che ho messo di fianco alla scatola delle pillole accetta di illuminarsi e mostrare il whatsapp che voglio farle leggere.
«Ma cosa?»
Estrae dal cassetto il telefono di suo marito e legge ad alta voce il messaggio:
«Oggi voglio essere scopata tutto il giorno. Merda e questo cosa cazzo significa?»
Prova il codice per sbloccare lo schermo, ma non è quello giusto. Allora mi avvicino con le labbra al suo orecchio e sussurro piano: 4 0 2 1 0 0.
Rimane un attimo ferma a pensare, finché il numero non entra nella sua consapevolezza, come se fosse richiamato grazie allo sforzo della memoria; allora digita e sblocca il cellulare.
Le immagini e i video che trova nella chat con Federica lavoro sono inequivocabili; compreso l'attrezzo di suo marito che si infila fino in fondo alla gola della ragazza dai lunghi capelli biondi.
«Brutto bastardo».

Sento un rumore nel corridoio, è Sara, che arriva per la colazione.
Eva non se n'è accorta e allora le soffio un po’ di urgenza su per il naso. Si scuote e, rapida, rimette il cellulare al suo posto.
«Ciao ma».
«Ciao tesoro».
«Che hai, sembri sconvolta».
Lo è davvero; tanto che si sente addirittura colpevole per quello che ha sbirciato. L’incazzatura arriverà, ma non è mai stata capace di affrontare di petto certe situazioni e quindi decide di fuggire:
«È che devo essere in ufficio presto, devo scappare. Quando ci vediamo?»
«Dopo scuola vado a studiare da Laura, ricordi? Magari rimango anche a dormire da lei».
Eva non ascolta, ha sentito suo marito uscire dal bagno e sa che tra pochi istanti scenderà le scale per arrivare in cucina. Non vuole incontrarlo. Raccatta in fretta la sua borsetta e schizza via.
Non può sapere che le chiavi di casa e il telefono non sono nella solita tasca interna.

Ecco Giuseppe.
Indossa il suo solito completo blu, la camicia azzurra aperta di due bottoni. Entra in cucina mimando un passo di ballo latino-americano.
«Ola Guapa!» saluta Sara, strappandole un sorriso.
È un istrione, è simpatico e divertente.
Sempre baillando recupera il cellulare e sorride al messaggio. Da sopra la sua spalla, gli suggerisco che oggi la casa sarà completamente libera e la sua allegria aumenta: a pranzo a casa mia, digita.
Fischiettando, arruffa i capelli della figlia e la saluta. Urla un «ciao» alle scale per Alessandro, il primo figlio, e anche lui se ne va.

Nella cucina rimane il silenzio di Sara alle prese con la colazione.
Mi siedo sulla tavola proprio accanto a lei. So cosa sta per accadere, cosa accade ogni giorno, e non mi piace, non va bene. Il suo viso è troppo affilato, le labbra troppo tirate e gli occhi enormi rispetto al volto scarno.
Si alza nauseata e corre in bagno. M’intristisce sentirla vomitare la colazione; obbligarsi a farlo ogni giorno.
Non va per nulla bene.

Quasi non la sento uscire per andare a scuola, perché Alessandro si è alzato e in boxer e maglietta entra nel mio regno.
La sua colazione è tranquilla, almeno finché non suonano alla porta.
«È aperto!» grida. E senza accorgersene si ravviva i capelli, si siede più eretto.
«Bro!» saluta il suo amico Alberto. Prende una tazza dallo scolapiatti e si siede accanto ad Alessandro.
«Com’è?»
«Tutto bene».
Fanno colazione parlando del più e del meno. Chiacchierano di ragazze, dell’università e dell’esame di oggi, ma li vedo guardarsi l’un l’altro di sottecchi; sento i loro battiti accelerare, l’avvampare del calore del sangue sotto la pelle e non capisco cosa aspettino. Non capisco perché in questa epoca sia così difficile. Perché gli uomini abbiano costruito una società basata sulla distinzione tra il sé e il diverso. Per quale ragione abbiano alzato barriere anziché abbatterle.
Se questi due ragazzi sapessero quel che succedeva in questa casa duemila anni fa, forse non sarebbero così spaventati da quel che provano.
Basta, intervengo.
Con un tocco rapido faccio cadere a terra il cucchiaino dello zucchero. Si piegano entrambi per raccoglierlo e così i loro volti si trovano a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Bacialo! Spiffero nelle orecchie di entrambi. Bacialo, bacialo, bacialo!
Si guardano un istante, deglutiscono a fatica, poi le loro labbra si sfiorano, si schiudono. Le lingue si cercano e diventano un bacio. Dapprima timido, si fa man mano sempre più eccitato, infiammato dalla passione dei loro sentimenti. E i vestiti volano via.
Quel che succede dopo è eccitante e impacciato come ogni prima volta. Ma sono felici, lo vedo e lo sento. Eccome se lo sento: è proprio come ai cari, bei vecchi tempi di Lucius Emilio, il Console, e io posso dedicarmi ad altro.

Dentro la fruttiera ci sono le chiavi e il cellulare di Eva.
Mi concentro per convincere il telefono ad attivarsi e ancor di più, per fagli scrivere un messaggio al collega di Eva: ciao Francesco, sono Ale, il figlio di Eva. Ti scrivo col suo cell xé lo ha lasciato a casa con le chiavi. In pausa pranzo puoi accompagnarla qui che le do tutto? Se no stasera non c’è nessuno.
La risposta arriva quasi subito: ok. Detto. Veniamo quando in pausa. ciao
Bene, anche questa è fatta: adesso Giuseppe e Federica verranno qui e quando arriverà Eva, li coglierà a braghe calate. Lo caccerà via e magari capirà che Francesco muore per lei.
Sono convinto che lui la renderà felice.
La porta d’ingresso sbatte e viene chiusa a chiave.
Mi volto e sul pavimento non ci sono più i due ragazzi. Ero talmente concentrato sul messaggio che non mi sono neanche accorto che avevano finito e che stavano uscendo per andare all'università.
Li osservo dalla finestra mentre si allontanano. Per alcuni metri si tengono per mano, poi l’intreccio si scioglie e proseguono nell'apparente indifferenza.
Beh, è un'inizio; non è che si può avere tutto sin da subito.

All’ora di pranzo in cucina aleggia il profumo dell’arrosto che Eva ha preparato ieri.
Gioco sul fatto che nessuno si chieda chi lo ha scaldato; è un po' rischioso ma voglio che Giuseppe e Federica siano attirati subito qui, dove posso gestire al meglio la situazione, nel caso degeneri quando arriverà anche Eva. Non voglio che qualcuno si faccia male.
Sono quindi ben soddisfatto quando i due amanti vengono direttamente in cucina esclamando apprezzamenti per lo splendido profumo.
Neanche il tempo di alzare il coperchio, che già assisto in diretta alla performance che mi ha stupito nel video questa mattina. Ed è solo l’inizio.
Sono talmente presi dai loro amplessi che non devo inscenare una distrazione per non farli accorgere dell'arrivo di Eva.
Sento la macchina fermarsi davanti all'ingresso, mi sfrego le mani contento: il piano sta funzionando perfettamente.
«Ma che cazzo stai facendo Giuseppe?»  chiede Eva glaciale.  Francesco è giusto dietro di lei sulla soglia, con una mano sulla sua spalla.
Ottimo! Fin qui tutto come previsto.
E infatti Giuseppe comincia ad accampare scuse, a chiedere perdono, mentre la sua amante si nasconde sotto al tavolo.
«Stai zitto maiale!»: Eva è talmente perentoria che lui ammutolisce.
Cala un silenzio carico di tensione.
Che bello, mi sto pregustando la scena in cui lei lo sbatte fuori di casa. Ecco, Eva entra nella stanza con passi calmi e, controllata, si avvicina al marito; adesso…  ma, ma cosa fa?
«Sei un porco e un fesso. Vogliamo partecipare anche Francesco ed io», dice, mentre già sì spoglia.
Oh beh, come si suol dire: non tutte le ciambelle vengono col buco.
Ammetto che non pensavo che sarebbe finita con un'orgia, ma tant'è, basta che siano felici loro.
E poi sono divertenti da guardare.

È calata la notte.
I quattro amanti sì sono presi un bel pomeriggio di ferie. Un pomeriggio decisamente impegnativo.
Alla fine, Francesco e Federica sono tornati alle loro famiglie mentre Eva e Giuseppe si sono rintanati in camera, felici e sorpresi dalla nuova armonia e dalla complicità di quel sesso condiviso.
Alessandro ha telefonato che sarebbe rimasto a dormire a casa di Alberto e Sara aveva già avvisato che si sarebbe fermata dalla sua amica Laura, così adesso la casa è buia, la mia cucina quieta, e anch'io posso riposarmi un po‘.
E lo vorrei, ma nel silenzio percepisco il girare di una chiave nella toppa: qualcuno sta entrando in casa di soppiatto. È dentro. Cammina adagio, con la luce spenta.
Un ladro, mi dico. Devo far cadere qualche padella, far rumore, proteggere il focolare.  È mio compito e sto già spingendo giù la prima pentola, quando riconosco la mano che dall'oscurità cerca l'interruttore.
Accesa la luce, non mi sorprendo di trovare Sara davanti a me.
Rilascio un sospiro di sollievo, ma è solo un momento, perché qualcosa non va.
È pallida, mortalmente pallida. Sembra che stia in piedi a fatica.
Lentamente, barcollante, percorre il tratto fino al frigorifero. Apre l'anta con uno sforzo immane; il suo respiro è un soffio.
Non so come, ma riesce a prendere il latte e vi si attacca con cupidigia. Prova a bere, ingurgita, finché un conato di vomito le fa rigettare ogni goccia.
S’affloscia sul pavimento, inerte.
Spaventato, mi avvicino a lei, annuso la sua sofferenza, percepisco il suo sangue rallentare pericolosamente, il respiro farsi rantoloso. Sta morendo.
Povera, piccola, sciocca ragazzina. Perché ti sei fatta questo? Perché hai distrutto il tuo corpo?
Di nuovo, potrei far rumore e svegliare i suoi genitori, ma sento il cuore ridursi a un sussurro, non c’è più tempo.
Maledico quest’epoca in cui una ragazza può odiare sé stessa al punto da farsi questo. Dove la frenesia, il bisogno di riempire ogni vuoto, consuma i genitori tanto da non vedere quel che accade ai loro figli. In cui l’amore è possesso, il dialogo è fatto di emoticon, l’amicizia di post e filmati rubati.
Mi dico così, ma so che non sono giusto: ho visto passare troppi secoli per non sapere che ogni tempo ha le sue cose belle e le sue cose orrende. Quando ci sei dentro non lo capisci, ma se come me hai il privilegio di poter guardare indietro nel tempo, allora vedi la lenta, faticosa, incoerente evoluzione che l'umanità sta percorrendo.
Non posso sapere dove arriverà, ma oggi, adesso, ho capito che il mio posto non è più qui. Sono rimasto aggrappato alle vestigia di me stesso troppo a lungo. È ora di lasciare andare.
Però lo farò con gloria e per l'ultima volta tutelerò la mia famiglia.
Così mi concentro per prendere consistenza, mi rendo visibile.
Tocco Sara, le passo quel poco della mia energia da farle riprendere conoscenza.
Dopo lunghi istanti, alza le palpebre e mi vede.
Mi guarda, ma io sono nato dalla fede di genti ormai scomparse e l’essere visto da lei toglie ogni aura di possibilità alla mia esistenza. Sara non crede in me e io non posso più essere.
Però la mia energia viene dal suo lignaggio e a lei deve tornare; quindi, mi lascio scivolare lentamente nella sua essenza, le dono la mia voglia di vivere, la mia energia, millenni d’amore accumulato. E, soprattutto, un grande appetito.
Ecco, vivi Sara; questo è il mio regalo d’addio.
Campi Elisi, arrivo.
(Sempre che mi facciano entrare).


* I Penati originariamente designano gli spiriti protettori della riserva di cibo della famiglia, poi, per estensione, hanno assunto il ruolo di protettori della famiglia (Penati familiari).  Sono gli spiriti tutelari dei viveri di riserva, di quel punto o ambiente della casa dove sono conservate le provviste. Il culto dei Penati fu tenacissimo nella religione privata dei Romani perché in esso si concretava la vita intima della famiglia e si riepilogava la tradizione della medesima; perciò, esso è durato immutato fino alla fine del paganesimo ed è stato nominativamente proscritto dall'editto di Teodosio: "Niuno in segreto veneri il Lare col fuoco, il Genio col vino, i Penati con le fumigazioni, né accenda lumi, bruci incensi, sospenda serti di fiori".

Re: [MI179] Penatus

5
@L'illusoillusore
@
Il racconto mi ha divertito. Secondo me, non c'era necessità della nota esplicativa. Chi ne sentiva il bisogno, poteva informarsi. L'hai fatto per comodità? Sei stato molto gentile. Bel testo, La scrittura scorre, i personaggi ben definiti e i dialoghi condotti in modo magistrale. Anche la trama è convincente. Sai gestire la penna. Un piacere leggerti!

Re: [MI179] Penatus

6
@L'illusoillusore 
ho letto molto volentieri il tuo racconto, scritto bene, fluido, si fa leggere volentieri ed incuriosisce in attesa degli eventi.
Se posso fare un paio di appunti, hai messo molta carne al fuoco (e ci sta in cucina :) con argomenti importanti, che meritano approfondimento, poi, chiaramente nei limiti di tempo, hai dovuto chiuderli un po' precipitosamente.
Altra cosa, avrei scritto diversamente la parte in cui la moglie si propone di partecipare.
Anche ipotizzando che già avesse una storia col collega, la frase che entrambi volevano partecipare è poco credibile, a meno che non fossero andati a casa certi di coglierli in flagrante e avessero già concordato sul come comportarsi.
Detto ciò, testo piacevole e ben scritto
A rileggerti 
<3

Re: [MI179] Penatus

7
Adel J. Pellitteri ha scritto: @L'illusoillusore, e sì mio caro fantasma: non sono più i tempi di una volta! :D 
Ti dico subito che appena ho letto "in questa casa di 2.000 anni fa" ho arricciato il naso, ma poi ho capito che il personaggio si riferiva all'origine della famiglia che cerca di proteggere.  
Almeno è riuscito a salvare la figlia dall'anoressia.
Simpatica storiella, scorrevole e gradevole lettura.

(y)
Ciao @Adel J. Pellitteri, grazie del passaggio.
Sono contento che il giochino ti sia stato gradevole.
Non capisco il riferimento all’arricciamento di naso: a cosa pensavi che mi riferissi con i duemila anni?

Re: [MI179] Penatus

8
confusa ha scritto: @L'illusoillusore
@
Il racconto mi ha divertito. Secondo me, non c'era necessità della nota esplicativa. Chi ne sentiva il bisogno, poteva informarsi. L'hai fatto per comodità? Sei stato molto gentile. Bel testo, La scrittura scorre, i personaggi ben definiti e i dialoghi condotti in modo magistrale. Anche la trama è convincente. Sai gestire la penna. Un piacere leggerti!
Ciao @confusa 
Grazie del commento e sono contento che tu abbia avuto piacere a leggere il racconto. Riguardo alla didascalia, sì, si è trattato di rendere “comoda” la comprensione. Forse avrei dovuto metterlo in un altro post per non impattare la chiusura del racconto?

Re: [MI179] Penatus

9
Modea72 ha scritto: @L'illusoillusore 
ho letto molto volentieri il tuo racconto, scritto bene, fluido, si fa leggere volentieri ed incuriosisce in attesa degli eventi.
Se posso fare un paio di appunti, hai messo molta carne al fuoco (e ci sta in cucina :) con argomenti importanti, che meritano approfondimento, poi, chiaramente nei limiti di tempo, hai dovuto chiuderli un po' precipitosamente.
Altra cosa, avrei scritto diversamente la parte in cui la moglie si propone di partecipare.
Anche ipotizzando che già avesse una storia col collega, la frase che entrambi volevano partecipare è poco credibile, a meno che non fossero andati a casa certi di coglierli in flagrante e avessero già concordato sul come comportarsi.
Detto ciò, testo piacevole e ben scritto
A rileggerti 
Ciao @Modea72 grazie del passaggio e sì, ho già riscritto (per me) la parte della moglie. Adesso è così:

«Stai zitto maiale!»: Eva è talmente perentoria che lui ammutolisce.
Cala un silenzio carico di tensione, Francesco le sussurra qualcosa nell’orecchio e lei sorride.
Che bello, mi sto già pregustando la scena in cui lei lo sbatte fuori di casa. Ecco, Eva entra nella stanza con passi calmi e, controllata, si avvicina al marito; adesso… ma, ma cosa fa?
«Sei un porco e ti sei fatto beccare come un fesso», dice, mentre già si slaccia i primi bottoni della camicetta. Anche Francesco entra nella stanza e si sfila la maglia.
La gonna di Eva scivola a terra:
«Vogliamo partecipare anche noi» e si inginocchia davanti al marito…
Oh beh, come si suol dire: non tutte le ciambelle vengono col buco.

Re: [MI179] Penatus

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Ciao @L'illusoillusore.
Ho letto con gran piacere il tuo racconto, così affettuoso e protettivo, proprio come ci si immagina debba essere uno Spirito Custode, deliziosa versione pagana di certi angeli bacchettoni. 
Hai saputo illuminare con garbo sorridente i lati oscuri di queste esistenze, magari con una concentrazione un filo artificiosa (cavolo, ce l'hanno proprio tutte) ma va bene così, del resto, come dici tu
L ha scritto: basta che siano felici loro.
E poi sono divertenti da guardare.
Quindi interessante, oltre che piacevole, la sospensione di ogni giudizio, così come la mancanza di enfasi che era in agguato, specie nella scena del crollo di Sara. Bravo, hai saputo restare in  Zona Tenerezza e noi con te.

Unico appunto: anche nella seconda stesura continua a non convincermi la parte della moglie. 
L ha scritto: «Che hai, sembri sconvolta».
Lo è davvero; tanto che si sente addirittura colpevole per quello che ha sbirciato. L’incazzatura arriverà, ma non è mai stata capace di affrontare di petto certe situazioni e quindi decide di fuggire
Fragilità, ok. Poi assume i toni della Dominatrice.
L ha scritto: «Stai zitto maiale!»: Eva è talmente perentoria che lui ammutolisce
L ha scritto: «Sei un porco e ti sei fatto beccare come un fesso», dice, mentre già si slaccia i primi bottoni della camicetta. Anche Francesco entra nella stanza e si sfila la maglia.
Il conto non torna. Troppo brusco e immotivato il
L ha scritto: «Vogliamo partecipare anche noi» e si inginocchia davanti al marito…
E' un gioco appetitoso e mi sarebbe piaciuto veder trascolorare la gamma degli stati d'animo.
Oppure, ed è un'opzione da non sottovalutare, il risentimento che libera la Dominatrice fino a quel momento dormiente ma, in questo caso, sarebbe necessario seminare indizi, piccole ostinazioni, impuntature da moglie frustrata che finalmente esplodono in una sana scudisciata sulle chiappe.

Detto questo, il racconto mi è piaciuto davvero molto  (y)
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
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Re: [MI179] Penatus

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@L'illusoillusore dico solo "wow". 

Non mi dilungherò dicendo quello che è già stato detto; mi è piaciuto molto, ad ogni capoverso pensavo che la storia andasse in una direzione per poi andare nell'altra. 

All'inizo pensavo che il narratore fosse un semplice essere umano, poi una nonnina, poi addirittura che fosse il gatto di famiglia, solo poi verso la fine, prima del finale, pensavo che fosse un Penato (non so quale sia la forma singolare, se non c'è reclamo i diritti d'autore). 
Leggo forse un eco ad American Gods quando dici che i Penati non hanno potere se la gente non crede in loro?

Delizioso il tocco e la professionalità nel descrivere la bulimia. 

A rileggerci! 

Re: [MI179] Penatus

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L ha scritto: "Niuno in segreto veneri il Lare col fuoco, il Genio col vino, i Penati con le fumigazioni, né accenda lumi, bruci incensi, sospenda serti di fiori".
E si, doveva essere bello il paganesimo, mi piacerebbe avere uno spirito che protegge la mia famiglia, al diavolo gli editti e i divieti!
Mi è piaciuto un sacco, davvero. Un racconto simpatico, leggero per un verso ma che porta un messaggio importante.
Complimenti, bravissimo. 
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