commento
Traccia n° 2: "Ma è ovvio! No?"
Tre chiamate perse e otto messaggi Whatsapp. Mamma non si è calmata, a quanto pare. Porterà pazienza, io per ora non ne ho abbastanza per affrontarla. Resto nascosta ancora per un po’. Ne ho bisogno. Oltretutto, sono loro che mi hanno condannata, messa al bando. La pecora nera della famiglia. Almeno me ne sto al bando dove dico io: al parco, a prendere il sole.
Cosa pretendono, che mi scusi? Che mi senta in colpa? Neanche si parlasse della loro vita, del loro corpo. E quelle facce sorprese, oltraggiate quasi.
D’accordo, ammetto che la maxi-grigliata di ferragosto in famiglia non fosse il momento più adatto per darne l'annuncio ufficiale, ma al quindicesimo: e tu, un bambino, quando lo fai? non ce l’ho fatta più a tacere.
«Mai, non voglio figli.»
«Parli così adesso, vedrai che tra un po’ cambi idea, l’orologio biologico inizierà a fare tic tac tic tac…»
«Il mio orologio sta bene, le mie certezze anche. Anzi, per andare sul sicuro, ho appuntamento tra due settimane per la chiusura delle tube.»
Ecco, magari parlare delle mie tube tra una costina di maiale e un boccone di luganega è stata una scelta osé. Pace, ormai è andata così.
Ma le reazioni, davvero, non me le aspettavo. Com’è possibile che non mi conoscano? Ancora passi per zii e cugini, ma la mamma, vederla cascare dalle nuvole mi ha fatto male.
«Ho sempre detto che non volevo figli, non è come se la cosa saltasse fuori di punto in bianco.»
«Sempre… Pensavo fossero idee da adolescente troppo cresciuta, mi dicevo che col tempo… E poi non è vero: da bambina passavi i pomeriggi a giocare ai bambolotti con le tue amiche.»
È vero. Solo che loro giocavano alla mamma, io ero la pediatra. Pensa a quanta attenzione mi prestava, per non essersene mai accorta. Fin da piccola sapevo che il genitore non era un ruolo per me. Eppure, niente, sorpresa generale: quasi trentadue anni che mi conoscono, e dicono di volermi bene, ma davano per scontato che un giorno avrei procreato.
Nemmeno il giorno in cui dissi che mi sarei iscritta ad architettura invece di farmacia avevano una faccia più delusa.
«E così hai deciso di non darmi dei nipotini.»
Quando recita la parte della vittima, papà è anche peggio della mamma. Come se Alberto e consorte non gliene avessero già sfornati tre, di nipoti. E tutti belli come il sole, che non guasta. Ha perpetuato la specie e ripreso la farmacia: avete già il figlio ideale, lasciatemi vivere! Figlio ideale che si è guardato bene dall’intervenire in mia difesa, il pusillanime. È rimasto zitto e ha continuato a mangiare salsiccia con gli occhi bassi. Vatti a fidare di un fratello maggiore.
Respira! Svuota la mente. Approfitta del sole che ti arrostisce la pelle e smetti di pensare a ieri. Respira, rilassati, approfitta di questo venerdì di ponte. Rilassa… «Ahia!» E questa palla da dove arriva?
Da quel gruppetto no, ne stanno già scalciando una; papà e figlia là giocano a racchettoni: assolti anche loro. Sbucata dal nulla? Ah, no: c’è un biondino con le ginocchia sbucciate che mi fissa da sotto il platano, laggiù. Pantaloncini e berretto di Bluey, esattamente come la palla. Non servono i talenti di Sherlock. Ma non guardarmi con quella faccia, piccolo, ti sembro una di quelle vecchie arpie che bucano i palloni per pura cattiveria? Cos’è, hai parlato con mia madre? Il tono con cui ha sibilato: e io che credevo che i bambini ti piacessero, neanche le avessi annunciato di sognare una carriera da copycat di Erode.
Certo che mi piacciono i bambini, più degli adulti, a volte, ma non sento il desiderio di averne di miei. Non sono nata per fare il genitore, ho un sacco di progetti ma dedicarmi corpo e anima allo sviluppo, protezione, educazione di un piccolo essere umano del tutto dipendente da me non ne fa parte. E mettere al mondo un bambino perché sennò cosa dirà la gente: no grazie. Mi basta veder crescere i miei nipoti e i figli delle mie amiche.
Egoista, questo fa di me un’egoista. Invece, quelli come mia cugina che partoriscono un figlio l’anno perché crescono così in fretta, non ne approfitti mai abbastanza. E poi essere incinta è ogni volta un’esperienza diversa e meravigliosa. E chi se ne frega se devono dormire in tre per stanza, praticano per forza tutti lo stesso sport per avere una tariffa di gruppo e tra qualche anno tireranno la paglia più corta per decidere chi potrà fare l’università e chi dovrà andare a lavorare in un call center.
A quanto pare ci sono diversi gradi di egoismo e quello inaccettabile è il mio.
Basta, sto diventando acida; non posso mettermi anch’io a sindacare le scelte degli altri solo perché lo fanno con me. Devo pensare ad altro, o mi rovino tutto il ponte.
Ancora mi osservi e non ti fidi, Biondino. Neanche se sorrido e ti faccio segno di venire a riprendere la palla? Hai ragione, non mi conosci. Meglio non fidarsi. Guarda, la metto lì. Così posso sorvegliare che non la rubino, ma è abbastanza lontano perché tu possa riprenderla senza dover interagire con me.
Che a quanto pare sono un mostro di solipsismo. Ancora li sento: “Adesso che sei giovane puoi fare l’egoista, quella che non ha bisogno di nessuno, ma vedrai quando sarai vecchia e sola come lo rimpiangerai. Chi si occuperà di te?” Quindi dovrei mettere al mondo dei figli non perché diventino delle persone indipendenti e libere ma per essere sicura di avere dei badanti gratuiti a disposizione quando sarà l’ora. Cosa dicevamo dell’egoismo socialmente accettabile?
Mia madre, poi, da che pulpito! Se penso a quante volte l’abbiamo sentita lamentarsi dei sacrifici fatti per noi, delle privazioni subite per causa nostra…
Mi piacerebbe sapere perché fossero tutti convinti che la maternità rientrasse nei miei progetti. Su quali basi? Forse non mi ascoltano davvero quando parlo. O basta il fatto che sia femmina. Saranno adepti delle scempiaggini retoriche sull’essere madre come realizzazione suprema di una donna. Altrimenti, sei a metà, incompiuta.
A proposito d’incompiuto: hai fatto metà strada, Biondino, fai anche il resto e vieni a riprenderti la palla, su, che a stare al sole si sgonfia. Se vuoi mi giro in là e non ti guardo.
«E Flavio? Cosa ne pensa Flavio? Non credi che a un certo punto soffrirà di non essere padre e ne cercherà una disposta ad avere una famiglia?»
Figurati se non tirava in ballo il pover’uomo, vittima delle mie scelte d’arpia.
«Pensa un po’ che Flavio mi ama per il mio umorismo e non per il mio utero.»
Bella la risposta a effetto, ma devo ammettere che la prima reazione di Flavio quando gli ho detto che mi sarei informata per la chiusura delle tube mi ha un po' ferita.
«Sei sicura? Guarda che poi non potrai più tornare indietro.»
«Ma come, sono sicura? Te l’ho detto quando ci conoscevamo da dieci giorni che non volevo figli, ed eri d’accordo.»
«Sì, ma così è definitivo. E se poi un giorno dovessimo… cambiassi idea?»
No, amore, sono sicura delle mie decisioni. Anche tu convinto che i no delle donne siano volubili?
Da allora ne ha fatta di strada, abbiamo parlato, si è scusato. È dalla mia parte. Anche ieri contro mia madre, e Dio solo sa quanto gli costi scontentare la sua adorata suocera. Però che persino lui abbia messo in dubbio il mio no continua a bruciare.
Ehi! Hai ripreso la palla. Bene. Ma non te ne vai e continui a fissarmi. Che c’è? Ah, un sorriso. Hai deciso che non sono poi così cattiva?
«È la mia palla.»
«Lo so, lo avevo capito. Ho visto che hai anche il berretto di Bluey. Ti deve piacere molto. Hai ragione, piace anche a me.»
«Conosci Bluey? Lo guardi con i tuoi bimbi?»
«No, non ho bambini miei. Lo guardo con i miei nipoti, a volte.»
«Perché non hai dei bambini? La mia mamma ne ha uno nella pancia.»
No, ti prego, un altro inquisitore no. Ho avuto la mia dose ieri, con la grigliata della famiglia Torquemada. Oddio, il telefono che vibra: ancora la genitrice? Ti prego, no. Domani giuro che passo e ricominciamo ma oggi ho bisogno d’aria. Ah, no. Alberto. Viene a Canossa?
«Chi ti manda un messaggio? Il tuo innamorato?»
Ahahah, decisamente sei tagliato per gli interrogatori, Biondino.
«No, è mio fratello.»
«Che cosa dice?»
Ciao Tati, scusa se ieri non sono stato d’aiuto, ma sai come sono pavido di fronte alle scenate parentali. Giuro che stasera passo dai vecchi e li faccio calmare.
«Cerca di tirarmi su di morale perché ieri ho avuto una brutta discussione con qualcuno.»
«È gentile. Ti piace avere un fratello?»
«Sì, è gentile. Non sempre, un po’ come tutti, ma nel complesso è un bravo fratello. Sì, mi piace.»
«Anche la mamma dice che devo essere felice che avrò un fratello, che poi giochiamo insieme e ci vogliamo bene. Vedrai, dice.»
«E non sei convinto?»
«Il mio amico Lollo ha un fratellino e gli rompe tutti i giochi. E gli ha anche disegnato su una delle sue carte Pokemon. Una di quelle forti forti. Con i pennarelli!»
Ahahah, sono inconvenienti che capitano coi fratelli.
«Sì, a volte i piccoli combinano dei pasticci, tu non ne facevi mai?»
«…»
Vedo che rispondere alle domande ti piace meno che farle.
Messaggio di Alberto, di nuovo. Che poi a me fa piacere se non vuoi figli. Posso sbolognare più spesso i miei alla loro zietta adorata.
Scemo! Certo che la zia è disponibile. E non pretende nemmeno che le facciano da badante quando sarà ora, pensa.
«Ma tu li vuoi dei bambini nella pancia?»
Oddio, e adesso come ne esco? Dunque…
«Sai, non tutt…»
«Qual è il tuo colore preferito? Il mio è il verde ramarro. Lo hai mai visto un ramarro? Io uno in montagna dal nonno, me lo ha fatto vedere lui. Sbucava da un buco nel muro…»
Cavoli, a quanto pare a te non fa tutto ‘sto effetto che io non voglia figli. Non è che potresti parlare con mia madre?
«Leo, ma cosa fai, vieni. Lascia stare la signora che vuole prendere il sole in pace.»
Ah, anche tu hai una mamma critica. Ci capiamo.
«Non si preoccupi, non mi disturba. Mi stava parlando di un ramarro, e del suo colore preferito.»
«Oddio, il ramarro! Non gli dia corda, che senò non la smette più. Non ha idea di quanto possa parlare, ci vorrebbe il pulsante per metterlo in pausa.»
«Non c’è problema, lo ascolto volentieri. Davvero.»
«La mamma dice che parlo troppo. E che dico sempre le stesse cose.»
«Ma per me sono nuove, racconta dai.»
«È sicura che non le dia fastidio? Sennò vengo a prenderlo.»
«No, stia seduta. Si riposi, a me fa piacere.»
Non deve mimarmi nessun grazie, è vero che lo faccio volentieri. Mi piacciono i bambini.
Solo, non miei.
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
2Che argomento interessante: delle donne che non vogliono figli non parla mai nessuno, sembrano senza voce.
Fino alla fine ho avuto il timore della fine buonista con lei che si converte alla figliazione un istante prima di farsi chiudere le tube, e invece ho trovato un monologo delicato.
Un monologo che tocca il tema dell'empatia, il rispetto e l'accettazione delle opinioni diverse, un monologo sulla solitudine di una scelta irreversibile.
È la voce di una donna stanca di doversi adeguare, che difende il diritto di scelta fino in fondo. Molto forte é anche il tema di non essere mai stata "vista" davvero.
Mi è piaciuta molto la descrizione che il tuo personaggio fa dei propri famigliari: poche battute per delinearli in maniera chiara e precisa.
Emergono con chiarezza le relazioni fra di loro, le incertezze e le difficoltà.
È così ovvio che una donna debba desiderare dei figli che sembra quasi contro natura la scelta della tua protagonista, tanto da sentirsi in dovere di precisare che i bambini le piacciono, quelli degli altri.
Dal titolo ho pensato di trovare una storia su un "orco" di qualche genere e invece ho trovato un racconto di gradevole lettura con un personaggio simpatico.
La parte migliore per é sil tuo incipit: due frasi ben piazzate che attirano subito la curiosità e obbligano a continuare la lettura per capire di cosa si tratta davvero.
Fino alla fine ho avuto il timore della fine buonista con lei che si converte alla figliazione un istante prima di farsi chiudere le tube, e invece ho trovato un monologo delicato.
Un monologo che tocca il tema dell'empatia, il rispetto e l'accettazione delle opinioni diverse, un monologo sulla solitudine di una scelta irreversibile.
È la voce di una donna stanca di doversi adeguare, che difende il diritto di scelta fino in fondo. Molto forte é anche il tema di non essere mai stata "vista" davvero.
Mi è piaciuta molto la descrizione che il tuo personaggio fa dei propri famigliari: poche battute per delinearli in maniera chiara e precisa.
Emergono con chiarezza le relazioni fra di loro, le incertezze e le difficoltà.
È così ovvio che una donna debba desiderare dei figli che sembra quasi contro natura la scelta della tua protagonista, tanto da sentirsi in dovere di precisare che i bambini le piacciono, quelli degli altri.
Dal titolo ho pensato di trovare una storia su un "orco" di qualche genere e invece ho trovato un racconto di gradevole lettura con un personaggio simpatico.
La parte migliore per é sil tuo incipit: due frasi ben piazzate che attirano subito la curiosità e obbligano a continuare la lettura per capire di cosa si tratta davvero.
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
3Racconto molto carino @Bef ! L’ho letto d’un fiato . Mi è piaciuta la scelta dell’argomento e l’ironia che pervade il testo. Una sorta di pamphlet contro il luogo comune che la maternità sia la scelta “obbligata” e sensata per tutte le donne.
La protagonista ha le proprie idee (e molto chiare) in proposito: lei non vuole figli suoi ma non per questo odia i bambini. Anzi.
L’unica “ombra” l’ho trovata nel dialogo col ragazzino perché, in certi momenti, non mi è sembrato del tutto naturale. Potresti anche “limare” il testo in alcuni passaggi in cui il concetto già molto chiaro e ben espresso viene ripetuto senza aggiungere altro.
Complimenti.
La protagonista ha le proprie idee (e molto chiare) in proposito: lei non vuole figli suoi ma non per questo odia i bambini. Anzi.
L’unica “ombra” l’ho trovata nel dialogo col ragazzino perché, in certi momenti, non mi è sembrato del tutto naturale. Potresti anche “limare” il testo in alcuni passaggi in cui il concetto già molto chiaro e ben espresso viene ripetuto senza aggiungere altro.
Complimenti.
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
4Bef wrote: Mon Aug 05, 2024 4:55 pm«Parli così adesso, vedrai che tra un po’ cambi idea, l’orologio biologico inizierà a fare tic tac tic tac…»Più che stare bene o male, un orologio funziona o no. Le certezze sono ferme o no.
«Il mio orologio sta bene, le mie certezze anche.
Quindi, ti suggerisco:
Il mio orologio funziona, le mie certezze sono ferme.
Bef wrote: Mon Aug 05, 2024 4:55 pmE poi non è vero: da bambina passavi i pomeriggi a giocare ai bambolotti con le tue amiche.»Una delle tue brillantezze narrative... Brava @Bef
È vero. Solo che loro giocavano alla mamma, io ero la pediatra.
Bef wrote: Mon Aug 05, 2024 4:55 pmAncora li sento: “Adesso che sei giovane puoi fare l’egoista, quella che non ha bisogno di nessuno, ma vedrai quando sarai vecchia e sola come lo rimpiangerai. Chi si occuperà di te?” Quindi dovrei mettere al mondo dei figli non perché diventino delle persone indipendenti e libere ma per essere sicura di avere dei badanti gratuiti a disposizione quando sarà l’ora. Cosa dicevamo dell’egoismo socialmente accettabile?Mi suona strano il parlare al singolare della madre e parenti vari, senza dare centralità alla "coppia" di cui ancora non hai parlato, parte determinante
Mia madre, poi, da che pulpito! Se penso a quante volte l’abbiamo sentita lamentarsi dei sacrifici fatti per noi, delle privazioni subite per causa nostra…
nella scelta.
Bef wrote: Mon Aug 05, 2024 4:55 pmSì, ma così è definitivo. E se poi un giorno dovessimo… cambiassi idea?»E comunque, ora che il compagno appare, si nota che non condivide al 100% la decisione di lei, anche se l'accetta come se fosse la donna la destinataria della decisione finale. E della scelta dei mezzi per evitare problemi. Come se, anche questa, fosse la cosa ovvia.
No, amore, sono sicura delle mie decisioni. Anche tu convinto che i no delle donne siano volubili?
Da allora ne ha fatta di strada, abbiamo parlato, si è scusato. È dalla mia parte. Anche ieri contro mia madre, e Dio solo sa quanto gli costi scontentare la sua adorata suocera. Però che persino lui abbia messo in dubbio il mio no continua a bruciare.
Bef wrote: Mon Aug 05, 2024 4:55 pmNon deve mimarmi nessun grazie, è vero che lo faccio volentieri. Mi piacciono i bambini.Carino e spontaneo lo scambio di battute col bambino. Finale in linea con la narrazione.
Solo, non miei.
Scritto con la maestria che mi aspettavo da te, ovvio.

Complimenti, @Bef
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
5Racconto simpatico e divertente, scrittura semplice ed efficace
Ben riusciti la protagonista e il bambino, meno la madre: ho due figlie -avevo chiaro come la pensavano sull'argomento- la sua "ostinazione" riesce poco convincente.
Lo un po' anche il ruolo del marito: costretto alle scuse per quieto vivere o veramente convinto della scelta che non riteneva definitiva?
La parte migliore mi sembra il dialogo conclusivo con il piccolo.
Brava, una prova apprezzabile!
Ben riusciti la protagonista e il bambino, meno la madre: ho due figlie -avevo chiaro come la pensavano sull'argomento- la sua "ostinazione" riesce poco convincente.
Lo un po' anche il ruolo del marito: costretto alle scuse per quieto vivere o veramente convinto della scelta che non riteneva definitiva?
La parte migliore mi sembra il dialogo conclusivo con il piccolo.
Brava, una prova apprezzabile!
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
6ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
7ciao @Bef , mi accodo ai commenti già ricevuti. Noto la tua solita linearità nel raccontare in prima persona che leggevo spesso nelle tue mitiche sfide con @mercy . Sei sempre dolce e regolata, equilibrata. Quello che manca però sono i perché lei non voglia figli. Ti dilunghi tanto a ribattere questa volontà, il contrasto che ne scaturisce, ma mai sei entrata nel merito. Questo manca! E diccelo e falla finita!



Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
8ciao @bef un racconto che si legge d'un fiato, merito della tua capacità di scrittura che riesce a coinvolgere il lettore per il modo diretto, schietto, senza giri di parole nell'affrontare le situazioni.
La parte di dialogo col bambino la trovo molto delicata e si inserisce benissimo. Dà un tono leggero, fiabesco che mette in rilievo la sensibilità della protagonista.
Un buon lavoro
Ciao, alla prossima.
Bef wrote: Mon Aug 05, 2024 4:55 pm«Il mio orologio sta bene, le mie certezze anche. Anzi, per andare sul sicuro, ho appuntamento tra due settimane per la chiusura delle tube.»Un macigno! Avrei voluto vedere le facce degli astanti. Però per arrivare ad affermare una cosa del genere dev'essere stata proprio esasperata. Sarebbero bastate anche la metà delle quindici rimarcazioni sulle aspettative di avere un bambino per intervenire in maniera drastica.
Bef wrote: Mon Aug 05, 2024 4:55 pmE chi se ne frega se devono dormire in tre per stanza, praticano per forza tutti lo stesso sport per avere una tariffa di gruppo e tra qualche anno tireranno la paglia più corta per decidere chi potrà fare l’università e chi dovrà andare a lavorare in un call center.Questo pensiero è di una tristezza inaudita, che fa effettivamente passare la voglia di procreare più di un figlio.
La parte di dialogo col bambino la trovo molto delicata e si inserisce benissimo. Dà un tono leggero, fiabesco che mette in rilievo la sensibilità della protagonista.
Un buon lavoro
Ciao, alla prossima.
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
9Almissima wrote: Tue Aug 06, 2024 12:48 pm Dal titolo ho pensato di trovare una storia su un "orco" di qualche generePensa che inizialmente lo avevo intitolato solo "mi piacciono i bambini" e avevo paura che pensaste di leggere le memorie di un pedofilo. Ma non mi veniva di meglio!
Grazie del commento, @Almissima non so quanto ci sia riuscita, ma ho cercato di affrontare il tema senza essere troppo pesante né troppo superficiale.
@Monica wrote: Tue Aug 06, 2024 3:26 pmL’unica “ombra” l’ho trovata nel dialogo col ragazzino perché, in certi momenti, non mi è sembrato del tutto naturale. Potresti anche “limare” il testo in alcuni passaggi in cui il concetto già molto chiaro e ben espresso viene ripetuto senza aggiungere altro.Sul limare hai assolutamente ragione, e pensa che ho già scremato diverse centinaia di caratteri! Il fatto è che, data la forma scelta, volevo darle una spolverata di "naturale" e, io di sicuro, quando si rimugina da soli su una discussione o un evento spiacevole, capita di ripetere e rivangare gli stessi punti, cercando di confortare il proprio punto di vista e/o il proprio status di vittima. Ma sicuramente trovare il giusto "non troppo né troppo poco" sarà un lavoro lungo. Sul dialogo con il bambino, ahia! Pensa che era la parte di cui ero più soddisfatta, a parte un paio di battute mi era sembrato di averlo reso abbastanza realistico, per quanto funzionale al mio testo. Ci rifletterò, grazie@@Monica

Poeta Zaza wrote: Tue Aug 06, 2024 5:19 pmPiù che stare bene o male, un orologio funziona o no. Le certezze sono ferme o no.Non sono d'accordo, la formulazione della sua risposta era voluta: è un dialogo in cui risponde stizzita a un parente che le fa un'osservazione fuori luogo e grossolana, il senso della sua risposta è un educato "non sono ca**i tuoi", per questo gli dice di non preoccuparsi del suo orologio o cursus biologico, che sta bene com'è, così come le sue certezze. Non ci sono questioni di cosa fa un orologio o di quale verbo si addica a fermezze, il suo è un: mollami!
Quindi, ti suggerisco:
Il mio orologio funziona, le mie certezze sono ferme.

Poeta Zaza wrote: Tue Aug 06, 2024 5:19 pmMi suona strano il parlare al singolare della madre e parenti vari, senza dare centralità alla "coppia"Questo perché sei una persona intelligente e sensata, ma sapessi quanto è ancora diffusa la concezione che "i figli sono una questione delle donne": è colpa della madre se il figlio "viene su male", per i figli abbandonati o maltrattati la colpevole è sempre la madre; una donna che non vuole figli è sempre più malvista di un uomo; l'educazione dei figli è roba della madre; il figlio scapestrato è colpa della madre che lo ha troppo viziato... Le mentalità cambiano ma a passo lento, molto lento

In ogni caso, nel suo caso, era voluto, fa parte del tema che m'interessava accennare.
Grazie della lettura attenta e partecipata, @Poeta Zaza grazie come sempre, anche della "maestria" assolutamente immotivata

@sefora sono d'accordo con te che gli altri personaggi sono trattati in modo molto superficiale, ma è anche un po' insito nella forma che ho scelto: è lei che rimugina delle frasi e degli atteggiamenti che l'hanno ferita. Forse le reazioni non sono nemmeno state così bianche o nere, ma lei le ha percepite così e così le riesamina e critica con sé stessa. Sulla madre, però, farei un bemolle: io ho avuto la fortuna di una buona madre e spero che mia figlia pensi/penserà lo stesso di me, ma sapessi quante ne conosco di madri che non accettano i figli/e per le persone che sono ma si ostinano a criticarli, osteggiarli, trattarli come se dovessero corrispondere alla persona che loro vorrebbero che fossero. Quanta gente che non capisce che i figli non si possiedono ma si sostengono.
Detto questo, il racconto è tutto da rivedere e pensare con calma, se un giorno volessi farne qualcosa, non ci piove

Grazie mille per lettura e commento.
bestseller2020 wrote: Thu Aug 08, 2024 7:33 pmQuello che manca però sono i perché lei non voglia figli.Diciamo che avendo scelto di incentrare il racconto su di lei che rivive la scena coi parenti il giorno dopo, parlando con sé stessa, sarebbe stato molto poco verosimile che si dilungasse su delle ragioni sue che conosce da sempre, altro che infodump!

Ciao @bestseller2020, grazie di lettura e commento, tra l'altro in 50 anni di vita, l'aggettivo "dolce" riferito alla mia persona credo di averlo sentito o letto solo nei tuoi commenti

Kasimiro wrote: Sat Aug 10, 2024 5:24 pmLa parte di dialogo col bambino la trovo molto delicata e si inserisce benissimo.è il solo modo che mi è venuto in mente per uscire dalla pesantezza di un unico monologo interiore in cui abbiamo solo le percezioni e interpretazioni di lei; e di chiudere il racconto senza dover inserire un'auto-morale. Parlare col bambino, cui importa più del ramarro che del fatto che lei non voglia figli, aiuta lei a uscire dal cerchio dell’autocommiserazione e del rancore verso i parenti "insensibili" e il racconto dall'obbligo di una chiusura netta.
Almeno queste erano le mie intenzioni, sull'efficacia della realizzazione bisogna ancora meditare

Grazie @Kasimiro ,
un abbraccio.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)
(Groucho Marx)
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
10La protagonista percorre per tutto il racconto una via controcorrente rispetto al pensiero comune che la società ritaglia per la donna, vista ancora principalmente come moglie e madre. Nonostante le pressione della famiglia la protagonista mantiene salde le sue idee, mostrando una coerenza e un senso di responsabilità che non vacilla alle continue domande che invece di provocarle dubbi e incertezze non riescono a suscitare in lei che insofferenza. Se la figura della donna è ben strutturata con linee precise e con un certo senso di autoironia, il racconto mostra dei punti deboli nella descrizione dei personaggi comprimari, soprattutto la madre, formale e poco incisiva, e il compagno, figura sfumata ma che appare come un accessorio nel prendere una decisione comune così importante. Hai una scrittura scorrevole e piacevole con delle tracce di un buon umorismo. Continuerei su questo percorso. A risentirci.
Re: [CE24] Certo che mi piacciono i bambini
11Ciao @Bef
Ho letto questo tuo bel racconto e ti lascio questo breve commento.
Il racconto Certo che mi piacciono i bambini si presenta come un monologo interiore intimo e riflessivo, che esplora con sensibilità e ironia il conflitto tra le aspettative sociali e le scelte personali, in particolare riguardo alla maternità. Attraverso il flusso di pensieri della protagonista, una donna di circa trentadue anni, il testo affronta temi complessi come l’autonomia individuale, il giudizio familiare e sociale, e il peso delle convenzioni culturali, offrendo uno spaccato realistico e moderno su una questione spesso tabù: la scelta di non avere figli.
Struttura e narrazione
Il racconto è strutturato come un flusso di coscienza, alternando riflessioni interne, dialoghi immaginari con i familiari e un’interazione reale con un bambino al parco, soprannominato “Biondino”. La narrazione in prima persona crea un’immediata connessione con il lettore, permettendo di immergersi nei pensieri, nelle frustrazioni e nell’ironia della protagonista.
L’uso del presente narrativo dà un senso di immediatezza, come se i pensieri della protagonista si formassero in tempo reale mentre è sdraiata al parco, intenta a elaborare gli eventi della grigliata familiare del giorno precedente.La struttura è volutamente frammentata, con passaggi rapidi tra ricordi, dialoghi interiori e osservazioni sull’ambiente circostante.
Questo riflette il tumulto emotivo della protagonista, che oscilla tra rabbia, sarcasmo e momenti di introspezione più pacata.
L’incontro con il bambino e la madre al parco funge da contrappunto narrativo, offrendo un momento di leggerezza e chiusura simbolica che bilancia il tono critico del testo.
Un punto di forza della struttura è la capacità di intrecciare il passato (la discussione familiare) con il presente (l’interazione al parco), creando un arco narrativo che, pur non seguendo una trama lineare, conduce il lettore verso una risoluzione emotiva.
Il finale, con la protagonista che ribadisce il suo affetto per i bambini pur confermando la sua scelta di non averne, chiude il cerchio con una nota di accettazione di sé.
Temi principali
La protagonista, senza nome, è il fulcro del racconto e una figura ben delineata. La sua voce è autentica, oscillando tra sarcasmo, vulnerabilità e determinazione. La sua personalità emerge attraverso il tono colloquiale e ironico, che rende il racconto accessibile ma non banale. È una donna che si conosce profondamente, sicura delle sue scelte, ma ferita dall’incomprensione altrui. La sua decisione di sottoporsi alla chiusura delle tube è un atto di agency radicale, che sottolinea la sua volontà di prendere il controllo del proprio corpo e futuro.
I familiari, pur non essendo fisicamente presenti, sono ben caratterizzati attraverso i ricordi e i dialoghi interiori. La madre è la figura più critica, che incarna il giudizio tradizionale e il ruolo della vittima (“E così hai deciso di non darmi dei nipotini”).
Il padre è meno presente ma altrettanto deludente, mentre il fratello Alberto, pur mostrando un barlume di supporto nei messaggi finali, è descritto come pavido e incapace di difenderla apertamente.
Questi personaggi rappresentano la pressione sociale e familiare che la protagonista deve affrontare.
Il “Biondino” e la sua madre, figure secondarie, aggiungono un elemento di realtà al racconto. Il bambino, con la sua curiosità e il suo candore, rappresenta un’innocenza che contrasta con le accuse di egoismo rivolte alla protagonista.
La madre del bambino, con il suo commento sul voler “mettere in pausa” il figlio, offre un’ulteriore prospettiva sulla genitorialità, mostrando come anche chi ha figli possa trovare il ruolo impegnativo.
Stile e linguaggio
Lo stile del racconto è colloquiale, diretto e intriso di ironia, il che lo rende estremamente efficace nel trasmettere il punto di vista della protagonista. L’uso di espressioni come “famiglia Torquemada” o “copycat di Erode” aggiunge un tocco di umorismo tagliente, che alleggerisce il tono senza sminuire la serietà del tema. Il linguaggio è moderno e quotidiano, con un registro che riflette il modo in cui una donna giovane potrebbe pensare e parlare, rendendo il racconto relatable per un pubblico contemporaneo.
L’alternanza tra monologo interiore e dialoghi (reali o immaginari) crea un ritmo dinamico, che mantiene alta l’attenzione del lettore. I passaggi descrittivi, come la scena al parco o il ricordo della grigliata, sono essenziali ma non invadenti, lasciando spazio ai pensieri della protagonista. L’uso di metafore come l’“orologio biologico” o il “pulsante per mettere in pausa” arricchisce il testo, offrendo immagini vivide che rafforzano i temi trattati.Un aspetto particolarmente riuscito è la capacità del racconto di bilanciare ironia e vulnerabilità.
La protagonista usa il sarcasmo come scudo, ma lascia intravedere momenti di dolore, come quando si sente ferita dalla madre che “casca dalle nuvole” o dal dubbio iniziale di Flavio, il suo compagno. Questa dualità rende il personaggio tridimensionale e il racconto emotivamente coinvolgente.Impatto emotivo e messaggioIl racconto colpisce per la sua onestà e per la capacità di affrontare un tema divisivo senza cadere in cliché o moralismi.
La protagonista non è dipinta come una figura perfetta: ammette di essere “acida” in certi momenti e riconosce i propri limiti, ma difende con fermezza il suo diritto di scegliere. Questo la rende una figura empatica, con cui è facile identificarsi, soprattutto per chi ha mai sentito il peso delle aspettative altrui.Il messaggio del racconto è chiaro: la scelta di non avere figli è valida quanto quella di averne, e nessuno dovrebbe essere giudicato per le proprie decisioni personali.
L’interazione con il “Biondino” al parco serve a ribadire che si può amare i bambini senza desiderare di essere genitori, sfatando il pregiudizio che chi rifiuta la maternità sia freddo o egoista. Il finale, con la protagonista che si offre di ascoltare il bambino, è un momento di catarsi: non solo riafferma la sua posizione, ma dimostra che la sua scelta non la rende meno umana o meno capace di connessioni autentiche.
Punti di forza
Certo che mi piacciono i bambini è un racconto potente e ben scritto, che riesce a trattare un tema complesso con leggerezza e profondità. La protagonista, con la sua voce ironica e vulnerabile, guida il lettore attraverso un viaggio di autodeterminazione e resistenza alle convenzioni sociali. Il testo è efficace nel suscitare riflessione, empatia e, in alcuni momenti, un sorriso complice. La sua forza risiede nella capacità di dare voce a una scelta spesso incompresa, senza cadere in toni polemici, ma offrendo invece un ritratto umano e sfaccettato di una donna che sa chi è e cosa vuole. Con qualche piccolo aggiustamento per arricchire i personaggi secondari e le transizioni, il racconto potrebbe guadagnare ancora più impatto, ma già nella sua forma attuale è una lettura coinvolgente e significativa.
Nel farti i miei complimenti ti mando un affettuoso saluto
Ho letto questo tuo bel racconto e ti lascio questo breve commento.
Il racconto Certo che mi piacciono i bambini si presenta come un monologo interiore intimo e riflessivo, che esplora con sensibilità e ironia il conflitto tra le aspettative sociali e le scelte personali, in particolare riguardo alla maternità. Attraverso il flusso di pensieri della protagonista, una donna di circa trentadue anni, il testo affronta temi complessi come l’autonomia individuale, il giudizio familiare e sociale, e il peso delle convenzioni culturali, offrendo uno spaccato realistico e moderno su una questione spesso tabù: la scelta di non avere figli.
Struttura e narrazione
Il racconto è strutturato come un flusso di coscienza, alternando riflessioni interne, dialoghi immaginari con i familiari e un’interazione reale con un bambino al parco, soprannominato “Biondino”. La narrazione in prima persona crea un’immediata connessione con il lettore, permettendo di immergersi nei pensieri, nelle frustrazioni e nell’ironia della protagonista.
L’uso del presente narrativo dà un senso di immediatezza, come se i pensieri della protagonista si formassero in tempo reale mentre è sdraiata al parco, intenta a elaborare gli eventi della grigliata familiare del giorno precedente.La struttura è volutamente frammentata, con passaggi rapidi tra ricordi, dialoghi interiori e osservazioni sull’ambiente circostante.
Questo riflette il tumulto emotivo della protagonista, che oscilla tra rabbia, sarcasmo e momenti di introspezione più pacata.
L’incontro con il bambino e la madre al parco funge da contrappunto narrativo, offrendo un momento di leggerezza e chiusura simbolica che bilancia il tono critico del testo.
Un punto di forza della struttura è la capacità di intrecciare il passato (la discussione familiare) con il presente (l’interazione al parco), creando un arco narrativo che, pur non seguendo una trama lineare, conduce il lettore verso una risoluzione emotiva.
Il finale, con la protagonista che ribadisce il suo affetto per i bambini pur confermando la sua scelta di non averne, chiude il cerchio con una nota di accettazione di sé.
Temi principali
- Autonomia personale e giudizio sociale: Il tema centrale è la lotta della protagonista per affermare la propria decisione di non volere figli in un contesto familiare e sociale che considera la maternità un dovere quasi imprescindibile per una donna. Il racconto mette in luce il conflitto tra l’autonomia individuale e le aspettative esterne, evidenziando come la scelta di non procreare venga percepita come un atto di egoismo o una deviazione dalla “normalità”. La protagonista si scontra con stereotipi radicati, come l’idea che una donna senza figli sia “incompiuta” o destinata a pentirsi in vecchiaia.
- Critica alle convenzioni culturali: Attraverso il sarcasmo e l’ironia, il racconto decostruisce retoriche comuni sulla maternità, come l’“orologio biologico” o la maternità come “realizzazione suprema” di una donna. La protagonista si interroga su perché la sua scelta venga giudicata mentre altre, come quella di avere figli per motivi sociali o economici, siano accettate senza discussione. Questo doppio standard è evidenziato nel confronto con la cugina che “partorisce un figlio l’anno” senza preoccuparsi delle conseguenze pratiche.
- Identità e ascolto: Un altro tema significativo è la mancanza di ascolto da parte dei familiari, che sembrano ignorare la vera identità della protagonista. La madre, il padre e persino il fratello danno per scontato che la protagonista cambierà idea, come se la sua decisione fosse una fase transitoria. Questo fraintendimento sottolinea una distanza emotiva tra la protagonista e la sua famiglia, che culmina nel dolore per non essere compresa nemmeno da chi dovrebbe conoscerla meglio.
- Relazione con l’infanzia: Il titolo Certo che mi piacciono i bambini è sia ironico che sincero. La protagonista ama i bambini, ma non desidera essere madre. L’interazione con il “Biondino” al parco serve a dimostrare che il suo rifiuto della maternità non deriva da un’avversione per i bambini, ma da una chiara consapevolezza dei propri desideri e limiti. Questo passaggio offre un contrappunto positivo, mostrando la protagonista come una figura empatica e aperta, nonostante le accuse di egoismo.
La protagonista, senza nome, è il fulcro del racconto e una figura ben delineata. La sua voce è autentica, oscillando tra sarcasmo, vulnerabilità e determinazione. La sua personalità emerge attraverso il tono colloquiale e ironico, che rende il racconto accessibile ma non banale. È una donna che si conosce profondamente, sicura delle sue scelte, ma ferita dall’incomprensione altrui. La sua decisione di sottoporsi alla chiusura delle tube è un atto di agency radicale, che sottolinea la sua volontà di prendere il controllo del proprio corpo e futuro.
I familiari, pur non essendo fisicamente presenti, sono ben caratterizzati attraverso i ricordi e i dialoghi interiori. La madre è la figura più critica, che incarna il giudizio tradizionale e il ruolo della vittima (“E così hai deciso di non darmi dei nipotini”).
Il padre è meno presente ma altrettanto deludente, mentre il fratello Alberto, pur mostrando un barlume di supporto nei messaggi finali, è descritto come pavido e incapace di difenderla apertamente.
Questi personaggi rappresentano la pressione sociale e familiare che la protagonista deve affrontare.
Il “Biondino” e la sua madre, figure secondarie, aggiungono un elemento di realtà al racconto. Il bambino, con la sua curiosità e il suo candore, rappresenta un’innocenza che contrasta con le accuse di egoismo rivolte alla protagonista.
La madre del bambino, con il suo commento sul voler “mettere in pausa” il figlio, offre un’ulteriore prospettiva sulla genitorialità, mostrando come anche chi ha figli possa trovare il ruolo impegnativo.
Stile e linguaggio
Lo stile del racconto è colloquiale, diretto e intriso di ironia, il che lo rende estremamente efficace nel trasmettere il punto di vista della protagonista. L’uso di espressioni come “famiglia Torquemada” o “copycat di Erode” aggiunge un tocco di umorismo tagliente, che alleggerisce il tono senza sminuire la serietà del tema. Il linguaggio è moderno e quotidiano, con un registro che riflette il modo in cui una donna giovane potrebbe pensare e parlare, rendendo il racconto relatable per un pubblico contemporaneo.
L’alternanza tra monologo interiore e dialoghi (reali o immaginari) crea un ritmo dinamico, che mantiene alta l’attenzione del lettore. I passaggi descrittivi, come la scena al parco o il ricordo della grigliata, sono essenziali ma non invadenti, lasciando spazio ai pensieri della protagonista. L’uso di metafore come l’“orologio biologico” o il “pulsante per mettere in pausa” arricchisce il testo, offrendo immagini vivide che rafforzano i temi trattati.Un aspetto particolarmente riuscito è la capacità del racconto di bilanciare ironia e vulnerabilità.
La protagonista usa il sarcasmo come scudo, ma lascia intravedere momenti di dolore, come quando si sente ferita dalla madre che “casca dalle nuvole” o dal dubbio iniziale di Flavio, il suo compagno. Questa dualità rende il personaggio tridimensionale e il racconto emotivamente coinvolgente.Impatto emotivo e messaggioIl racconto colpisce per la sua onestà e per la capacità di affrontare un tema divisivo senza cadere in cliché o moralismi.
La protagonista non è dipinta come una figura perfetta: ammette di essere “acida” in certi momenti e riconosce i propri limiti, ma difende con fermezza il suo diritto di scegliere. Questo la rende una figura empatica, con cui è facile identificarsi, soprattutto per chi ha mai sentito il peso delle aspettative altrui.Il messaggio del racconto è chiaro: la scelta di non avere figli è valida quanto quella di averne, e nessuno dovrebbe essere giudicato per le proprie decisioni personali.
L’interazione con il “Biondino” al parco serve a ribadire che si può amare i bambini senza desiderare di essere genitori, sfatando il pregiudizio che chi rifiuta la maternità sia freddo o egoista. Il finale, con la protagonista che si offre di ascoltare il bambino, è un momento di catarsi: non solo riafferma la sua posizione, ma dimostra che la sua scelta non la rende meno umana o meno capace di connessioni autentiche.
Punti di forza
- Autenticità della voce narrante: La protagonista è credibile e ben costruita, con un tono che mescola ironia, frustrazione e introspezione.
- Tematiche attuali: Il racconto affronta un argomento contemporaneo con sensibilità e senza stereotipi, dando voce a una prospettiva spesso inascoltata.
- Equilibrio tra umorismo e serietà: L’ironia alleggerisce il tono, ma non sminuisce la profondità del conflitto emotivo.
- Chiusura efficace: L’incontro con il bambino offre una risoluzione simbolica che rinforza il messaggio senza essere didascalica.
- Sviluppo dei personaggi secondari: Sebbene i familiari siano ben delineati nei ricordi, potrebbero beneficiare di una maggiore complessità. Ad esempio, il fratello Alberto appare solo come “pusillanime” fino al messaggio finale; un accenno alla sua prospettiva potrebbe arricchire il conflitto.
- Transizioni tra scene: Alcuni passaggi, come il salto dal monologo interiore al dialogo con il bambino, potrebbero essere resi più fluidi con qualche dettaglio ambientale o emotivo per ancorare il lettore.
- Esplorazione del contesto: Il racconto si concentra molto sul punto di vista della protagonista; un accenno al contesto sociale più ampio (ad esempio, la pressione culturale in Italia) potrebbe aggiungere profondità senza appesantire la narrazione.
Certo che mi piacciono i bambini è un racconto potente e ben scritto, che riesce a trattare un tema complesso con leggerezza e profondità. La protagonista, con la sua voce ironica e vulnerabile, guida il lettore attraverso un viaggio di autodeterminazione e resistenza alle convenzioni sociali. Il testo è efficace nel suscitare riflessione, empatia e, in alcuni momenti, un sorriso complice. La sua forza risiede nella capacità di dare voce a una scelta spesso incompresa, senza cadere in toni polemici, ma offrendo invece un ritratto umano e sfaccettato di una donna che sa chi è e cosa vuole. Con qualche piccolo aggiustamento per arricchire i personaggi secondari e le transizioni, il racconto potrebbe guadagnare ancora più impatto, ma già nella sua forma attuale è una lettura coinvolgente e significativa.
Nel farti i miei complimenti ti mando un affettuoso saluto
