
“Sbrigatevi, fra cinque minuti passa lo scuolabus” disse la mamma.
“Sì, sì. Cavolo! Non trovo la cartella da disegno. Era qui. L'hai presa tu, Lo so.”
“Ma che ne so io della tua cartella. Io so dov'è la mia.”
“Sempre la stessa storia. Quante volte vi ho detto di preparare tutte le cose la sera prima di andare a letto? Andrai senza cartella” inveì la mamma.
“Io non ci vado. Rimango a casa.”
“No! Ci vai e poche storie. A casa non c'è nessuno.”
“Eccola dov'era, stupida. Non sai neanche dove metti le cose.”
“Per forza, se le sotterrate dai vestiti è dura ritrovarle. Presto, fuori di casa” continuò la mamma.
Appena in tempo per salire al volo sul minibus.
Francy e Lucia erano due gemelle di nove anni. Litigavano perennemente. Non andavano d'accordo su nulla e la mamma doveva cercare di tenerle separate se voleva sopravvivere. Vivevano immerse nella natura da quando avevano un anno. Si erano trasferite dalla città nella casa della nonna, dopo che quest'ultima era improvvisamente sparita insieme alla sua 500 del 72. A nulla valsero mesi di ricerche, decine di uomini con cani molecolari, metaldetector, termocamere, elicotteri. Nulla. Quella zona risultava essere particolarmente impervia e non era la prima volta che qualcuno spariva.
Su una cosa però le gemelle erano particolarmente in sintonia: di notte sentivano il rumore scoppiettante di un vecchio motore che sembrava entrare nella camera e allora Francy, più sensibile, si fiondava nel letto di Lucia e si stringevano forte sotto le coperte.
Ogni volta che lo dicevano alla mamma, questa non ci credeva e aggiungeva: “Sentite, se veramente una macchina fosse entrata nella vostra stanza i primi ad accorgersene sarebbero stati Jack e Mira, a loro non sfugge il benché minimo rumore.” Due trovatelli, giunti da quelle zone dove il randagismo è la norma. Fratello e sorella, si potrebbero definire due gemelli anche se non si usa dirlo tra la stessa cucciolata di animali.
Il vecchio studio della nonna Ada era il luogo in cui passavano la maggior parte del tempo libero. Entravano tutti i giorni e rimanevano sempre incantate di fronte ai suoi quadri dipinti. Grandi tele raffiguranti alberi maestosi, contorti. La maggior parte si compenetravano in una fitta griglia non lasciando spazio alla luce del cielo. A volte scuri, a volte chiari davano un senso tenebroso alla natura. Scatole di tubetti di colore erano accatastate sul tavolo e altri sparpagliati con le tavolozze incrostate. Francy e Lucia sperimentavano su vecchie tele bianche abbandonate i colori ereditati, con pennelli, spatole e le dita. Era il loro angolo creativo. Mettevano a frutto una dote per la pittura, trasmessa dalla nonna, creando anche loro dipinti inevitabilmente rappresentanti alberi e boschi. Un altro momento in cui sembravano in totale sintonia.
Prrrtppppppp brum prrrrtppppp brum brum prrtpppppp
“Hai sentito?”
“Sì, ho sentito. Questa volta sembra ancora più forte.”
“Andiamo a vedere.”
“Ho paura.”
“Dobbiamo risolvere questa questione se non vogliamo che ci tormenti per tutta la vita. I cani dormono e non hanno sentito nulla. Andiamo.”
“Va bene” disse a malincuore Francy.
Uscirono in pigiama nella calda notte estiva seguendo l'eco di quel rombare borbottante.
Si inoltrarono nel bosco buio, fitto fitto, con solo qualche piccolo spiraglio di luce che penetrava dalla luminosità della luna. Stranamente le due sorelle si sentivano a proprio agio nell'oscura boscaglia, guidate solo da quel rumore che ormai era diventato familiare.
Camminarono perdendo il senso del tempo, accompagnate dal dolce frinire dei grilli e dal bubolare cadenzato di rapaci notturni.
Dopo un tempo indefinito videro la luce che prendeva spazio in lontananza. Il bosco lasciava posto a una radura. I borbottio a scoppio, incessante, sembrava aver preso più vigore.
Di fronte a loro si ergeva un capannone con una scritta: Tranciati f.lli Kresller.
“Ma dove siamo finite?” chiese Francy sottovoce.
“Sono quei due gemelli che ogni tanto aiutano la mamma nei lavori a casa.”
“Non lo so ma c'è qualcosa che non mi piace in questo posto.”
“Ascolta, il rumore arriva proprio da quell'edificio diroccato.”
Si avvicinarono abbracciate, decise ad andare fino in fondo alla questione. Entrarono e dalla luce che filtrava dalle alte finestre si intravedevano vecchi trattori arrugginiti, rottami di ruspe, pezzi di aratro. Il rumore era cessato.
“Andiamo, non c'è niente di interessante, è stata solo un'assurda suggestione.” disse Francy.
“Aspetta. Guarda, sotto quei rottami c'è qualcosa.”
“Ma chi se ne frega. Andiamo.”
Uno spesso telone ricopriva un involucro.
Lucia, testarda, volle approfondire. Sollevò la parte a terra lasciando intravedere una piccola ruota.
“Guarda!”
“Cosa, una ruota? E allora? Andiamocene. Ti prego.”
Lucia alzò maggiormente il telo.
“Sembra la macchina della nonna, era proprio così, c'è anche quell'adesivo con quello strano simbolo che si vede anche dalle foto nello studio.”
"È il simbolo della pace" rispose Francy.
Sbang!
Un forte rumore, quasi un boato e le due sorelle vennero investite da un faro abbagliante. Due sagome in controluce apparvero sull'uscio della porta.
"E brave le due mocciose!" partì una voce.
"Sapete che non è carino curiosare a casa degli altri?" seguì un'altra voce che dal profilo scuro sembrava tenere in mano una grossa ascia.
"Sì, sì, cccerto, avete ragione. Andiamo via subito."
"Sì, andiamo, andiamo e scusate il disturbo" continuò l'altra.
"Ci credo che andrete via, ma un pezzettino alla volta... che ne dice Franz?"
"Ah, ah. Hai proprio ragione. Io mi occupo della bionda, Karl."
"Sono tutte e due bionde Franz."
"Maledetta vista, dovrò andare al più presto da un oculista."
"Te l'ho sempre detto anch'io. Ma dovevi proprio prendere il machete dei maiali? Si può rovinare la lama se manchi il bersaglio. Era meglio la motosega o un'altra ascia, ne abbiamo così tante."
"Non ti preoccupare, la riaffilo io, nel caso."
"E non mi dire sempre non ti preoccupare. Intesi? Sono il maggiore e per natura devo preoccuparmi dei fratelli minori."
"Sì, maggiore di cinque minuti."
Nel frattempo, approfittando del battibecco, le due sorelle si erano infilate sotta un trattore. Avevano visto uno spiraglio e si erano fiondate fuori.
"Corri, corri, sorellina."
"Hai visto? Le hai fatte scappare con le tue puntualizzazioni. Ora ci tocca anche correre."
"Un po' di corsa ti farà bene, così butti giù un po' di pancia."
"Sorelline? Stiamo arrivando!" canticchiavano sarcasticamente all'unisono.
"Sbrigati Francy, ci stanno raggiungendo."
"Non ce la faccio più."
"Arriviamo sorelline. Siete pronte per lo spezzatino?" rimpinguava la dose Franz.
"Dai, non fare così che le spaventi" rispose Karl.
"Ahi! Lucia inciampò in un ramo e cadde rovinosamente."
"Presto Lucy, stanno arrivando."
"Non ce la faccio, mi devo essere rotta un piede."
"Cucù, eccomi qui!" Un ampio movimento del braccio fece vibrare l'aria. L'ascia lambì il piede della bambina tranciando la punta della scarpa da ginnastica e con essa un sottile strato di pelle dell'alluce.
Si tirò su come per miracolo e continuò a correre.
"Sbrigati Franz. Pelandrone! Questo lavoro dobbiamo farlo insieme."
Un vento improvviso si alzò facendo smuovere alberi e rami.
"Non ce la faccio più!"
"Arrampichiamoci su quell'albero, è la nostra specialità, ricordi?"
"Ok."
"Karl, non le vedo più."
"Ci credo, anche un bradipo avrebbe corso più veloce di te."
"Senti, ho la pressione alta e il diabete."
"E che cazzo c'entra, li ho anch'io! Va bene, fa lo stesso, renderà più sfiziosa la ricerca" rispose il gemello. "E brave le sorelline. Giochiamo a nascondino e chi viene scoperto muore? gridò con voce stridente Karl.
Le gemelle si erano annidate in cima a una grande quercia, tremanti, strette una accanto all'altra. con le mani premute sulla bocca.
Il vento si fece ancora più incessante.
"Prendi la torcia e illumina tra gli alberi, devono essersi nascoste in alto, tra i rami."
"Sì, fratellino."
Uno, due, tre, un piede a me, la mano a te.
Quattro, cinque, sei, senza testa rimarrai.
Sette, otto, nove, vincerà chi ancor si muove.
"Oh, oh, mi è semblato di vedele due bambine piccine piccine" si rivolse sarcasticamente Franz. O forse era Karl. Difficile dirlo. Non si distinguono di giorno, figuriamoci di notte. Mi sembrava che Franz fosse quello col machete e Karl quello con l'ascia. Ma in fondo poco importa.
"Cosa fate lassù? Scendete che vi accompagniamo a casa" sempre sarcastico quello con l'ascia.
"Sì, dentro due cassettine" rispose a tono quello con il machete.
"Karl, è ora di mettere a frutto le tue doti da taglialegna."
Zuc
Ahhh!
Zuc
Ahhh!
Zuc
Ahhh!
Ogni colpo d'ascia era seguito da un urlo sempre più angosciante proveniente dalla cima dell'albero.
Il grande tronco si stava assottigliando sempre più fino a far scricchiolare il legno.
"Dai che ci siamo."
Si sentì il fruscio di un grande troco che cadeva accompagnato dallo schioppettare dei rami che si portava dietro.
"Eccolo."
"Karl, ma il tronco non si è mosso."
Un altro grande albero stava precipitando alle loro spalle, complice il forte vento. Cadde rovinosamente sul torace di Franz che aveva ancora il machete in mano, fino a ora mai usato, che nella caduta andò a fendere la coscia di Karl recidendo di netto l'arteria femorale.
Franz a terra coi polmoni schiacciati e Karl che perdeva sangue a fiotti, ebbero il tempo di scambiarsi ancora qualche parola.
"Te lo avevo detto di non usare il machete."
"Non ti preoccupare, la lama non si è rovinata."
"Non mi dire più non ti preoccu..."
Francy e Lucia scesero dall'albero con l'unico scopo di allontanarsi il più velocemente possibile da quel luogo.
Sentirono abbaiare in lontananza.
"Jack! Mira! Che piacere rivedervi."
Abbracciarono i loro cagnolini che non avevano avuto problemi a ritrovarle con il loro fiuto, e le condussero a casa.
Tornarono a letto senza che la mamma si accorgesse di nulla.
Si guardarono con complicità, con la promessa di non rivelare a nessuno la terrificante avventura.
Da quel giorno non sentirono più il rumore scoppiettante del motore.
La notizia echeggiò sui giornali e sul web:
Tragedia tra i boschi: due fratelli muoiono schiacciati da un tronco mentre tagliano abusivamente un albero secolare. Nella loro azienda si scopre un traffico di frodo di tronchi pregiati. Indagini in corso anche su alcune ossa che sembrano appartenere a resti umani, trovate in una cassetta di legno.
"Presto, fra cinque minuti passa lo scuolabus."
"Eccoci, siamo pronte mamma."
"Ma cosa è successo alla tua scarpa?"
"Dev'essere stata quella stupida di Francy."
"Ma che cavolo dici! Chi se ne frega delle tue scarpe. Sono orribili. Anzi, forse ora sono più carine. Potresti lanciare la moda delle sneakers estive con presa d'aria" rispose Francy.
"Ok, basta così. Mettine un altro paio, poi oggi ne andremo a comprarne delle altre."
"Va bene."
"Anch'io le voglio però" rispose l'altra.
"Ok. Ora tutte fuori!"
Uscirono strizzandosi l'occhiolino, appena in tempo per l'apertura della porta del minibus.