Come vi comportate con parole come "così/cosí"?
E, in generale, con "sì/sí" e composti (es.: "altresì")?
E come vi comportate quando vi tocca scrivere parole con la ì/í accentata, come "colibrì/colibrí" o "Virzì/Virzí"?
Preferite la versione con la ì o con la í?
Ho visto che su CdM ci sono decine di attestazioni di "cosí", prevalentemente di @Almissima.
Io preferirei la í (cosí, altresí, sí, colibrí…). Tra l'altro, in spagnolo la grafía comune è "colibrí" (e non colibrì).
Il motivo della mia preferenza è il seguente: essendo la I una vocale chiusa (in italiano), e siccome le vocali chiuse si indicano (in italiano) con l'accento acuto (vedi "é" e "ó"), per logica sarebbe corretto "cosí" e non "così". Allora mi chiedo perché l'editor di CdM segna come errori "sí" e composti, e non "sì" e composti.
Come fate con i nomi dei giorni? Lunedì o lunedí, martedì o martedí, mercoledì o mercoledí, giovedì o giovedí, venerdì o venerdí?
E poi ci sono altri casi, come le parole che finiscono in io/ìo/ío (crepitío, sciabordío, cinguettío…). Voi come le scrivete? Crepitio, crepitío o crepitìo, giusto per fare un esempio? E con quelle che terminano in ìa/ía? Grafía o grafìa? Gastroscopìa o gastroscopía?
Posso dire lo stesso con ù/ú, ma è meno comune, tuttavia non mancano esempi come "Belzebù", "Barbablù", il cognome "Magazzù", "Visnù", "Cefalù" (dalla bellezza incommensurabile
), ecc…
Come mai la Treccani e la Crusca scrivono ì e non í? Io finora ho sempre scritto ì (conformandomi alle dette istituzioni), ma se qualcuno mi domandasse "Dysk, perché lo fai?", non mi rimarrebbe altro che citare la vecchia targa di Bologna.
D'altronde se lo chiedeva anche il mitico Marco Masini
E, in generale, con "sì/sí" e composti (es.: "altresì")?
E come vi comportate quando vi tocca scrivere parole con la ì/í accentata, come "colibrì/colibrí" o "Virzì/Virzí"?
Preferite la versione con la ì o con la í?
Ho visto che su CdM ci sono decine di attestazioni di "cosí", prevalentemente di @Almissima.
Io preferirei la í (cosí, altresí, sí, colibrí…). Tra l'altro, in spagnolo la grafía comune è "colibrí" (e non colibrì).
Il motivo della mia preferenza è il seguente: essendo la I una vocale chiusa (in italiano), e siccome le vocali chiuse si indicano (in italiano) con l'accento acuto (vedi "é" e "ó"), per logica sarebbe corretto "cosí" e non "così". Allora mi chiedo perché l'editor di CdM segna come errori "sí" e composti, e non "sì" e composti.
Come fate con i nomi dei giorni? Lunedì o lunedí, martedì o martedí, mercoledì o mercoledí, giovedì o giovedí, venerdì o venerdí?
E poi ci sono altri casi, come le parole che finiscono in io/ìo/ío (crepitío, sciabordío, cinguettío…). Voi come le scrivete? Crepitio, crepitío o crepitìo, giusto per fare un esempio? E con quelle che terminano in ìa/ía? Grafía o grafìa? Gastroscopìa o gastroscopía?
Posso dire lo stesso con ù/ú, ma è meno comune, tuttavia non mancano esempi come "Belzebù", "Barbablù", il cognome "Magazzù", "Visnù", "Cefalù" (dalla bellezza incommensurabile

Come mai la Treccani e la Crusca scrivono ì e non í? Io finora ho sempre scritto ì (conformandomi alle dette istituzioni), ma se qualcuno mi domandasse "Dysk, perché lo fai?", non mi rimarrebbe altro che citare la vecchia targa di Bologna.
D'altronde se lo chiedeva anche il mitico Marco Masini
