4
by Alberto Tosciri
@Ngannafoddi
Condivido ciò che dice @Cheguevara, anche io preferisco uno stile scarno.
Melville, per scrivere il suo Moby Dick fece dei tentativi che non lo soddisfacevano, perché troppo "abbondanti" nella scrittura. Finché gli capitò in mano, casualmente, il diario di bordo di un capitano di una baleniera. Lesse i resoconti di quell'imbarcazione da pesca, di normali pescatori, e rimase incantato da come quel lupo di mare, che non era un letterato, sapesse rappresentare la navigazione e la vita di bordo con pochissime essenziali parole dalle quali traspariva la vita, l'essenza dei pescatori, del loro lavoro, della fatica, delle privazioni, delle punizioni, della rotta, delle condizioni del mare... si sentiva la salsedine e il vento anche senza nominarli.
Ci mise un po' a tentare di impadronirsi di quello stile, penso che ci riuscì bene.
Di contro però do ragione anche a @GiD su una scrittura diciamo più "ricca", che si dilunga.
Gli scrittori dell'Ottocento ne erano maestri; teniamo conto che all'epoca non esistevano i social e se descrivevi un luogo, ad esempio Mompracem di Salgari, non ne sapevi niente da prima e lo scrittore analizzava e mostrava tutto della giungla mentre ci passavano i pirati, dalle piante alle erbe, ai veleni, ai serpenti, alle tribù che ci vivevano, alle loro credenze... Certo bisogna essere capaci di farlo senza propinare mattoni e Salgari nel suo ciclo dei pirati e dei corsari fu senza dubbio un maestro. Quel tipo di libri non si possono sintetizzare con i criteri odierni.
Ho letto degli utili riassunti moderni dell'Iliade e dell'Odissea scritti in prosa, per agevolare nella lettura di vecchie traduzioni come ad esempio quelle di Monti e Pindemonte. Ripeto: sono utili ma non mi piacciono. Per di più gli autori moderni, asserendo di voler far risaltare i fatti umani, hanno completamente levato l'intervento degli dei, che "appesantiva", a sentire loro. Ma per me era invece molto interessante, tutt'al più bisognava leggere con più lentezza e far mente locale, cosa che per me non è una fatica in quanto ho letto fin da bambino, diverse volte, i due poemi e ho "assimilato" i vari interventi divini che riesco a inquadrare subito, senza incepparmi nella lettura.
Diciamo che ci possono essere diverse scuole di pensiero.
Una volta feci un esercizio di scrittura dove lo stesso tema doveva essere trattato in due modi diversi: Descrivi ciò che vedi mentre aspetti l'autobus.
Ci si può sbrigare in qualche riga, cosa c'è da dire infatti? O scrivere cartelle su cartelle. La mia "specialità" era descrivere tutto, anche le cicche e le gomme sull'asfalto che esalava odore di catrame dopo una pioggia estiva... e via di questo passo...
La scrittura è un'esperienza di vita esaltante, in tutti i suoi modi e concezioni.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)