Re: Titolo del libro

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Cheguevara ha scritto: Sai che goduria! Io te farebbe v'de' li mousvird pe'tt'o tell ca 'ccà nn avita frack i chigghiun'. E avast'.
"Chigghiun" mi pari ca l'acchiappavi :)
Forsi a megghiu traduzziuni dâ to sintenza putissi èssiri "Io ti farei vedere i musiverdi (topi?) per farti capire che qua ne abbiamo di biiiiip". ("Ju ti facissi abbídiri i mussivirdi (surci?) pi fàriti capiri ca ccà nn'avemu di biiiiiip"). :)

Si chistu è Rocianapulish, allura mi piaci assai. U linguista Berruto usau macari a palora "polidialettale" a ciancu di "poliglotta", ma pi mía tu nun si un polidialittali, comu dicía Berruto, ma un granni poliglotta.
Vivano tutti li lingui, matri e no! :)
Il Sommo Misantropo

Re: Titolo del libro

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dyskolos ha scritto:
dyskolos

"Chigghiun" mi pari ca l'acchiappavi :)
Forsi a megghiu traduzziuni dâ to sintenza putissi èssiri "Io ti farei vedere i musiverdi (topi?) per farti capire che qua ne abbiamo di biiiiip". ("Ju ti facissi abbídiri i mussivirdi (surci?) pi fàriti capiri ca ccà nn'avemu di biiiiiip"). :)

Si chistu è Rocianapulish, allura mi piaci assai. U linguista Berruto usau macari a palora "polidialettale" a ciancu di "poliglotta", ma pi mía tu nun si un polidialittali, comu dicía Berruto, ma un granni poliglotta.
Vivano tutti li lingui, matri e no! :)
L'esatta traduzione letterale è: "io ti farei vedere i sorci verdi per dirti che qua non dovete rompere i..biip. E basta!" In effetti sarebbe stato più appropriato un "pe' tt'o fe' ustandé" al posto di "pe'tt'o tell". Ma ormai  voce dal sen fuggita...
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Titolo del libro

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dyskolos ha scritto: Brucculinu
La prima volta che ho sentito "i miei parenti di Broccolino" pensavo si trattasse di un paesello siciliano... Ci sono arrivata con molto ritardo :D 
@Nik3004 anch'io trovo che a volte l'inglese suoni meglio, ed è anche più facile da usare in alcuni contesti (tipo quelli musicali, ma anche per esprimere un concetto complesso che in italiano verrebbe reso in modo lungo e contorto). Questo vale anche per altre lingue. Per esempio vedo spesso il termine Doppelgänger, che più figo ed enigmatico di "gemello/sosia che si vede con la coda dell'occhio". Adesso non mi viene manco un esempio, ma in genere sono termini composti che italiano verrebbero male.
Che ne dici per esempio di Witchburning? :P :P 
Oppure la tua storia è ambientata in un mondo indefinito dal sapore anglosassone, e quindi il titolo che hai scelto "accompagna bene" (magari potresti pensare di renderlo in inglese antico...)
Oppure niente, se il titolo prescelto suona bene a te significa che devi usare quello, non c'è verso ;) (d'altronde solo tu conosci la storia, e quindi il titolo che si abbina meglio).
There's no dark side of the moon, really: matter of facts it's all dark...
People First https://testata.decasite.com/: tecnologia, psicologia, società, ecologia, miglioramento personale
Le Fronde del Salice https://www.thegenesispublishing.com/le ... del-salice

Re: Titolo del libro

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julia1983 ha scritto: No soldi no, ma un dizionario Mongolo-nisseno/nisseno-Mongolo di dubbia utilità. Fanne buon impiego. ;)
Ahahah :D
Mi hai ricordato quando su un sito serio vendevano un dizionario bilingue "siciliano-serbocroato / serbocroato-siciliano". Non era uno scherzo, ma ho riso per mezz'ora :D
Okay, utilizzerò il tuo regalo cosí. In estate devo venire a Caltanissetta (da voi caltanissettesi) a sbrigare alcune faccende. Verrò con la mia amica mongola :) Riciclerò a lei il tuo utilissimo dono: magari ci esce qualcosa ;)


@Antares Ci sono anche casi in cui l'italiano non è facilmente traducibile in inglese. Una volta un italiano scrisse su un forum d'inglese: "Come si dice in inglese 'buon lavoro'?". Si scatenò un dibattito furioso tra gli inglesi di madrelingua. Infatti nella cultura anglosassone il lavoro non è mai bello: è una scocciatura, uno lo fa perché non ne può fare a meno :)
In napoletano "lavorare" si dice "faticà(re)". C'è una koinè euro-napoletana ;)

Sarebbe come augurare "buon suicidio" a uno che sta andando a suicidarsi. :) 

Alla fine si misero d'accordo su "have a nice day at your workplace!", che non è proprio "buon lavoro" come lo intendiamo noi, ma tant'è…
Il Sommo Misantropo

Re: Titolo del libro

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@dyskolos caspita, questa non la sapevo. Però ieri, nel vano tentativo di farmi venire in mente qualche esempio di termine straniero intraducibile, mi è uscito questo elenco. Interessante
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Re: Titolo del libro

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Antares ha scritto: mi è uscito questo elenco. Interessante
Molto interessante :)

La 5 ("menefreghista") viene da "me ne frego". Amava dirlo un tizio romagnolo tutto pelato, appassionato di balconi, quello che si affacciava sempre: non ricordo il nome ;) Oggi lo dice un noto politico italiano ex-ministro, ma anche in questo caso non ricordo il nome ;)

Un'origine contigua ce l'ha il "celodurismo" ("… perché noi della lega ce l'abbiamo duro, duro!"). Ogni settimana la Treccani emette "i neologismi della settimana". Lì c'è "celodurismo", "berlusconismo", "salvinismo", ecc… Diciamo che, se non ci fossero i nostri politici, quella rubrica potrebbe chiudere :D
Il Sommo Misantropo

Re: Titolo del libro

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Ah, il celodurismo, che ricordi! :D 
dyskolos ha scritto: Diciamo che, se non ci fossero i nostri politici, quella rubrica potrebbe chiudere :D
Eh già, cosa faremmo senza di loro!
(Senza certi politici, così non generalizziamo ;) )
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Re: Titolo del libro

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Antares ha scritto: Ah, il celodurismo, che ricordi! :D 

Eh già, cosa faremmo senza di loro!
(Senza certi politici, così non generalizziamo ;) )
Probabilmente staremmo meglio o, almeno, meno peggio. Come in un vecchio programma tv di Renzo Arbore: meno siamo, meglio stiamo!
Mario Izzi
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Titolo del libro

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Antares ha scritto: @dyskolos caspita, questa non la sapevo. Però ieri, nel vano tentativo di farmi venire in mente qualche esempio di termine straniero intraducibile, mi è uscito questo elenco. Interessante
Ho letto l'elenco, e in effetti "gattara", "menefreghista" e "qualunquista" sono termini di cui sento molto la mancanza in francese, una perifrasi non rende mai altrettanto bene :)

Però contesto l'intraducibilità di alcune voci dell'elenco:
Il francese "pantouflard" non ha nulla da invidiare al pantofolaio, anzi ha pure il quasi-sinonimo "casanier"

"Pierre, Paul et Jacques" sono i cugini di Tizio, Caio e Sempronio

"Je t'aime bien" si usa esattamente nelle stesse occasioni di "ti voglio bene"

e "l’apéritif dinatoire" suona molto meglio di "apericena" 

(così, tanto per pignoleggiare un po' :asd: )
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Titolo del libro

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julia1983 ha scritto: I'm so sorry. Sono nata su un'isola, ma di fiume. 
Tornando in topic tra pignolerie e affini, il vero fulcro del discorso è: alla fine il titolo del libro in italiano, inglese o mongolo?
[Ho capito. Sei nata al Fatebenefratelli sull'Isola Tiberina a Roma :) ]

Per me, quando è possibile, in generale il titolo va scritto in Italiano. Il mongolo è la mia seconda scelta. Il fatto è che conta di più la lingua in cui è scritto il testo. Se si vuole ottenere la maggiore diffusione possibile, allora l'inglese diventa la prima scelta. Il cinese e lo spagnolo, le mie seconde. Al terzo posto ci metto il portoghese. Al quarto, il siciliano. Al quinto, il sardo. Al sesto, il veneto.

Anche l'esperanto non sarebbe male. Un libro scritto in esperanto forse attrarrebbe più dell'inglese a livello mondiale.
Il Sommo Misantropo

Re: Titolo del libro

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julia1983 ha scritto: mer apr 07, 2021 8:13 pm
Tornando in topic tra pignolerie e affini, il vero fulcro del discorso è: alla fine il titolo del libro in italiano, inglese o mongolo?
Alla fine della fiera (in the end of fair, үзэсгэлэнгийн төгсгөлд) il miglior titolo per un libro è quello che - a parità di fattori etici, estetici, anestetici - ha la maggior capacità di suggestione, il titolo secondo me  vale almeno un 30% nell'attirare l'attenzione di un potenziale lettore. 

Il più delle volte un frequentatore di librerie, soprattutto quello occasionale, sfoglia un libro sullo scaffale proprio perché attratto dal titolo, quindi se lo scopo non riguarda il Sacro Fuoco ma è di natura commerciale non mi farei troppi problemi: il titolo migliore è quello più parac... cioè, più suggestivo.

Del resto lo sanno bene i traduttori dei titoli dei film: Shining era efficace e restò Shining, mentre Deliverance forse non lo era granché e divenne Un tranquillo week end di paura, talmente efficace che è diventato un modo di dire.

Re: Titolo del libro

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Sono tendenzialmente d'accordo con quanto scritto da @ValentinaQ, @mercy e @massimopud (e altri sulla loro lunghezza d'onda).
Approfondisco un attimo i loro discorsi.

Il titolo di un libro dovrebbe essere il più possibile rappresentativo del libro nella sua totalità, così come lo dovrebbero essere tutti gli elementi che costituiscono la comunicazione al pubblico del libro: progetto e grafica della copertina e dell'impaginazione, quarta di copertina. E titolo, appunto.
Questo perché tutti gli elementi citati concorrono nella rappresentazione implicita del testo scritto. Servono a comunicare il testo e ad attrarre il giusto target di riferimento, poiché il fine ultimo di tutte le fasi della produzione di un libro è quello di venderlo, quindi convertire l'apparato in un ritorno economico di qualche tipo.

Il titolo, quindi, per essere davvero efficace, deve saper rappresentare il libro nella sua totalità, nonché attirare il target cui è rivolto.
Da qui ne viene l'utilizzo delle parole migliori e anche della lingua di riferimento. L'utilizzo dell'inglese, o di qualsiasi altra lingua, per il titolo va a circoscrivere principalmente il target, e dà indizi su una parte del contenuto. Un libro tradotto dall'inglese che mantiene il titolo in lingua originale fornisce una panoramica comunicativa di un certo tipo: il titolo originale è in grado di descrivere benissimo il testo che rappresenta, e il rimando alla lingua in cui è stato scritto è necessario per identificare il contesto, oppure per calcare gli usi e costumi differenti da quelli del Paese destinatario, che vengono descritti e portati avanti nell'opera.
Un libro italiano, scritto da un italiano, ma con un titolo inglese (o in altra lingua), invece, è facile che possa comunicare al pubblico – in primo luogo – una qual certa avversione per la lingua madre di riferimento, il che non è certo un bene per le vendite. Quindi, a meno di casistiche molto particolari per cui la lingua straniera deve essere utilizzata (esempio banale per far capire: ambientazione italiana, scrittore italiano, libro in italiano... protagonista straniero, focalizzazione interna su di lui che di italiano non sa niente e deve cercare di muoversi in un ambiente che vede come ostile), è meglio comunicare il testo nella lingua in cui è stato scritto.

Per tornare al tuo esempio di partenza, @Nik3004, "Burn the witch" non è necessario tradurlo in maniera letterale, anche perché "Brucia la strega" può essere letto in due modi differenti, e l'ambiguità – a meno di non volerla ricercare per esigenze specifiche – spesso non porta a una corretta comunicazione. "Brucia la strega" significa "devi bruciare la strega", oppure che "la strega sta bruciando" (un amante della poesia potrebbe leggerla in questo modo, la frase)?
Pertanto non devi pensare di tradurre letteralmente il titolo che, di primo acchito, hai pensato in inglese. L'operazione di traduzione e ricerca del titolo è molto più complessa. Pensa a questo: se il tuo racconto fosse scritto in inglese, bene "Burn the witch"; ora è scritto in italiano, quindi prova a vedere quale potrebbe essere il titolo migliore in italiano, anche slegandoti completamente dal corrispettivo inglese ;)
Beatrice Spada, Graphic & Visual Designer
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Re: Titolo del libro

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dyskolos ha scritto: [Ho capito. Sei nata al Fatebenefratelli sull'Isola Tiberina a Roma :) ]
Esatto, non era difficile da intuire. ;)
massimopud ha scritto: il titolo secondo me  vale almeno un 30% nell'attirare l'attenzione di un potenziale lettore. 
Per me anche il 40% subito dopo la copertina e la quarta di copertina.


Miss Ribston ha scritto: Il titolo, quindi, per essere davvero efficace, deve saper rappresentare il libro nella sua totalità, nonché attirare il target cui è rivolto.
Concordo anche sulla questione del target, utilizzare un particolare slang può catturare ad esempio un target gggiovane. (l'abbondanza di g è voluta, non mi si era incantata la tastiera) o magari una citazione dotta può incuriosire un pubblico più maturo.


Comunque direi che al di la della lingua in cui si sceglie di intitolare un romanzo, salvo eccezioni, è sempre bene far coincidere il titolo con lo stesso idioma del testo e forse forse in caso di traduzione e vendita all'estero mantenere comunque il titolo nella lingua originale (al massimo aggiungere un breve sottotitolo per far comprendere il significato al lettore ignaro, ma solo se necessario ai fini di innalzare il gradimento e l'acquisto che ne consegue).

Re: Titolo del libro

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@julia1983 
Il titolo dovrebbe attrarre, okay. Però secondo me nella scelta del titolo intervengono anche fattori che vanno oltre la decisione sulla lingua (italiano, inglese, francese, catalano, veneto, mongolo o che altro). Ti faccio un esempio personale. Sto scrivendo un romanzo, ma non riesco a trovare il titolo giusto. La lingua è sicuramente l'italiano (e ci mancassi autru!), no doubt. La difficoltà sta nel fatto che un titolo onesto implica una sorta di promessa al lettore. Se io intitolo un libro "Storia di Roma dal 1170 al 1980" il lettore si aspetterà di trovare notizie storiche (e magari lo acquista proprio per quello), ma, se invece parlo solo di astronavi aliene, lo starei prendendo in giro (cosa che non si fa mai e poi mai!). D'altronde, quel titolo "telefona" al lettore una parte del romanzo. Siccome vorrei giocare un po' sull'effetto-sorpresa, però contemporaneamente vorrei dire qualcosa al lettore (un sorta di "semi-telefonata" ;) ), ecco che non riesco a trovare l'equilibrio giusto. La lingua non c'entra niente con il mio dubbio amletico. :)
Il Sommo Misantropo

Re: Titolo del libro

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@dyskolos lungi da me voler ingannare il lettore e neppure telefonargli una parte del romanzo.
Come in tutto ci vuole equilibrio tra indicare di cosa parla almeno in linee generali l'opera e tra giocare sull'effetto sorpresa.
Penso che la soluzione migliore sia mettersi nei panni del lettore medio e chiedersi cosa vorremmo trovare al suo posto, per me funziona sempre.
Poi vale tutto, anche inventare una parola che non significhi niente in nessuna lingua del mondo, ma in linea di massima penso, essendo di madre lingua italiana che per quanto mi riguarda opterò molto spesso per titoli made in Italy (la citazione anglofona non è casuale :P)

Re: Titolo del libro

47
dyskolos ha scritto: @julia1983 
Il titolo dovrebbe attrarre, okay. Però secondo me nella scelta del titolo intervengono anche fattori che vanno oltre la decisione sulla lingua (italiano, inglese, francese, catalano, veneto, mongolo o che altro). Ti faccio un esempio personale. Sto scrivendo un romanzo, ma non riesco a trovare il titolo giusto. La lingua è sicuramente l'italiano (e ci mancassi autru!), no doubt. La difficoltà sta nel fatto che un titolo onesto implica una sorta di promessa al lettore. Se io intitolo un libro "Storia di Roma dal 1170 al 1980" il lettore si aspetterà di trovare notizie storiche (e magari lo acquista proprio per quello), ma, se invece parlo solo di astronavi aliene, lo starei prendendo in giro (cosa che non si fa mai e poi mai!). D'altronde, quel titolo "telefona" al lettore una parte del romanzo. Siccome vorrei giocare un po' sull'effetto-sorpresa, però contemporaneamente vorrei dire qualcosa al lettore (un sorta di "semi-telefonata" ;) ), ecco che non riesco a trovare l'equilibrio giusto. La lingua non c'entra niente con il mio dubbio amletico. :)
@dyskolos, stesso mio dubbio amletico! Il titolo è un incubo. Sono inchiodata, al palo, priva di idee e piena di domande a cui non riesco a dare risposta. Tradire il lettore? Indurlo a credere che stia comprando fragole, e invece poi sono patate!? (Lo so, esempio mortificante!!). Certo, sarebbe un errore imperdonabile, si finirebbe col perderebbe di credibilità. Hai scritto bene: trovare l'equilibrio giusto. Impresa ardua. 
Forse vado leggermente fuori tema rispetto alla discussione originaria, ma a questo punto pongo la domanda. Consigli per come trovare il titolo giusto? Ci sono degli indici, regole generali a cui è bene fare riferimento per non toppare? Per esempio, leggevo da qualche parte che un lavoro utile è quello di scrivere un elenco di tutti i titoli dei romanzi più famosi (o dei nostri autori preferiti) e studiarli per comprendere quale sia il legame col contenuto della storia. Cercare insomma di comprendere quale sia stato il percorso logico e mentale che ha consentito allo scrittore di giungere alla formazione del titolo. 
Che strategia usate di solito? 
Si accettano suggerimenti! 😄

Re: Titolo del libro

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@ioly78 una volta ho fatto il contrario. Sono partita da un titolo e poi ho sviluppato la storia.
Esperimento interessante. Mi sono fatta suggestionare dal titolo e poi ho dipanato tutto lo svolgimento.
Non è andata male.
La tua idea di fare una lista tra titoli di altri non la vedo molto funzionale, perdonami, rischierebbe a mio avviso di condizionare la tua scelta.
Se non vuoi fare al buio come feci io quella volta sopra citata fai sì una lista ma di tue idee senza lasciarti influenzare da altri scrittori, poi gettala nel fuoco e scegli un titolo che non era in elenco. Fidati funziona l'istinto.  

Re: Titolo del libro

49
julia1983 ha scritto: @ioly78 una volta ho fatto il contrario. Sono partita da un titolo e poi ho sviluppato la storia.
Esperimento interessante. Mi sono fatta suggestionare dal titolo e poi ho dipanato tutto lo svolgimento.
Non è andata male.
La tua idea di fare una lista tra titoli di altri non la vedo molto funzionale, perdonami, rischierebbe a mio avviso di condizionare la tua scelta.
Se non vuoi fare al buio come feci io quella volta sopra citata fai sì una lista ma di tue idee senza lasciarti influenzare da altri scrittori, poi gettala nel fuoco e scegli un titolo che non era in elenco. Fidati funziona l'istinto.  
@julia1983 grazie per il suggerimento. In realtà quella di studiare i titoli di altri libri non è una mia idea, l'avevo letto in un blog di scrittura (ora non ricordo il nome però) come uno dei consigli che suggerivano. E in effetti, come hai scritto tu, anch'io credo sia condizionante. Ho un foglio con due/tre bozze di titoli partoriti da me sulla base dell'istinto... beh, a distanza di ore, li rileggo e non mi piacciono proprio! 😣 
Sarebbe stato interessante l'esperimento contrario, essere ispirati da un titolo e costruirci poi una trama... figo! Purtroppo invece mi tocca fare i conti con una storia finita ( in procinto di revisione ) ma orfana di un titolo decente. 😔

Re: Titolo del libro

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Miss Ribston ha scritto: Un libro italiano, scritto da un italiano, ma con un titolo inglese (o in altra lingua), invece, è facile che possa comunicare al pubblico – in primo luogo – una qual certa avversione per la lingua madre di riferimento, il che non è certo un bene per le vendite. 
Potrebbe comunicare un'avversione non per la lingua, ma per un certo provincialismo nostrano, specie se l'opera è influenzata da culture straniere e vuole assumere una connotazione più internazionale. Per ciò che concerne influenze anglosassoni, secondo me funziona un po' come nella musica di consumo. Sempre più spesso, i titoli di album di artisti italiani sono in inglese, nonostante siano cantati in italiano. Per i libri avviene più raramente, ma in generale è una tendenza che sta prendendo piede negli ultimi anni, a prescindere che lo si veda come un bene o come un male.

Ma sbaglio o proprio tu hai pubblicato un libro con un titolo in inglese?   :D

Comunque, una possibilità intermedia sarebbe di inserire un titolo in inglese e un sottotitolo in italiano, che è quello che sto provando a fare io.


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