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5. Nuove speranze 2/2
La donna si avvicina a Mia e la osserva attentamente, come se prima non si fosse accorta della sua presenza, le fa una carezza sui capelli bagnati; la bambina è così stretta alle gambe della madre, che Veronica percepisce il suo battito cardiaco aumentare in reazione al contatto.
Gli occhi della sconosciuta si riempiono di affetto, mentre parla con tono accogliente e materno.
-Vorresti un po' di zuppa calda? Sembri affamata-
La bambina resta in silenzio con gli occhi pieni di confusione, apre la bocca come se volesse parlare, ma poi la richiude senza emettere alcun suono.
Il suo stomaco, però, risponde per lei, emanando un brontolio continuo che riempie il silenzio della stanza.
Lei non parla mai con gli estranei, tuttavia c’è qualcosa di tremendamente invitante nel tono di quella donna, la sua mano morbida sembra un invito a fidarsi, il suo sguardo è caldo come un abbraccio.
Forse, questa volta, si può fare un'eccezione?
Alza la testa verso Veronica e sussurra:
-Posso? -
Ma lei scuote la testa lentamente.
-No, Mia, accontentiamoci del fatto che i signori ci lascino dormire al caldo per questa notte-
Un lampo di delusione attraversa gli occhi della bambina, per la madre è come ricevere una pugnalata dritta al cuore, ma sente di non avere scelta.
Veronica si gira ora verso i due sconosciuti.
-Non ho niente con me tranne un vecchio zaino con vestiti sporchi, non posso ripagarvi in nessun modo. Restiamo a dormire e basta-
La padrona di casa non risponde, si limita a guardarle attentamente; i suoi occhi inquisitori registrano tutto: i vecchi vestiti, la sporcizia, i corpi magri.
Lei ha un maglione pulito, i capelli in ordine e il corpo di una persona abituata a mangiare regolarmente, con fianchi tondi e guance piene; la differenza tra loro è talmente grande, che Veronica si sente costretta ad abbassare lo sguardo, mentre le guance si tingono di rosso e gli occhi bruciano di vergogna.
Infine si decide a parlare.
-Puoi ripagarmi non morendo di fame, vado a scaldare il cibo-
Prima che Veronica possa rispondere, è scomparsa nei meandri della casa.
Mia torna a sedersi su una poltrona, allunga le manine verso il fuoco e osserva rapita i riflessi rossi sulla sua pelle.
Veronica ora è sola con l’uomo e sente salire un senso di agitazione; i ricordi delle altre volte in cui qualcuno si è mostrato disposto ad aiutarla stanno bussando, facendo nascere in lei timori su dei secondi fini.
Quale sarà il prezzo da pagare a fine soggiorno? Ha vissuto abbastanza da sapere che la generosità fine a sé stessa non esiste.
Si avvicina all'uomo, cerca coraggio dentro di sé e richiama la sua attenzione.
-Scusi, Pietro, giusto? -
Lui si gira a guardarla, occhi severi e braccia conserte, terribilmente alto e imponente.
-Sì, cara, e voi siete? Non credo di aver afferrato i vostri nomi-
Veronica sta pensando a come rispondere, non si fida a dare informazioni agli sconosciuti, ma prima che riesca ad aprire bocca, Mia sta parlando con tono allegro
-Io sono Mia! Lei è la mia mamma Veronica! -
Piccola ingenua.
Fulmina sua figlia, che nel frattempo è tornata a osservare il fuoco e nemmeno se ne accorge, sospira.
-Sì, noi siamo Mia e Veronica, mi ascolti Pietro, la prego-
Deglutisce, non riesce a sostenere lo sguardo dell’uomo, lo percepisce così possente da sentirsi inutilmente piccola e insignificante.
Con fatica, trova le parole.
-Immagino vorrete qualcosa in cambio della vostra ospitalità-
Pausa, cerca forza dentro di sé per continuare.
-Non ho veramente nulla con me, dico sul serio -
Si guarda le mani, che iniziano a tremare, osserva i graffi che si è procurata bussando alla porta, apre e chiude i pugni mentre cerca di regolarizzare il respiro, poi stringe gli occhi e si fa forza.
-Di me fate tutto quello che volete-
La voce si incrina, il fiato manca.
-E con tutto, intendo veramente tutto. -
Con uno sforzo immane, rimanda indietro le lacrime.
-Ma mia figlia non vi azzardate a toccarla.-
La voce trema, la frase esce spezzata, voleva apparire sicura e autoritaria; invece, sembra una bambina che confessa le marachelle al padre severo.
Lui la guarda senza parlare, a lungo, poi inspira prima di parlare
-Ragazza, non mi insultare mai più così. -
Se ne va con aria offesa, lasciando Veronica al centro della stanza, angosciata e confusa.
Mia canticchia una canzoncina mentre guarda il fuoco.
La donna porta un vassoio con due piatti fumanti, li poggia sul tavolinetto di fronte al divano e invita le ragazze ad avvicinarsi.
-Mangiate finché è caldo-
Veronica vorrebbe rifiutare, ma prima che possa dire qualcosa Mia ha già mangiato una bella porzione di zuppa.
Il profumo è inebriante, lo stomaco sussulta, non mangia da giorni; alla fine la fame ha la meglio.
Si siede e prende un primo cucchiaio di minestra, è caldo, quasi ustionante; sente il calore che dalla bocca scende in gola, raggiunge lo stomaco e va a propagarsi in tutto il corpo.
Un piacere senza eguali la pervade.
Un cucchiaio, poi un altro, poi ancora, nel giro di pochi minuti si ritrova con il piatto vuoto e lo stomaco pieno, non si era resa conto di quanto fosse veramente affamata.
Soddisfatta di vedere le sue ospiti a stomaco pieno, la donna le guida ora al piano di sopra, dove c’è una stanza libera.
La camera è piccola e puzza di chiuso e polvere; dentro c’è l’essenziale: un letto matrimoniale con sopra un materasso vecchio ma dall’aria morbida, un vecchio armadio di legno, uno specchio sulla parete, una finestra con di fronte una scrivania e una sedia; il pavimento di legno scricchiola sotto i piedi, alle pareti si intravede una carta da parati con motivi floreali.
-Di fianco alla stanza c’è un bagno-
Dice la donna
-Ci sono delle saponette e l’acqua calda, fatevi una doccia-
Mia si fionda in bagno urlando
-Doccia!-
Veronica la segue con rassegnazione, a che servirebbe, ormai, continuare a rifiutare i favori offerti?
Il bagno è piccolo, ci sono i sanitari, una vasca con doccia e un lavandino con poggiati sopra degli asciugamani; il pavimento e le pareti sono cosparsi di piastrelle color acquamarina.
Veronica apre la doccia, nota con piacere che l’acqua è calda sul serio, nel giro di poco si alza una nube di vapore che appanna i vetri e scalda l’intera stanza.
Toglie i vestiti bagnati alla bambina e la aiuta a entrare in vasca, poi la segue.
Mia gioca con l’acqua e fa le bolle, Veronica intanto lascia che per qualche minuto l’acqua le scorra solamente addosso, senza far nulla.
La sente sui capelli, sul viso e su tutto il corpo, il quale reagisce al calore risvegliando i muscoli uno a uno.
Prende una saponetta e strofina bene prima Mia, poi se stessa, fermandosi a contemplare lo sporco che, lentamente, abbandona i loro corpi e si deposita sul fondo della vasca; la pelle che da nera diventa prima rossa, poi candida.
Finita la doccia Veronica si avvolge in un asciugamano che profuma terribilmente di pulito, le sembra la cosa più morbida che abbia mai toccato, le viene quasi da piangere nel sentire la dolce carezza del panno che le avvolge la pelle.
Quello per Mia è troppo grande, la avvolge completamente impedendole di muovere le braccia e le gambe, la piccola ride mentre Veronica la prende in braccio per portarla in camera.
La donna non c’è più, sul letto è stato sistemato un piumone, insieme a due pigiami, uno grande e uno piccolo, una spazzola e un phon. Sopra c’è un biglietto "Usate quello che vi serve senza preoccuparvi di niente. -Maria".
Veronica inizia a pettinare i capelli della figlia, un gesto normale, che ormai credeva perduto; uno dopo l’altro tutti i nodi si sciolgono e la lunga chioma nera della bambina le ricade pulita sulla schiena.
Mentre Veronica la sta inondando di aria calda con il phon, la bambina stremata si addormenta prima che abbia finito; dolcemente le infila il pigiama e la sistema sotto le coperte, senza svegliarla.
La contempla per un po', osservando il suo dolce visino addormentato, le guance rosa e pulite, l'aspetto calmo di chi è andato a dormire a stomaco pieno. Le dà un bacio in fronte e le accarezza i capelli; stasera ci riesce, peccato solo che Mia non se ne accorga.
Quando si mette a letto anche lei, la bambina, profondamente addormentata. non si sveglia; percepisce però il suo calore, girandosi istintivamente verso di lei e poggiandosi sul suo petto.
Veronica ascolta il suo respiro, dolce, regolare e calmante; ha la testa piena di confusione e non sa cosa pensare.
La vita le ha insegnato a non fidarsi mai di nessuno, ha il terrore che la reazione dell’uomo sia stata solo una messinscena; spera che la notte passi in fretta, così se ne andranno presto.
Però sente anche qualcos’altro: un senso di gratitudine; per la prima volta dopo anni una parte di lei si sente al sicuro.
Fuori dalla finestra la tempesta impazza, il vento urla contro il vetro, sbatte con forza i rami; è forse infuriato perché non è riuscito a prenderle?
Non questa sera, pensa. Solo per questa notte, mi sentirò al sicuro.
Torna ora ad ascoltare il dolce respiro della figlia, lasciando che il suo calore contrasti il rumore provocato dal gelo fuori.
Prima che se ne renda conto cade in un sonno profondo e scuro, di quelli senza sogni.
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