Capitolo 5
Vennero i carabinieri. Il maresciallo Jaddanu scese calmo in spiaggia con alcuni dei suoi uomini, circondato da vacanzieri che gli urlavano addosso.
― Faccia questo! Faccia quest’altro! Provveda! Arrestateli! Inaudito! Non torniamo più in questo posto! Ma in che mondo siamo!
Gli abitanti di Bauflores si erano radunati e guardavano in silenzio.
Stadera aveva tagliato l’anguria offrendone uno spicchio a Virginia.
Sirene che suonavano all’impazzata si fermarono con stridore di gomme al limitare della spiaggia.
― La polizia ci mancava ― disse sottovoce il maresciallo Jaddanu, mettendosi il berretto e ponendosi bene in mostra davanti alla capanna di Virginia con al fianco i suoi carabinieri. Un nugolo di poliziotti scese in spiaggia. Erano comandati da un ispettrice con la coda di cavallo bionda e svolazzante mentre correva con impeto, seguita dai suoi uomini. Jaddanu la conosceva di vista. Sapeva che era stata assegnata da poco al vicino commissariato.
― Cosa succede qui? ― domandò l’ispettrice a tutti e a nessuno.
― Quello che vedi. Folklore ― rispose pacato il maresciallo Jaddanu.
― Ci hanno detto che c’era casino in spiaggia. Cosa significa? Lei è il comandante qui ― disse l’ispettrice vedendo il distintivo di comandante di stazione sulla manica sinistra della divisa del maresciallo.
― Puoi anche darmi del tu. Siamo pari grado ― disse calmo Jaddanu.
L’ispettrice si innervosì. Fece per incamminarsi verso la capanna di frasche, dove Virginia, senza rendersi conto del clamore intorno a lei stava gustando l’anguria fresca.
― Cosa vuoi fare? ― disse Jaddanu interponendosi gentile, con il sorriso che spiccava nella barba nera e corta da mediorientale a pochi centimetri dal viso dell’ispettrice, che inghiottì a fatica distogliendo lo sguardo.
― Devo dirti una cosa ispettrice. Posso?
Si appartarono e parlarono sottovoce. La poliziotta ascoltava attonita. Ritornò verso i suoi uomini, si girò verso il maresciallo ― Però non puoi chiamarlo folklore!
― Ho detto una parola che si capisce.
― Dovrebbero saperlo anche gli altri.
― Qualcuno glielo sta dicendo adesso.
Era calato un insolito silenzio sulla spiaggia, sempre invasa da urla e dalle musiche dei bar. Si sentivano le onde del mare frangersi a riva.
I vecchi parlottavano con i turisti, che annuivano. Qualcuno sembrava commosso. Altri paesani si erano avvicinati e a loro volta parlavano con altri turisti, aumentati a vista d’occhio. Ma nessuno protestava più. Un grande silenzio.
Venne Martino, trafelato e ansante, dirigendosi verso la baracca di frasche e il carro del padre.
― No. No. Rovini tutto ― gli disse il maresciallo, bloccandolo con un gesto.
― Ma questa volta mio padre ha fatto davvero un disastro. E c’è pure mio figlio con lui… Ma ha fatto un macello! Cosa può succedere maresciallo?
Si avvicinarono alcuni uomini che stavano arrostendo gli spiedi di capra. Reggevano grandi taglieri di sughero, chiamati taggeri, con un tappeto di foglie di mirto sopra le quali avevano adagiato pezzi di carne di capra arrosto.
― Fateci passare! ― diceva uno di loro, il responsabile della sagra, rosso per il caldo. ― Io ho detto che Stadera era diventato matto e se non chiedo scusa non vivo più! Fateci passare!
In quel momento dalla folla di turisti adunata intorno partì un applauso isolato. Ne seguì un altro, e un altro ancora, poi un applauso scrosciante. I cani si dimenarono guardinghi abbaiando, ma senza essere minacciosi. L’applauso dilagò per tutta la spiaggia.
Virginia si vide arrivare intorno gli uomini con la carne.
― Da parte della santa, Virginia! Che tu possa vivere altri cento anni!
― Grazie alla santa! Oh! Ma che bello! Ditemi: la processione come è andata? C’erano altri carri? Io non sono potuta venire, sono un po’ malata. Ditelo al prete. Cantavo sempre nella processione, ma oggi non potevo. Ma mi confesserò! Ma erano tutti contenti anche se non c’ero, vero? ― Virginia era felice come una bambina, muovendo le gambe magre e bianche coperte dalla sabbia calda, prendendo con gioia qualche pezzo di carne, quella più tenera e succulenta.
Vennero altri uomini con taggeri pieni di carne e ne offrirono ai turisti intorno.
― Offre la santa! ― dissero a qualcuno che chiedeva dove si pagava.
― Offre la santa! In onore di zia Virginia! Però non bevete quella roba in lattina! Bevete questo vino fresco e leggero: offre la santa!
I turisti riaprirono gli ombrelloni intorno al gregge di pecore e si disposero per mangiare, con i paesani che passavano a distribuire la carne e altri il vino.
Qualcuno accese uno stereo a tutto volume. Un carabiniere si avvicinò senza dire una parola. Lo stereo fu spento. Si sentivano le onde del mare, il vociare della gente, le risate dei bambini, la campana della chiesa che suonava.
― Sai perché tutto questo e perché hanno applaudito? ― disse il maresciallo rivolto a Martino.
― No…
― Virginia ha quasi cento anni. Ma le resta poco da vivere. A cento non arriva. I suoi coetanei e quelli poco più giovani lo hanno saputo. E hanno deciso di farle vedere qualcosa della sua ultima festa dell’Assunta. Le hanno ricostruito un pezzo di spiaggia come quando lei era giovane e veniva a farsi il bagno quando portava il bestiame al pascolo. Hanno dato a Virginia qualche attimo di gioia con tutti i riguardi. Non importa se hanno sporcato la spiaggia con le bestie, se qualche ombrellone è caduto, se qualche turista ha urlato. A questo ci penserò io. Importa l’azione che è stata fatta. L’applauso è per Virginia, per i suoi coetanei che hanno organizzato questo.
― Io non ne sapevo niente ― disse Martino.
― Lo so. Non ne sapeva niente quasi nessuno. I vecchi sanno mantenere un segreto, non lo hanno detto nemmeno alle loro mogli.
― Infatti mia madre e le sue amiche non ne sapevano niente.
― Da quello che so ai loro tempi e forse anche oggi gli uomini erano tutti… innamorati di Virginia. Doveva essere una bella donna.
― Non si è mai risposata.
― Trovale oggi persone così.
― Ho capito. Ma mi dica una cosa maresciallo: lei lo sapeva questo?
― Lo vorrei sapere anche io ― disse l’ispettrice, che piantonava il posto.
Il maresciallo si avvicinò a un taggeri e prese un pezzo di carne, facendo cenno ai suoi uomini di servirsi. Poi ne offrì a Martino, all’ispettrice e ai poliziotti, che erano riluttanti.
― Nulla di male. Fidatevi ― disse il maresciallo, ma i poliziotti fecero educatamente cenno di no.
― Ci sono poche carni così al mondo. Queste capre non hanno mai bevuto acqua in vita loro, solo la rugiada delle foglie al mattino. E così continuerà a essere.
L’ispettrice chiese ― Te lo chiedo ancora collega: tu lo sapevi che sarebbe successo questo?
― Mi assumo ogni responsabilità… collega. Fai rapporto. Non è questo il momento ma ti dico che per me le leggi, quelle scritte sulla carta e quelle scritte nel cuore sono sacre. Qui si tratta del cuore e io lo rispetto e lo proteggo.
Stadera si avvicinò con un vassoio di bicchieri di vino. Il maresciallo ne prese uno. ― Qualcuno si fida di noi carabinieri come nei tempi che furono.
Bevve un sorso riponendo il bicchiere nel vassoio. ― Qui c’è un proverbio che dice: Si Deus cheret e sos Carabineris lu permittini. Se Dio vuole e i Carabinieri lo permettono. Se Dio vuole una cosa io sono la sua umile guardia. Non devo, non posso, non voglio oppormi. Per quanto a qualcuno sembri un “casino” .
― Ti hanno insegnato questo all’Accademia? ― disse con fare sostenuto la poliziotta.
In quel momento gli yacht azionarono a intermittenza le loro sirene. Erano stati informati di quanto stava accadendo e mandavano il loro saluto.
Virginia, felice, parlava e mangiava con altre vecchiette che erano venute a trovarla. Discutevano degli avvenimenti epocali della loro vita.
Il maresciallo si levò il berretto, salutò gli yacht che veleggiavano avanti e indietro, voltò il viso sorridente verso l’ispettrice ― Non servono accademie per questo!
Strizzò l’occhio a Stadera e a Kaffettera, che ricambiarono.