Cheguevara wrote: E' l'epoca del "senza"
Cheguevara wrote: pasta e pane senza glutine, latte e formaggi senza lattosio, biscotti senza olio di palma, insaporitori senza sale, succhi di frutta senza zucchero, e via togliendo. L'ultima è il vino senza alcol
Cheguevara wrote: Di tutto, con moderazione e senza eccedere in niente, incluso mezzo bicchiere di vino a pasto, "con" alcol, si intende. 
Fai benissimo,
Che! Dopo aver letto
cioccolato senza cacao ho chiuso bottega! C'è anche il tè deteinato, il caffé decaffeinato, il latte senza lattosio, ecc… Mi fa ridere troppo il caffé decaffeinato: se uno non vuole assumere caffeina, non beva caffé, no? L'unico
senza che tollero è il
senza zuccheri aggiunti. Personalmente cerco di evitare i cosiddetti
cibi ultralavorati (meglio conosciuti con l'antipatico anglismo
cibi ultraprocessati: ogni volta mi aspetto di vedere tribunali, giudici, avvocati e tutto il cucuzzaro, ma niente, boh!), cioè quelli che contengono emulsionanti, correttori di acidità, conservanti, coloranti, agenti lievitanti, ecc… Leggo le etichette e appena trovo cose come
antiossidante: betatartrato di ammonio,
acido l-ascorbico o
carboidrati deossigenati con zuccheri trattati, passo avanti, ma sfido chiunque a percorre la corsia di un supermercato senza leggere
schifezze simili tra gli ingredienti. La cosa più grave è che noi sotto-sotto vogliamo quelle cose: se uno vuole mantenere a lungo un pacco di biscotti sullo scaffale, ci deve mettere il conservante; se uno vuole una cosa gradevole alla vista (così la prossima volta sperabilmente la ricompra), ci deve mettere il colorante; se una cosa è troppo acida, ci deve mettere il correttore di acidità, se una cosa non è abbastanza soffice, ci deve mettere l'emulsionante, ecc… Prova a dare a un bambino una merendina (una vera
schifezza) di un sapore grezzo, di un colore brutto alla vista, non abbastanza soffice, che quello come minimo te lo tira in faccia.
Faccio un esempio: la pasta alimentare non lievita se è senza glutine (è fisicamente impossibile), allora il produttore ci deve mettere un agente lievitante, cioè un additivo chimico che fa male, perché nessuno comprerebbe un prodotto secco. Gli additivi chimici sono da evitare il più possibile, però
chissene?, fanno vendere perché rendono il "cibo" genericamente più gradevole, più gustoso, di un bel colore, più palatabile, ecc… Così l'industria alimentare propera poiché gli additivi chimici costano poco rispetto a un pomodoro, frutta, verdura, patate, carote, farro, grano, segale, avena, ecc… e allora non mettiamo più una ciliegia, che costa troppo, e andiamo di aromi naturali ed estratti di ciliegia allo 0,1%. Poi ci sentiamo male e andiamo dal gastroenterologo, che ti mette in lista e ci si vede tra sei mesi.
Discorso diverso per i celiaci.
Una volta a scuola si studiava educazione civica, poi qualcuno (e sappiamo chi!) l'ha tolta.
Cacioppo il comico una volta in uno
sketch disse più o meno "Negli anni '80, invitare gli amici a cena era un piacere, adesso sembra di essere in clinica. Tanti sono intolleranti a questo o a quello, allergici (per lo più finti) a qualcosa, quello non vuole più di 5g di sale nella pasta, quell'altro è vegano, poi ci sono i fruttariani…"
L'altro giorno ho comprato delle caramelle e poi ho visto che sopra c'era scritto "integratore alimentare", il che è tecnicamente corretto perché stai integrando la tua dieta con la materia di cui è composta la caramella, però rischiamo che, se offri una caramella a un'amica, questa ti dica "Prima devo chiamare il dottore e poi casomai la accetto, grazie! Come sei cariiiiiiiiiiiino, smuààà!"