ivalibri wrote: A riguardo posto alcuni articoli. Metto i link come promemoria per me e per altri utenti eventualmente interessati, non sentitevi in obbligo di commentarli.
https://www.editorialedomani.it/idee/co ... a-bz9emxx7
Premetto che Selvaggia Lucarelli già non mi piaceva per alcuni suoi interventi social (visti mio malgrado, perché i conoscenti li condividevano) che mi parevano tesi solo a "crearsi un personaggio". Ma questo articolo non fa che confermarmi che le mie impressioni, anche solo brevi, sono spesso giuste. Questa persona rivendica il diritto alla paura. Come se chi sostiene l'Ucraina non ne avesse, e per questo si beasse di un invio ininterrotto di armi, fregandosene di ogni rischio.
Scusa, ma l'ho trovato davvero di un livello da tema delle medie. Tutti gli esseri umani hanno paura di fronte a minacce di morte, è normale. Ma se ci facessimo guidare dalla paura non avremmo mai raggiunto nessun miglioramento. Ogni singola lotta per i diritti sociali ha comportato il rischio di morte o carcerazione. Dove saremmo, se nessuno avesse avuto il coraggio? Citando Mandela, "il coraggio non è l'assenza di paura, ma il trionfo su di essa". Ci sono momenti che richiedono coraggio anche se non si vuole, perché se qualcuno aggredisce te o la tua famiglia tu rispondi d'istinto, neanche ci pensi alla questione. Per me è uguale se viene aggredito qualcun altro, davanti ai miei occhi. E la resa dell'Ucraina non è un'alternativa, chiederla solo per sentirsi più tranquilli mi pare fuori dal mondo. Tanto più che sono tre mesi che la Russia sventola la minaccia di guerre mondiali o nucleari, e ormai è lampante che sia un bluff. Di cosa dovremmo aver paura allora, della crisi? Dell'aumento dei costi? Quelli li avremo comunque (il costo dell'energia è aumentato molto prima della guerra), che mandiamo armi o no. Non serve coraggio, solo buon senso.
Il secondo articolo, essendo della stessa autrice, l'ho scorso un po' in fretta, ma mi pare che le sue rimostranze siano sempre le stesse: che l'Ucraina parla troppo di coraggio. Come se ci fosse qualcosa di male di per sé. È una nazione in guerra, aggredita dall'esterno e precaria sul fronte interno, l'unica cosa che può (e deve) fare è cercare di riunire la sua popolazione sotto degli ideali comuni, sotto qualcosa che possa motivarli, o dargli un po' di resistenza e fiducia nel futuro. Ma che caspita dovrebbe fare Zelensky? Dire: "siamo nella m...a, ma forse in qualche modo andremo avanti?" Qualcuno si sentirebbe rincuorato? Non credo. Ricordo, perché non fa mai male, che gli ucraini sono gli
aggrediti, quindi qualunque tentativo di dare fiducia e stabilità ai cittadini, anche se a qualcuno può parere esagerato, è del tutto normale, non certo da criticare.
ivalibri wrote: mentre a un certo punto nelle dichiarazioni del governo ucraino si è cominciato a parlare di un ritorno alle condizioni antecedenti il 2014, mettendo dunque in discussione l'annessione della Crimea.
questo punto è stato ufficialmente riconosciuto come una grossa gaffe dei nostri giornalisti. Zelensky aveva parlato solo di una trattativa che partisse dai confini del 23 febbraio. Qualcuno ha voluto vederci la Crimea (che a quella data era in mano russa) ma lui non ha mai detto niente del genere. Qualcuno ha poi voluto vedere nelle parole di Stoltelberg un tentativo della Nato di interferire, ma lui ha detto solo che la Nato non riconosce la Crimea come russa (come si dice da anni, da parte di quasi tutto il mondo) ma che l'Ucraina è libera di trattare come vuole (sottinteso: se anche volesse cedere la Crimea, ne ha ogni diritto, solo che noi non la riconosceremo). Questa situazione è stata stravolta in modo grottesco (e per me voluto) facendo sembrare che Nato e Usa impedissero all'Ucraina di cercare trattative di pace. Molti giornalisti si sono poi scusati, ma il danno a quanto pare è rimasto.
Ti invito anche a riflettere sull'utente a cui hai risposto che, sebbene con idee che magari condividi, si è iscritto qui, in un forum di scrittura, e come primissima cosa ha risposto a questa discussione...