Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4051
@Silverwillow Nella dittatura ci siamo già passati, ma pare che gli anticorpi, nei decenni, si siano sfilacciati: prima, dopo mani pulite, l'elettorato ha reso possibili i governi di un palazzinaro in odore di mafia e piduista, fregandosene dei macroscopici conflitti di interessi e della morale personale (bunga-bunga, olgettine et similia). Il palazzinaro ha sdoganato i fascisti e i leghisti, due partitini dall'aspetto pittoresco, includendoli nella maggioranza di governo e oggi, a trentun anni di distanza dal famigerato 1994, un governo che più di destra non si può, pieno, per giunta, di incompetenti, a parte le farsesche gaffe quotidiane, fra decreti, leggine ed emendamenti sta creando le premesse per una sostanziosa abolizione dei diritti civili. E i consensi della rana, anziché calare, sono sempre lì, quando addirittura non aumentano. Non mi pare uno scenario confortante.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4052
M.T. wrote: @dyskolos è un fatto che si protesta perché si danno compiti ai figli, genitori che mettono le mani addosso ai professori perché riprendono i loro figli o gli danno un brutto voto. Molto spesso a questi ragazzi non gli si può dire più nulla perché sembrano i padroni del mondo, non bisogna urtare la loro sensibilità. I compiti non si possono più correggere con la penna rossa ma bisogna usare la verde perché altrimenti li si traumatizza. Ma scherziamo?
Piccoli tiranni crescono. Hai ragione, compare. Spesso dico che questo nostro mondo ha soprattutto un problema educativo. Mi domando come saranno i piccoli tiranni di oggi quando, a loro volta, diventeranno genitori, se mai ci diventeranno. In questo senso, basta guardare l'inizio del film idiocracy: stiamo diventando davvero così! Quello di cui parla Luca Bizzarri docet.
Ho visto una scena qualche giorno fa che non dimenticherò mai. Quella mi ha davvero traumatizzato. La mia vicina di casa (anziana), grondante di sudore, proprio bagnata zeppa, con oltre 40 gradi all'ombra, spingeva una bambina di sei anni sulla bicicletta. La mia vicina, vedendomi, disse quasi a giustificarsi «La bambina non sa ancora andare da sola in bici, eh». Intanto la bambina, più alta della nonnina, indossava un vestitino rosa, tutto pulito e stirato, e sulla testa portava delle specie di antenne rosa dipinte come una coccinella. Anche la bicicletta era rosa. Lei, la bambina, ridacchiava mentre la nonnina la spingeva inzuppata di sudore. Ah, la bambina si chiama Mathilde, col TH: lo devi scrivere sennò la bambina si inc… ollerisce :P Quella bambina, alta e pasciuta, non imparerà mai ad andare in bici da sola finché nonni e genitori la spingeranno.
Ricordo ancora come mio padre mi insegnò a nuotare. Mi portò in una spiaggia, mi prese in braccio senza dire una parola e mi buttò nell'acqua alta. Mentre tornava a riva (di spalle) e io annaspavo, mi gridò «Ca**i tuoi se anneghi!» STOP! E io quel giorno, pur di non affogare, imparai a nuotare e ancora oggi nuoto. Mi chiedo che succecerebbe se facessero la stessa cosa a un bimbo di oggi. Come minimo, ti chiamano i Caschi Blu dell'ONU, il 118, il Telefono Azzurro, la Magistratura ti processerebbe per "abuso dei mezzi di correzione" (reato previsto dal codice penale), finiresti sui giornali come orco, contatterebbero il Tribunale Internazionale dell'Aja, eccetera eccetera.

Meno male che oggi abbiamo mamme così, ne sentivamo il bisogno:

Cheguevara wrote: il problema, secondo me, è che in ogni democrazia esistono germi che, in assenza di anticorpi adeguati, finiscono per portare alla dittatura.
È quello che prima chiamavo paradosso della democrazia. Paradossalmente anche abolire la democrazia e instaurare la dittatura è "democratico".
Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4053
Silverwillow wrote: Ai miei tempi ridevamo dei 3 e dei 4.
Io non avrei riso. Pensa che se scendevo sotto il sette mia madre mi faceva una lavata di capo tremenda: già un sei e mezzo per lei era un'insufficienza. Pensa che una volta, in seconda superiore, la maggior parte della classe fece fuga (era un sabato), rimanemmo in classe in quattro. I prof, visto quanti mancavano, dissero "per rispetto degli assenti, non possiamo andare avanti col programma, quindi interroghiamo" (ma v...., rispetto per gente che fa fuga?), quindi furono cinque ore d'interrogazione, tutte in materie differenti. Alla fine delle giornata scolastica, avevo racimolato un nove, due otto, un sette e mezzo e un sei e mezzo (l'interrogazione in italiano su dei poeti non fu il massimo, ma dopo cinque ore d'interrogazione potevo anche avere un calo). Essendo sabato ed essendo a casa dal lavoro i miei mi vennero a prendere e vollero sapere com'era andata. Sentendo i voti, mia amdre fece "ah, hai preso sei e mezzo!" Al che persi la pazienza. "Ho preso un nove, due otto, un sette e mezzo e l'unico che vedi è il sei e mezzo? Sono rimasto a scuola quando quasi tutti hanno fatto fuga, ho avuto interrogazioni in tutte le ore e tutte le materie e mi si viene a fare un appunto perché in una materia ho preso un sei e mezzo?!"
Mi ricorderò sempre la faccia di un paio di genitori che erano lì vicino e assistettero alla scena. La moglie disse al marito "E noi che siamo contenti quando nostro figlio prende cinque perché sono sempre tre e quattro..."  :rofl:
Silverwillow wrote: I ragazzi devono imparare a prendersi le loro responsabilità.
è proprio questo il punto.
Silverwillow wrote: Poi il governo, tanto per cambiare, ha reagito nel modo più goffo e sbagliato possibile, quando c'erano altre strade da provare (e magari fare più bella figura).
Quoto.
E parlando di governo, anche se indirettamente: hanno tagliato delle puntate di Report e poi in prima serata sulle reti RAI ci sono due minuti di rutti. Paghiamo il canone per questa roba. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/10/due-minuti-di-rutti-in-prima-serata-su-rai2-il-pubblico-sinfuria-pago-il-canone-per-farmi-ruttare-in-faccia-cosa-e-successo-nel-programma-di-pino-insegno-e-roberto-ciufoli/8057085/ 
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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4054
dyskolos wrote: Ricordo ancora come mio padre mi insegnò a nuotare. Mi portò in una spiaggia, mi prese in braccio senza dire una parola e mi buttò nell'acqua alta. Mentre tornava a riva (di spalle) e io annaspavo, mi gridò «Ca**i tuoi se anneghi!»
Mi hai fatto tornare in mente uno spettacolo della Mannino  :hihi:
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4055
Cheguevara wrote: i fascisti e i leghisti, due partitini dall'aspetto pittoresco
Come si diceva prima, c'è un problema di qualità dei nostri politici. Pensa che alle ultime elezioni (settembre 2022) nel mio collegio elettorale (Sicilia1) c'era Marta Fascina (35 anni) candidata per la destra, la cui unica qualità era essere la fidanzata (allora) di Berlusconi. Non risulta altro, se non qualche commento sul fatto che Berlu si serviva bene :P Ovviamente non avevo dubbi sulla sua elezione e infatti ora siede alla camera dei deputati ed è segretaria della IV commissione difesa. Cioè decide su robette come NATO, Putin, Netanyahu e compagnia cantante. Se Silver si butta in politica e fonda un partito, io voto per lei e magari mi candido alla camera :D (non succederrà, tranquillo :asd: ). Alla fine devo dare ragione a Pietro Senaldi, che in programma televisivo ammise chiaramente che, se lo stesso provvedimento - quello di cui parlavano, che lui lodava - lo avesse preso un governo di un altro "colore", lui avrebbe protestato. Il politico (e il giornalista d'area) è l'unico "mestiere" in cui puoi dire tutto e il contrario di tutto senza mai pagare pegno.
Ora che il loro riferimento politico è Marta Fascina, i miei coisolani elettori di destra, quando non gli arriva l'acqua per dodici giorni di fila, lo vadano a riferire a Marta!
M.T. wrote: Mi hai fatto tornare in mente uno spettacolo della Mannino  :hihi:
D'altronde lei è una mia conterrOnea e credo di avere capito qual è lo spettacolo a cui ti riferisci :hihi:
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4056
Cheguevara wrote: E i consensi della rana, anziché calare, sono sempre lì, quando addirittura non aumentano. Non mi pare uno scenario confortante.
Sì, però ancora possiamo votare (molti votano male, dalla mia prospettiva, ma è democrazia anche questa) e gli oppositori politici non cadono accidentalmente nei fiumi o dalle scale... Abbiamo la destra al governo, in un periodo oltretutto complicato, ma è stata votata legittimamente, non con urne di vetro e soldati armati ai seggi. Se agisce male, come sta facendo, alle prossime elezioni si cambierà. Gli anticorpi li abbiamo, abbiamo organi appositi che vigilano sulla costituzionalità di leggi e decreti, spesso bocciandoli. Chi ha creato la nostra costituzione era memore degli orrori appena passati e ha fatto davvero il possibile per evitarli in futuro, dobbiamo ringraziare loro se l'Italia è una democrazia imperfetta ma stabile.
M.T. wrote: Io non avrei riso. Pensa che se scendevo sotto il sette mia madre mi faceva una lavata di capo tremenda: già un sei e mezzo per lei era un'insufficienza.
Per me il voto era un numero, non aveva nessun significato. Sapevo che studiando un paio d'ore potevo prendere un otto e compensare. Una volta presi 4 in matematica perché erano settimane che non seguivo, e la prof mi chiamò in disparte, preoccupata e incredula. Quando lo dissi alle mie amiche mi presero in giro: "Ma nooo, dovevi dire che hai consegnato per sbaglio la brutta copia, e fingere di disperarti perché avevi fatto un tema perfetto". Ho riso per un bel po'  :lol: Poi in matematica comunque sono passata, perché voglia di studiare l'estate zero.
I miei non sapevano niente dei miei voti. Un paio di volte, orgogliosa del risultato su un tema magari difficile, ho fatto la stupidaggine di dire a mia mamma che avevo preso 8 o 9. Lei mi ha risposto "Perché non 10, hai sbagliato qualcosa?". Da lì in poi basta, di quel che facevo a scuola non hanno più saputo niente. Ed è meglio così, per tutti, secondo me. Si cresce affrontando momenti buoni e brutti da soli, non con la mamma che va a lamentarsi dal professore.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4057
dyskolos wrote: Una volta mi piaceva studiare i paradossi.
Ma anche le aporie non sono male. Ne ricordo una sull'onnipotenza di Dio: "Dio può creare un macigno talmente pesante da non poter essere sollevato neanche da lui?"
Comunque si risponda, Dio non potrebbe essere onnipotente, perché ci sarebbe almeno una cosa che non potrebbe fare: o creare quel macigno o sollevarlo.
Certo, poi Dio potrebbe anche sbattersene della logica umana e dire: signori, io sono Dio e voi nun sete un ..., perciò prima creo il macigno che non posso sollevare e poi lo sollevo e se mi fate incazzare ve lo scaravento pure in testa come feci 65 milioni di anni fa nello Yucatan.

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4058
Silverwillow wrote: Per me il voto era un numero, non aveva nessun significato.
Hai ragione, questo però lo s'impara crescendo, sono pochi quelli che da giovani lo capiscono. O meglio sono pochi quelli che comprendono che sapere una cosa e saperla mettere in pratica è ciò che conta, che il voto è qualcosa di relativo e dice il giusto; i più o se ne fregano del voto e peggio se ne fregano d'imparare perché tanto in un modo o nell'altro ce la si caverà (cosa purtroppo tipica di tanti italiani) oppure pensano che ciò che conta è il risultato (il voto) e non importa come arrivi (raccomandazioni, copiando, altra cosa tipica italiana).
Vogliono riportare dei brani tratti da Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami che secondo me possono far riflettere sulla cosa.

Ho l’impressione che fondamentalmente il sistema scolastico, e l’idea su cui si basa, in mezzo secolo non si sia evoluto… In qualsiasi materia, c’è da credere che il sistema educativo di questo paese non favorisca lo sviluppo armonioso delle qualità individuali. Ancora oggi inculca la conoscenza seguendo pedestremente i libri di testo e vuole solo far acquisire la tecnica per passare i concorsi di ingresso al livello di insegnamento seguente. E il fatto che alcuni allievi siano ammessi o meno in questa o quella università è motivo di gioia o dolore per insegnanti e genitori. È deplorevole.
…ho l’impressione che 1’obiettivo del sistema scolastico giapponese, quale lo conosco io, sia di formare individui con un carattere «da cane», utili a un sistema cooperativo; anzi, che a volte vada ben oltre, che tenda a formare gente con un carattere «da pecora», gente che si lasci condurre in massa in un luogo designato.
Questa tendenza non appartiene soltanto al sistema educativo, ma credo che si estenda anche al sistema sociale giapponese, basato sulla struttura delle imprese e della burocrazia. E tutto questo – la grande importanza attribuita ai valori espressi in numeri e all’efficacia immediata, la propensione utilitaristica alla «memorizzazione meccanica» – genera danni profondi in diversi campi. Per un certo periodo questo sistema utilitaristico ha funzionato molto bene….tuttavia, quando lo sviluppo economico era ormai alle spalle, quando la bolla è scoppiata sgonfiandosi di colpo, il sistema sociale che spingeva ad «avanzare tutti insieme verso la meta, come una sola flotta» ha terminato di svolgere il suo ruolo…. In qualunque società, naturalmente è necessario che ci sia consenso. Altrimenti le cose non funzionano. Al tempo stesso, bisogna anche rispettare l’eccezione, cioè l’esistenza di un gruppo relativamente limitato che si pone a una certa distanza dal consenso. Inserirlo nel proprio campo visivo. In una società evoluta questo equilibrio è essenziale. Perché dal modo di gestirlo nascono ampiezza di vedute, profondità e capacità introspettiva. Nel Giappone attuale però non mi sembra che la barra del timone sia rivolta in questa direzione, non abbastanza.
Ad esempio, riguardo all’incidente nucleare avvenuto a Fukushima nel marzo del 2011…A causa di quell’incidente nucleare, decine di migliaia di persone hanno dovuto lasciare le loro case e si trovano ora in una condizione senza via d’uscita, senza speranza di poter mai tornare alla loro terra. È una cosa che fa male al cuore. Ciò che ha portato a questo stato di cose, a prima vista è una disgrazia naturale al di là di ogni previsione, e alcune coincidenze gravi e sfortunate. Tuttavia, ciò che ha innalzato l’incidente al livello di una tragedia, a mio avviso è un difetto strutturale del sistema sociale presente e lo squilibrio che ne deriva. L’assenza di responsabilità all’interno del sistema, la totale incapacità di discernimento. L’efficacia perseguita senza ipotizzare la sofferenza di altre persone è un’efficacia nociva per mancanza di immaginazione.
La produzione di energia nucleare è stata promossa come politica nazionale sulla base di un solo argomento, «è utile all’economia», senza che ci venisse data la possibilità di esprimersi a favore o contro, e i rischi impliciti sono stati tenuti nascosti intenzionalmente (rischi che si sono però avverati in varie forme). Il conto questa volta abbiamo dovuto pagarlo noi. Se non facciamo luce sull’aggressività che si trova al cuore di questo sistema sociale, se non mettiamo in chiaro i fattori problematici e non li risolviamo alla radice, causeremo di nuovo lo stesso genere di tragedia.
L’idea che il Giappone, privo di materie prime, abbia bisogno dell’energia nucleare ha forse una sua ragion d’essere. Io per principio sono contrario, ma se venisse attentamente amministrata da qualcuno degno di fiducia, se la gestione venisse severamente sorvegliata da una terza parte all’altezza del compito, se il pubblico fosse informato con precisione, ci sarebbe forse spazio, in una certa misura, per una discussione. Ma un dispositivo che può provocare danni fatali come quelli causati dall’energia nucleare, un sistema potenzialmente tanto pericoloso da distruggere un paese intero (l’incidente di Cernobyl è di fatto una delle cause che hanno portato alla disgregazione dell’Unione Sovietica), quando è controllato da un’impresa commerciale basata sulla «priorità dell’efficacia» e sull’«importanza dei valori espressi in numeri», quando viene indirizzato o guidato da un’organizzazione burocratica che ha perso l’empatia con la natura umana e si regge sulla memorizzazione macchinale e la trasmissione dall’alto verso il basso, allora il pericolo è tale da far rizzare i capelli. Il risultato cui porterà sarà di distorcere la natura, causare danni fisici alla popolazione, far perdere la fiducia nello Stato e privare tanta gente dell’ambiente in cui ha sempre vissuto. Ed è quello che è successo a Fukushima.
Il discorso si è allargato, ma quello che voglio dire è che le contraddizioni del sistema educativo sono direttamente legate alle contraddizioni del sistema sociale. E viceversa. In ogni caso, siamo arrivati a un punto in cui non è più possibile trascurare queste contraddizioni.

I sintomi patologici (credo li si possa chiamare così) di un luogo educativo del genere sono soltanto il riflesso dei sintomi patologici del sistema sociale. La società nel suo insieme ha un suo vigore, e se gli obiettivi sono fissati saldamente, i problemi che si verificano nel sistema scolastico si possono superare con la forza inerente al sistema stesso. Ma se la società perde il suo vigore e qua e là si manifesta un senso di soffocamento, è nei luoghi educativi che questo avviene nella maniera più appariscente e svolge l’azione più forte. La scuola, le aule scolastiche. Perché i bambini, come i canarini che una volta venivano portati nelle miniere, sono le creature che riescono a percepire per prime, con molta sensibilità, la tossicità dell’atmosfera.

Riguardo ai profondi problemi educativi che ingenera una società di questo tipo, priva di sufficienti «vie di fuga», dobbiamo trovare soluzioni nuove. Cioè, andando con ordine, creare luoghi in cui cercarle, queste soluzioni.
Quali?
Luoghi dove l’individuo e il sistema possano muoversi in reciproca libertà e trovare, portando avanti negoziazioni fluide, utili punti di contatto. Spazi dove ciascuno possa stendere liberamente braccia e gambe e respirare a fondo. Dove allontanarsi dal sistema, dalla gerarchia, dall’efficienza, dal bullismo. In parole povere, un rifugio provvisorio, semplice e accogliente. Dove chiunque sia libero di entrare e uscire quando vuole. Una serena zona intermedia tra l’individuo e il gruppo, dove la scelta della posizione da prendere venga lasciata alla discrezione del singolo. Li chiamerei «luoghi per la rinascita dell’individuo»…. sarebbe bello che questi luoghi sorgessero qua e là spontaneamente.
L’ipotesi peggiore è che un organismo tipo un ministero delle Scienze li imponga dall’alto come un sistema. Noi qui stiamo parlando di «rinascita dell’individuo», quindi se il governo cercasse di trovare una soluzione sistematica, si arriverebbe a un vero e proprio capovolgimento del problema, a una specie di farsa.
(Il mestiere dello scrittore. Haruki Murakami. Einaudi Super Et 2018, pag. 116-131).


Intnato la Russia ha schierato tre navi da guerra, compresa una portaerei, nel mar Mediterraneo. C'è da sperare che non succeda quello che è successo con l'Ucraina. Il timore però che possa accadere qualcosa c'è.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4059
M.T. wrote: Intnato la Russia ha schierato tre navi da guerra, compresa una portaerei, nel mar Mediterraneo. C'è da sperare che non succeda quello che è successo con l'Ucraina. Il timore però che possa accadere qualcosa c'è.
Se ti sentono i putiniani, palesi alla Salvini o mascherati alla Travaglio, ti linciano. Riarmo per timore di chi? - dicono -. Dicono che Putin non ha né i motivi, né la voglia di attaccare un qualsivoglia Paese occidentale e che, vista la scarsità della popolazione russa rapportata a un territorio enorme e, per giunta, ricco di materie prime, non gli servono altre terre in cui espandersi. Lo vadano a spiegare ai Paesi Baltici, alla Polonia, alla Finlandia, e a chi, conoscendo la storia, sa che un dittatore, anche meno criminale di Putin, ha bisogno di nemici e di guerre per mantenere il potere e tenere unito il popolo cojone. Io penso che sia necessario armarsi, ma come Europa unita, non come singoli stati e staterelli che dedicano il 5% del PIL all'acquisto di armi, principalmente dagli USA, per rafforzare un'istituzione, la NATO, che dopo l'avvento di Trump ha perso affidabilità per gli alleati europei.  Io spero, appunto, che la UE colga l'occasione per modificare la regola dell'unanimità, che di fatto impedisce di prendere le decisioni importanti, e compattarsi finalmente sia sotto il profilo economico, che militare, per non finire disaggregata e infranta come il vaso di coccio tra i vasi di ferro manovrati dal dittatore e gran criminale Putin, e dall'aspirante dittatore e piccolo criminale Trump. E' la mia opinione, per quello che vale.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4060
Mi scappa da ridere vedendo certe cose. Poi tempo fa, quando il PSG vinse la Champions, fece un plauso all'Inter perché bisogna saper perdere. Insegnamento facile da dare, ma non da mettere in pratica, visto quanto successo ieri sera quando il Chelsea ha surclassato il PSG: alla fine della partita quelli del PSG hanno scatenato una rissa, andando a caccia dei giocatori avversari. Come diceva la canzone dei The Rokes...



:D
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4061
M.T. wrote: Vogliono riportare dei brani tratti da Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami che secondo me possono far riflettere sulla cosa.
È un libro che ho in lista di lettura da tempo, ma aspettavo che passasse l'ondata della moda Murakami, per non esserne condizionata.
Ovviamente in Giappone la situazione è diversa, lì la competizione estrema inizia a scuola e continua anche nel lavoro (ci sono diversi suicidi ogni anno di impiegati troppo stressati da orari e pretese infiniti) però alcuni argomenti toccati sono universali: ad esempio la standardizzazione dell'istruzione contro lo sviluppo individuale. È normale che in certi contesti si debbano mantenere degli standard validi per tutti, sarebbe discriminante il contrario. Il problema sorge quando diventano talmente stretti da essere soffocanti, o quando la società intera che circonda un individuo li condivide. A quel punto prendere un 3 assume un significato che va al di là della scuola.
Io sono stata fortunata, credo. I miei amici avevano le provenienze più disparate, e nessuno era un secchione. I miei genitori lavoravano e gli bastava essere tranquilli che non mi avrebbero bocciata. In ogni classe in cui sono stata ho trovato almeno un professore disponibile a venirci incontro, qualunque problema si avesse. I voti c'erano, ma non erano percepiti come sentenze, anzi, sapere di preciso cosa non si era fatto abbastanza bene era uno stimolo a migliorare la volta dopo, anche da un 9. Ho preso dei dieci in latino e greco solo perché mi dava molto fastidio quel punto in meno per un singolo errore. Non ho certo pensato "è un'ingiustizia", ho pensato "la prossima volta non lo sbaglio quel cavolo di tempo verbale" o quel che era. Ma non perché i voti fossero importanti, era una questione personale.
M.T. wrote: Una serena zona intermedia tra l’individuo e il gruppo, dove la scelta della posizione da prendere venga lasciata alla discrezione del singolo. Li chiamerei «luoghi per la rinascita dell’individuo»…. sarebbe bello che questi luoghi sorgessero qua e là spontaneamente.
Io non ho mai sentito, a scuola, di essere poco libera come individuo. Poi magari negli ultimi trent'anni le cose sono cambiate, ma credo che in Giappone e in Cina ci siano livelli di competizione davvero eccessivi. Ricordo un documentario con bambini di 4-5 anni che avevano un livello in matematica che qui abbiamo forse a 8. Assurdo.
  wrote:E tutto questo – la grande importanza attribuita ai valori espressi in numeri e all’efficacia immediata, la propensione utilitaristica alla «memorizzazione meccanica» – genera danni profondi in diversi campi.
Sono del tutto d'accordo sull'apprendimento mnemonico e utilitaristico, perché non sviluppa il pensiero critico, che è fondamentale perché una società funzioni. La realtà è fatta anche di imprevisti, e nessuna nozione può insegnare ad affrontarli. Sono favorevole che si imparino a memoria le poesie, ma possibilmente calate nel loro contesto e significato. Io molte le ho imparate a memoria ma ne ho capito davvero il significato solo molti anni dopo. Le poesie sono anche musica oltre che letteratura, quindi aiutano ad allenare la memoria e ci accompagnano per tutta la vita, come le canzoni preferite. Io ogni volta che conosco una ragazza di nome Silvia parto in automatico con "Silvia, rimembri ancora..." È un patrimonio culturale comune.
La memorizzazione vale anche per la matematica, la chimica, ecc. Ma io ero la bambina che chiedeva sempre "perché" e non "come funziona, qual è la regola". Ho mollato le materie scientifiche perché nessuno dei professori ha saputo trasmettermi un significato, qualcosa che me le rendesse interessanti. L'ultimo è stato un prof di matematica di terza media, che alla lavagna disegnava un maghetto sopra il segno = nelle equazioni. Non significava granché lo stesso, ma era una cosa simpatica. Si percepiva la passione nell'insegnare.
M.T. wrote: La produzione di energia nucleare è stata promossa come politica nazionale sulla base di un solo argomento, «è utile all’economia»
Murakami è comprensibilmente condizionato dall'incidente, ma l'energia nucleare di ultima generazione è forse più sicura di molte altre fonti. Io la preferirei, piuttosto che comprare gas da paesi come l'Algeria. Ma è un discorso che in Italia non credo si potrà mai fare, perché ci vorrebbero troppi anni e investimenti. Al tempo stesso non facciamo granché con le rinnovabili, che sono ancora una percentuale irrisoria: le pale eoliche non le vuole nessuno perché rovinano il paesaggio, o danno fastidio ai tonni; i pannelli solari sono prodotti in gran parte in Cina, e hanno bisogno dell'"aiutino" l'inverno o se piove. Il petrolio prima o poi finirà, questo è sicuro, mentre il gas è soggetto a speculazioni e alla situazione politica dei paesi produttori. È una questione su cui tutti i governi dovrebbero riflettere, ma tutti rimandano la patata bollente a quelli dopo.
M.T. wrote: Intnato la Russia ha schierato tre navi da guerra, compresa una portaerei, nel mar Mediterraneo
Tutta scena. Ma francamente hanno scocciato con queste dimostrazioni di forza. Si è scocciato perfino Trump, lui e la sua guerra da chiudere in 24 o 48 ore... 
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4064
Questi ragazzi che non vanno a fare l'orale della maturità: perché non siamo numeri, perché i professori non sono empatici...

Tra qualche anno saranno giudicati tutti i giorni, anche solo per cipiglio personale altrui a prescindere dal loro operato. E porteranno questo giudizio a casa - ulteriore peso a giornate depressive -, magari non riuscendo nemmeno a prendere sonno, magari vedendo altri ricevere più di quanto meritano per via di questi stessi giudizi e/o per simpatie personali.
Si chiama lavoro e bisognerà andarci giorno dopo giorno.
Anche se si è numeri.
Anche se gli altri non sono empatici.
Anche se vieni pagato, al contrario della scuola, ma ti rendi conto di non poter permetterti meno di quello che ti offriva la grande pazienza dei genitori.

E capirai che hai dato per scontato l'avere vitto e alloggio fino alla tua indipendenza.
E penserai che non ti sei presentato all'orale perché la vita è ingiusta.
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4065
bwv582 wrote: Questi ragazzi che non vanno a fare l'orale della maturità: perché non siamo numeri, perché i professori non sono empatici...

Tra qualche anno saranno giudicati tutti i giorni, anche solo per cipiglio personale altrui a prescindere dal loro operato. E porteranno questo giudizio a casa - ulteriore peso a giornate depressive -, magari non riuscendo nemmeno a prendere sonno, magari vedendo altri ricevere più di quanto meritano per via di questi stessi giudizi e/o per simpatie personali.
Si chiama lavoro e bisognerà andarci giorno dopo giorno.
Anche se si è numeri.
Anche se gli altri non sono empatici.
Anche se vieni pagato, al contrario della scuola, ma ti rendi conto di non poter permetterti meno di quello che ti offriva la grande pazienza dei genitori.

E capirai che hai dato per scontato l'avere vitto e alloggio fino alla tua indipendenza.
E penserai che non ti sei presentato all'orale perché la vita è ingiusta.
hola, amigo! :lol:
Non pungermi sul vivo, che' mi incazzo, eh! O_-

Assistiamo a un totale fallimento genitoriale, accompagnato dai moderni imbecilli di pedagoghi del "poverino qua, poverino là, bisogna capirlo, bisogna essere empatici-..." col risultato di trovarci per le mani una generazione di ragazzi stupidi, viziati, maleducati e lobotomizzati dai social.
Del resto, ciò è anche il risultato di decenni di riforme deleterie bipartisan della scuola: ora, grazie alla "scuola inclusiva", un diploma (e pure una laurea) non lo si nega a nessuno.
Valditara sbraita ma non si rende conto che se il maturando può permettersi di non sostenere la prova orale è proprio perché è il sistema dei crediti che gli consente ciò.  :lol:
Bisogna ripristinare il sistema Gentile, dove la scuola formava la vera classe dirigente del Paese e se avevi voglia di studiare bene, altrimenti fora do bal!
Ora col tutto è dovuto, tutto è concesso tipico della sinistra la scuola è diventata un parcheggio per figli e un mero diplomificio - e, per citare un collega sociologo, dopo 30 anni di gente che legge la Repubblica eccoti servito un popolo di imbecilli :rotol:

Chicca finale: all'università di Pisa uno studente ingegnere scrive al docente di dargli 18 (all'esame di economia) perché è il suo ultimo esame e deve laurearsi. Dico io, ma che cazzo di pretese hai, ciccio?
Il prof ha risposto pubblicamente che aveva riportato il voto di 14/30 dovuto a gravi errori concettuali.
CIò che mi preoccupa però è la moltitudine di mentecatti che sui social dà ragione a spada tratta allo studente... ma dove siamo arrivati?
Disse il mio mitologico docente di diritto internazionale: vige il diritto allo studio, non il diritto a laurearsi!

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4066
MadTeacher wrote: tutto è concesso tipico della sinistra la scuola è diventata un parcheggio per figli e un mero diplomificio - e, per citare un collega sociologo, dopo 30 anni di gente che legge la Repubblica eccoti servito un popolo di imbecilli :rotol:
Sono d'accordo con il tuo post, eccetto il contenuto di queste due righe. Che cavolo c'entra la sinistra, che dall'avvento del cavaliere del bunga-bunga in poi ha governato a spezzettoni e quasi sempre in marmellate istituzionali? E che i lettori di Repubblica siano imbecilli, significa che bisogna leggere "Il Giornale", "Libero", "Verità" et similia, per affinare le sinapsi godendo di informazione corretta e obiettiva? Va bene tutto, ma anche nelle espressioni di partigianeria il buonsenso dovrebbe creare limiti
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4067
Cheguevara wrote: Sono d'accordo con il tuo post, eccetto il contenuto di queste due righe. Che cavolo c'entra la sinistra, che dall'avvento del cavaliere del bunga-bunga in poi ha governato a spezzettoni e quasi sempre in marmellate istituzionali? E che i lettori di Repubblica siano imbecilli, significa che bisogna leggere "Il Giornale", "Libero", "Verità" et similia, per affinare le sinapsi godendo di informazione corretta e obiettiva? Va bene tutto, ma anche nelle espressioni di partigianeria il buonsenso dovrebbe creare limiti
Totalmente d'accordo. Bel post ma con una macchia :) Mi chiedevo anch'io che diamine c'entra la sinistra con quello di cui si discute. Ormai è una specie di sport nazionale: quando non sai con chi prendertela, che fai? Va di moda tirare in ballo la sinistra. Ma certo! I guai dell'Italia sono responsabilità della sinistra! Gli altri non hanno mai governato! Mai! Per dire, la riforma Gelmini l'ha fatta un pericolosissimo bolscevico. Certo! :P

Uno dei giornali che citi una volta fece una campagna di stampa (ovviamente legittima) contro i migranti con tanto di titoloni tipo "Questi qua ci fregano i soldi!" et similia. Praticamente una giornalista aveva fotografato alcuni pasti, destinati a questo centro di accoglienza, buttati in una pattumiera all'interno del centro. Siccome il centro era vicino a casa mia, ci andai per vedere che era successo. Sai che era successo? Che l'azienda italianissima che gestiva il centro aveva dichiarato, per avere più soldi dallo stato, che c'erano più ospiti e dunque richiedeva maggiori rimborsi. Non ricordo bene i numeri, ma era una cosa come "il centro ospita 150 persone", ma in realtà erano solo cento e così l'azienda italianissima, gonfiando volontariamente i numeri, si pappava più soldi e alcuni pasti in più, quelli con cui l'azienda italianissima aveva fatto la "cresta" fregando soldi a mamma-stato, erano finiti nella pattumiera ;-) Oltretutto l'azienda italianissima consegnava pasti scaduti :P

Una volta un mio amico si sposò con una ragazza che andava fiera di essere fascista e nostalgica di Mussolini. Vestiva tutta di nero con scarpe nere, si tingeva i capelli di nero, si faceva le unghie nere, ecc… giusto per capire la tipa. Eravamo in un bar. A un certo punto, tutti si alzano e vanno fuori (non ricordo il motivo) e al tavolino rimaniamo solo io e la ragazza fascista. Al che le offro una lattina di Cola. Lei mi fa (più o meno) «Ooooooh come sei carino! Grazie per l'offerta, grazie davvero! È buonissima!» e mi stampa un bacetto sulla guancia, poi si fa torva e riprende «…però non posso accettare perché nell'offrirmela hai detto una parola che mi richiama il comunismo e tu sai come la penso». Oh, non l'ha voluta! Si è offesa e non se l'è presa (scusa la rima involontaria)! Non ho bisogno di dire il giornale che soleva leggere, ma non è difficile intuirlo :P

Eh, sì, certuni non di sinistra sono dei geni, ma è tutta colpa della sinistra, eh! :)
Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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Cheguevara wrote: Sono d'accordo con il tuo post, eccetto il contenuto di queste due righe. Che cavolo c'entra la sinistra, che dall'avvento del cavaliere del bunga-bunga in poi ha governato a spezzettoni e quasi sempre in marmellate istituzionali? E che i lettori di Repubblica siano imbecilli, significa che bisogna leggere "Il Giornale", "Libero", "Verità" et similia, per affinare le sinapsi godendo di informazione corretta e obiettiva? Va bene tutto, ma anche nelle espressioni di partigianeria il buonsenso dovrebbe creare limiti
Io ho riportato verbatim la boutade del prof :asd:
Per il resto ho già precisato che la (non)scuola di oggi è il risultato di decenni di riforme bipartisan, non mi sono aizzato solo contro la sinistra. Servirebbe un reset totale e ricostruire l'intero sistema da zero, purtroppo tutto l'occidente è in caduta verticale di valori e pure la scuola riflette l'attuale società di me***

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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Cheguevara wrote: Sono d'accordo con il tuo post, eccetto il contenuto di queste due righe. Che cavolo c'entra la sinistra, che dall'avvento del cavaliere del bunga-bunga in poi ha governato a spezzettoni e quasi sempre in marmellate istituzionali? E che i lettori di Repubblica siano imbecilli, significa che bisogna leggere "Il Giornale", "Libero", "Verità" et similia, per affinare le sinapsi godendo di informazione corretta e obiettiva? Va bene tutto, ma anche nelle espressioni di partigianeria il buonsenso dovrebbe creare limiti
Concordo. La responsabilità non è solo della sinistra ma di tutto il sistema, il che include anche la destra. Raccomandazioni, privilegi, sono dappertutto, ma se ci si guarda, la cosa pende più da verso imprenditori, ricchi, figli di papà e gente di destra, come hanno dimostrato governi come quello attuale e quello Berlusconi. Queste sarebbero alcune delle piaghe da combattere. Si dirà "ma si è sempre fatto così", "è così che va il mondo"; ma se il mondo va male, bisogna allora continuare a farlo andare male?
La colpa di quello che sta succedendo ai giovani d'oggi dipende da come sono stati trattati e cresciuti: a furia di sentirsi dire che sono il futuro, la società dipende da loro, si sono sopravvalutati senza capire che stavano venendo presi in giro per essere sfruttati (vedere nondo del lavoro).

Avevo visto la finale del mondiale per club, ma non avevo seguito la premiazione e così ho scoperto che Trump ha fatto un'altra figuraccia. https://www.ilpost.it/flashes/trump-premiazione-chelsea-mondiale-per-club/
Ma la cosa non finisce qui: si è intascato il trofeo e al Chelsea andrà la copia. Ma qui la colpa è d'Infantino, che ancora una volta ha dimostra di essere sottomesso e venduto a chi ha soldi. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/16/trump-trofeo-mondiale-club-infantino-news/8063168/
MadTeacher wrote: purtroppo tutto l'occidente è in caduta verticale di valori e pure la scuola riflette l'attuale società di me***
Direi che lo è tutta l'umanità. 
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4071
L'Europa dei conservatori ha fatto un passo avanti verso la sudditanza a Donald Baciamilculo Trump. Ursula ritiene giusto un (ulteriore? c'era già il 5%) 15% di dazi, a compensare le ingiustizie precedentemente inferte agli USA dall'Europa parassita. Nel frattempo Israele, col sostegno di Trump e nella pilotata indifferenza dei governi europei (Francia esclusa), continua nel piano di sterminio della popolazione palestinese, e Putin, all'ombra dei diuturni teatrini di finte trattative di pace, accelera l'operazione militare speciale, anche se costa ai militari russi il triplo dei morti ucraini, ma si sa che i soldati, in Russia, sono carne da cannone dai tempi di Stalin. Nel frattempo da noi il costo della vita diventa ogni giorno più insostenibile per chi vive di stipendio o di pensione, fatta eccezione per i signori politici che nel frattempo hanno trovato il modo, aumm aumm, di aumentasi le prebende. E' proprio un bel panorama, non c'è che dire.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4072
Cheguevara wrote: si sa che i soldati, in Russia, sono carne da cannone dai tempi di Stalin
Quoto! Sante parole! Infatti io preferisco definirmi (se proprio devo) anti-stalinista piuttosto che astrattamente anti-comunista.
Cheguevara wrote: E' proprio un bel panorama, non c'è che dire
Aggiungo al panorama oscuro che a FdI, con la signora Meloni a capo, non vogliono togliere la fiamma dal simbolo e nicchiano sull'argomento anche sostenendo che i simboli non contano e conta solo l'azione politica dei partiti. È una bella arrampicata sugli specchi (e faccio i miei più sentiti complimenti a chi l'ha inventata :P ) perché, se i simboli non contano, allora per quale motivo non si mettono "falce e martello" nel simbolo del partito? Ricordo quando protestavano affinché i partiti di sinistra togliessero ogni riferimento a "falce e martello". Risultato? I partiti di sinistra che siedono in parlamento lo hanno fatto, FdI non l'ha mai fatto.

Altra cosa…
Prima dicevano con ironia «Ce lo chiede l'Europa», ora le stesse persone dovrebbero dire «Ce lo chiede Trump», se fossero oneste. Ma evidentemente non lo sono!
Il Sommo Misantropo

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4073
   
Il primo maggio è la festa dei lavoratori, ma in questi ultimi quarant'anni la festa l'hanno fatta ai lavoratori.
Faccio un breve riassunto delle principali tappe della trionfale marcia del capitale.
Hanno cominciato nel 1977 con la legge n.54 (Governo Andreotti) con la soppressione delle feste religiose (S.Giuseppe, Corpus Domini, Ascensione, SS. Pietro e Paolo, ed Epifania, poi recuperata. Festa dell’Unità Nazionale 4 novembre e festa della Repubblica 2 giugno, poi recuperata), perché così aumentavano i giorni di lavoro e quindi il Sacro Graal della produttività.
Nel dicembre 1978 (Governo Andreotti) l’Italia aderisce allo SME (Sistema Monetario Europeo), col risultato di non poter svalutare la lira nei confronti degli altri paesi aderenti e quindi perdendo competitività rispetto a Germania e Francia.
Il 12 febbraio 1981, il Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta (Governo Spadolini) comunica al Governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, la sua volontà di cambiare profondamente la politica monetaria della Banca d’Italia e del Governo italiano. Lo scambio di opinioni che ne segue è esclusivamente epistolare e il Parlamento non è stato mai incluso nella discussione che ha portato al cosiddetto divorzio fra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro (oggi Ministero dell’Economia e delle Finanze, all’epoca suddiviso in due distinti ministeri; Tesoro e Finanze).
I legali del Ministero, a cose fatte, giustificarono l’operato di Andreatta e Ciampi: “la revisione delle disposizioni date alla Banca d’Italia rientrava nella competenza esclusiva del Ministro”.
Fu un tipico esempio in cui agendo nella legalità si produsse illegalità.
Infatti, è evidente che una decisione destinata a cambiare (col senno di poi in maniera tragica) il destino del nostro Paese non dovesse essere assunta da due soli uomini, ma dal Parlamento.
In un articolo pubblicato il 26 luglio 1991 su Il sole 24 Ore l’ex Ministro Andreatta si vantava del proprio operato, definendolo una “congiura”:
“Il divorzio non ebbe allora il consenso politico, né lo avrebbe avuto negli anni seguenti; nato come “congiura aperta” tra il Ministro e il Governatore divenne, prima che la coalizione degli interessi contrari potesse organizzarsi, un fatto della vita che sarebbe stato troppo costoso – soprattutto sul mercato dei cambi – abolire per ritornare alle più confortevoli abitudini del passato”.
Una vera e propria confessione…
Il divorzio si è concretizzato nel luglio 1981, quando la Banca d’Italia non fu più “obbligata” a coprire con l’emissione di moneta i titoli di stato non assorbiti dal mercato.
Nel 1982 il Governo Spadolini II cade a causa dello scontro politico fra il ministro del tesoro Beniamino Andreatta e il ministro delle finanze Rino Formica, proprio su questo provvedimento.
Come funzionava il meccanismo di emissione e collocamento dei titoli di stato italiani prima del luglio 1981?
I titoli di stato sono “obbligazioni emesse dal Ministero dell’Economia e delle Finanze attraverso il Dipartimento del Tesoro”. In parole povere, “debito a termine” usato dagli Stati per finanziare parte del bilancio. Quando lo Stato ha bisogno di liquidità, il Ministero del Tesoro emette cosiddetti titoli di stato.
Prima del luglio 1981, il Ministero del Tesoro emetteva titoli di stato e ne affidava il collocamento alla Banca d’Italia. Il rendimento era predeterminato. Se il collocamento fosse stato incompleto (ovvero se gli acquisti di titoli fossero stati inferiori al totale dei titoli emessi), la Banca d’Italia avrebbe fornito allo Stato la copertura finanziaria necessaria – equivalente al valore dei titoli non collocati - emettendo moneta.
Il punto cruciale è che il tasso di interesse veniva predeterminato dallo Stato.
Il debito pubblico italiano fino al 1981 non ha mai superato il 65% del PIL, una percentuale quasi irrisoria rispetto al debito attuale (135,8% del PIL nel 2024) ma di gran lunga maggiore rispetto alle tendenze precedenti. Infatti, il valore medio del rapporto debito/PIL è del 30% nel periodo 1950-1969 e del 44% nel periodo 1970-1975. Valori assolutamente accettabili e prova del miglior stato di salute economico-finanziaria di cui godeva l’Italia in passato.
Col decreto di San Valentino nel 1984 (Governo Craxi) hanno abolito l'adeguamento automatico dei salari all'inflazione, di fatto comprimendo i salari e lasciandoli senza difese di fronte al caro vita. Il combinato disposto tra adesione allo SME e abolizione della cassa integrazione ha dato avvio alla compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori.
Nel novembre del 1992, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, e mentre principiava lo sconquasso di Mani Pulite, il neo presidente Scalfaro ratifica il Trattato di Maastricht, che prevede un dimagrimento degli stati nazionali e la liberalizzazione dell’economia dei paesi partecipanti.
Nel 1996 (Governo Dini) entra in vigore la prima riforma delle pensioni eliminando il carattere retributivo per le prestazioni pensionistiche di chi iniziava a lavorare in quella data.
Nel frattempo inizia la dismissione dell’immenso patrimonio di società partecipate di stato, dalla SIP all’ENEL, dall’ENI alle Poste Italiane, dalle Ferrovie dello Stato ad Alitalia, passando per porti e aeroporti e autostrade regalati in concessioni decennali o svendute per poche lire.
Nel 1997 col pacchetto Treu (Governo Prodi) e nel 2003 con la legge Biagi (Governo Berlusconi) il lavoro è stato reso precario e interinale e sono state introdotte una cinquantina di figure contrattuali precarie.
Il collocamento statale nel frattempo è scomparso diventando di fatto privato seguendo le direttive europee e attraverso le società di collocamento private si è dato il via anche alla somministrazione del lavoro da parte di queste agenzie (Governo Berlusconi). La pratica del lavoro in affitto dilaga.
La legge Fornero nel 2011 (Governo Monti) ha agganciato l'età pensionabile alla speranza di vita (a prescindere dalla regione di appartenenza con differenze anche di sette anni tra la migliore e la peggiore) portando in una decina d'anni a tre anni lo slittamento in avanti dell'età pensionabile. La legge ha poi trasformato definitivamente il sistema pensionistico da retributivo in contributivo per tutti i nuovi pensionati con la previsione che gli indici di capitalizzazione del montante contributivo da quel momento sarebbero stati decisi dal governo, norma che di fatto ha permesso la loro discesa verso il basso alla bisogna dei conti pubblici e dell'INPS.
Sempre nel 2011 il decreto Sacconi (Governo Monti) ha permesso accordi sindacali al ribasso rispetto ai CCNL (la cui creazione già di fatto ingabbiava le pretesa dei lavoratori a incrementi salariali).
Nel 2014 il decreto Poletti (Governo Renzi) ha consentito di aumentare a dismisura i contratti a tempo determinato e quelli di apprendistato.
Nel 2015 il Jobs Act (Governo Renzi) ha corretto lo Statuto dei Lavoratori di fatto scardinandolo, “perché solo così gli imprenditori possono stare tranquilli” e di fatto licenziare chi gli pare anche con se garantiti da contratti a tempo indeterminato, che di fatto da quel momento cessano di essere una garanzia di stabilità.
Da ultimo il Governo Meloni ha abolito il reddito di cittadinanza perché troppo oneroso e favorito ulteriormente l'uso di contratti a termine e ha innalzato a un minimo di 25 anni di contributi versati il requisito minimo per poter richiedere la pensione di vecchiaia dai precedenti 20 anni.
I requisiti delle pensioni di anzianità erano invece già stati aumentati dalla legge Fornero.
Come se ciò non bastasse nel 1999 abbiamo adottato l'euro come moneta nazionale (in vigore dal primo gennaio 2002) Governo Prodi.
L’obiettivo dell'adozione dell'euro è sempre stato quello di favorire un sistema economico mercantilista fortemente orientato alle esportazioni. Cioè il modello tedesco su cui è stata costruita l’Unione Europea.
Un modello già insostenibile di suo e che all’Italia ha chiesto un tributo di sangue anche maggiore a causa di una moneta, l’euro, che mentre era per noi troppo forte, era invece troppo debole per i nostri maggiori concorrenti. Vale a dire per la Germania.
Cosa che ci ha obbligati (si tratta di scelte politiche, non del destino cinico e baro) a contenere violentemente la domanda interna attraverso una marcata deflazione salariale. D’altronde se non si può svalutare la moneta, si è costretti a svalutare i salari.
Come se non bastasse il Governo Prodi ha accettato una parità euro lira a 1936,67 lire di fatto facendo aumentare quasi del 100% i prezzi al consumo (non rilevati dall’inflazione perché misurata nella nuova moneta) al momento del suo ingresso.
Poi, per la festa dei lavoratori, escono le tabelle ISTAT col nuovo record di occupazione, vero vanto del governo Meloni.
A proposito di questi record.
Lasciamo perdere che l’ISTAT – adattandosi ovviamente alle normative comunitarie – calcola occupato chi nella settimana dell’indagine sulle forze lavoro abbia lavorato anche solo un’ora e anche se non pagato. L’occupazione è effettivamente cresciuta passando dai 22,2 milioni di occupati del 2012 ai 24 milioni del 2024.
Bisognerebbe però chiedersi: quale occupazione?
Innanzitutto, “grazie” alla riforma Fornero che ha aumentato l’età pensionabile, sono cresciuti del 60% i lavoratori con età superiore ai 50 anni che sono passati dai 6,1 milioni del 2012 ai 9,8 del 2024.
Un aumento talmente imponente da compensare il calo dei lavoratori tra i 25 e i 49 anni che sono scesi da 14,9 milioni a 13. Anche perché nello stesso lasso di tempo, gli italiani tra i 20 e i 40 anni ufficialmente espatriati in cerca di lavoro sono passati da 1,1 milioni a 1,7 milioni. Dico ufficialmente perché, come dimostrano diversi studi, gli espatriati che si registrano effettivamente all’AIRE sono la metà se non addirittura un terzo del totale. Il che vuol dire che gli italiani all’estero sono almeno il doppio se non il triplo di quelli indicati. La maggior parte di quali con meno di 40 anni e per la maggior parte laureati.
Va inoltre ricordato che tra il 2013 e il 2024 la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) si è ridotta di 2,2 milioni di unità, passando da 39,1 a 36,9 milioni. Il che molto banalmente vuol dire che anche a parità di occupati cresce il tasso di occupazione.
Bisogna poi sottolineare che in Italia negli ultimi vent’anni si è assistito a una crescita di lavoratori a tempo parziale che sono passati dal 12,4% del 2004 al 16,8% del 2024 (più di 4 milioni). Tra questi, sono sensibilmente aumentate le persone costrette al tempo parziale involontario, che sono passate dal 33% del 2004 al 58% del 2024. I lavoratori e tempo determinato, cioè i precari, sono passati da 1,5 milioni del 1993 ai 2,7 del 2024, un aumento dell’80%. Gli inattivi nella fascia di età 15-74 anni sono 18,6 milioni (12,5 milioni nella fascia 15-64 anni). I disoccupati sono 1,5 milioni. Il che vuol dire che, tanto per cambiare, non abbiamo ancora recuperato i livelli pre-crisi del 2007 quando erano 1,3 milioni. E poi quello che forse è uno degli indicatori più importanti: la forza lavoro sottoutilizzata che comprende disoccupati, inattivi disposti a lavorare e lavoratori sottoccupati. In Italia si tratta del 15,8% della forza lavoro, cioè di 4,4 milioni di persone. La percentuale più alta in Europa dopo Spagna (19,3%), Finlandia (17,9%) e Svezia (17,8%) e la più alta in valori assoluti dopo Spagna (4,9 milioni) e Francia (4,7 milioni).
Esiste però a mio avviso un altro fattore che andrebbe preso in considerazione per valutare il peggioramento delle condizioni di lavoro in Italia. E cioè lo spostamento del lavoro dall’industria ai servizi (soprattutto quelli legati al turismo). Gli occupati nell’industria manifatturiera sono passati dai 4,6 milioni del 1995 ai 3,9 del 2024, un calo del 13%. Quelli nei servizi dai 14 milioni del 1995 ai 19,5 del 2024 (+38%). Se si va a calcolare (con tutti i limiti del caso) l’impatto diretto (include tutti i dipendenti di alberghi, ristoranti, agenzie di viaggio, parchi divertimento e altre strutture turistiche) e indiretto (include tutti coloro che lavorano nelle aziende che forniscono servizi al settore turistico, come fornitori di cibo, bevande, attrezzature, ecc., e che beneficiano indirettamente delle entrate turistiche) del turismo sul lavoro vediamo che nel 2022 le industrie principalmente legate al turismo hanno dato lavoro a 353.990 persone mentre il settore del turismo allargato a 1.931.670, nel 2023 il settore turistico diretto ha dato lavoro a 384.786 persone (+8,7%) mentre il settore del turismo indiretto a 2.043.108 (+5,8%). Tra il1990 e il 1995 i lavoratori del settore turistico allargato erano tra i 950.00 e i 990.000.
Tra il 1990 e il 1995, secondo i dati ISTAT, il valore aggiunto del turismo sul PIL era del 3%, nel 2010 del 5,1% e nel 2019 del 5,7%.
Contando invece sia il settore turistico diretto che quello indiretto, nel 2011 l’impatto era dell’8,6% PIL, nel 2019 del 10,6%, nel 2023 dell’11,4% e nel 2024 del 12,8%.
Più in generale, nel 1980 industria valeva il 25% del PIL (circa 320 mld di euro attualizzati), mentre oggi è scesa al 20% (circa 420 mld). I servizi invece sono passati dal 64% PIL (circa 850 mld) al 72% (circa 1500 mld).
Si tratta di un dato importante perché mentre il lavoro nel settore industriale è spesso ad alto valore aggiunto, stabile e con salari migliori, così non è per il settore dei servizi in generale e del turismo in particolare
E infatti se è vero che i salari medi reali in Italia sono scesi del 4,4% tra il 1990 e il 2024, se si vanno a vedere le retribuzioni orarie reali del settore turistico dal 2012 a oggi sono diminuite del 14,1%.
Quando per così tanto tempo cala il peso dell’industria e aumenta quello del turismo, si tratta di un evidente processo di terzomondizzazione che causa il progressivo deterioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e, quindi, della popolazione in generale.
Tenendo conto di tutto quello che è stato detto, non dovrebbe quindi sorprendere che gli italiani in condizioni di povertà assoluta sono passati da 1,9 milioni del 2005 ai 6,2 del 2024, mentre quelli in condizioni di povertà relativa sono passati dai 6,4 milioni del 1997 agli 8,4 del 2023.[
Un processo di impoverimento dei lavoratori da cui ovviamente qualcuno ha tratto un indebito vantaggio in termini di ricchezza accumulata.
E infatti la quota salari sul PIL è passata dal 67,2% del 1975 all’attuale 52,5%, mentre la quota profitti è passata dal 32,8% del 1975 all’attuale 47,5%.
Tutti questi dati sono presi dal centro studi di Mediobanca.
Il risultato evidente è che qualsiasi riforma a svantaggio dei lavoratori, voluta da destra come da sinistra o dal centro, negli ultimi cinquant’anni è stata salvata dai governi successivi o addirittura rinforzata (costituisce eccezione alla regola il reddito di cittadinanza del Governo Conte I) in una sostanziale continuità di visione e quindi normativa che lascia senza parole.
Viene da chiedersi se la democrazia e l’alternanza abbiano ancora un senso al giorno d’oggi e se il vero scopo di tutti di governi della Repubblica, di qualsiasi colore e di qualsiasi tempo, non sia invece quello di garantire le condizioni che portano a erodere i diritti del lavoratori a cominciare dai loro salari.

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4074
@Simona M. Innanzi tutto, complimenti per l'intervento, che può essere considerato un breve ma esauriente saggio sull'andamento dell'economia di questo sventurato Paese. Detto questo, credo, invece che i vari governi avvicendatisi nella gestione del Paese, più che voler erodere i diritti dei lavoratori hanno mirato a difendere e privilegiare il capitale, obiettivo che il centro e le varie destre hanno nel loro DNA, mentre le sinistre, dalla fusione del PDS con la Margherita in poi, non sono più riuscite a promuovere iniziative che agevolassero il livello di vita di lavoratori e pensionati. La conclusione è che siamo arrivati all'impossibilità, per la maggior parte della popolazione, di aspirare a una vita dignitosa, mentre le classi privilegiate, di cui fanno parte anche tutti i nostri politici, incrementano ogni giorno ricchezza e potere. Senza considerare il carico di una situazione internazionale nel caos e di un'Unione Europea gestita in maniera sempre più inadeguata. Su queste basi, il patto sociale rischia di andare a farsi benedire e la democrazia di collassare. Ma la Presidenta e i suoi accoliti si dichiarano orgogliosi e soddisfatti, e continuano a registrarsi consensi nei sondaggi. Mah!
Mario Izzi
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