Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

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@Silverwillow Nella dittatura ci siamo già passati, ma pare che gli anticorpi, nei decenni, si siano sfilacciati: prima, dopo mani pulite, l'elettorato ha reso possibili i governi di un palazzinaro in odore di mafia e piduista, fregandosene dei macroscopici conflitti di interessi e della morale personale (bunga-bunga, olgettine et similia). Il palazzinaro ha sdoganato i fascisti e i leghisti, due partitini dall'aspetto pittoresco, includendoli nella maggioranza di governo e oggi, a trentun anni di distanza dal famigerato 1994, un governo che più di destra non si può, pieno, per giunta, di incompetenti, a parte le farsesche gaffe quotidiane, fra decreti, leggine ed emendamenti sta creando le premesse per una sostanziosa abolizione dei diritti civili. E i consensi della rana, anziché calare, sono sempre lì, quando addirittura non aumentano. Non mi pare uno scenario confortante.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4052
M.T. wrote: @dyskolos è un fatto che si protesta perché si danno compiti ai figli, genitori che mettono le mani addosso ai professori perché riprendono i loro figli o gli danno un brutto voto. Molto spesso a questi ragazzi non gli si può dire più nulla perché sembrano i padroni del mondo, non bisogna urtare la loro sensibilità. I compiti non si possono più correggere con la penna rossa ma bisogna usare la verde perché altrimenti li si traumatizza. Ma scherziamo?
Piccoli tiranni crescono. Hai ragione, compare. Spesso dico che questo nostro mondo ha soprattutto un problema educativo. Mi domando come saranno i piccoli tiranni di oggi quando, a loro volta, diventeranno genitori, se mai ci diventeranno. In questo senso, basta guardare l'inizio del film idiocracy: stiamo diventando davvero così! Quello di cui parla Luca Bizzarri docet.
Ho visto una scena qualche giorno fa che non dimenticherò mai. Quella mi ha davvero traumatizzato. La mia vicina di casa (anziana), grondante di sudore, proprio bagnata zeppa, con oltre 40 gradi all'ombra, spingeva una bambina di sei anni sulla bicicletta. La mia vicina, vedendomi, disse quasi a giustificarsi «La bambina non sa ancora andare da sola in bici, eh». Intanto la bambina, più alta della nonnina, indossava un vestitino rosa, tutto pulito e stirato, e sulla testa portava delle specie di antenne rosa dipinte come una coccinella. Anche la bicicletta era rosa. Lei, la bambina, ridacchiava mentre la nonnina la spingeva inzuppata di sudore. Ah, la bambina si chiama Mathilde, col TH: lo devi scrivere sennò la bambina si inc… ollerisce :P Quella bambina, alta e pasciuta, non imparerà mai ad andare in bici da sola finché nonni e genitori la spingeranno.
Ricordo ancora come mio padre mi insegnò a nuotare. Mi portò in una spiaggia, mi prese in braccio senza dire una parola e mi buttò nell'acqua alta. Mentre tornava a riva (di spalle) e io annaspavo, mi gridò «Ca**i tuoi se anneghi!» STOP! E io quel giorno, pur di non affogare, imparai a nuotare e ancora oggi nuoto. Mi chiedo che succecerebbe se facessero la stessa cosa a un bimbo di oggi. Come minimo, ti chiamano i Caschi Blu dell'ONU, il 118, il Telefono Azzurro, la Magistratura ti processerebbe per "abuso dei mezzi di correzione" (reato previsto dal codice penale), finiresti sui giornali come orco, contatterebbero il Tribunale Internazionale dell'Aja, eccetera eccetera.

Meno male che oggi abbiamo mamme così, ne sentivamo il bisogno:

Cheguevara wrote: il problema, secondo me, è che in ogni democrazia esistono germi che, in assenza di anticorpi adeguati, finiscono per portare alla dittatura.
È quello che prima chiamavo paradosso della democrazia. Paradossalmente anche abolire la democrazia e instaurare la dittatura è "democratico".
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4053
Silverwillow wrote: Ai miei tempi ridevamo dei 3 e dei 4.
Io non avrei riso. Pensa che se scendevo sotto il sette mia madre mi faceva una lavata di capo tremenda: già un sei e mezzo per lei era un'insufficienza. Pensa che una volta, in seconda superiore, la maggior parte della classe fece fuga (era un sabato), rimanemmo in classe in quattro. I prof, visto quanti mancavano, dissero "per rispetto degli assenti, non possiamo andare avanti col programma, quindi interroghiamo" (ma v...., rispetto per gente che fa fuga?), quindi furono cinque ore d'interrogazione, tutte in materie differenti. Alla fine delle giornata scolastica, avevo racimolato un nove, due otto, un sette e mezzo e un sei e mezzo (l'interrogazione in italiano su dei poeti non fu il massimo, ma dopo cinque ore d'interrogazione potevo anche avere un calo). Essendo sabato ed essendo a casa dal lavoro i miei mi vennero a prendere e vollero sapere com'era andata. Sentendo i voti, mia amdre fece "ah, hai preso sei e mezzo!" Al che persi la pazienza. "Ho preso un nove, due otto, un sette e mezzo e l'unico che vedi è il sei e mezzo? Sono rimasto a scuola quando quasi tutti hanno fatto fuga, ho avuto interrogazioni in tutte le ore e tutte le materie e mi si viene a fare un appunto perché in una materia ho preso un sei e mezzo?!"
Mi ricorderò sempre la faccia di un paio di genitori che erano lì vicino e assistettero alla scena. La moglie disse al marito "E noi che siamo contenti quando nostro figlio prende cinque perché sono sempre tre e quattro..."  :rofl:
Silverwillow wrote: I ragazzi devono imparare a prendersi le loro responsabilità.
è proprio questo il punto.
Silverwillow wrote: Poi il governo, tanto per cambiare, ha reagito nel modo più goffo e sbagliato possibile, quando c'erano altre strade da provare (e magari fare più bella figura).
Quoto.
E parlando di governo, anche se indirettamente: hanno tagliato delle puntate di Report e poi in prima serata sulle reti RAI ci sono due minuti di rutti. Paghiamo il canone per questa roba. https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/10/due-minuti-di-rutti-in-prima-serata-su-rai2-il-pubblico-sinfuria-pago-il-canone-per-farmi-ruttare-in-faccia-cosa-e-successo-nel-programma-di-pino-insegno-e-roberto-ciufoli/8057085/ 
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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4054
dyskolos wrote: Ricordo ancora come mio padre mi insegnò a nuotare. Mi portò in una spiaggia, mi prese in braccio senza dire una parola e mi buttò nell'acqua alta. Mentre tornava a riva (di spalle) e io annaspavo, mi gridò «Ca**i tuoi se anneghi!»
Mi hai fatto tornare in mente uno spettacolo della Mannino  :hihi:
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4055
Cheguevara wrote: i fascisti e i leghisti, due partitini dall'aspetto pittoresco
Come si diceva prima, c'è un problema di qualità dei nostri politici. Pensa che alle ultime elezioni (settembre 2022) nel mio collegio elettorale (Sicilia1) c'era Marta Fascina (35 anni) candidata per la destra, la cui unica qualità era essere la fidanzata (allora) di Berlusconi. Non risulta altro, se non qualche commento sul fatto che Berlu si serviva bene :P Ovviamente non avevo dubbi sulla sua elezione e infatti ora siede alla camera dei deputati ed è segretaria della IV commissione difesa. Cioè decide su robette come NATO, Putin, Netanyahu e compagnia cantante. Se Silver si butta in politica e fonda un partito, io voto per lei e magari mi candido alla camera :D (non succederrà, tranquillo :asd: ). Alla fine devo dare ragione a Pietro Senaldi, che in programma televisivo ammise chiaramente che, se lo stesso provvedimento - quello di cui parlavano, che lui lodava - lo avesse preso un governo di un altro "colore", lui avrebbe protestato. Il politico (e il giornalista d'area) è l'unico "mestiere" in cui puoi dire tutto e il contrario di tutto senza mai pagare pegno.
Ora che il loro riferimento politico è Marta Fascina, i miei coisolani elettori di destra, quando non gli arriva l'acqua per dodici giorni di fila, lo vadano a riferire a Marta!
M.T. wrote: Mi hai fatto tornare in mente uno spettacolo della Mannino  :hihi:
D'altronde lei è una mia conterrOnea e credo di avere capito qual è lo spettacolo a cui ti riferisci :hihi:
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4056
Cheguevara wrote: E i consensi della rana, anziché calare, sono sempre lì, quando addirittura non aumentano. Non mi pare uno scenario confortante.
Sì, però ancora possiamo votare (molti votano male, dalla mia prospettiva, ma è democrazia anche questa) e gli oppositori politici non cadono accidentalmente nei fiumi o dalle scale... Abbiamo la destra al governo, in un periodo oltretutto complicato, ma è stata votata legittimamente, non con urne di vetro e soldati armati ai seggi. Se agisce male, come sta facendo, alle prossime elezioni si cambierà. Gli anticorpi li abbiamo, abbiamo organi appositi che vigilano sulla costituzionalità di leggi e decreti, spesso bocciandoli. Chi ha creato la nostra costituzione era memore degli orrori appena passati e ha fatto davvero il possibile per evitarli in futuro, dobbiamo ringraziare loro se l'Italia è una democrazia imperfetta ma stabile.
M.T. wrote: Io non avrei riso. Pensa che se scendevo sotto il sette mia madre mi faceva una lavata di capo tremenda: già un sei e mezzo per lei era un'insufficienza.
Per me il voto era un numero, non aveva nessun significato. Sapevo che studiando un paio d'ore potevo prendere un otto e compensare. Una volta presi 4 in matematica perché erano settimane che non seguivo, e la prof mi chiamò in disparte, preoccupata e incredula. Quando lo dissi alle mie amiche mi presero in giro: "Ma nooo, dovevi dire che hai consegnato per sbaglio la brutta copia, e fingere di disperarti perché avevi fatto un tema perfetto". Ho riso per un bel po'  :lol: Poi in matematica comunque sono passata, perché voglia di studiare l'estate zero.
I miei non sapevano niente dei miei voti. Un paio di volte, orgogliosa del risultato su un tema magari difficile, ho fatto la stupidaggine di dire a mia mamma che avevo preso 8 o 9. Lei mi ha risposto "Perché non 10, hai sbagliato qualcosa?". Da lì in poi basta, di quel che facevo a scuola non hanno più saputo niente. Ed è meglio così, per tutti, secondo me. Si cresce affrontando momenti buoni e brutti da soli, non con la mamma che va a lamentarsi dal professore.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4057
dyskolos wrote: Una volta mi piaceva studiare i paradossi.
Ma anche le aporie non sono male. Ne ricordo una sull'onnipotenza di Dio: "Dio può creare un macigno talmente pesante da non poter essere sollevato neanche da lui?"
Comunque si risponda, Dio non potrebbe essere onnipotente, perché ci sarebbe almeno una cosa che non potrebbe fare: o creare quel macigno o sollevarlo.
Certo, poi Dio potrebbe anche sbattersene della logica umana e dire: signori, io sono Dio e voi nun sete un ..., perciò prima creo il macigno che non posso sollevare e poi lo sollevo e se mi fate incazzare ve lo scaravento pure in testa come feci 65 milioni di anni fa nello Yucatan.

Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4058
Silverwillow wrote: Per me il voto era un numero, non aveva nessun significato.
Hai ragione, questo però lo s'impara crescendo, sono pochi quelli che da giovani lo capiscono. O meglio sono pochi quelli che comprendono che sapere una cosa e saperla mettere in pratica è ciò che conta, che il voto è qualcosa di relativo e dice il giusto; i più o se ne fregano del voto e peggio se ne fregano d'imparare perché tanto in un modo o nell'altro ce la si caverà (cosa purtroppo tipica di tanti italiani) oppure pensano che ciò che conta è il risultato (il voto) e non importa come arrivi (raccomandazioni, copiando, altra cosa tipica italiana).
Vogliono riportare dei brani tratti da Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami che secondo me possono far riflettere sulla cosa.

Ho l’impressione che fondamentalmente il sistema scolastico, e l’idea su cui si basa, in mezzo secolo non si sia evoluto… In qualsiasi materia, c’è da credere che il sistema educativo di questo paese non favorisca lo sviluppo armonioso delle qualità individuali. Ancora oggi inculca la conoscenza seguendo pedestremente i libri di testo e vuole solo far acquisire la tecnica per passare i concorsi di ingresso al livello di insegnamento seguente. E il fatto che alcuni allievi siano ammessi o meno in questa o quella università è motivo di gioia o dolore per insegnanti e genitori. È deplorevole.
…ho l’impressione che 1’obiettivo del sistema scolastico giapponese, quale lo conosco io, sia di formare individui con un carattere «da cane», utili a un sistema cooperativo; anzi, che a volte vada ben oltre, che tenda a formare gente con un carattere «da pecora», gente che si lasci condurre in massa in un luogo designato.
Questa tendenza non appartiene soltanto al sistema educativo, ma credo che si estenda anche al sistema sociale giapponese, basato sulla struttura delle imprese e della burocrazia. E tutto questo – la grande importanza attribuita ai valori espressi in numeri e all’efficacia immediata, la propensione utilitaristica alla «memorizzazione meccanica» – genera danni profondi in diversi campi. Per un certo periodo questo sistema utilitaristico ha funzionato molto bene….tuttavia, quando lo sviluppo economico era ormai alle spalle, quando la bolla è scoppiata sgonfiandosi di colpo, il sistema sociale che spingeva ad «avanzare tutti insieme verso la meta, come una sola flotta» ha terminato di svolgere il suo ruolo…. In qualunque società, naturalmente è necessario che ci sia consenso. Altrimenti le cose non funzionano. Al tempo stesso, bisogna anche rispettare l’eccezione, cioè l’esistenza di un gruppo relativamente limitato che si pone a una certa distanza dal consenso. Inserirlo nel proprio campo visivo. In una società evoluta questo equilibrio è essenziale. Perché dal modo di gestirlo nascono ampiezza di vedute, profondità e capacità introspettiva. Nel Giappone attuale però non mi sembra che la barra del timone sia rivolta in questa direzione, non abbastanza.
Ad esempio, riguardo all’incidente nucleare avvenuto a Fukushima nel marzo del 2011…A causa di quell’incidente nucleare, decine di migliaia di persone hanno dovuto lasciare le loro case e si trovano ora in una condizione senza via d’uscita, senza speranza di poter mai tornare alla loro terra. È una cosa che fa male al cuore. Ciò che ha portato a questo stato di cose, a prima vista è una disgrazia naturale al di là di ogni previsione, e alcune coincidenze gravi e sfortunate. Tuttavia, ciò che ha innalzato l’incidente al livello di una tragedia, a mio avviso è un difetto strutturale del sistema sociale presente e lo squilibrio che ne deriva. L’assenza di responsabilità all’interno del sistema, la totale incapacità di discernimento. L’efficacia perseguita senza ipotizzare la sofferenza di altre persone è un’efficacia nociva per mancanza di immaginazione.
La produzione di energia nucleare è stata promossa come politica nazionale sulla base di un solo argomento, «è utile all’economia», senza che ci venisse data la possibilità di esprimersi a favore o contro, e i rischi impliciti sono stati tenuti nascosti intenzionalmente (rischi che si sono però avverati in varie forme). Il conto questa volta abbiamo dovuto pagarlo noi. Se non facciamo luce sull’aggressività che si trova al cuore di questo sistema sociale, se non mettiamo in chiaro i fattori problematici e non li risolviamo alla radice, causeremo di nuovo lo stesso genere di tragedia.
L’idea che il Giappone, privo di materie prime, abbia bisogno dell’energia nucleare ha forse una sua ragion d’essere. Io per principio sono contrario, ma se venisse attentamente amministrata da qualcuno degno di fiducia, se la gestione venisse severamente sorvegliata da una terza parte all’altezza del compito, se il pubblico fosse informato con precisione, ci sarebbe forse spazio, in una certa misura, per una discussione. Ma un dispositivo che può provocare danni fatali come quelli causati dall’energia nucleare, un sistema potenzialmente tanto pericoloso da distruggere un paese intero (l’incidente di Cernobyl è di fatto una delle cause che hanno portato alla disgregazione dell’Unione Sovietica), quando è controllato da un’impresa commerciale basata sulla «priorità dell’efficacia» e sull’«importanza dei valori espressi in numeri», quando viene indirizzato o guidato da un’organizzazione burocratica che ha perso l’empatia con la natura umana e si regge sulla memorizzazione macchinale e la trasmissione dall’alto verso il basso, allora il pericolo è tale da far rizzare i capelli. Il risultato cui porterà sarà di distorcere la natura, causare danni fisici alla popolazione, far perdere la fiducia nello Stato e privare tanta gente dell’ambiente in cui ha sempre vissuto. Ed è quello che è successo a Fukushima.
Il discorso si è allargato, ma quello che voglio dire è che le contraddizioni del sistema educativo sono direttamente legate alle contraddizioni del sistema sociale. E viceversa. In ogni caso, siamo arrivati a un punto in cui non è più possibile trascurare queste contraddizioni.

I sintomi patologici (credo li si possa chiamare così) di un luogo educativo del genere sono soltanto il riflesso dei sintomi patologici del sistema sociale. La società nel suo insieme ha un suo vigore, e se gli obiettivi sono fissati saldamente, i problemi che si verificano nel sistema scolastico si possono superare con la forza inerente al sistema stesso. Ma se la società perde il suo vigore e qua e là si manifesta un senso di soffocamento, è nei luoghi educativi che questo avviene nella maniera più appariscente e svolge l’azione più forte. La scuola, le aule scolastiche. Perché i bambini, come i canarini che una volta venivano portati nelle miniere, sono le creature che riescono a percepire per prime, con molta sensibilità, la tossicità dell’atmosfera.

Riguardo ai profondi problemi educativi che ingenera una società di questo tipo, priva di sufficienti «vie di fuga», dobbiamo trovare soluzioni nuove. Cioè, andando con ordine, creare luoghi in cui cercarle, queste soluzioni.
Quali?
Luoghi dove l’individuo e il sistema possano muoversi in reciproca libertà e trovare, portando avanti negoziazioni fluide, utili punti di contatto. Spazi dove ciascuno possa stendere liberamente braccia e gambe e respirare a fondo. Dove allontanarsi dal sistema, dalla gerarchia, dall’efficienza, dal bullismo. In parole povere, un rifugio provvisorio, semplice e accogliente. Dove chiunque sia libero di entrare e uscire quando vuole. Una serena zona intermedia tra l’individuo e il gruppo, dove la scelta della posizione da prendere venga lasciata alla discrezione del singolo. Li chiamerei «luoghi per la rinascita dell’individuo»…. sarebbe bello che questi luoghi sorgessero qua e là spontaneamente.
L’ipotesi peggiore è che un organismo tipo un ministero delle Scienze li imponga dall’alto come un sistema. Noi qui stiamo parlando di «rinascita dell’individuo», quindi se il governo cercasse di trovare una soluzione sistematica, si arriverebbe a un vero e proprio capovolgimento del problema, a una specie di farsa.
(Il mestiere dello scrittore. Haruki Murakami. Einaudi Super Et 2018, pag. 116-131).


Intnato la Russia ha schierato tre navi da guerra, compresa una portaerei, nel mar Mediterraneo. C'è da sperare che non succeda quello che è successo con l'Ucraina. Il timore però che possa accadere qualcosa c'è.
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4059
M.T. wrote: Intnato la Russia ha schierato tre navi da guerra, compresa una portaerei, nel mar Mediterraneo. C'è da sperare che non succeda quello che è successo con l'Ucraina. Il timore però che possa accadere qualcosa c'è.
Se ti sentono i putiniani, palesi alla Salvini o mascherati alla Travaglio, ti linciano. Riarmo per timore di chi? - dicono -. Dicono che Putin non ha né i motivi, né la voglia di attaccare un qualsivoglia Paese occidentale e che, vista la scarsità della popolazione russa rapportata a un territorio enorme e, per giunta, ricco di materie prime, non gli servono altre terre in cui espandersi. Lo vadano a spiegare ai Paesi Baltici, alla Polonia, alla Finlandia, e a chi, conoscendo la storia, sa che un dittatore, anche meno criminale di Putin, ha bisogno di nemici e di guerre per mantenere il potere e tenere unito il popolo cojone. Io penso che sia necessario armarsi, ma come Europa unita, non come singoli stati e staterelli che dedicano il 5% del PIL all'acquisto di armi, principalmente dagli USA, per rafforzare un'istituzione, la NATO, che dopo l'avvento di Trump ha perso affidabilità per gli alleati europei.  Io spero, appunto, che la UE colga l'occasione per modificare la regola dell'unanimità, che di fatto impedisce di prendere le decisioni importanti, e compattarsi finalmente sia sotto il profilo economico, che militare, per non finire disaggregata e infranta come il vaso di coccio tra i vasi di ferro manovrati dal dittatore e gran criminale Putin, e dall'aspirante dittatore e piccolo criminale Trump. E' la mia opinione, per quello che vale.
Mario Izzi
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4060
Mi scappa da ridere vedendo certe cose. Poi tempo fa, quando il PSG vinse la Champions, fece un plauso all'Inter perché bisogna saper perdere. Insegnamento facile da dare, ma non da mettere in pratica, visto quanto successo ieri sera quando il Chelsea ha surclassato il PSG: alla fine della partita quelli del PSG hanno scatenato una rissa, andando a caccia dei giocatori avversari. Come diceva la canzone dei The Rokes...



:D
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Re: Tutto ciò di cui volete parlare (o lamentarvi) senza distinzioni di argomento

4061
M.T. wrote: Vogliono riportare dei brani tratti da Il mestiere dello scrittore di Haruki Murakami che secondo me possono far riflettere sulla cosa.
È un libro che ho in lista di lettura da tempo, ma aspettavo che passasse l'ondata della moda Murakami, per non esserne condizionata.
Ovviamente in Giappone la situazione è diversa, lì la competizione estrema inizia a scuola e continua anche nel lavoro (ci sono diversi suicidi ogni anno di impiegati troppo stressati da orari e pretese infiniti) però alcuni argomenti toccati sono universali: ad esempio la standardizzazione dell'istruzione contro lo sviluppo individuale. È normale che in certi contesti si debbano mantenere degli standard validi per tutti, sarebbe discriminante il contrario. Il problema sorge quando diventano talmente stretti da essere soffocanti, o quando la società intera che circonda un individuo li condivide. A quel punto prendere un 3 assume un significato che va al di là della scuola.
Io sono stata fortunata, credo. I miei amici avevano le provenienze più disparate, e nessuno era un secchione. I miei genitori lavoravano e gli bastava essere tranquilli che non mi avrebbero bocciata. In ogni classe in cui sono stata ho trovato almeno un professore disponibile a venirci incontro, qualunque problema si avesse. I voti c'erano, ma non erano percepiti come sentenze, anzi, sapere di preciso cosa non si era fatto abbastanza bene era uno stimolo a migliorare la volta dopo, anche da un 9. Ho preso dei dieci in latino e greco solo perché mi dava molto fastidio quel punto in meno per un singolo errore. Non ho certo pensato "è un'ingiustizia", ho pensato "la prossima volta non lo sbaglio quel cavolo di tempo verbale" o quel che era. Ma non perché i voti fossero importanti, era una questione personale.
M.T. wrote: Una serena zona intermedia tra l’individuo e il gruppo, dove la scelta della posizione da prendere venga lasciata alla discrezione del singolo. Li chiamerei «luoghi per la rinascita dell’individuo»…. sarebbe bello che questi luoghi sorgessero qua e là spontaneamente.
Io non ho mai sentito, a scuola, di essere poco libera come individuo. Poi magari negli ultimi trent'anni le cose sono cambiate, ma credo che in Giappone e in Cina ci siano livelli di competizione davvero eccessivi. Ricordo un documentario con bambini di 4-5 anni che avevano un livello in matematica che qui abbiamo forse a 8. Assurdo.
  wrote:E tutto questo – la grande importanza attribuita ai valori espressi in numeri e all’efficacia immediata, la propensione utilitaristica alla «memorizzazione meccanica» – genera danni profondi in diversi campi.
Sono del tutto d'accordo sull'apprendimento mnemonico e utilitaristico, perché non sviluppa il pensiero critico, che è fondamentale perché una società funzioni. La realtà è fatta anche di imprevisti, e nessuna nozione può insegnare ad affrontarli. Sono favorevole che si imparino a memoria le poesie, ma possibilmente calate nel loro contesto e significato. Io molte le ho imparate a memoria ma ne ho capito davvero il significato solo molti anni dopo. Le poesie sono anche musica oltre che letteratura, quindi aiutano ad allenare la memoria e ci accompagnano per tutta la vita, come le canzoni preferite. Io ogni volta che conosco una ragazza di nome Silvia parto in automatico con "Silvia, rimembri ancora..." È un patrimonio culturale comune.
La memorizzazione vale anche per la matematica, la chimica, ecc. Ma io ero la bambina che chiedeva sempre "perché" e non "come funziona, qual è la regola". Ho mollato le materie scientifiche perché nessuno dei professori ha saputo trasmettermi un significato, qualcosa che me le rendesse interessanti. L'ultimo è stato un prof di matematica di terza media, che alla lavagna disegnava un maghetto sopra il segno = nelle equazioni. Non significava granché lo stesso, ma era una cosa simpatica. Si percepiva la passione nell'insegnare.
M.T. wrote: La produzione di energia nucleare è stata promossa come politica nazionale sulla base di un solo argomento, «è utile all’economia»
Murakami è comprensibilmente condizionato dall'incidente, ma l'energia nucleare di ultima generazione è forse più sicura di molte altre fonti. Io la preferirei, piuttosto che comprare gas da paesi come l'Algeria. Ma è un discorso che in Italia non credo si potrà mai fare, perché ci vorrebbero troppi anni e investimenti. Al tempo stesso non facciamo granché con le rinnovabili, che sono ancora una percentuale irrisoria: le pale eoliche non le vuole nessuno perché rovinano il paesaggio, o danno fastidio ai tonni; i pannelli solari sono prodotti in gran parte in Cina, e hanno bisogno dell'"aiutino" l'inverno o se piove. Il petrolio prima o poi finirà, questo è sicuro, mentre il gas è soggetto a speculazioni e alla situazione politica dei paesi produttori. È una questione su cui tutti i governi dovrebbero riflettere, ma tutti rimandano la patata bollente a quelli dopo.
M.T. wrote: Intnato la Russia ha schierato tre navi da guerra, compresa una portaerei, nel mar Mediterraneo
Tutta scena. Ma francamente hanno scocciato con queste dimostrazioni di forza. Si è scocciato perfino Trump, lui e la sua guerra da chiudere in 24 o 48 ore... 
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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