ivalibri ha scritto:Su questo sono d'accordo con Marcello. Non mi sentirei da meno se mi chiamassero al femminile ma, vista la diatriba in corso sui generi linguistici, mi verrebbe almeno il dubbio che quella desinenza femminile sia una concessione fasulla per fare bella figura e non un giusto e normale riconoscimento di ruolo. Non so se riesco a spiegarmi.
Non sono d'accordo. Perché dovrei sentirmi da meno se mi chiamano al femminile? Perché presa per il culo? Non lo capisco proprio.
ivalibri ha scritto: Tornando al Treccani vorrei proporre una riflessione. Il fatto che nel dizionario si metta prima la forma maschile e poi la femminile non è dovuto alla morfologia della lingua, né al suo uso o alle sue regole, ma a una convenzione.Certo, è una convenzione. Ma per cambiare l'ordine dei generi serve instaurare un'altra convenzione, e su cosa venga basata è tutto da stabilire, visto che non è un evento spontaneo. Non può essere una cosa imposta dall'alto (non si sa bene da chi) quindi deve avere un motivo. Il fatto che finora abbiamo avuto dizionari che privilegiavano la forma maschile non è un motivo valido. Sarebbe come dire: voi avete avuto troppo spazio fin qui, adesso tocca a noi. Per me non ha senso, è un modo ambiguo e confuso di porre la questione.
Il problema con la lingua è mentale prima che esterno. Se io leggo "gli uomini stanno rovinando il pianeta" non ho alcuna esitazione nel riconoscere entrambi i generi in quel "gli uomini". Si può anche considerare ingiusto prendere un termine al maschile per comprendere tutti, ma visto che non ne impedisce la comprensione credo non ponga problemi. La lingua è prima di tutto un mezzo per capirsi. Si può auspicare che col tempo si modifichi, di pari passo coi cambiamenti reali, ma il suo scopo principale non dovrebbe essere politico.
ivalibri ha scritto: Potrebbe sembrare un gesto autoritario e fuori moda, ma di questi tempi è meglio mantenere le distanze, e la forma, in un luogo difficile come la scuola.Sono d'accordo che la forma è importante, e serve a stabilire delle regole, ma non dovrebbe sfuggire di mano tanto da precedere o annullare la sostanza. Nel senso che se qualcuno rispetta la forma ma crea problemi (come nell'esempio di Marcello) bisogna prendere provvedimenti. La stessa cosa vale per chi magari chiama le donne ministra ma poi torna a casa e maltratta la compagna (è un esempio banale ed estremo, ma è per rendere l'idea sulla differenza tra realtà quotidiana e questioni linguistiche, che si intersecano solo fino a un certo punto).