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Re: [Lab 12] Come cadono dal pero i figli dell'ignoranza

Marcello ha scritto: Wow, addirittura un delitto della camera chiusa...
Questo è il più grave dei problemi del mio racconto.
Ma chi me l'ha fatto fare… Dico, proprio una scena del delitto così complicata dovevo inventarmi.  Avrei dovuto immaginare che avrebbe richiesto una notevole quantità di impegno e caratteri. 
Mentre scrivevo mi sono lasciata prendere dalla storia, poi taglia, taglia…
Ma ho fatto bene a postarlo lo stesso, i commenti che si ricevono sono molto importanti per me. Riesco a capire, leggendoli, cosa migliorare e cosa correggere.
Sicuramente, dopo la revisione, verrà fuori un racconto lungo. Il mio investigatore mi piace, non posso lasciarlo dentro una storia mozzicata male
Grazie per essere passato a leggere, mi ha fatto molto piacere.
 

Re: [Lab 12] Come cadono dal pero i figli dell'ignoranza

bestseller2020 ha scritto: Ti segnalo, che per dovere professionale, il Ponzi dovrebbe essere lui a presentarsi alla Polizia.
Dimenticavo, @bestseller2020 
Il Ponzi non  ha risolto il caso, in realtà si è fermato. 
Ha fatto cadere dal pero il Signor Ferrari e gli ha consigliato di dire tutto. L'avesse fatto lui, non so come sarebbe andata a finire per quel vecchio omofobo. Occultamento di prove credo, e chissà quale altro reato.
Emanuele ha messo il registratore per avere delle prove nel caso il padre di Riccardo si rifiutasse di collaborare o avesse chissà cosa da nascondere riguardo l'omicidio di suo figlio.

Re: [Lab 12] Come cadono dal pero i figli dell'ignoranza

  ha scritto:@Monicail campanello suona;  il tintinnio lo associo a quel genere di sonagli che si trovano per esempio nei negozi di articoli etnici.
No, Monica, io ho immaginato proprio un campanello, la forma classica delle campane di una chiesa, con una pallina montata su una catenella al posto del batacchio: la porta si apre, muove la catenella, la pallina sbatte sui bordi del campanello, un tintinnio è il suono che emette.
  ha scritto:@Monicail fatto della piscina gonfiabile (dove poi è avvenuto il delitto) mi suona poco credibile. Vero che ha notato le tracce recenti ma una piscina gonfiabile per un adulto è comunque un oggetto molto ingombrante che ha bisogno pure di tanta acqua. Mi suona male il terrazzo (troppo piccolo per una piscina non riesco,proprio a visualizzarlo) magari in giardino un giardino piastrellato. 
  Il terrazzo, lo dice l'investigatore, è circa sessanta metri quadrati, ci si arriva dal giardino quindi sarà leggermente rialzato e pavimentato.
La piscina,  diametro circa quattro metri alta centodieci centimetri, ci sta ampiamente. La mia vicina in due ore gonfia l'anello superiore e la riempie tutte le estati e in due ore la svuota e la ripiega alla fine della stagione.
Passa pomeriggi interi a ripulire foglie e polvere col retino, mette il cestello con le pastiglie di cloro...
Io solo a vederla fatico. Il suo terrazzo è bellissimo molto simile a quello che ho descritto.
  ha scritto:@MonicaSono tornata indietro a rileggere ma salvo errori non ho trovato traccia di queste persone tecnico e ragazzo della lavanderia
Alla domanda dell'investigatore: 

  ha scritto:— E negli ultimi giorni? È venuto qualcuno in casa? Persone di passaggio, intendo.
la domestica risponde:
  ha scritto:—Le uniche persone che ho visto, prima delle mie vacanze, sono il ragazzo della lavanderia e un tecnico che veniva da pochi mesi per aiutarlo a montare i suoi video.
Qui compaiono per la prima volta.

Poi lui le mostra le foto e la domestica riconosce la persona che aiuta Riccardo con i video.
@Monica ha scritto: gio feb 01, 2024 5:17 pm
Sono tornata indietro a rileggere ma salvo errori non ho trovato traccia di queste persone tecnico e ragazzo della lavanderia

Ti ringrazio moltissimo per aver letto e per i consigli 



Re: [Lab 12] Come cadono dal pero i figli dell'ignoranza

bestseller2020 ha scritto: Mi sarebbe piaciuto che fosse stato Luca a raccontare l'incontro in piscina e come lo affoga e inscena il tutto.. Accontentiamo! :D
Ti giuro che nella mia testa c'è tutto quello che manca, anche le indagini della polizia, perfino l'assassino che torna sul luogo del delitto. 
bestseller2020 ha scritto: . Accontentiamo! :D
Ho dovuto, si mi sono accontenta e ho postato lo stesso il racconto. 
Grazie per il bel commento.

Re: [Lab 12] Come cadono dal pero i figli dell'ignoranza

aladicorvo ha scritto: Ci sono tutti e sarebbero molto interessanti ma, come ho detto all'inizio del commento, sembra che servano solo a far progredire la storia. Altra vita non gli hai concesso.
Oh, come hai ragione! 
E che non lo sapevo? Manca del tutto la caratterizzazione, l'ambiente un po' meno, mancano le indagini della polizia, il punto di vista di Luca, di Riccardo, soprattutto qualcosa che aiuti a conoscere meglio il padre. Volevo scrivere di più sull'enorme terrazzo, il tipo di piscina, sulla dinamica dell'omicidio. La domestica è una di quelle che arrivano puliscono e se ne vanno, asettica, come richiede il suo mestiere.
Mi sono dovuta accontentare. Nella mia testa il racconto è completo, non manca niente, infatti stavo pensando di fare come hanno fatto altri e ritirarmi.
Non mi è sembrato etico però, anche voi altri avrete incontrato delle difficoltà col genere, non me la sono sentita alla fine, né di troncare malamente il racconto né di abbandonare il contest, ho voluto, lo stesso, essere presente.
Sono andata avanti consapevole di non aver fatto un buon lavoro. Intanto mi è convenuto, riceverò commenti utili come il tuo che mi aiuteranno a riscrivere l 'embrione che ho abbozzato.
Quindi grazie anche a te per avermi fatto riflettere, specialmente sulle voci piatte.

aladicorvo ha scritto: Lo stereotipo gay, al massimo lo farebbe riflettere sulla mancanza di fantasia di certa gente, magari con una spruzzatina di omofobia, tipo: poi non si lamenti se gli danno della checca.
No, questo non lo avrei fatto dire a Emanuele, io ho immaginato che Valerio Marini gli abbia ricordato proprio uno di quei personaggi che si vedono in certi vecchi film americani, me ne tornano in mente due o tre ma no mi ricordo i titoli dei film.

Bellissimo commento, Grazie!

[Lab 12] Come cadono dal pero i figli dell'ignoranza

Lo specchio gli rimanda la sua immagine. Novantaquattro chili distribuiti malamente su un corpo piccolo e tondo. Da un po’ di tempo la fronte stempiata lo disturba più della ciccia che si porta dietro. 
Deve prendere una decisione una volta per tutte. Le sessioni forzate di ginnastica, dettate dall’app gratuita, non hanno dato risultati. Si passa una mano sulla
faccia, un’occhiata alla finestra, piove, il tempo non aiuta.
Lascia stare i soliti pensieri, finisce di vestirsi.
Va nello studio senza passare dalla cucina: il nuovo caso gli è sembrato molto complicato ma non gli ha tolto l’appetito. Vuole solo evitare la prima delle due colazioni ordinarie. 
Emanuele Ponzi sorride fra sé e sé, ricama sulla scena del delitto nella sua mente. La signora Anna Ciccotti ha chiamato i soccorsi dopo aver constatato, attraverso i vetri della porta finestra, che il suo datore di lavoro giace disteso sul pavimento della camera da letto. Le serrature dispongono di un meccanismo elettronico e il telecomando è sul tavolinetto di cortesia ai piedi del letto. La vittima si è chiusa dentro: Riccardo Ferrari, dopo essere annegato, ha indossato abiti asciutti, si è profumato, pettinato, si è adagiato sul tappeto della camera da letto e si è cosparso di petali azzurri, infine, ha chiuso ogni accesso alla stanza. Non sono state trovate impronte diverse da quelle della vittima. Assurdo. 
L’assassino ha fatto un lavoro maniacale che deve aver richiesto tutta la notte.
Giura a se stesso che se riuscirà a sbrogliare l’intrigo si metterà a dieta. Sandro Ferrari, padre della vittima, ha promesso un consistente compenso, la polizia sta per archiviare il caso e a lui tocca cercare di risolverlo.


La documentazione che ha raccolto è ancora sparsa in disordine sulla scrivania quando, alle dieci in punto, la segretaria gli porta un caffè.
— Questi sono gli indirizzi che ha chiesto. —  Poggia la tazzina e un A4 stampato sul tavolo, aspetta che il suo capo la congedi.
L’investigatore prende il foglio, poi con un cenno le fa capire che può andare.
La ragazza si gira, muove il suo bacino rotondo con la grazia di una danzatrice, lui s’incanta per un paio di minuti: è solo per quello che la tiene, perché lo risveglia puntuale ogni mattina e il merito non è della caffeina. Quella sensazione lo costringe a pensare di nuovo al suo aspetto fisico.


Da qualche parte deve pur cominciare. 
Dalla domestica? È lei che ha chiamato i soccorsi pensando che il povero si fosse sentito male. La donna lavora in casa della vittima da tre anni, single, niente figli… 
Decide di vedere per primo Valerio Marini: fiorista, amico intimo della vittima. Conosceva benissimo le abitudini della vittima, si vedevano spesso insieme.
Prima di uscire mette in una busta alcune foto di parenti e conoscenti della vittima, Il resto della vita dell’influencer deceduto è tutta sui social. Ha controllato il profilo della vittima: Il trentaduenne appare sempre circondato da donne ricche e bellissime, i suoi post sono simpatici, dimostrano un talento comunicativo che stava crescendo. Uno è Il post incriminato, lo scivolone è stato condiviso più volte e dai commenti che ha ricevuto qualche nemico se lo è fatto: Minacce e insulti di haters incavolati. La pista che segue la polizia è difficile, quasi impossibile.


La strada, un’ isola pedonale molto caratteristica, frequentata da turisti e gente che spende bene. La vetrina è un tripudio di colori. sistema la cintura che cala inesorabile a ogni passo, si allenta la cravatta e apre la porta; il campanello tintinna dolcemente.
La donna dietro il bancone lo accoglie con un bel sorriso.
— Buongiorno! Come posso aiutarla?
— Voglio parlare con il signor Marini, per cortesia, sono Emanuele Ponzi, investigatore.
— Lo chiamo subito, è sul retro… La donna posa forbici e nastri sul banco e sparisce dietro una tenda.


Un gigante palestrato, alto almeno venticinque centimetri più di lui, gli porge la mano, la stretta è forte e decisa.
— Ho già detto tutto quello che so alla polizia, — dice senza salutare. — Non ho molto da aggiungere, sono sconvolto. Riccardo era… Eravamo amici da sempre. — Prende la giacca verde oliva in tono con un attillatissimo pantalone cargo e la indossa; copre almeno in parte l’accecante maglietta rosa Barbie. Emanuele non riesce a crederci, sembra il personaggio stereotipato di un brutto film: Fiorista, gay, vestito di rosa…
—  Vorrei farle alcune domande. Il signor Sandro Ferrari, padre della vittima, pensa che stiano per archiviare il caso, non ha fiducia nella giustizia e si è rivolto alla nostra agenzia.
— Suo padre! Certo, quell’uomo vuole buttarmi in galera, farà di tutto. — Si porta le mani sul viso scosso da un singhiozzo.
— Per adesso non ci sono prove, io sono qui per scoprire la verità. Stia tranquillo.
Il fiorista abbassa lo sguardo, gli prende la mano.
— La prego, deve credermi. Riccardo non ha mai avuto il coraggio di dichiarare la sua omosessualità per colpa di suo padre.
 — Dai post che il figlio pubblicava sui social, nessuno ci crederebbe, non pensa?
— Quell’uomo è ripugnante. È un omofobo dichiarato. Riccardo soffriva molto le idee di suo padre. Aveva un fidanzato, lo giuro, più volte gli ho chiesto chi fosse. Non ha mai voluto dirmelo. Era sempre molto attento, nessuno lo ha mai sospettato, forse sua madre, ma lei è morta quando era un adolescente. I due si amavano con alti e bassi fin da ragazzi, erano molto uniti. Poi…tre anni fa sembrava finita, si sono lasciati, il ragazzo misterioso si trasferì in una città al nord, comunque si tenevano in contatto. 
— Sembra che a lei dicesse tutto, ha sospetti su qualcuno in particolare?
 — No, ma quando il fidanzato è tornato, tre mesi fa, è cambiato tutto.
— Quali cose sono cambiate, per favore, cerchi di essere preciso.
— Passava meno tempo con gli amici, con me non si confidava più volentieri. Non era contento…deve essere successo qualcosa tra loro.
Riccardo era preoccupato, aveva paura che il ragazzo rivelasse tutto al vecchio. Io, invece, credo che lo stesse ricattando, anche se lui non lo ha mai detto. La polizia non mi ha creduto, sono tra gli indagati, lo sa?
— Purtroppo lei non ha un alibi. Il corpo era cosparso di petali azzurri? Che ne pensa? 
—- Ortensie, in questo periodo sono fuori stagione, le compriamo dall’Olanda. Naturalmente nel negozio ci sono ma questo non vuol dire che io…— l’emozione gli rompe la voce, non riesce a continuare.
— Possiamo andare a parlare in un luogo più appartato, se preferisce.
— Stavo per proporglielo. — Tira su col naso, poi lo soffia in un fazzoletto di carta. — Andiamo nel mio ufficio, al civico dodici, è qui a due passi.—


Quando lascia l’ufficio del fiorista, lo stomaco reclama prepotente, manda al diavolo il caso e va a ordinare un Gran Crispy McBacon.
Mentre mastica osserva gli appunti sul tavolo: usa sempre carta e penna, odia la tecnologia, compresa l’app per dimagrire.
Le dichiarazioni del fiorista sembrano plausibili, ma senza nessun elemento non sa come indagare. 
Deve vedere la casa e parlare con la domestica. 
Al telefono la signora Ciccotti si dichiara disponibile. 
— Non potrà entrare nella stanza però, devo prima avvertire il signor Ferrari, Io posso aprirle il cancello e la porta d’ingresso. Devo andare nel pomeriggio a fare dei lavori, possiamo vederci lì. — Emanuele si fa due conti, spera di riuscire a fare il solito riposino dopo il pranzo.
— Alle sedici, va bene? —   
— Per me va benissimo. — La risposta solerte della donna chiude la chiamata. 


Sazio e soddisfatto torna nel suo studio. La segretaria lo avverte che Sandro Ferrari lo ha cercato, ma quello è il momento del suo sonnellino, si chiude in ufficio, si sdraia sulla poltrona, chiude gli occhi. Il panino era ottimo, gli basteranno quindici minuti, forse venti e poi richiamerà il suo cliente.
Quando solleva le palpebre sa di essere in ritardo. Non ha tempo per richiamare il cliente.

Appena fuori città le colline illuminate dal sole basso offrono un panorama stupendo.
La casa in aperta campagna è un pugno in un occhio in mezzo alla natura. 
La donna gli apre come promesso, lo accompagna davanti alla porta della camera dove è stato trovato il corpo.
— La stanza è pulita, la polizia ha finito qui ma il signor Ferrari padre non vuole che entri nessuno, nemmeno lei, mi ha detto che l’avrebbe avvertita.
Diciamo che l’ha appena fatto lei, pensa tra sé l’investigatore, fa finta di nulla, continua a curiosare a distanza nella camera.
— Posso vedere la terrazza? Dal giardino ci si può accedere? 
— Certo. Può andarci da solo, basterà che faccia il giro della casa e ci si ritroverà davanti, io aspetto qui, mentre sbrigo alcune cose. 


Emanuele calcola a occhio circa sessanta metri di terrazzo. D’inverno viene chiuso con delle vetrate, c’è anche una stufa a fungo per creare un ambiente caldo e luminoso. Pochi arredi: delle sedie e un grande tavolo da giardino, un barbecue incastonato tra i montanti delle pareti trasparenti, la canna dell’acqua arrotolata…
Sul pavimento nota una traccia sbiadita, il disegno di qualcosa che ha sostato ma poi è stato rimossa. Sposta il tavolo e le sedie e per vedere meglio, sale, con non poca fatica, su una di quelle, inquadra per intero la sagoma appena visibile che copre alcuni metri quadrati. Il sospetto diventa reale quando scende dalla sedia e apre un armadietto che contiene pochi oggetti: un paio di guanti, una lattina di impregnante e della polvere sparsa da un sacchetto aperto su un ripiano. 
La donna che ha visto tutta la scena dalla porta finestra, si ferma in mezzo alla stanza; attraverso i vetri si incrociano gli sguardi. Emanuele bussa sul montante e le fa cenno di aprire, la donna preme il telecomando ancora poggiato sul tavolino di cortesia, un clac e l’investigatore spinge le ante,
— non c’è una piscina nella villa?
— No, mai stata.
— è sicura?
— Certo, l’avrei vista, non crede?
Emanuele fa il giro al contrario, all’interno la donna sta spolverando dei bicchieri, li mette in fila sul tavolo del salone. 
— Il telecomando con cui mi ha aperto, serve soltanto per quella stanza? Oppure ha un codice anche per tutte le altre porte? 
— Per il cancello, la porta d’ingresso e la camera da letto e come ho detto alla polizia, io non ho mai avuto accesso al telecomando fino a oggi. Lui mi apriva il cancello e la porta alle undici di mattina quando arrivavo, e se non era in casa lo faceva con il cellulare ma non mi apriva mai la sua stanza da letto se non c’era lui, era molto riservato, pulito e ordinato. 
— è una bella casa, ma è tutta qua?
C’è un'altra stanza, in pratica un letto, un armadio e un bagno, senza vasca anche quello, come ho già detto alla polizia. 
 — Ospitava molto il signor Ferrari?
— Da quando lavoro qui non ho mai visto nessuno, oltre al signor Marini, ma non si fermava mai a dormire. Il signor Riccardo mi ha chiesto di fare le pulizie in quella stanza una volta al mese e io lo faccio. Adesso è il signor Sandro che comanda e io non voglio perderlo questo lavoro.
— Il signor Sandro veniva spesso a trovare il figlio? 
— Quasi mai, che io sappia. Faccio le mie sette ore e poi ho la mia vita da vivere.
— E negli ultimi giorni? È venuto qualcuno in casa? Persone di passaggio, intendo.
— Ho preso due settimane di ferie, la mattina che ho chiamato i soccorsi ero appena rientrata al lavoro. Le uniche persone che ho visto, prima delle mie vacanze, sono il ragazzo della lavanderia e un tecnico che veniva da pochi mesi per aiutarlo a montare i suoi video. Lui veniva spesso.
— È proprio sicura che in casa non ci sia una piscina? 
— Certo che sono…aspetti, quando sono arrivata qui, tre anni fa, sul terrazzo ne ho vista una di quelle gonfiabili, mi disse che non sapeva prendersene cura e di non avere la voglia di farlo, non so che fine abbia fatto quella piscina.
—  Ok, è stata molto utile finora, adesso le farò vedere delle foto, ripensi al tecnico e al ragazzo della lavanderia. L’investigatore mette sul tavolo le foto che il suo cliente gli ha fornito: Riccardo con i compagni di scuola, al mare, con gli amici…
— Guardi, osservi bene e mi dica se tra questi c’è uno dei due.
La donna osserva con calma, poi punta il dito.
— Si, nella foto è più giovane, ma credo che questo sia proprio il tecnico.
  
Dovrebbe chiamare subito il suo cliente, la segretaria è andata via e a lui non gli va di farlo.
Chiamerà dopo cena, se è come pensa dovrà mantenere la promessa e mettersi a dieta, si guarda la pancia, stavolta ce la metterà tutta, promette. Alle ventuno si decide e chiama il signor Ferrari. 


Mentre aspetta prepara con cura l’ambiente, Quello che dirà il suo cliente, forse, fornirà prove definitive.
Mette il microfono dietro la cornice del calendario, posiziona la sedia dall'angolazione giusta, pianifica le domande per riuscire a saperne più possibile.
Tre colpi di campanello, decisi e ravvicinati, lo fanno sussultare, va ad aprire. Il signor Sandro Ferrari è impaziente. 
— Allora? Abbiamo incastrato quel maledetto amante dei fiori? Si toglie il cappotto e lo getta su un divano in un angolo.
— Si moderi per favore, ho delle domande ancora senza risposte, confido nella sua pazienza. Si accomodi, cominciamo  subito.
L’uomo si agita nervoso sulla seduta, Emanuele perde volutamente secondi. 
— Per quale motivo non ha voluto che io entrassi nella stanza di suo figlio?
— Non posso dirglielo, prima mi dica chi è l’assassino.
Emanuele non capisce la sua reticenza, lo incalza.
— Potrei sospettare di lei, non dovrebbe nascondere nulla né a me, né alla polizia.
— Il motivo non riguarda quel maledetto assassino. È una questione personale che non ho intenzione di dirle.  
— Nessun problema, passiamo alla prossima domanda. 
Emanuele gli mostra la fotografia che Anna Ciccotti gli ha indicato.
— Conosce quest’uomo?   
— Si, è Luca, un amico dei tempi dell’adolescenza, un nullafacente. 
— Lei sapeva che suo figlio… Che vedeva anche uomini?
— Questo è solo un pettegolezzo messo in giro da quel maledetto…
— Ho trovato della polvere di cloro per piscine, nell’armadietto sul terrazzo, sapeva che suo figlio ne aveva una?
— Si, qualche tempo fa, ma poi… È stato proprio Luca a smontarla. Quel giorno ero a casa sua, ho pensato che mio figlio volesse fargli un regalo, la famiglia di Luca non se la passava molto bene, da ragazzini erano amici.  
— Quest’uomo frequentava Riccardo. La domestica può testimoniare che si vedevano quasi tutte le sere. 
— Luca? Non è possibile, io non l'ho mai saputo.
— Invece, io credo che il ragazzo abbia clonato il telecomando delle serrature elettroniche, che abbia riportato la piscina in quel terrazzo per trascorrere una piccola vacanza lontano da tutto; la domestica aveva due settimane di ferie. Credo che poi abbia ucciso suo figlio perché ha capito che Riccardo avrebbe preferito morire, piuttosto che rivelare a suo padre la sua sessualità. Luca ha avuto tutto il tempo per mettere in pratica il suo piano. I petali servivano per gettare i sospetti sul fiorista. Uno sciocco tentativo.
Ferrari impallidisce.
— Io…
— Perché non ha volutoche indagassi nella stanza di suo figlio? — la risposta tarda ad arrivare, l'uomo è visibilmente scosso.
— Sospettavo che mio figlio fosse gay,  la colpa è di quel suo amico…Nel suo armadio c’è uno scomparto segreto. Ho visto mio figlio mentre lo apriva, aveva lasciato la porta socchiusa. Non ho avuto mai il coraggio di curiosare. Ho avuto paura che lei, durante l'indagine, potesse scoprire qualcosa di compromettente. 
— Deve dire tutto alla polizia, indagheranno, forse troveranno le impronte di Luca sull’incarto delle pastiglie di cloro. 
— Perché arrivare a uccidere, perché ….
— Luca deve aver compreso che la persona più importante per Riccardo fosse suo padre, e che sarebbe stato sempre così.
In questo modo si è vendicato anche di lei, ora Riccardo è solo nella memoria, fisicamente non appartiene a nessuno. 
Vada a parlare con la polizia, deve dire la verità, anche del cassetto segreto. Potrebbero esserci delle prove decisive per incastrare Luca.

Si salutano sulla porta, Ferrari sembra rimpicciolire sotto il suo cappotto.
Emanuele va in cucina, si concede un caffè, senza panna, né zucchero. 



 

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