Almissima ha scritto: dom feb 18, 2024 11:33 amMentre apre il portone dell’officina si rende conto che per non sfigurare era andato all’edicola del paese che faceva anche da cartoleria e si era procurato della carta da lettere.
Enzo, che non gli aveva ancora perdonato il fatto di aver trovato la saracinesca imbullonata al marciapiede una mattina di qualche anno fa, senza battere ciglio, assieme al resto gli allungò anche una penna a sfera come omaggio della casa.
Da quel giorno iniziò una fitta corrispondenza sotto lo zerbino, tanto che Tobia si ritrovò pure a pulire il gradino davanti alla porta di casa, soprattutto dopo che lei aveva anche allegato una foto polaroid.
C’è un passaggio dal tempo presente indicativo al passato remoto. Finora hai narrato al presente. Perché passare al remoto?
Almissima ha scritto: dom feb 18, 2024 11:33 amche mettevano in risalto il suo fisico e un maglioncino color salmone, e la tuta se la metteva in officina, proprio come adesso che sta iniziando ad aggiustare i freni dell’Apecar di Geremia.
meglio mettere un punto fermo dopo salmone oppure un punto e virgola.
(…) maglioncino color salmone. La tuta se la mette (perché metteva?) in officina, proprio come adesso ecc.
Almissima ha scritto: dom feb 18, 2024 11:33 amDurante le sue vacanze Tobia gli aveva svuotato del tutto il suo monolocale da scapolo e lo aveva messo in vendita online.
Wow che scherzo!
Almissima ha scritto: dom feb 18, 2024 11:33 amNonostante ciò, non solo il Piero gli vendette la telecamera, ma gli installò pure la app di controllo sul cellulare.
Stavi narrando al presente Tobia si sta rivolgendo a Piero per acquistare la telecamera che ha visto nel volantino. Perché passare di nuovo al remoto?
Almissima ha scritto: dom feb 18, 2024 11:33 amPer giorni e giorni Tobia rimase attaccato al cellulare fissando l’immagine della propria porta di casa: il postino, dei gatti, due cani ma niente donna misteriosa, finché all’improvviso, mentre stava aggiustando una Cinquecento di quelle storiche, l’immagine scomparve dal telefono.
Quel giorno si scaraventò a casa nella speranza di vederla almeno andare via. Invece per strada incontrò Gianni e Carlo e sotto lo zerbino circondato dai pezzi della telecamera distrutta il solito bigliettino
Stessa considerazione. Il racconto inizia al tempo presente e poi, da un certo punto, la volgi al remoto.
A parte un po’ di confusione sull’uso dei tempi verbali che mi ha costretta a rileggere perché non riuscivo a seguire bene lo svolgimento dei fatti, il racconto è molto carino
@Almissima e il finale è dolce e tenero come un marshmallow. Chi la fa l’aspetti! E gli scherzi architettati da Tobia sono proprio divertenti.
Grazie!