La ricerca ha trovato 1 risultato

Torna a “Racconto a tinte giallo cadavere”

Re: Racconto a tinte giallo cadavere

Ciao, @Atlab the Alchemist, piacere di ritrovarti. 
Ho letto con attenzione il tuo racconto e mi permetto di lasciare alcune considerazioni. La trama mi è sembrata interessante, ma vi è una patina di inverosimiglianza che secondo me la scombussola un po', e inoltre un certo disordine nello svolgimento non funzionale alla narrazione. 
Provo a esaminare da vicino il brano così da esemplificare le mie sensazioni. 
Atlab the Alchemist ha scritto: Carlo e la sua sottomissione. Ogni giornata poteva essere l’ultimo apostrofo. Di un racconto a tinte giallo cadavere. 
L'incipit ci presenta come caratteristica precipua di Carlo il suo essere sottomesso, ma nel prosieguo veniamo a sapere che l'uomo è affetto da un disturbo tale per il quale prende il sussidio d'infermità mentale. Inoltre, nell'espressione "avevano deciso tempo prima" mi pare di capire che entrambi, marito e moglie, scelgano che sia lui ad occuparsi delle faccende domestiche. Questo per dirti che non mi è sembrato di ravvisare nel brano elementi che facciano della "sottomissione" la prerogativa principale di Carlo. Anche alla luce del finale, la parte iniziale mi sembra un po' troppo slegata ed eccessivamente paratattica.
Atlab the Alchemist ha scritto: gio mag 13, 2021 12:19 pmCome ogni insetto che considerasse casa un qualsiasi accumulo di spazzatura. Ma non tutti gli uomini sono nati soli.
Qui non ho ben capito a cosa sia collegato il "come". Siccome non mi pare si leghi a ciò che precede, pensavo si collegasse alla frase successiva, ma non mi pare. Anche la considerazione sulla solitudine, posta qui, non mi è molto chiara.
Atlab the Alchemist ha scritto: gio mag 13, 2021 12:19 pmAveva avuto le sue occasioni, con una moglie. A cui non aveva mai voluto bene e di questo ringraziava se stesso. Un monolite.
Giada era stata la sua compagna di scuola, solo questo.
Perdonami, ma mi sorge una domanda che può apparire banale: se Carlo non ama Giada e lei evidentemente lo detesta fino ad umiliarlo, perché mai i due si sono sposati?
E poi, in che modo l'essere un "monolite" si aggancia alla caratteristica comportamentale della "sottomissione", cui si dà gran peso in quanto posta nella prima riga del racconto? La paratassi reiterata, che divide il testo in blocchi, non aiuta a mio avviso la comprensione.
Atlab the Alchemist ha scritto: gio mag 13, 2021 12:19 pmI primi giorni furono dolori senza gioie, a cominciare dal pasto del mattino. Abbondante per lui, reciso per lei. Fondute di nulla in oceani di insalate magre che lui aborriva. Ma Carlo ci credeva e posticipava. Pensava nei momenti di solitudine. Rari. Quegli attimi in cui lei decideva di uscire, lasciandolo con una lista fitta di cose da fare. Ormai la casa dipendeva da lui. Era ciò che avevano deciso tempo prima. Lei con il suo lavoro da insegnante e lui fermo, a badare alla casa.
Non mi è chiaro perchè il pasto del mattino (intendi la prima colazione, o il nostro pranzo? la presenza dell'insalata farebbe pensare al secondo) possa essere fonte di dolore solo per il fatto che le quantità di cibo ingerite dai due sono diverse. (Dal punto di vista formale, sostituirei inoltre "reciso" con "contenuto", o "parco".)
A cosa credeva Carlo, posticipandolo? E inoltre, perché sono definiti "rari" i suoi momenti di solitudine, visto che la moglie va al lavoro e lui sta solo in casa?
Perdona le numerose domande, ma mi piacerebbe capire.
Con i successivi episodi dei regali di Natale, il maglione e il telescopio, abbandoni lo stile paratattico per una modalità opposta, gonfia e quasi lamentosa. A questo punto, l'orizzonte cambia repentinamente e veniamo a sapere che la donna (non si sa perché) non si è mai concessa al marito, il quale non solo non ha mai visto una donna nuda, ma utilizzerà il tanto desiderato telescopio per fantasticare sui corpi femminili che osserva dalla finestra.
Segue un'altra virata: il testo diviene gradevolmente poetico nella descrizione della bella ragazza dai lunghi capelli e dalla gonna gialla. Costei diviene la principessa dei sogni di Carlo.
Atlab the Alchemist ha scritto: gio mag 13, 2021 12:19 pmDalla finestra vedeva tutte le forme che voleva, che danzavano sotto i suoi occhi come tante fiammelle. E la cosa gli piaceva fino a ridere a crepapelle quando gli occhi si soffermavano su quelle vestite in modo stravagante. (...) Vide la ragazza bellissima, attraversare la strada. I capelli lunghi, il viso dolce e quella stupenda gonna gialla che le svolazzava intorno.
La parte finale, invece, mi ha convinta e la considero molto interessante, soprattutto il particolare, eccellente, della maglietta gialla posta a mo' di gonna sulle gambe della moglie morta.
Sono del parere che, riorganizzando la parte iniziale e collegandola meglio col resto, possa venire fuori un racconto misterioso e particolare. 
Mille grazie per la lettura, e un saluto.
Atlab the Alchemist ha scritto: gio mag 13, 2021 12:19 pmCarlo attese che la moglie si addormentasse e, verso mezzanotte, prese il cuscino e la soffocò.
Fu soddisfatto di se stesso e la musica nella sua testa rallentò di colpo. Spogliò Giada riuscendo a vedere, per la prima volta, come era fatta sotto i vestiti. La musica divenne ancora più leggera. Trovò una maglietta gialla nel guardaroba e gliela adagiò sulle gambe.

Torna a “Racconto a tinte giallo cadavere”