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Re: Fuori fiorire

Il fascino della Poesia consiste nel fatto che ci permette di avere a che fare con l'indicibile. Attraverso le parole si riesce, a volte, a compiere un avvicinamento al mistero del mondo. Ma è un'alchimia complessa, delicatissima. Se dentro pulsa un'urgenza, è ottima cosa: ma il rischio, in quel caso, è di illuminare in modo eccessivo il dolore. Lo considero controproducente. Il rischio contrario è di trattenere l'emozione finché non si spegne. Controproducente anche questo, ai fini della Poesia.
Quando, invece, il linguaggio è usato come qui nel tuo testo, allora il senso nascosto si coagula attorno alle parole, scelte con cura una a una, e si crea un reticolo solido e lucente da cui il significato balza agli occhi e al cuore pur nella totale assenza di denotazione.
L'io lirico, nei primi tre versi, delinea una situazione personale di fragilità, forse di malattia, resa più ambigua dall'anomala presenza della preposizione "per", la quale potrebbe alludere sia a un complemento di moto attraverso un luogo sia a un complemento di tempo continuato e che amplifica, per questa sua ambiguità, la possibilità di una malattia mentale; negli ultimi tre versi, introdotti da una turgida congiunzione avversativa, l'io lirico si rivolge a un interlocutore, e la visione angusta di prima lascia il posto a orizzonti vasti.
La donna è consapevole di essere "per metà non vista", ma altrettanto certa di essere "luce" per l'interlocutore, e molto più di questo: lei sa di essere "sentita in ogni poro": un modo per rivelare al destinatario, vale a dire a noi che leggiamo, la vertiginosa profondità (o altezza?) che può raggiungere l'amore.
Secondo me, @Ton, è un testo molto riuscito. Se dovessi tradurre in immagine le tue parole, esse avrebbero l'aspetto di una donna seduta, vestita di bianco lucente, sola, in uno spazio vuoto. L'interlocutore cui si rivolge non è lì con lei, ma protetto nei suoi vertiginosi ricordi.
Un saluto, e grazie.

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