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Re: [Lab3] Signorina

Ciao @ScimmiaRossa,

e niente, tu mi piaci. Sai quelle cose a pelle, che quando leggi la prima frase hai già la sensazione che il racconto non sarà "banale"? Non fraintendermi, nel senso che non è un fatto di trama, (lineare, forse un pizzico ordinaria), ma è il come narri/mostri la storia che fa la differenza, secondo me. 
ScimmiaRossa ha scritto: La plastica, dura e di pessima qualità, mi massacra le natiche e il sapore dolce della brioche alla marmellata che ho appena finito di mangiare abbandona gradualmente il mio palato.
Riesce a dar fastidio anche a me, che invece in questo momento sono seduta su di una poltroncina imbottita... E ho detto tutto! Parti a bomba qui, brava! 

E poi la routine dell'ospedale, che subito mi fa capire, e non perché tu lo abbia narrato, che la protagonista è un'abituè del posto e conosce quasi a memoria gesti, camminata dell'infermiera, e anche una buona dose di noia nel farla accomodare in saletta visita. 
ScimmiaRossa ha scritto: La lana mi sfiora le orecchie, morbida, e la peluria delle braccia scatta sull'attenti. Poggio il maglione sul lettino e salgo sulla la scaletta. il rotolo di carta che ricopre il letto si increspa con un fruscio mentre mi ci siedo sopra, le gambe penzoloni. Questa stanza è sempre uguale, non cambia mai nulla. C'è il lettino per le visite, un mobile con guanti, copriscarpe e altri strumenti che non so a cosa servano, e un armadietto. Di fronte al lettino, una scrivania di formica con un computer e un portapenne.
Ho sottolineato le frasi efficaci, lo "show": "pelle d'oca" sarebbe stato l'equivalente, ma narrato. E anche l'immagine del rotolo di carta steso sul lettino, e quel suono, mi verrebbe da dire "strusciato", che udiamo quando ci saliamo sopra. Brava! Io di solito lo rompo anche, perché non ditemi che non succede anche a voi che quel coso si strappi facilmente sotto la pressione delle chiappe. (Ecco, avrei aggiunto anche una roba così)
ScimmiaRossa ha scritto: Mi sa che forse ci ho guadagnato, nel cambio con Cannizzaro. Questo qui sembra gentile, almeno.
Appende le lastre al tabellone luminoso appeso alla parete e le osserva, mentre io resto in silenzio. Poi spegne e le ricaccia nella busta.
«Quanti anni hai, Giulia?»
«Diciassette».
«Avrei detto meno, sembri più giovane. Il busto da quanto lo porti?»
«Da quando ne avevo tredici. Quattro anni».
«Quante ore al giorno?»
"Quattordici. Cioè… i primi tre anni lo portavo sedici ore, adesso quattordici".
«E quando sei diventata signorina?»
Alzo le sopracciglia. Non ho mica capito.
Rimango perplessa una frazione di secondo. Poi, per fortuna, il mio cervello riesce a tradurre l'eufemismo in termini comprensibili, e allora ci arrivo.

«Da pochi mesi.» rispondo, cercando di trattenere un risolino.
"Diventare signorina" che razza di espressione sarebbe? Va bene che questo tizio ha una certa età, ma è pur sempre un medico. Perché parla come la mia bisnonna? Il dottor Cannizzaro sa essere un gran maleducato, ma per lo meno quando mi fa questa domanda non ci gira tanto intorno. 
L'ortopedico distoglie gli occhi da me, guardando per un attimo il pavimento. Poi torna a fissarmi con una ruga in più sulla fronte.
«Mi sa che c'è stato un qui-pro-quo. Non mi riferivo alle tue… esperienze».
La risata che poco prima avevo ricacciato giù nella pancia torna su, violenta e incontrollabile. Rido per un tempo che mi sembra troppo lungo, e non riesco a smettere, i muscoli attorno all'ombelico mi fanno male.
Poi agito le mani davanti alla faccia in segno di diniego e cerco di riprendere fiato.
«No, ho capito. Vuole sapere quando ho avuto il menarca. Glie l'ho detto: pochi mesi fa. Saranno tipo due mesi. Cioè, quasi tre. Dovrei avere il terzo ciclo tra qualche giorno».
Mi scappa ancora quasi da ridere. Questo qui, se usasse i termini adatti, eviterebbe di fare ste figure di merda.
«Com'è possibile?»
«Sono nata con la sindrome di Turner. Ho cominciato ad assumere gli estrogeni solo da settembre, prima ero ancora in terapia con l'ormone della crescita».
Alzo gli occhi dalle piastrelle e li porto alla mia cartella clinica, che sta prendendo polvere, inutilmente chiusa sulla scrivania.
«Vabbè…vieni qui».
Scendo dal lettino e mi avvicino al dottore.
Mi giro in modo da dargli le spalle.
«Togli anche il reggiseno, per favore».
Slaccio il reggiseno di cotone scuro che copre la mia modesta seconda. Lo stringo nel pugno e porto le braccia in avanti, perpendicolari al busto. Unisco le gambe e vado giù con la schiena.
La sua cravatta mi sfiora il viso, mentre fa scorrere il dito indice lungo la mia colonna vertebrale. Alle narici mi arriva un odore leggero di mentolo. Dopobarba, o acqua di colonia.
«Torna su».
«Posso rivestirmi?»
«Sì, abbiamo finito».
Il maglione mi riscalda in un abbraccio confortevole mentre lui va alla scrivania ad aggiungere un altro po' di scartoffie alla mia cartella.
Sai più di tutto cosa hai mostrato secondo me? La leggerezza di Giulia. È una ragazzina che avrebbe mille ragioni per sentirsi "ingabbiata" nella sua sindrome, e invece, appunto, è una ragazzina, e porta in dote tutta la leggerezza e la spensieratezza proprie della sua età. Esorcizza l'ospedalizzazione, come pure la sua malattia genetica, questo ho percepito, e se il tuo intento era anche questo, brava, ma brava davvero! 
ScimmiaRossa ha scritto: «Una sega circolare, di quelle che tagliano anche le sbarre di acciaio».
«Ma va là! Cosa ci dovresti fare scusa?»
«Devo tagliare a pezzi il busto. Tanto l'ortopedico ha detto che non lo devo più portare, adesso che sono diventata signorina».
Efficace il finale, che rivela il mutamento a signorina, certo, mica poi tanto nascosto, perché l'hai narrato durante il racconto, sebbene attraverso l'artifizio del dialogo diretto (sì, ma narrare è necessario a mio parere, e come ho già scritto in un altro commento, serve a equilibrare il mostrato e a tenere le fila della trama), ma, soprattutto, il finale rivela un senso di libertà, che sono sicura Giulia ha provato sin da quando scherzava con l'inedito medico, il quale è riuscito a spezzare la monotonia della routine delle sue visite. Il mutamento nasce lì. 
Grazie per aver scritto!  <3

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