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Re: [MI 163] Terza media

Grazie @Alberto Tosciri ! Sai che, apprezzando molto il tuo modo di scrivere, tengo anche al tuo giudizio. Mi fa piacere in particolare che ti sia piaciuto il messaggio del racconto.  :) Se vuoi approfondire la figura di Padre Marella (personaggio veramente anticonformista per il periodo in cui è vissuto, non a caso fu anche scomunicato e poi riabilitato) e soprattutto il suo messaggio nel mondo attuale, un paio di anni fa è uscito un film documentario (che mi pare abbiano realizzato dei ragazzi delle scuole superiori) intitolato "Beati! La gioia non è mai al singolare", molto interessante. 

Re: [MI 163] Terza media

Ippolita ha scritto:
Forse proverei a tagliare la frase sopra citata, a mio avviso ridondante, in quanto già descrivi bene il cambiamento che si opera nella ragazzina e il realativo passo seguente. 
Grazie e un saluto, @pale star.
Sì, forse sì, potrebbe bastare anche senza quella spiegazione, dici bene. Grazie @Ippolita !

Re: [MI 163] Terza media

Kasimiro ha scritto: E poi... con Padre Marella mi apri un mondo. E' un posto incredibile che solo chi ci è stato può capire. Ci ho passato e passo tanto di quel tempo ancora... quando voglio rilassarmi vado lì, e incontri delle persone con storie pazzesche.
Credo che siamo delle stesse parti.
A risentirci
Eh sì, mi sa proprio che siamo delle stesse parti; ma lo avevo già pensato quando in un altro racconto hai citato Molinella, mi pare.  :)
Grazie per gli apprezzamenti!

Re: [MI 163] Terza media

Esatto @ivalibri , uno degli obiettivi che mi ero prefissata era proprio cercare di riprodurre le difficoltà che abbiamo vissuto un po' tutti, chi più chi meno (spero meno!), in quel periodo in cui tutto sembra enorme e insormontabile. Sono lieta che tu lo abbia colto e apprezzato.  :)

Re: [MI 163] Terza media

Alba359 ha scritto:

Guccini nella sua don chisciotte:

Preferisco le sorprese di quest'anima tiranna
Che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
Ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
Ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire...

Se non la conosci @pale star  ti consiglio di ascoltarla, è veramente bella.
Grazie @Alba359 , non ascoltavo Don Chisciotte da secoli! L'ho ripresa stamattina mentre venivo al lavoro e devo dire che è un testo incredibile, oltre che attualissimo. Grazie per questo bel consiglio e per il resto del tuo commento.  :)

Re: [MI 163] Terza media

Grazie socio @bestseller2020! L'identità del dinosauro resta ignota. Potrebbe essere qualcuno che lei conosce, o magari è il Boyler che ha abbandonato un attimo il suo bar con airone di qualche racconto fa ed è andato a fare un'incursione da un'altra parte. Ma è davvero così importante saperlo? L'importante alla fine è che lei sia consapevole che può realizzare un suo sogno, giusto?  :)

[MI 163] Terza media

Commento

Traccia di mezzogiorno: Qualcosa di insolito. 

Che anno del cavolo quello della terza media. Gaia se l'era aspettato tutto diverso. Rassicurata dai racconti di Sveva che, avendo sette mesi in più, aveva già saltato il fosso ed era passata al liceo, si era immaginata che sarebbe cambiato tutto. In meglio, è ovvio.
Macché.
Sua madre continuava a mandarla in giro infagottata in certe felpe dai colori improponibili.
«Oh, ma l'hai presa da Padre Marella?»* aveva urlato una volta Tommaso. E aveva ragione. Sembrava una derelitta con i brufoli da nascondere sotto la frangia e la voglia di studiare che veniva soffiata via in un mulinello di polvere. Nessun ragazzo con il motorino l'aspettava fuori da scuola, ma quello che la mandava in bestia sopra ogni altra cosa era il fatto che tutti avessero un'opinione su di lei. Che pretendessero di decidere della sua vita e del futuro, come se la storia fosse già stata scritta. Come se lei non avesse capacità di decidere. Non che Gaia avesse da decidere chissà cosa, anche perché l'accusavano di avere sempre la testa fra le nuvole e le dicevano che doveva smetterla di sognare di fare grandi cose e di adeguarsi alla realtà. Che non sarebbe mai stata importante e che doveva pensare a cose concrete, come mettersi a lavorare in fretta per non pesare ancora sul bilancio di famiglia. Così i discorsi della Mattei, che ripeteva ossessiva quanto lei fosse portata per il disegno e che sarebbe dovuta andare al liceo artistico l'anno seguente, erano stati accartocciati e buttati via come un giornale vecchio.
Per completare il quadro desolante, era lunedì (cosa può esserci mai di buono nei lunedì mattina?) ed era in ritardo. Per andare a scuola, Gaia attraversava un parco, un sottopassaggio per evitare l'Asse Attrezzato e una serie di strade con i nomi di certi scrittori vissuti secoli prima. Fino all'anno precedente aveva fatto quel tragitto con Sveva, ma che fosse da sola o in compagnia la strada era sempre la stessa e anche diverse persone che incrociava in quei venti minuti di strada. Quel vecchio senza due denti davanti e i capelli a cespuglio, lunghi e indemoniati, che teneva per mano una bambina in età da scuola materna, per dire, era ormai una faccia nota. Discutibile, ma consueta. Come la gattara che si prendeva cura della colonia felina del parco e puzzava di scatolette vecchie già alle sette del mattino.
Mentre si avvicinava all'imboccatura del sottopassaggio, però, sentì dietro di sé un passo dal timbro particolare. Non erano scarpe con i tacchi, né il suono pesante di chi si trascina un paio di anfibi. Sembrava uno scalpiccio di qualcuno che camminava scalzo. Assurdo, come si poteva camminare scalzi su un marciapiede cittadino?
Restò in ascolto. Lo scalpiccio sembrava imitare alla perfezione il ritmo dei suoi passi a pochi metri di distanza. Si fermò interdetta e lo scalpiccio smise a sua volta in sincrono. Fece tre passi rapidi in avanti e lo scalpiccio risuonò per tre volte. Decise di fare finta di niente e di non voltarsi. In fondo, quella sincronia di passi poteva essere una coincidenza. Entrò nel sottopassaggio con la speranza che qualcuno arrivasse dalla parte opposta. Invece non si vedeva nessuno e lo scalpiccio dietro di lei era ripreso regolare. A metà percorso finse di frugare in una tasca per fare una nuova sosta. Di nuovo, lo scalpiccio imitò i suoi passi alla perfezione. L'angoscia si sostituì alla preoccupazione. Gaia percorse la seconda parte del sottopassaggio quasi di corsa. I passi dietro di lei non mutavano il loro andamento, si adattavano ai suoi come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lo scalpiccio indefinibile aveva assunto un tono quasi irriverente, come se i passi si volessero prendere gioco della paura che la stava invadendo.
Comunque riuscì a percorrere il sottopassaggio senza incidenti e ad arrivare in corrispondenza di quattro bidoni per la raccolta differenziata. A quel punto decise che era giunto il momento di fronteggiare l'autore di quei rumori. Si girò pronta a qualsiasi spettacolo.
Insomma, quasi.
Dietro di lei, a qualche metro di distanza, c'era un dinosauro viola.
Ritto sulle zampe posteriori, in una delle due zampe anteriori stringeva qualcosa.
Lui e Gaia si fissarono per qualche secondo. Il dinosauro era alto poco più di lei, viola di un viola che non esiste in natura, con la bocca semi aperta e due file di dentoni che però non sembravano desiderosi di morderla. Anzi, i dentoni sembravano avere una consistenza gommosa. Come se davanti a lei ci fosse, semplicemente, una persona che se ne andava in giro con indosso un costume da dinosauro e un sacco giallo stretto in una zampa.
Sempre senza parlare, lo sconosciuto viola alzò la zampa destra e la sventolò per salutare in modo amichevole. Poi fece qualche passo con movimento ondeggiante e si avvicinò al bidone giallo, quello per la raccolta differenziata della plastica.
Il dinosauro buttò il sacchetto giallo nel bidone, si voltò di nuovo verso Gaia e fece ciao con la zampona. Poi ondeggiò scalpicciando e tornò sui suoi passi, in direzione del sottopassaggio.
Mentre lo guardava allontanarsi, la mente di Gaia si svegliò all'improvviso. Pensò che, se c'era qualcuno talmente matto da andare a buttare la plastica vestito da dinosauro, disinteressato di quello che avrebbe pensato chi lo avrebbe visto, non ci poteva essere niente di impossibile. Che quell'essere gommoso le aveva illuminato la strada. Magari il sogno di quella persona si era appena realizzato, lì, davanti a quel sottopassaggio. Dunque, lei per prima non doveva rinunciare ai sogni che coltivava. Anche solo a quello di rendere meno odioso quell'anno di scuola.
Scoppiò a ridere da sola e riprese camminare. All'intervallo avrebbe cercato la Mattei per farsi spiegare tutto sul liceo artistico.
Poi sperò che il dinosauro incontrasse anche la gattara. Avrebbe dato via la merenda pur di vedere la sua reazione.

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* Padre Olinto Marella è stato un sacerdote in attività a Bologna fino alla fine degli anni 60. Ha dedicato la sua vita al servizio degli ultimi, fondando tra le altre cose la "Città dei ragazzi", che ha accolto molti giovani sbandati e orfani e continua tuttora la sua attività, con migranti e senza fissa dimora. Tutti i bolognesi con più di 60 anni se lo ricordano mentre, con il berretto in mano, chiedeva l'elemosina ai passanti in un angolo specifico delle strade del centro (dove ora c'è un bassorilievo che lo raffigura). È stato beatificato nel 2020. 

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