La ricerca ha trovato 1 risultato

Torna a “Seconda guerra mondiale e dintorni”

Re: Seconda guerra mondiale e dintorni

Scusate se mi intrometto, ma mi premerebbe dare il mio parere e per quanto a me piaccia la pace e mi piacciano i lieti fine pacifici, non posso ignorare altrettanto il fatto che io vivo in un'epoca di relativa pace in cui ammazzare una persona non è la normalità.

E mi scuso in anticipo se suonerò antipatico o attaccabrighe, ma sono argomenti che ultimamente mi stanno davvero a cuore, pur non essendo io uno storico.

Oggi possiamo parlare dell'accanimento dei vincitori sui vinti, ma siamo proprio sicuri che abbia senso il discorso in sé?

Si è parlato delle Foibe, che sono state un vero e proprio orrore per chi le ha vissute e le ricorda. Ma la memoria di una persona che ha perso tutto è una cosa, la storia è un'altra. Uguale dignità, ma si affrontano in maniera diversa. La storia parla di una italianizzazione forzata e feroce a partire dal '23, fatta di Decreti che partono dai cognomi sloveni arrivando alle scuole, così come parla anche di un eccidio di italiani con metodi barbari e disgustosi.
Allora cercare di dire "hanno entrambi torto" per momenti storici così vicini e così vividi non è una cosa che ha senso fare, per me, perché sono cose che trascendono l'avere torto e l'avere ragione. Che trascendono una lucidità che noi nel 2021 possiamo avere, perché non viviamo con il terrore ci bussino alla porta o di sentire una sirena da un momento all'altro.
Come si racconta in un romanzo storico questo? E, soprattutto, siamo sicuri che qualcuno voglia ascoltare questo tipo di racconto?
Perché "L'accanimento dei vincitori sui vinti" è ad un passo dall'essere l'ennesima narrazione, non una realtà.

Il discorso "se mi aggrediscono io porgo l'altra guancia" va bene per i litigi fra due persone singole, non per eventi storici che sono frutto di un'eredità secolare e di cui ancora oggi viviamo gli effetti, volenti o nolenti. Lo scegliere la pace che abbiamo oggi è un lusso, non era la norma all'epoca, non è la norma tutt'oggi per molti. Gli eccidi, per quanto orrendi, non sono isole nel mare e il povero istriano ucciso durante le Foibe non avrà colpe, ma questa consapevolezza cosa ci dà nel leggere la storia? Cosa impariamo da questo?
Annuiamo e ci sentiamo meglio con noi stessi, ma il povero istriano rimane morto e noi non sappiamo il Perché sia morto. Sappiamo solo che è brutto sia morto così brutalmente.
Per questo molti libri e molti film sono dannosi per la loro semplicità - sono d'accordo -, ma altrettanto cercare di mitigare certe concezioni è dannoso, perché se rendere mostri degli umani attraverso i media è sbagliato, nel privarci di una base critica con cui affrontare un lato dell'umanità che ci fa paura, esperire un piano comune dicendo "eh sì entrambi hanno fatto atrocità" non rende giustizia a nessuno, non ci dice nulla su ciò che è accaduto. Non dà lucidità, ci fa solo sentire persone migliori - mentre ignoriamo che i vincitori e vinti hanno stretto la mano molto volentieri. La Ratline non è decisamente una teoria cospirazionista e Arthur Rudolph dove lo mettiamo? Otto von Bolschwing?

Oggi più che "I nazisti erano dei mostri" sento molto di più amenità come "La Wehrmacht eseguiva solo gli ordini" o "Rommel era un nazista buono" (davvero esistono i "nazisti buoni" e i "nazisti cattivi"?). E non sto a parlare dei tanti che si sentono intelligenti nel dire "Ma sei milioni, non è un numero un po' sospetto?" (giusto perché è più astuto che dire "L'Olocausto non è avvenuto") anche quella concezione è una realtà con cui dobbiamo fare i conti e non è semplicemente ascrivibile ad un "la gente è scema" per sentirci meglio noi e non affrontare un problema culturale dei nostri tempi.
La Poesia in apertura di "Se Questo è un Uomo" parla anche di questo. Non dimenticare significa anche non ammollire il ricordo pensando che sia un panno sporco da lavare. Un ricordo non ha bisogno di svanire per essere tradito.
E di nuovo: come si racconta in un romanzo storico questo? E, soprattutto, siamo sicuri che qualcuno voglia ascoltare questo tipo di racconto senza addossargli il marchio del buonista?

C'è un presentismo che io trovo ingenuo in certe posizioni, esacerbato dal bisogno viscerale che abbiamo nell'esperire sempre nuove vittime per cui simpatizzare e, nell'attuale scenario sociale e politico, l'estrema destra ha giocato più volte la carta della vittima, del censurato, per accattivarsi consensi fra persone che non ricordano e/o non sanno. E io non voglio ritrovarmi i fascisti in parlam... ah. Il M.S.I. ci era già entrato dopo la Guerra.
E ci tengo a dire che porre una responsabilità storica non significa dire "erano dei mostri!", ma dovrebbe essere un fatto con cui fare i conti.

Giusto per chiarire un punto: Le Foibe sono una tragedia, ma non sono una tragedia nata dal nulla. Come l'Olocausto è una tragedia e non è nata dal nulla. E sono tragedie profondamente diverse, per come si è arrivati ad esse, per come sono state perpetrate. Perché sono state perpetrate. Una tragedia non è uguale ad un'altra.

E mi scuso di nuovo se sono stato indelicato, antipatico, attaccabrighe, ma come ho detto: ho a cuore questi discorsi.

Torna a “Seconda guerra mondiale e dintorni”