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Re: [Lab 13] L'incontro

Caio @Kasimiro ben trovato!
Ho trovato il tuo racconto inizialmente un po' spiazzante, surreale, ma sono bastati pochi secondi di lettura per mettere a tacere l'incredulità e godermi l'inusitato incontro tra i due personaggi.
La freschezza dei dialoghi mi è piaciuta molto: pur nelle loro differenze, si instaura presto un rapporto di fiducia e complicità tra l'essere umano e... "l'imenottero". Anzi, proprio nelle differenze e similitudini tra le loro due vite, raccontate a cuore aperto, in questo gioco mentale di addizioni e sottrazioni, sta il segreto dell'empatia tra questi due esseri.
Il racconto si fa metafora sulla solitudine dell'uomo e sulla incomunicabilità tra le persone e, aggiungiamolo pure, sulla insoddisfazione nei confronti della vita dovuta, magari, ad aspettative non avveratesi. Il protagonista aveva bisogno di parlare, sfogarsi, in qualche modo recriminare per la propria condizione e per questo scopo non ha trovato confidente migliore di questa formica (gigante) che ha bussato alla sua porta un po' per caso (aver perduto la scia), un po' per scelta (una desiderata deviazione dalla propria vita programmata).
E sarà proprio il sussulto d'indipendenza della formica a fare accarezzare all'uomo l'idea di potere cambiare vita.
La proposta di matrimonio, pura iperbole, sottolinea una volta di più il desiderio dell'operaio di colmare il vuoto affettivo e relazionale che lo affligge.
Il finale, un po' criptico, con la formica (non più così) gigante, ormai morta (ma aveva già assolto al compito affidatele dall'autore) che viene portata via dai suoi simili, si presta a molte legittime interpretazioni e sarei curioso di conoscere la tua "interpretazione autentica".
Racconto inusuale, dal sapore di favola, apparentemente leggero eppure carico di significati. Piacevole. Dal punto di vista stilistico, devo segnalare qualche piccolo refuso facilmente emendabile in fase di revisione.
A rileggerci.   
          

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