(Racconto in migrazione da WD per Caronte)
Torno in albergo con gli occhi rossi di pianto, come di rientro da un incontro sentimentale finito male.
È quello che è accaduto.
La storia “d’amore” tra me è mio padre è finita.
Ero venuta a riprenderlo. Credevo che un anno di riflessione fosse stato più che sufficiente per lui e per mia madre.
Non ne potevo più di vedere lei gettata sul divano incapace di riprendere la sua vita in mano.
In questi lunghi mesi non ho mai capito se del suo uomo le mancasse più il lato pratico o quello sentimentale: mio padre che l’aiutava con i sacchetti della spesa e i pagamenti online, o le chiacchiere a letto prima di dormire.
Li vedevo, li sentivo e mi dicevo “questo è amore”, poi sono cominciate le discussioni nella loro camera e ancora mi dicevo “si confrontano”, ma a queste seguirono i silenzi, “finalmente hanno fatto pace” mi dissi.
Invece quel silenzio aveva diviso in due il letto matrimoniale trasformandolo in due lettini singoli.
Mia madre da allora non ha più avuto capacità di reagire, si è lasciata schiacciare da un’apatia che le sta togliendo la vita. Ha perso perfino il colore degli occhi, sì, quella luce che li rendeva brillanti ed entusiasti.
Ho trovato mio padre con un bambino, di circa due anni, avvinghiato alle sue gambe e al fianco una donna.
Lei è una sorta di Rambo in gonnella, non che sia mascolina, tutt’altro, ma è una di quelle donne che gestiscono tutto, anche la vita degli altri, soprattutto quella dei maschi.
Lo ha capito anche suo figlio, ecco perché sta avvinghiato alle gambe di nostro padre piuttosto che a quelle di sua madre.
Il mio genitore l’ho perso per sempre, non mi guarda più con gli stessi occhi di un tempo, questi sembrano velati da una foschia, e a lui, mio padre, la realtà sfugge.
L’ho trovato smagrito, nonostante indossi un giubbotto di pelle con il bavero rialzato alla Fonzie, ha le spalle cascanti.
Mio padre non lo sa, ma ha già indossato i panni di mia madre, per quanto cerchi di spiegarmi che adesso ha un’altra vita, non sa che lui una vita non ce l’ha più.
Il portiere di notte mi porge le chiavi e mi chiede: «Tutto bene?»
Domanda retorica alla quale rispondo con un’altra domanda: «Lei è sposato?»
«Sì»
«Lo ha fatto per amore?»
Strabuzza gli occhi e afferma: «Certo che sì.»
«Ha figli?»
«Due ancora piccoli.»
«Allora stia attento, non si lasci coinvolgere in un’altra storia. Non faccia male alle persone che ama o che avrà amato. Nessuno ne guadagnerebbe molto, lei meno che gli altri.»
Ci resta male. O è già coinvolto oppure deve difendere la categoria degli infedeli perché mi risponde: «A volte si trova la persona giusta solo troppo tardi.»
Prendo le chiavi dal banco e mi allontano: «A volte – rispondo – solo a volte.»
- Forum: Racconti
- Argomento: A volte
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- mer gen 27, 2021 12:15 pm
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