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Re: [CP13] Diceva di amarla

Ciao @Mid comincio commentando la tua poesia, come ti hanno già detto: splendida. Ma, visto che dobbiamo anche cavillare, cavilliamo. Eliminerei il che

MidTraccia n.2 "Nel Segno"
Come seppe che nella mattinata gli studenti di medicina sarebbero ritornati all’ospedale, Raffaella Òsimo pregò la caposala d’introdurla nella sala del primario, dove si tenevano le lezioni di semejotica.
La capo-sala la guardò male.
– Vuoi farti vedere dagli studenti?
– Sì, per favore; prendete me.
– Ma lo sai che sembri una lucertola?
– Lo so. Non me n’importa! Prendete me.
– Ma guarda un po’ che sfacciata. E che ti figuri che ti faranno là dentro?
– Come a Nannina, – rispose la Òsimo. – No?
il corpo tutto segnato come una carta geografica; segnati i polmoni, il cuore, il fegato, la milza, col lapis dermografico.
– E ci vuoi andare? – concluse quella. – Per me, ti servo. Ma bada che il segno non te lo levi più per molti giorni, neppure col sapone.
La Òsimo alzò le spalle e disse sorridendo:
e non ve ne curate.lei per la timida e sorridente grazia della sua bontà pur così sconsolata. Ma anche la disperazione in lei non si manifestava né con fosche maniere né con lacrime.
che non le restava ormai più altro che morire. Vittima come era, però, d’una sorte comune a troppe ragazze, non aveva destato né una particolare pietà né un particolar timore per quell’oscura minaccia. Si sa che tutte le sedotte e le tradite minacciano il suicidio: non bisogna darsi a credere tante cose.
Raffaella Òsimo, però, lo aveva detto e lo aveva fatto.
Invano, allora, le buone suore assistenti s’eran provate a confortarla con la fede; ella aveva fatto, come faceva anche adesso; ascoltava attenta, sorrideva, diceva di sì; ma si capiva che il groppo che le stringeva il cuore non si scioglieva né s’allentava per quelle esortazioni.
Nessuna cosa più la invogliava a sperare nella vita: riconosceva che s’era illusa, che il vero inganno le era venuto dall’inesperienza, dall’appassionata e credula sua natura, più che dal giovine a cui s’era abbandonata e che non avrebbe potuto mai esser suo.









agli elettori, la aveva accolta in casa.
beninteso
Diceva di amarla

Il corpo
segnato e innocente,
sublimato di disperazione,
che ormai non era più suo,

ucciso.

Non per odio, beninteso.


Il motivo è che rallenta (ovviamente è solo una mia impressione), mentre senza la congiunzione risuona meglio la conferma: "il corpo non era più suo". 
Trovo, invece, perfetto il verso "sublimato di disperazione". Hai messo a confronto due apici: il sublime – che punta alla vetta più alta  – e la disperazione – che invece scaglia negli abissi; così facendo, hai creato un'immagine forte e convincente.
Ottima anche la chiusa, suona dissacrante, in contrapposizione al concetto di poesia stessa. Un'ironia che colpisce e rende la conclusione ancora più amara e reale. 
In conclusione: Un grido asciutto e forte che esprime appieno ciò che viviamo attualmente. 

Se Giulia potesse vedere ciò che la sua morte sta suscitando!

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