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Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

Ciao @Ngannafoddi
Beh, certo gli avverbi -in mente si possono usare spesso nel parlato o in discussioni, di meno negli scritti...
NgannafoddiAggiungo un altro fatto. Mi hanno regalato un'antologia di racconti fantasy di autori esordienti e sono rimasto disgustato. C'erano draghi, orchi, elfi, nani, maghi, fate, folletti, gnomi, vampiri, lupi mannari... Tutte cose già viste e riviste. Non sono riuscito a finire di leggerlo, non ne potevo più. Sembravano storie tutte uguali. Perché, mi domando, non si possono inventare nuove creature di cui nessuno abbia mai scritto o raccontato?
Non si può inventare il piribacchio invece che utilizzare l'elfo? O il fofforone anziché il drago?
Anche io non amerei leggere o scrivere di draghi, elfi e tutta quella folla di creature tipiche di altri paesi, in prevalenza Nord Europa, paesi anglosassoni, germanici... Fa parte delle loro tradizione, non delle nostre e non riesco a capire perché molti esordienti che si accingono a scrivere fantasy si basano sempre e solo su quei riferimenti. È stancante, privo di originalità e senza senso per me.
Condivido che si possono inventare nuove creature, ma forse nemmeno inventare tanto: so che esistono rarissimi filoni fantasy e scrittori italiani che hanno scritto fantasy basandosi sui miti e sulle storie  e leggende del Mediterraneo. Non ho avuto modo di leggerli, quindi non so dare un giudizio, ma sono daccordo con la mitologia mediterranea, mischiandola e reinventandola.
Io stesso con i miei modesti mezzi sto scrivendo qualcosa dove figurano antiche divinità e personaggi leggendari della Sardegna (preferisco attingere a qualcosa che conosco, poi modifico e trasformo su quelle basi). Sono romanzi e racconti molto particolari, ti fanno lavorare in modo diverso dal solito quei personaggi ma in tutta la mitologia italiana, in quella del centro Italia, Sud e Isole in particolare, c'è una marea di personaggi mitici e storie e leggende che da sole basterebbero a creare una nuova epopea.
Gli antichi navigatori fenici non sono mai morti e nemmeno i pirati moreschi che invadevano le nostre coste e rapivano i bambini e le donne. Un ragazzo sardo rapito dalle mie parti nel XVI secolo fu portato in Algeria e con gli anni divenne re di Algeri... basterebbe a fare una storia...

Le nostre menti sono strapiene di film americani, non riusciamo a concepire altro che western e polizieschi ed eroi e detective  che salvano il mondo senza muoversi dalla Quinta Strada di New York e si riappacificano con la moglie che avevano lasciato perché bevevano troppo... quando invece se scavassimo in Italia troveremmo interi mondi e ambientazioni molto più interessanti...
Basterebbe a fare il nostro western e anche di più scrivere e fare film su ciò che successe nel Meridione dopo lo sbarco dei Mille... niente da invidiare alle rivoluzioni di Pancho Villa, con tutta l'epopea di invasioni, stragi, briganti, assalti in ogni dove... un Mare Magnum credimi...  :)

Re: Quando scrivi, ti ispiri ad altri libri, film, manga o ti sforzi di essere originale al cento per cento?

Ciao [highlight defaultattr=]@Ngannafoddi[/highlight] 
Oggi dicono che è stato già tutto scritto nel mondo nel corso dei millenni, qualsiasi cosa, e basandosi su questo innegabile fatto dicono anche che non si può scrivere più niente di originale, perché tutto è già stato scritto.  Se ci adeguassimo non dovremmo quindi scrivere più niente, tanto sono argomenti già trattati da altri. Questo secondo me è un grossolano sbaglio. A parte il fatto che non è vero che tutto è stato scritto.
Io sarei in grado di scrivere di cose mai scritte per esempio, per quanto non conosca tutto lo scibile umano mi rendo conto che ogni uomo è unico e quindi vede e descrive le cose in modo unico, pur essendo cose che anche altri hanno visto e descritto.
E poi l'originalità non consiste tanto nell'inventare una cosa completamente nuova ma nel descrivere un argomento vecchio, usato da tutti, in maniera diversa, evidentemente, totalmente e completamente diversa.
 (avrai notato che non seguo certi dogmi dell'uso raro che si deve fare degli avverbi che finiscono in "mente")
Ngannafoddi Un nuovo romanzo deve per forza somigliare a un altro romanzo già edito?
Un nuovo romanzo può benissimo assomigliare a un altro, ma deve essere completamente diverso.
Mi spiego.  Se vuoi scrivere un fantasy è difficile non avere in testa certi canoni classici, famosi e conosciutissimi, dai quali parrebbe non si possa prescindere. Mettiamo Il Signore degli Anelli,  Harry Potter, Dune. Ma bisogna  avere in mente solo la loro struttura di base, il loro scheletro. Tu puoi cominciare a scrivere un fantasy sulla falsariga di un romanzo famoso ma aprendo porte che l'autore famoso aveva appena socchiuso o anche lasciato chiuse. Tu spalancherai queste porte, ti serviranno solo come base d'appoggio, ma quello che troverai oltre sarà  frutto della tua mente, della tua fantasia, delle tue visioni. Molti hanno riscritto la favola di Cappuccetto Rosso in mille modi diversi, da infiniti punti di vista, non sto a dirteli tutti ma sono davvero tanti.
La base è sempre la favola dei Grimm, ma diventa tutta un'altra storia. Originale a seconda di chi ci sa mettere mano. E questo vale per tutto, ovviamente.

Un autore inglese del quale ora non ricordo il nome scrisse un romanzo che aveva per protagonista Silver, mi pare si chiamasse così, il cuoco pirata della nave che veleggiò verso l'Isola del tesoro di Stevenson. Lo scrisse partendo dove finiva il romanzo, con Silver che fuggiva in mare, tacitamente graziato da chi lo avrebbe potuto condannare per i suoi atti di pirateria. Ho letto l'Isola del tesoro, ma non ho mai letto la successiva storia del cuoco pirata;  le recensioni dicono che sia bellissimo, ambientato in luoghi tropicali dei Caraibi e ricco di personaggi e particolari di quell'epoca e di quei luoghi nel XVIII secolo. Pur essendo collegato al romanzo madre è qualcosa di totalmente diverso. Penso che un giorno lo leggerò, mi ha colpito l'idea, pur non avendolo mai letto ma avendone solo sentito parlare.

Copiare non è un buon lavoro. Può servire come esercizio, non si finisce mai di imparare. Poi, durante la copiatura trovare le porte che l'autore che si copia ha lasciato chiuse. Ce ne sono sempre, impossibile che non ci siano. Bisogna cercarle con attenzione. Attraverso quelle porte scopriremo, mostreremo un altro mondo. L'ambientazione sarà anche quella classica e riconoscibile di un certo autore o di una certa categoria di romanzi, impossibile sfuggire: un giallo è sempre un giallo, come un poliziesco, noir, mistery o fantasy ecc., ma spalancando le porte chiuse creeremo nuovi mondi che saranno riconoscibili come nostri. Soltanto nostri.
Secondo me si può interpretare così la questione ma naturalmente ci possono essere svariati ulteriori sistemi di approccio. Chiunque scrive, me per primo, lascia sempre qualche porta chiusa, qualche anfratto inesplorato. E  bisogna dirigersi in quella direzione.

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