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Re: [Mi 173] Come un Avenger

Ciao @Talia 
“Tempo di uccidere” dice la Bibbia, anche se il protagonista probabilmente lo ignora. Lui non è un serial killer qualunque, se ha problemi mentali sono dovuti a tutto quello che ha passato nella sua infanzia, la sua è una istintiva reazione umana, uccidendo tutti quelli che considera siano simili a chi gli ha fatto del male o a chi potrebbe fare del male e così facendo spera di sentirsi ancora “vivo”, “normale” o forse niente di tutto questo: vendetta e basta.
È un millenario dilemma se sia lecito o no reagire così.
Lo spazio degli MI è troppo breve per introspezioni dei personaggi e qui ce ne sarebbero volute per spiegare i meccanismi reconditi della mente di un disperato. Si sarebbero trovati lati interessanti, degni di essere esplorati, ma mi lamento sempre del poco spazio concesso.
Ci possono essere esagerazioni, come l’episodio del vecchio pedofilo, troppo stereotipato, ma esistono tipi del genere e anche peggio.
A mio parere la condanna a vita in una cella dalle pareti di cristallo è una tipica esagerazione americana, lo hanno scambiato anche per cannibale vista l’efferatezza con cui infierisce sulle vittime. Gli americani esagerano in tutto, nell’uccidere, nel pensare e nel punire. Avrei ambientato in Italia, dove uno così lo rinchiudevano in un carcere dismesso tutto per lui, ce ne sono molti. Si sarebbe delineato un romanzo a questo punto.

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