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Re: Scuole di scrittura creativa

Darksy ha scritto: Il botto a costo zero credo sia più un mito che altro. Anche negli esempi che hai citato avranno speso, e non poco, in attività promozionali. Magari non lo dicono, ma sarà così.
È un'opinione legittima. Ma non supportata da prove.
Se tu dici così e l'autore dice il contrario, a chi dovrei credere? A chi ha lavorato e pubblicato quelle opere, o a un perfetto sconosciuto?

Senza contare che il "botto a costo zero" l'avevo visto io stesso, di seconda mano: un vecchio utente del WD che era rimasto in cima alla classifica di fantascienza per molti mesi, grazie a un lavoro tutto sommato decente, a presenza mirata in pochi gruppi social, e a una strategia di vendita efficace (prezzo basso per attirare, ma non troppo da far pensare che l'opera non valesse niente; con sconti e promozioni per brevissimi periodi secondo le logiche di Amazon, che riaccendevano l'interesse a ritmo regolare).

È facile? Non credo. Bisogna avere il pallino per il marketing, una certa faccia tosta e fiducia nei propri mezzi.
È impossibile? Probabilmente no. A meno che non si voglia dire che tutti gli autori sono bugiardi tranne @Darksy... ;)
Ma, ribadisco, una simile affermazione va provata.
Non nego che magari qualcuno menta per fare miglior figura. Tutti? Improbabile, anche solo per una questione statistica.

Re: Scuole di scrittura creativa

MadTeacher ha scritto: Io la Tuti l'ho conosciuta, e ho sempre detto anche qui che è un'accanita lettrice, così come lo sono io. Però lei ha sfondato di botto, io no. Ciò perché lei ha talento, io a quanto pare no. Leggere e praticare da soli non bastano, lo sappiamo bene.
Infatti. Ma dipende anche da "come" si legge. Mia nonna leggeva 8 libri al mese, e sebbene avesse una prosa migliore della media non si può certo dire che fosse una scrittrice. Poi noi nipoti andavamo a chiederle la trama di cosa avesse letto il mese prima, e non si ricordava nemmeno quali libri aveva letto.
Leggere "tanto" e leggere "bene" non sono la stessa cosa. Difatti nel mio intervento ho scritto "lettura" e "attenta analisi"... leggere per il gusto di finire un libro non sviluppa nessuna skill.

Poi c'è anche una componente di fortuna. Solo una persona vince un concorso, ma con una giuria diversa magari avrebbe vinto un'altra persona. Siamo sicuri che tutti quelli arrivati secondi dietro la Tuti siano meno attrezzati di lei?

Re: Scuole di scrittura creativa

MadTeacher ha scritto: Maradona un Pelé non credo avessero né i mezzi né la necessità di andare alla scuola di calcio, giusto per fare un parallelo...
Però Cristiano Ronaldo è diventato Cristiano Ronaldo perché mentre gli altri see ne andavano dal campo finito l'allenamento, lui continuava a lavorare per ore.

Judith Polgar, l'unica donna ad aver partecipato a un torneo dei Candidati per il campionato del mondo di scacchi, è stata di fatto un "esperimento sociale" dei suoi genitori, che le hanno inculcato un'educazione scacchistica fin dai primi anni di vita. Poi ovvio che la predisposizione fa tanto, ma senza lavoro sono pochi i talenti puri che riescono a emergere. Quanto ha dovuto leggere Ilaria Tuti per arrivare al suo livello? La lettura e un'attenta analisi non sono forse il miglior allenamento che prepara alla scrittura?
MadTeacher ha scritto: Personalmente evito tutte le autopubblicazioni, al pari delle EAP, perché (appunto) trattasi di ciofeche che fanno inorridire chiunque se ne intenda un po' di letteratura.
Ci sono ciofeche che escono anche da grandi case editrici. Ed è naturale che sia così: quanti libri vengono pubblicati ogni anno in Italia? Pensare che siano tutti decenti è un atto di fede degno dei primi apostoli...

Scartare a priori un'opera senza averle dato almeno una possibilità è, secondo me, uno spreco. Ci sono opere degne anche autopubblicate. Molti scrittori fantasy, specie anglosassoni, sono emersi grazie al self negli ultimi 10 anni, portando idee innovative che molte CE cestinavano ritenendole "non adatte al pubblico".

Re: Scuole di scrittura creativa

Darksy ha scritto: Per avere successo col self devi investire molti soldi sia nella cura del prodotto-libro, pagando professionisti adeguati, sia nelle attività promozionali. Magari ci sono le eccezioni di chi ha fatto il botto solo col passaparola a costo zero (o almeno dichiara che sia così, impossibile sapere se poi sia vero o no). Ma la normalità è che bisogna investire molto.
Vorrei vedere qualche statistica a riguardo, se ne hai.
Perché la mia esperienza è che molti autori che hanno "fatto il botto" col self hanno fatto tutto fuorché "investire molti soldi nella cura del prodotto-libro"... per il semplice motivo che il prodotto è oggettivamente scarso, ma nonostante tutto incontra il gusto dei lettori.

Io porto sempre come esempio Ex Tenebris e la serie Nocturnia.
Editing zero (ci sono buchi di trama grandi quanto una galassia lontana lontana), grafica realizzata con Paint, pubblicità fatta spammando link sui social. Eppure è una delle serie fantasy italiane di maggior successo degli ultimi 15 anni. Certo, non parliamo di un nuovo "Harry Potter", ma sfido chiunque a dire che più di 200 mila letture e 60-70 mila copie vendute in Italia siano un cattivo risultato. L'autore ha sempre detto di non aver speso niente sul testo, se non il proprio tempo (e ti assicuro che si vede...).

Esempi come questi ce n'è parecchi, basta bazzicare un po' su Amazon. Per questo chiedevo se la tua affermazione sul fatto che siano necessari investimenti ingenti per avere successo sia supportata da qualche statistica.

Quello che vedo io nel self è che chiunque può avere successo... anche scrivendo prosa di pessima qualità. Ma si tratta solo della mia personale esperienza, non supportata da numeri o statistiche.

Re: Scuole di scrittura creativa

Darksy ha scritto: Almeno si smetta con l'insopportabile retorica che la scrittura sarebbe democratica, che dà le stesse possibilità a tutti. Non è vero per niente.
La scrittura non è mai stata così "democratica" come oggi, grazie all'autopubblicazione e al PoD.

Ci sono emeriti sconosciuti che fanno successo senza aver mai inviato una email a una CE, senza aver mai conosciuto nessuno che lavora nel settore. Talvolta senza nemmeno sapere cos'è un editing...

Davvero si può pensare che la scrittura fosse più "democratica" quando le CE avevano il monopolio di pubblicazioni e distribuzione?

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