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Re: Volevo solo volare

Ciao @bwv582. Mi è venuto in mente un aggettivo per la tua storia: sincopata. Non è sicuramente il termine corretto, ma disegna un racconto fatto di singhiozzi (e si può singhiozzare sia di gioia che di dolore).
Ora i miei appunti, qualcuno sulla forma, altri sui contenuti.
bwv582 ha scritto: «L'Inghilterra è nemica della democrazia. Per troppi anni ha ostacolato l'esistenza del popolo italiano e continua a farlo.»
Ho avuto questa risposta a cui non ho mai creduto, ma non potevo controbattere: volevo volare, dovevo obbedire.
Mi sembra un dialogo surreale. Un aviatore, addestrato per diventare pilota di caccia, non sa che sta facendo tutto questo per andare in guerra?
Forse sarebbe meglio trasformare tutto questo in un pensiero del personaggio.
bwv582 ha scritto: Mi hanno dato un "Falco", biplano veloce, interessante, facile da manovrare anche se non abbastanza contro i caccia inglesi.
manca un aggettivo o un verbo.
bwv582 ha scritto: l giorno dopo ho portato le capacità del mio aereo al massimo;
Le capacità sono i limiti. Puoi sfruttarle, non aumentarle.
bwv582 ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Mi hanno estratto a forza dal Falco per trascinarmi a terra, imbrattato di sangue; sono stato colpito in volo e non ho avuto nemmeno il tempo di accorgermene.[/font]
il tempo verbale deve essere al passato rispetto al 'mi hanno estratto'.
bwv582 ha scritto: Nei nostri incontri mi ha parlato dell'Inghilterra e mi ha insegnato la loro lingua che, presto, è diventata anche la mia.
Il soggetto è un po' troppo distante per essere sottinteso.
bwv582 ha scritto: mia madre era morta di stenti mentre per mio padre e i miei fratelli non erano sufficienti nemmeno le preghiere. Da quei fili spinati potevano sperare di uscire solo come fumo.
La prima domanda è: come aveva avuto queste notizie? I prigionieri italiani ricevevano la posta?
La seconda è: il protagonista veniva da una famiglia ebrea? Ma c'è anche qui un problema con i tempi. Questa parte del racconto avviene prima dell'armistizio (giusto?). Nel 1943 si parlava già di campi di sterminio? 

Ribadisco il mio pensiero. Il racconto è come un continuo singhiozzo, quasi un rantolo. Le ultime parole di un vecchio morente. 
Dovresti, forse, esplicitare il tutto, con una scena iniziale che lo descriva in quella situazione.
Spero di averti aiutato e di non essere stato troppo cattivo. 
A rileggerci.

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