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Re: Gli come a lui, a loro e a lei

Fabioloneilboia ha scritto: Prima non ci avevo mai fatto caso e, la grande verità, è che vorrei tornare a leggere come facevo prima di scrivere, senza badare a queste cose.
Più che l'autore siamo noi lettori a rovinarci da soli le letture, a mio modesto parere.
Questa è una questione interessante, che vale anche in altri ambiti. Ad esempio, si gode di più un film uno spettatore comune, relativamente ingenuo, oppure un regista o un attore professionista, che conoscono tutti i trucchi del mestiere e notano ogni minima imperfezione o astuzia o furbata, etc.?
D'altra parte lo spettatore (o il lettore) comune magari non coglie tutte le finezze, le citazioni, le "grandi giocate" del film (del libro).
Però è anche vero che il grande conoscitore della materia forse riesce con molta più difficoltà a stupirsi, emozionarsi, commuoversi, insomma a provare quelle emozioni che il film (libro) dovrebbe suscitare. 
Ad esempio, viene da chiedersi se un regista con decine di film alle spalle riesca ancora a mantenere la sospensione d'incredulità, cioè se riesca a dimenticare che quelli sono attori che recitano e a viverli come personaggi veri, come di solito (non sempre e non del tutto, per la verità) capita allo spettatore medio.
Forse, come nella maggior parte delle cose, all'aumentare dell'esperienza corrisponde una maggiore capacità di comprensione, ma in compenso subentra un minore coinvolgimento emotivo, insomma si diventa più razionali, si acquista da una parte ma si perde dall'altra. 

Re: Gli come a lui, a loro e a lei

Marcello ha scritto: lun feb 27, 2023 3:56 pm
solo in un registro informale; io non lo userei mai in un romanzo, a meno di non voler ricercare un effetto particolare.

C'è un motivo preciso per cui esistono due forme distinte: l'uso di "gli" al plurale crea ambiguità:

Fuggì tra i vicoli del centro. Credeva di averla fatta franca, ma quando sbucò nella piazza s'imbatté in Mario e i suoi accoliti. Estrasse la pistola e gli sparò.
A chi ha sparato il protagonista?
Be’, d’accordo, se c’è ambiguità va risolta. Però nell’esempio che citi, chiudere con “estrasse la pistola e sparò loro” risolve l’ambiguità ma è pessimo; “sparò su tutti loro” suona un po’ scontato e didascalico.

Bisognerebbe risolvere in altro modo, ad esempio con espressioni come: “sparò nel mucchio”, “sparò all’impazzata”, se spara contro tutti. Se invece spara soltanto contro Mario, si potrebbe risolvere con una qualifica che designa Mario: se è un suo acerrimo nemico “sparò a quel bastardo”, se è suo cognato “sparò al cognato”, se è un serial killer impresario di pompe funebri “sparò al diabolico becchino”, etc.
 
Se non c’è ambiguità e se la migliore (o meno peggiore) soluzione è scegliere tra gli e loro, a me pare che “gli” prevalga ormai largamente nell’uso nella gran parte dei libri che mi capita di leggere (per non parlare di giornali, blog o riviste), un po’ come lui o lei hanno da molto tempo sostituito quasi del tutto egli o ella, in teoria più corretti, ma di fatto quasi spariti.

Re: Gli come a lui, a loro e a lei

Fraudolente ha scritto: mer feb 08, 2023 1:07 pmMolti si azzuffavano. Ti aggredivano per una parola scortese o anche soltanto per un'occhiata. Erano fuori di sé per cosa gli era successo e se la prendevano con chiunque gli capitasse a tiro.
Mah, sono in netta minoranza, ma non sono d'accordo: "gli" per "a loro" ormai è generalmente accettato sia nel parlato che nella scrittura; il primo "gli" è del tutto corretto perché specifica che è successo qualcosa a loro, non qualcosa in generale; il secondo "gli" può essere considerato superfluo, ma mi sembra un piccolo errore veniale, di certo non interromperei mai la lettura di un libro per un'inezia del genere.
Fraudolente ha scritto: lun feb 27, 2023 1:16 pmWodehouse è fine e ironico, e a me piace un botto.
Wodehouse invece anche a me piace un botto, un casino, per me è bello, oppure wow!, o meglio ancora, come direbbe Bertie: benissimo, Jeeves! 

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