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Re: [Lab 5] Il piacere di chiamarsi Jamal

Ciao @@Monica, ho letto il tuo racconto, molto intenso e attuale, lo trovo scritto molto bene, anche se alcuni passaggi non mi convincono.
@Monica ha scritto: Aveva anche tentato di raggiungerli. Si era abbandonato del tutto con la speranza di riabbracciarli in un luogo migliore
Sia in questo punto, sia prima, il protagonista dichiara che avrebbe preferito morire, addirittura ci avrebbe provato. Perché allora adesso preferirebbe andare a a combattere per chissà chi o cosa, andando quindi ad uccidere altri, se è la sua esistenza a non sopportare? Pensavo a motivi religiosi, ma dopo scrivi che non sa pregare. 
Mi lascia perplessa.
@Monica ha scritto:
Vide i poliziotti scambiarsi un’occhiata d’intesa.
«È finito nella rete di un pescatore
Cosa volevi sottintendere con quell'occhiata? Il documento nella rete non è molto verosimile, ma mi sfugge cosa volevi fare arrivare.
@Monica ha scritto:
Con la coda dell’occhio riconobbe Kofi che si sbracciava da lontano.
«Posso salutare mio amico?»
«No. Non possiamo farla avvicinare.»
Jamal cercò lo sguardo di Kofi tra la gente, ma non riuscì più a individuarlo. 
Prima di salire, il militare gli consegnò un pacchetto. «Tieni, te lo manda il tuo amico.» 
Come ha fatto Kofi a consegnare il pacchetto all'agente? Se lo avesse intravisto in un momento precedente, che cercava di entrare in caserma, sarebbe stato più scorrevole.

A parte questi punti, l'argomento è ben trattato, sulla focalizzazione non mi esprimo, è la prima volta che mi cimento e non so. Mi rendo invece conto di quanto sia relativa l'interpretazione della traccia; Marcello ti ha scritto che è assolutamente ben centrata, io invece non l'avevo percepita, trovo la leggerezza solo quando finalmente gli dicono che lo rimpatriano, non nel suo affrontare la vita.
Dovrò riflettere su questo.
Grazie per la lettura.

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