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Re: La "neo-lingua"

Cheguevara ha scritto: mer gen 27, 2021 7:53 am Io sono un terrone orgoglioso delle mie origini
OT
Anche io, o mio conterroneo! :)
Tra l'altro, se traslittero "terrone" in siciliano ottengo "tirrúni", che significa "torrone". Si vede che noi terroni siamo deliziosi come il torrone :) :)

Re: La "neo-lingua"

Cheguevara ha scritto: mer feb 17, 2021 2:04 pm I dialetti del Sud, in particolare quello del paesetto della Ciociaria da cui proviene la mia famiglia, sono infarciti di termini presi pari pari dal latino e ([…]) dall'inglese
Confermo! :)
Ma credo che succeda anche alcuni idiomi centrali e settentrionali. Sicuramente ciò è vero per il siciliano, che comunque fatico a ritenere un dialetto, ma qui c'è materia per un post ad hoc sull'origine dell'italiano. Questo idioma è più vicino al latino rispetto all'italiano perché, come anche nei dialetti a cui ti riferisci, e a differenza dell'italiano, non ha subito l'influsso del toscano-fiorentino durante la fase di formazione.
Inoltre questo tuo post ha infervorato il mio animo da difensore delle lingue minoritarie :) in particolare laddove parli di termini presi dall'inglese. A parte i casi che citi, in generale non può essere il contrario? Cioè che è stato l'inglese a prendere termini dagli idiomi italiani? Magari è stato l'inglese a infarcirsi :)
Per dire, in siciliano "bucare" si dice "pirciari"; e ora molti giovanotti si fanno il "piercing" (da "to pierce"), cioè si bucano la pelle. Di contro il traghetto in siciliano si chiama "firrabbottu", dall'inglese americano "ferry boat".

Cheguevara ha scritto: mer feb 17, 2021 2:04 pm Le contaminazioni sono sempre state e sempre ci saranno, solo che per le vecchie cariatidi come me quelle antiche stanno simpatiche, quelle moderne risultano spesso incomprensibili.
Allora anche io sono una vecchia cariatide :) Sopra ho citato due esempi :) :)
D'altronde però mi rendo conto che le contaminazioni, specie quelle sotto forma di prestito, sono il meccanismo principe per mantenere una lingua in vita. Senza prestiti, cioè con l'isolamento, si muore.

Re: La "neo-lingua"

Nightafter ha scritto: mer gen 27, 2021 7:05 pm Ho una nipotina di nove anni che gioca online su una di quelle console
che possiedono i bimbi di oggi.
Preparatevi a termini quali:

- laggare
- catorcico
- killare
- riftare

Io ogni tanto partecipo a un gioco online internazionale (SecondLife), nel quale anche nelle terre italiane si usa un gergo, di origine angloamericana, in cui "laggare" è un verbo comune. Poi c'è "lurkare", che va bene anche per i forum come questo, e indica chi "lurka", cioè chi guarda senza mai partecipare: i "lurkers" appunto, talvolta italianizzato in "lurkatori".
Esistono anche altri verbi. Sempre più spesso sento parola come "briffare", "schedulare" e così via.

Quelli che mi fanno pensare sono i prestiti non consapevoli, cioè quelli che ci sembrano italiani ma in realtà non lo sono. Per esempio, io non dico e non ho mai scritto "stoppare" (da "to stop"), che ormai usano tutti anche nel linguaggio sportivo, in frasi come "Rossi stoppa la palla di petto", "meraviglioso stop a seguire da parte di Rossi, che poi crossa al centro. Ma la palla va fuori, quindi batteranno un corner". Io mi ostino a dire "traversone", "arresto di petto", "calcio d'angolo", "fuorigioco" invece di "off-side", ecc… :)
Spero che il pc non crashi se clicco sul link giusto. Il gergo informatico è pieno di anglismi. Ora "elaborare" si dice "processare". Sono vecchio e ho sempre creduto che "processare" significasse "sottoporre a processo", ma i tempi cambiano dunque mi devo upgradare o updatare. :)

Nightafter ha scritto: mer gen 27, 2021 7:05 pm Credo che non abbiamo ancora idea di ciò che ci aspetta nel prossimo futuro.
A volte analizzo la lingua degli emigrati italiani in America. Dalla mie parti ce ne sono tanti, specie siculo-americani, quindi ho un buon osservatorio. Questi hanno creato una nuova lingua che i linguisti definiscono "siculish", cioè una lingua a metà tra il siciliano e l'inglese. Una lingua creola in cui la struttura è inglese ma il lessico è italiano e siciliano adattato. Una frase tipica potrebbe essere così: "Are you able di draviari lu carru supra lu ponti di Brucculinu? It's not facile draviari a Nova Yorka!", dove "draviari" è ottenuto da "to drive", "carru" da "car", "Brucculinu" da "Brooklyn", "Nova Yorka" da "New York", ecc… :)
Una volta mia zia cercava il "sellu" per il vino. "Sellu" da "cellar" :D
Un'altra volta una mia amica pronunciò male "because" e mia zia andò dietro la casa, perché per lei "back-house" era il giardino dietro la casa (munito di toilette). Quando le dissi che non avevo nessun giardino (con bagno annesso) dietro la casa, lei rimase sorpresa e mi rispose che almeno una "yarda" nta lu "beck" di l'"house" dovevo averla. "If not, se devi andare al bathroom saden, come fai?" :D

Avevo un'amica di Puertorico, dove si parla spagnolo, inglese e "spanglish", cioè un creolo/pidgin tra spanish e english. Io poi ho aggiunto l'italiano e siamo finito a parlare l'italospanglish :)

Da noi forse ci sarà l'itanglese. Dico forse perché nessuno ha la sfera di cristallo, tanto meno io, e magari in futuro si farà più attenzione alle lingue, anche considerando che le lingue si trasmettono sempre più per scritto e sempre meno per via orale come avveniva un tempo per via del dilagante analfabetismo. Noi stessi diciamo con orgoglio che l'italiano deriva dal latino. Io dico che non è che l'italiano deriva dal latino, ma l'italiano è il latino moderno. Le lingue si evolvono, staremo a vedere. L'inglese, in my very humble opinion, non ha le caratteristiche per diventare lingua universale.

Comunque ai bambini gli passa presto. Poi cominciano a rifiutare parole come "killare".

Re: La "neo-lingua"

Cheguevara ha scritto: mer gen 27, 2021 9:43 am in genere infarcire un discorso o uno scritto di termini stranieri è diventata un'abitudine paragonabile ad un inutile vezzo, atto a comunicare alla collettività la propria appartenenza alla cerchia dei bene informati. Cosa non sempre rispondente alla realtà.

Esatto! Per certuni l'inglese "fa figo". Non capisco l'abitudine di scrivere le parole in Italiano e poi metterci accanto, tra parentesi, la parola corrispondente in inglese, quasi a volere spiegare meglio il concetto. Ma l'Italiano basta e avanza! Io farei il contrario. Appena mi capita di scrivere un testo in inglese, parola d'onore che lo infarcisco di parole italiane, giusto per mettere le cose al loro posto.

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