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Re: [Lab5] Del risparmiarsi

Nightcaster ha scritto:   Questo fatto non mi era mai stato segnalato prima d'oggi, pertanto mi vedrò costretto per i prossimi anni, a latitare dal forum per dedicarmi a una seria correzione di tutti i trattini dei dialoghi, presenti nella mia corposissima produzione degli ultimi quattro anni.
Ma va'... Non stare a perdere tempo: gli editori hanno dei programmi che trasformano le virgolette in caporali, i trattini brevi in medi... Non farti problemi.




Bella storia, ignoravo anche questo.
Ma il problema non sta tanto nella prospettiva che qualche futuro editore si interessi alle baggianate che scrivo.
Cosa che escludo a priori fermamente.
Ma piuttosto, che fra i lettori di queste pagine, capiti qualche serio intenditore di scrittura, il quale vedendo quei trattini errati si faccia una cattiva impressione del forum, domandandosi:
"Ma chi cacchio ci scrive qua sopra? Gente che non sa neppure usare i trattini giusti nei dialoghi che scrive."

E mi spiacerebbe di dare questa imbarazzante impressione del nostro forum, negli eventuali lettori/visitatori più evoluti.

Re: [Lab5] Del risparmiarsi

Bisogna dire che gli interventi dell'ottimo Marcello

avvengono assai di rado, e sono salvifici e dolorosi come quelli di un dentista che ti trapana un dente malato fino alla radice, ma senza anestesia locale.
Da che scrivo (tra il vecchio forum e questo) ho memoria che abbia commentato un mio racconto all'incirca quattro anni fa.
Ero agli albori del mio percorso di scribacchino ed ebbi la sfrontatezza di pubblicare nella sezione V.18, un episodio della mia nutrita produzione "porno".
La sua critica fu giustamente feroce, sia per la forma carente ( era zeppo di refusi e errori ortografici), sia per il contenuto, impresentabile, non tanto per ciò che d'esplicito proponeva, ma per la sua qualità assai dozzinale sotto l'apetto letterario.

Non potei che dargli ragione, e da allora smisi d'inseguire il sogno di divenire l'anti  Erika Leonard, nota autrice del bestseller: "Fifty Shades of Grey" (50 sfumature di grigio), che imperversava ovunque come libro erotico del nuovo millennio, mentre a me faceva venire il latte alle ginocchia fin dalle prime dieci pagine.
Da allora non mi permisi più di presentare su queste pagine cose che non sfigurerebbero su "La famiglia cristiana".
Rinuncia a quel mio nefasto progetto per vararne qui uno ben peggiore: quello di raccontare (con prolisse puntate) melense storie di amori tossici o di impenitenti, viscidi, fedifraghi.

Quel che più mi duole, dopo aver letto il post di commento al racconto dell'amica @Poeta Zaza, e che per ben quattro anni, ho continuato a scrivere dialoghi usando il trattino "corto" al posto del "medio".
Questo fatto non mi era mai stato segnalato prima d'oggi, pertanto mi vedrò costretto per i prossimi anni, a latitare dal forum per dedicarmi a una seria correzione di tutti i trattini dei dialoghi, presenti nella mia corposissima produzione degli ultimi quattro anni.

La vedo dura...     

Re: [Lab5] Del risparmiarsi

Ciao @Poeta Zaza 

Questo racconto, col suo personaggio, in qualche modo mi ha ricordato
“L'eleganza del riccio”, il noto libro di Muriel Barbery.

Anche lì come nella tua storia abbiamo una donna colta che svolge un lavoro “umile” rispetto alle proprie potenzialità per una sua scelta esistenziale.
Mentre nel libro della Barbery, la protagonista mantiene il segreto sulle sue doti come rivalsa verso il mondo dell’alta borghesia per cui lavora, che vede immerso nelle futili cose da ricchi e nella miseria morale, nel tuo racconto, il rifiuto del proprio stato lavorativo, avviene perché la protagonista si annoia della attuale clientela e di un’attività che, nel passato, gli offriva maggiori soddisfazioni, portandola in giro per il mondo insieme a clienti di ben altra qualità.

Il tuo racconto presenta anche una perla musical-filologica, citando una canzone che credo davvero in pochi ricorderanno:
"Que Sera, Sera (Whatever Will Be, Will Be)", canzone scritta dal team di Jay Livingston e Ray Evans che Doris Day introdusse nel film di Alfred Hitchcock “L'uomo che sapeva troppo”.  Cosa che mostra l'ampiezza della tua enciclopedica preparazione.

Mi ha incuriosito, per altro, una cosa che scrivi:

Gente che non aveva mai visitato il  Louvre ......e pagava caro per vedere una falsa Gioconda
Ma davvero esistono posti dove si possa visitare una copia della Gioconda a pagamento?

In ogni caso, il lavoro, doveva esserle divenuto davvero insopportabile per farla giungere, con i tempi che corrono e la criticità di ricollocarsi (soprattutto se non giovanissimi) in una nuova occupazione, ad abbandonare quella che si è fatta per anni.
Viene da pensare che abbia accettato di fare la colf in mancanza di opportunità più consone al proprio profilo professionale.
Anche perché pare tenga molto a mostrare le sue reali qualità ai nuovi datori di lavoro, quando si esercita in veste d’attrice, quantunque amatoriale, per un ruolo di primo piano nella commedia della filodrammatica, nel teatro della città, o quando mostra le sue conoscenze linguistiche, esercitandole, in mancanza d’altro, col gatto di famiglia.

Tutto questo mi fa un po’ dubitare che si possa parlare pienamente di “leggerezza”, come il contest prevede, benché con qualche difficoltà possiamo dar per buono che la protagonista trovi estremamente motivante dedicarsi ai lavori domestici, danzando a ritmo di samba e rumba, con il robot aspiratore.
Mi sembra, inoltre,  poco “leggera” (a meno che qui la “leggerezza” la si intenda nell’accezione di “sventatezza” o “irresponsabilità”) la decisione di “fare la spia”, riferendo alla moglie del proprio titolare della telefonata sospetta udita fare dal marito.
Stante che la prima regola di una colf sia quella di rispettate, sempre e comunque, la privacy dei propri datori di lavoro, viene da chiedersi se la saggia padrona di casa, invece di soprassedere alla cosa, risolvendola con un assennato proverbio, l’avesse presa seriamente, cosa mai sarebbe accaduto?
Come minimo avrebbe distrutto la pace domestica della coppia, benché non si giungesse in caso estremo a un’idea di separazione.

Strano che la saggia nonna della protagonista, così prodiga di proverbi, non abbia mai insegnato alla nipote le massime che predicano: “La parola è d’argento, ma il silenzio è d’oro” o ancor meglio “Chi si fa gli affari suoi, campa cent’anni”.
Ma ovviamente, ovviamente il racconto è scritto bene e di questo mi complimento.
Tutto il resto è solo la mia modesta e quantomai discutibile opinione.

Un abbraccio amica mia.  <3

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