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Re: Agenzie letterarie, ditemi se è capitato anche a voi?

@Silverwillow, @Cheguevara.
Ringrazio entrambi per le risposte, mi hanno dato un'ulteriore svegliata, considerando che credevo di essere io troppo maliziosa. Evidentemente è così che funziona il mondo: guadagno, guadagno, guadagno. Mi dispiace per gli esordienti che spesso non hanno effettivamente il tempo d'informarsi. Io comunico il mio divorzio con qualsiasi agenzia letteraria, salvo casi eccezionali (espandimento del pubblico ecc).

Re: Agenzie letterarie, ditemi se è capitato anche a voi?

@Silverwillow Ma concordo in pieno!
Sono tutti sistemi pseudo-fregutura, allora. Capisco che un editor non campa di certezze e i prezzi sono quello che sono, ma non ha molto senso spingere sulle speranze di esordienti ingenui, senza contare che basta informarsi in un forum come questo per capire di che pasta è fatto chi gesti i servizi editoriali. Purtroppo l'idea dello scrittore in sé è molto poetica ma, se si esclude il triangolo delle Bermuda lavoro-guadagno-azienda, passa ogni voglia di romanticizzare quello che facciamo... Be', diciamo che a noi scrittori, se proprio tutto va male, rimane tanto altro. Un libro non pubblicato non è la fine del mondo, ma per chi campa di editoria un libro pubblicato in più o in meno può fare davvero la differenza. 
Non è a noi che chiudono le serrande, quando non abbiamo niente da offrire!

Agenzie letterarie, ditemi se è capitato anche a voi?

Buonanotte, fanciulli. Ho pensato di aprirmi un profilo perché "Costruttori di Mondi" sarà il mio nuovo sito catarsi quando il mondo editoriale si fa cattivo e io mi sento sola e indifesa. Vi prego di prendere le mie parole con ironia, perché sdrammatizzare è l'unico modo che ho per ridimensionare un po' la mia vita. Oggigiorno parliamo di agenzie letterarie: le mie esperienze!  :asd:

Avete presente quando comprate un biglietto al "gratta e vinci" e per un po' credete di vincere perché quei numerini sembrano combaciare, ma ehi... manca ancora l'ultimo quadratino da grattare prima di intaccare il bottino e, fastidiosamente, non è mai quello conveniente. Questo è un meccanismo psicologico molto utilizzato da parte di chi progetta questi cartellini: la motivazione influisce sul qualche circuito nel cervello ed è ecco che pensiamo che alla prossima tutto andrà meglio, basta un sforzo in più. È lo stesso ragionamento che fanno i predatori quando per poco non sbranano la preda.

Tutto questo bel discorso è un po' la mia impressione sul funzionamento di alcune agenzie letterarie. Ne esistono di due tipi: quelle disinteressante che si occupano soltanto di rappresentanza e guadagnano dalla percentuale di vendite e quelle che si occupano sia di rappresentare lo scrittore che di aiutarlo con l'editing (non obbligatoriamente entrambe le cose). Il cavillo cavilloso un po' si nasconde proprio nell'ultima categoria, o almeno tutta la somma delle mie esperienze mi ha portato a questo ragionamento.

Fase uno: invio del testo. Questa è la fase che apre il cielo, la positività sta a mille.
Fase due: riscontro positivo, possibile rappresentanza ma c'è un grosso "ma"... spendere soldi per l'editing.
Fase tre: rifiutare perché la rappresentanza non costa nulla, l'editing sì.

Sembrerebbe un ragionevole scambio di messaggi, ma io penso troppo e a volte mi sbaglio pure. 
So come funziona l'editing, ne esistono di diversi tipi e la casa editrice spesso provvede a farlo gratuitamente, a contratto firmato. Onestamente conosco le condizioni del mio testo, ho avuto qualche parere professionale e, almeno dal primo riscontro della fase uno, non sembra necessario un editing troppo invasivo, il riscontro stesso mi sembra più alludere a qualcosa di superficiale, quindi perché non tentare con la rappresentanza? Perché spendere moneta per qualche piccolo aggiustamento che la CE può fare disinteressatamente? Perché tutte le belle parole sulla funzionalità del testo scompaiono a rifiuto inviato? Si è concluso tutto in modo secco, come una porta sbattuta, ci sono rimasta un po' male. Si mirava solo alla rappresentanza, ma la rappresentanza deve per forza essere fatta al prezzo di un editing, anche se non è necessario intervenire in maniera profonda ma solo superficiale. Mi viene da credere che le potenzialità dell'opera non sono mai esistite e che il complimento era fine a se stesso, o meglio, fine al raggiungimento dell'editing. Boh, forse mi faccio troppe paranoie, forse penso male perché tanto non si sbaglia mai, si dice. 

Ditemi se anche voi avete avuto queste impressioni? Vi è mai capitato di sentirvi così? Come se la speranza impiantata avesse il solo ruolo di portare avanti un servizio a pagamento. Rispondete con sincerità!

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