Silverwillow ha scritto:
Il narratore onnisciente ha dei poteri potenzialmente illimitati, quindi può rivelare cose che i personaggi non sanno oppure calarsi di tanto in tanto nel punto di vista di uno di loro, e riportare il suo modo di vedere gli avvenimenti.
Nel mio caso, cioè il caso del prete sbronzo, non è il punto di vista a cambiare, ma
l'impostazione del punto di vista.
Se il parroco è ubriaco, vede il mondo dal punto di vista di un ubriaco, quindi siamo in terza persona limitata. Se fossimo in terza onnisciente, si potrebbero notare/evidenziare situazioni che il presbitero mai avrebbe notato/evidenziato da sbronzo. Il punto di vista è sempre quello del sacerdote, cioè la telecamera è saldamente sulla sua spalla, ma può cambiare il modo di girare la scena.
In un film, se facessimo una panoramica (magari dall'alto) prima di calarci in ciò che vede il prete saremmo in terza onnisciente. Se girassimo la scena come vissuta con i sensi del sacerdote ebbro (senza la panoramica, ma offuscata, con i rumori distorti, sensi sopiti ecc.), saremmo in terza limitata.
Almeno cosi dovrebbe essere.
Sempre nel mio caso, passo da terza onnisciente a terza limitata, e
senza mai calarmi nel punto di vista di altri personaggi.
Prima di studiare questi benedetti (non dal prete suddetto) manuali di scrittura tutto era più semplice. Adesso è un disastro. Non riesco più a leggere un libro o a guardare un film senza evitare di interpretare i
metodi che gli scrittori o i registi hanno utilizzato. Anche se posso testimoniare che i buoni libri (che non sono necessariamente i più venduti) rispettano (quasi sempre) le norme di (buona) scrittura.
Un certo A. Manzoni, scrittorucolo e poetastro d'altri tempi, se ne
fotteva (chiedo venia per il francesismo) allegramente dei manuali di scrittura d'oltre Atlantico. A lui bastava un pediluvio in Arno.