Quelli del Mamiani e altre storie - Virginia Less - Recensione CdM

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Titolo: Quelli del Mamiani e altre storie
Autore: Virginia Less
Editore: Distruttori di terre
Pagine: 111
ISBN 10: 8894779130
ISBN 13: 978-8894779134
Genere: Narrativa contemporanea
Formato: cartaceo ed ebook
Prezzo cartaceo: €10,99
Prezzo ebook: € 3,99



Quelli del Mamiani e altre storie è una raccolta di racconti diversi per temi, ambientazioni e tono (alcuni sono molto brillanti, altri più tesi e drammatici), in cui Virginia Less sembra sempre trovarsi a proprio agio e di cui sembra avere piena padronanza.
Proprio per questa varietà, ho scelto di analizzarli uno per uno.

Quelli del Mamiani
È un racconto che intreccia tre generazioni – nonna, madre e figlio – attorno all’occupazione dello storico liceo romano. Ci troviamo in una famiglia borghese progressista, dinamica e ben descritta.
Il lettore si trova a riflettere su quanto sia difficile, oggi, difendere diritti che spesso diamo per scontati. Gli slogan, le occupazioni, le proteste che da decenni ricalcano quelli degli ultimi anni ’60 e ’70 si sono via via svuotati, trasformandosi in rituali in parte vuoti.
Un’altra domanda suggerita dal racconto è come mantenere vivi gli ideali progressisti e difendere i diritti acquisiti pur essendo cresciuti dandoli per scontati e senza aver dovuto lottare per conquistarli, in una società diventata profondamente individualistica («In primo piano sempre il suo privato, marito e figli.»).
La difficoltà odierna della borghesia a lottare e la mancanza di quella necessità immediata che invece animava le generazioni precedenti trapelano garbatamente attraverso il rapporto tra i personaggi: è lo sfondo, il contesto in cui si muovono gli individui, è la loro condizione, ed emerge in modo molto naturale dalle situazioni e dai dialoghi.
  wrote:«Era Alberto, si stanno organizzando per lo sciopero.»
«La sanità è allo sfascio. Senza una svolta radicale…»
«Secondo te andare in piazza serve a qualcosa?»
«E non andarci?»
E più avanti:
  wrote:«Forse avreste dovuto vietarci più cose, invece di compiacervi di quanto era stato conquistato anche per noi. Avremmo imparato a ribellarci, invece non ce n’è stata occasione.
E poi, che diritti difendi se non sei sicura di poter sopravvivere con le tue forze perché ti manca un lavoro sicuro?»
Segni sparsi
Racconta di una nascente relazione tra due persone mature, Enzo e Cristina. (Non mi pare che venga mai indicata esplicitamente l’età della protagonista, ma è una nonna, e non serve dire altro.)
I personaggi sono tratteggiati bene e agiscono in modo coerente. Sono riuscita subito a parteggiare per Cristina, sperando che riuscisse a difendere la propria nascente relazione amorosa di fronte ai dubbi, all’imbarazzo e all’istinto protettivo (e anche un po’ di fronte ai pregiudizi – ci suggerisce l’autrice) della figlia.
Ho apprezzato la delicatezza con cui sono raccontati i sentimenti, le incertezze, i desideri. L’autrice mantiene una certa vaghezza, lascia spazio alle contraddizioni che sono caratteristiche dell’animo umano.
Anche il modo in cui la protagonista affronta la seconda parte del racconto – nell’incertezza, momento per momento – rispecchia bene come si vive quando si ha una certa età, senza sapere cosa succederà domani.
I protagonisti sono persone mature, e il loro punto di vista mi è piaciuto perché sono capaci di vivere, di rischiare e di provare il gusto di amare.
La strambata
Un racconto per me un po’ meno incisivo, forse perché il tema della violenza sulle donne e dell’incapacità di ribellarsi di alcune di loro è stato raccontato molto negli ultimi anni.
Il personaggio maschile mi è sembrato meno sfaccettato, un “tipo” più che una persona reale; mentre la moglie è descritta bene, con tutte le sue contraddizioni: l’autocompatimento, l’insicurezza, la rabbia.
C’è una certa tensione nel racconto e nella descrizione dei due personaggi soli su una barca, tanto che mi è venuto spontaneo aspettarmi una svolta omicida. Ho desiderato che la rabbia e la violenza esistenti nel rapporto, ma repressi nel momento narrato, scaturissero in un gesto violento.
L’autrice forse ci suggerisce una perdita del controllo, un incidente (ma potrei sbagliarmi, non sono esperta di barche). Ma poi riporta tutto alla normalità, e la tensione resta sospesa.
Gente di terra
Un ritratto divertente del rapporto tra padre e figlia, tra tradizione e desiderio di autonomia.
L’autrice riesce a raccontare con naturalezza una dinamica familiare senza mai eccedere, mantenendo i dialoghi vivi e i personaggi credibili.
Al centro, un uomo d’altri tempi, legato alla terra, in una famiglia tradizionale in cui però la ragazza al centro del racconto non vuole essere manipolata e vuole decidere per sé.
Anche qui il racconto fila liscio, senza sbavature, con dialoghi vivi e personaggi credibili e coinvolgenti.
Un’onorevole regata
Uno dei racconti che mi sono piaciuti di più.
I personaggi sono tratteggiati benissimo: il politico, l’imprenditore che cerca agganci... tutta la farsa italiana del potere e delle raccomandazioni, sullo sfondo di sole, mare e buon cibo, che qui non diventano stereotipi ma condizioni felici in cui si muovono personaggi mediocri. Veramente divertente.
Giro del mondo
Raccontato in prima persona: «Sono segretaria del circolo nautico da quasi vent’anni.»
Qui si respira un’aria di abitudini consolidate, di amicizie superficiali. I personaggi sono uniti da una consuetudine sviluppata nel tempo, dall’amore per le barche, e presentano l’uno all’altro solo una facciata.
Sono rimasti sempre in superficie nei loro rapporti, spesso anche intimi, e questo è forse scaturito dal troppo benessere.
I soci del club nautico verranno beffati per la loro ingenuità, ma non subiranno un danno grave; anzi, mi piace continuare a immaginarli alle prese con il nuovo inaspettato ospite del molo (non scendo nei dettagli per non fare spoiler).
Forse mi sarebbe piaciuto che alcuni personaggi venissero ancora più approfonditi. Se ci fosse un seguito, lo leggerei volentieri.
L’acume di Guglielmo
Sul secondo giallo ho poco da aggiungere: è divertente, ben costruito, regge bene e sarebbe potuto essere sviluppato in un romanzo.
Anche qui i personaggi sono ben disegnati dall’inizio fino alla bella conclusione.
Andremo via anche noi?
Forse non l’avrei messo come ultimo racconto, perché è il più amaro e un po’ angosciante.
In due pagine siamo già dentro la testa del protagonista, conosciamo Latina come la vede lui, abbiamo intravisto ciò in cui è forte (prendersi cura della moglie) e il limite oltre il quale il suo animo non riesce a spingersi: quello stato di lucida e razionale disperazione, rassegnazione, determinazione.
Questo racconto possiede un finale che ho trovato aperto, coerente con l’intenzione dell’autrice di lasciare spazio all’incertezza dei pensieri e dei sentimenti, senza forzare una chiusura netta o artificiale.
Non si chiude tutto, non si dà una risposta certa, si resta nella verità dell’incertezza dei sentimenti.


Conclusione: Il piacere nel leggere questi racconti ha superato le aspettative.  Ho sentito una grande vicinanza ad alcune situazioni raccontate.
Al momento di scrivere la recensione, sono andata a rileggere i passaggi che pensavo meno riusciti, e ho trovato invece che andassero bene così e che avessero un senso e una coerenza che alla prima lettura m'era sfuggito.

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