[MI181] Ikea Syndrome
Posted: Wed May 22, 2024 7:45 pm
Traccia 1: La scatola di latta
Ikea Syndrome
L’ultimo appezzamento di bosco era stato tagliato. Le secolari conifere della contea di Sogn of Fjordane, giacevano immobili distese per terra: non ne era rimasta una in piedi. Lo sguardo andava libero senza trovare più ostacoli e spaziava tra i fiordi e le prime villette, sino a quella dei Maier, che ora appariva in bella mostra agli occhi del vecchio Gunnar. L’uomo aveva osservato impassibile il lavoro dei tagliaboschi per tutto il tempo, seduto sulla panchina del loggiato della sua piccola casa di legno. Non si era mosso neanche quando l’escavatore aveva preso ad affondare la benna sul terreno con tutta la sua potenza, per strappare i monconi rimasti con tutte le radici. Niente aveva resistito alla furia del pesante mezzo che aveva terminato l’opera lasciandosi dietro un campo infossato come se fosse stato bombardato dal cielo. La sorpresa del giorno era stata la riesumazione da sottoterra di una scatola di latta. Terminato il suo lavoro, l’operatore caricò il pesante mezzo sopra il rimorchio e, mentre si apprestava ad andarsene, venne raggiunto dal proprietario del terreno, Ivar Olsen.
“Peccato che dentro quella scatola di latta arrugginita non c’erano un paio di lingotti d’oro” disse Ivar divertito. A dire che ho creduto e sperato in un colpo di fortuna.
“Ti è andata male, Ivar. Certo, chi ha sotterrato quelle cianfrusaglie non doveva essere a posto col cervello” rispose l’altro che poi salì in cabina e andò via.
La sera, la signora Olsen assieme al piccolo Helge fantasticavano sugli oggetti trovati sparsi sul tavolo. “Questa piuma doveva essere di un pavone bellissimo che con la sua ruota intratteneva la Fata del bosco. Le pigne custodivano il profumo che lei si metteva addosso con cui impregnava l’aria della foresta. Queste pietre colorate le servivano per leggere il futuro e con le conchiglie ascoltava le voci delle sirene che abitavano i fiordi”.
“Che bello, mamma. Le posso conservare in camera mia?” esclamò incantato Helge.
“Adesso no! Questo tesoro deve essere reso al suo proprietario che ha lasciato il biglietto “tesori della terra”.
“Ma la regina del bosco dove sarà andata, ora che il suo bosco non c’è più?”
“Si sarà cercata un altro posto bellissimo dove stare. Adesso in quel posto papà costruirà la nostra casa, come sempre abbiamo desiderato. Grande con almeno quattro stanze da letto, una mega cucina e un salotto enorme per fare le feste. Una sauna tutta di legno pregiato color miele. Vedrai che stanza avrai per te. La riempiremo di tutte le cose possibili e immaginabili. Alla parete appenderemo alcune cose che ho in mente: però è un segreto, mamma non te lo può dire cosa sono.”
******
I coniugi Olsen si erano recati al Centro commerciale per farsi una idea sugli arredi della casa nuova. Avevano con sé due carrelli che trascinavano per le corsie. “Guarda, Ivar, che belle sedie per la camera da pranzo ha in abbinamento il tavolo” disse lei.
“Che legno sarà? A me pare di abete, ma potrei sbagliarmi” rispose lui.
Lei prese a leggere il cartellino del prezzo: “Questo tavolo è stato realizzato con legname proveniente da aziende certificate nel rispetto del ciclo produttivo”. “Che bravi! Questi rispettano l’ambiente e sono attenti da dove arrivano gli alberi”
“Mi sembra giusto. Se ti piace lo prendiamo” rispose Ivar. I due continuarono a girare per gli stand estasiati dalla quantità di articoli esposti. Dopo due ore avevano riempito all’inverosimile i carrelli di ogni oggetto che a loro era piaciuto. Quando arrivarono a casa misero tutto in garage.
*****
Il vecchio Gunnar aveva finito di dare da mangiare alle quattro galline che razzolavano di fronte a casa. Si sedette sullo scranno che scricchiolava per il peso e per gli anni che aveva. Prese a mangiare dell’aringa affumicata di cui andava matto.
L’accompagnò con del pane di segale e un bicchiere di vino. Finito di mangiare prese la pipa, l’accese, e andò a sedersi sulla sua amata panchina sotto al portico. Guardò ancora giù, dove lo sguardo arrivava a spaziare dai fiordi sino al paese, ora che non vi erano più gli alberi da ostacolo.
Ora si potevano intravedere persino le fiamme dei gas bruciati dalle piattaforme petrolifere piazzate a due miglia dalla costa. Prese a pensare alla sua vita. A quando, appena dodicenne, in compagnia di Frida, avevano sotterrato la scatola di latta. Ci avevano messo dentro quello che a loro pareva un tesoro. I ciottoli colorati raccolti sulla spiaggia assieme a tante conchiglie. Una piuma del pavone che tenevano nella loro fattoria e che spesso si beccava con le altre oche. E poi le pigne, quelle del loro bosco in cui passavano le ore libere del pomeriggio. Scavare la buca e sotterrare la latta era stato un semplice gioco da ragazzini, senza un serio motivo. Erano passati settant’anni dal quel giorno e oggi l’escavatore l’aveva tirata fuori, lui che se ne era persino dimenticato. Gunnar pensò cosa ne avrebbero fatto gli Olsen del suo tesoro. Pensò a come aveva visto morire la foresta di conifere col passare degli anni. Un pezzo alla volta, per lasciare spazio alle nuove costruzioni. Tutte fatte con le stesse conifere abbattute per molte sue parti: tetti e porticati. Lui ci aveva provato a opporsi allo scempio, come anche Frida, diventata sua moglie. Compagna di vita per poco tempo, che lo aveva lasciato troppo giovane e senza dargli neanche un figlio. Una malattia fulminante e improvvisa, come spesso erano i temporali a Fjordane. Lui era diventato vecchio nella solitudine. Battuto e sconfitto dal progresso. Per un attimo pensò che quei ciottoli e le altre cose che aveva sotterrato, non si potevano più trovare sulla spiaggia. Uno strato oleoso proveniente dal mare, lentamente aveva nascosto i brillanti colori delle cose che da ragazzo calpestava mentre si apprestava a fare il bagno. Tutto era diventato grigio.
Intanto la sera calava, e l’aurora boreale correva con il suo fluido per il cielo. Gli Olsen invece cenavano in compagnia di amici nella loro casa e divertiti parlavano degli ultimi acquisti.
“A dire che eravamo andati per vedere i mobili per la casa nuova e siamo finiti nel comprare tanta di quella roba che abbiamo riempito i carrelli. Ivar si è preso un calzascarpe lungo mezzo metro, così non dovrà chinare la schiena quando metterà le scarpe. E poi tanti di quegli oggetti molto trend che faranno una mega figura nella nostra casa. Abbiamo comprato anche un tavolo di legno fabbricato nel rispetto della natura” disse la signora Olsen.
“Certo, noi siamo rispettosi dell’ambiente e abbiamo comprato solo articoli provenienti da ditte certificate. Però anche tu, cara, ti sei data alle spese pazze” rispose Ivar.
“Non lo potevo lasciare lì, sulla parete, quel quadro fatto con le conchiglie di mare incollate tra i coralli. Non immaginate che bello. Un pezzo della natura selvaggia dentro casa nostra”.
Ikea Syndrome
L’ultimo appezzamento di bosco era stato tagliato. Le secolari conifere della contea di Sogn of Fjordane, giacevano immobili distese per terra: non ne era rimasta una in piedi. Lo sguardo andava libero senza trovare più ostacoli e spaziava tra i fiordi e le prime villette, sino a quella dei Maier, che ora appariva in bella mostra agli occhi del vecchio Gunnar. L’uomo aveva osservato impassibile il lavoro dei tagliaboschi per tutto il tempo, seduto sulla panchina del loggiato della sua piccola casa di legno. Non si era mosso neanche quando l’escavatore aveva preso ad affondare la benna sul terreno con tutta la sua potenza, per strappare i monconi rimasti con tutte le radici. Niente aveva resistito alla furia del pesante mezzo che aveva terminato l’opera lasciandosi dietro un campo infossato come se fosse stato bombardato dal cielo. La sorpresa del giorno era stata la riesumazione da sottoterra di una scatola di latta. Terminato il suo lavoro, l’operatore caricò il pesante mezzo sopra il rimorchio e, mentre si apprestava ad andarsene, venne raggiunto dal proprietario del terreno, Ivar Olsen.
“Peccato che dentro quella scatola di latta arrugginita non c’erano un paio di lingotti d’oro” disse Ivar divertito. A dire che ho creduto e sperato in un colpo di fortuna.
“Ti è andata male, Ivar. Certo, chi ha sotterrato quelle cianfrusaglie non doveva essere a posto col cervello” rispose l’altro che poi salì in cabina e andò via.
La sera, la signora Olsen assieme al piccolo Helge fantasticavano sugli oggetti trovati sparsi sul tavolo. “Questa piuma doveva essere di un pavone bellissimo che con la sua ruota intratteneva la Fata del bosco. Le pigne custodivano il profumo che lei si metteva addosso con cui impregnava l’aria della foresta. Queste pietre colorate le servivano per leggere il futuro e con le conchiglie ascoltava le voci delle sirene che abitavano i fiordi”.
“Che bello, mamma. Le posso conservare in camera mia?” esclamò incantato Helge.
“Adesso no! Questo tesoro deve essere reso al suo proprietario che ha lasciato il biglietto “tesori della terra”.
“Ma la regina del bosco dove sarà andata, ora che il suo bosco non c’è più?”
“Si sarà cercata un altro posto bellissimo dove stare. Adesso in quel posto papà costruirà la nostra casa, come sempre abbiamo desiderato. Grande con almeno quattro stanze da letto, una mega cucina e un salotto enorme per fare le feste. Una sauna tutta di legno pregiato color miele. Vedrai che stanza avrai per te. La riempiremo di tutte le cose possibili e immaginabili. Alla parete appenderemo alcune cose che ho in mente: però è un segreto, mamma non te lo può dire cosa sono.”
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I coniugi Olsen si erano recati al Centro commerciale per farsi una idea sugli arredi della casa nuova. Avevano con sé due carrelli che trascinavano per le corsie. “Guarda, Ivar, che belle sedie per la camera da pranzo ha in abbinamento il tavolo” disse lei.
“Che legno sarà? A me pare di abete, ma potrei sbagliarmi” rispose lui.
Lei prese a leggere il cartellino del prezzo: “Questo tavolo è stato realizzato con legname proveniente da aziende certificate nel rispetto del ciclo produttivo”. “Che bravi! Questi rispettano l’ambiente e sono attenti da dove arrivano gli alberi”
“Mi sembra giusto. Se ti piace lo prendiamo” rispose Ivar. I due continuarono a girare per gli stand estasiati dalla quantità di articoli esposti. Dopo due ore avevano riempito all’inverosimile i carrelli di ogni oggetto che a loro era piaciuto. Quando arrivarono a casa misero tutto in garage.
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Il vecchio Gunnar aveva finito di dare da mangiare alle quattro galline che razzolavano di fronte a casa. Si sedette sullo scranno che scricchiolava per il peso e per gli anni che aveva. Prese a mangiare dell’aringa affumicata di cui andava matto.
L’accompagnò con del pane di segale e un bicchiere di vino. Finito di mangiare prese la pipa, l’accese, e andò a sedersi sulla sua amata panchina sotto al portico. Guardò ancora giù, dove lo sguardo arrivava a spaziare dai fiordi sino al paese, ora che non vi erano più gli alberi da ostacolo.
Ora si potevano intravedere persino le fiamme dei gas bruciati dalle piattaforme petrolifere piazzate a due miglia dalla costa. Prese a pensare alla sua vita. A quando, appena dodicenne, in compagnia di Frida, avevano sotterrato la scatola di latta. Ci avevano messo dentro quello che a loro pareva un tesoro. I ciottoli colorati raccolti sulla spiaggia assieme a tante conchiglie. Una piuma del pavone che tenevano nella loro fattoria e che spesso si beccava con le altre oche. E poi le pigne, quelle del loro bosco in cui passavano le ore libere del pomeriggio. Scavare la buca e sotterrare la latta era stato un semplice gioco da ragazzini, senza un serio motivo. Erano passati settant’anni dal quel giorno e oggi l’escavatore l’aveva tirata fuori, lui che se ne era persino dimenticato. Gunnar pensò cosa ne avrebbero fatto gli Olsen del suo tesoro. Pensò a come aveva visto morire la foresta di conifere col passare degli anni. Un pezzo alla volta, per lasciare spazio alle nuove costruzioni. Tutte fatte con le stesse conifere abbattute per molte sue parti: tetti e porticati. Lui ci aveva provato a opporsi allo scempio, come anche Frida, diventata sua moglie. Compagna di vita per poco tempo, che lo aveva lasciato troppo giovane e senza dargli neanche un figlio. Una malattia fulminante e improvvisa, come spesso erano i temporali a Fjordane. Lui era diventato vecchio nella solitudine. Battuto e sconfitto dal progresso. Per un attimo pensò che quei ciottoli e le altre cose che aveva sotterrato, non si potevano più trovare sulla spiaggia. Uno strato oleoso proveniente dal mare, lentamente aveva nascosto i brillanti colori delle cose che da ragazzo calpestava mentre si apprestava a fare il bagno. Tutto era diventato grigio.
Intanto la sera calava, e l’aurora boreale correva con il suo fluido per il cielo. Gli Olsen invece cenavano in compagnia di amici nella loro casa e divertiti parlavano degli ultimi acquisti.
“A dire che eravamo andati per vedere i mobili per la casa nuova e siamo finiti nel comprare tanta di quella roba che abbiamo riempito i carrelli. Ivar si è preso un calzascarpe lungo mezzo metro, così non dovrà chinare la schiena quando metterà le scarpe. E poi tanti di quegli oggetti molto trend che faranno una mega figura nella nostra casa. Abbiamo comprato anche un tavolo di legno fabbricato nel rispetto della natura” disse la signora Olsen.
“Certo, noi siamo rispettosi dell’ambiente e abbiamo comprato solo articoli provenienti da ditte certificate. Però anche tu, cara, ti sei data alle spese pazze” rispose Ivar.
“Non lo potevo lasciare lì, sulla parete, quel quadro fatto con le conchiglie di mare incollate tra i coralli. Non immaginate che bello. Un pezzo della natura selvaggia dentro casa nostra”.