Un amore joystick
Posted: Fri Jun 02, 2023 7:39 pm
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Un amore joystick
“Aloy impugnava saldamente il suo arco e si muoveva agilmente sul campo di battaglia. Le macchine si scagliavano su di lei mentre prendeva la mira con freddezza. Le sue frecce centravano le macchine facendole saltare in aria in miriade di pezzi. Un colpo di spada per finirle: la missione era compiuta.”
Marco si aggiustò la postura sul divano e tirò un sospiro di sollievo:
“Ci sono riuscito a eliminare questi lombrichi corazzati”.
Sul display le immagini si fermarono per dargli le opzioni di gioco: ricarica le armi, scegli percorso.
Ricaricò la faretra e scelse la destinazione. Le mani sul joystick ripresero a muoversi freneticamente.
“Quando pensi di mettere da parte la play?”, gli chiese Martina, abbastanza scocciata per il prolungarsi del gioco.
“Amò! Dai lasciami in pace che devo finire questo stepp”.
“Ma non lo avevi già finito?”
“Amò! Devo recuperare la lancia dalla punta avvelenata del fabbro Infame e poi ho finito”.
“E poi che ne fai di questa lancia? Ammazzi gli scarafaggi? Non sarà meglio che ti metta a preparare la cena, almeno per questa volta, dato che sto aiutando Desy a fare questi noiosi compiti?”.
“Ah Ah, che spirito! Guarda che poi neanche ci sono per cena, devo vedere Biagio per quel lavoro assieme al committente”
“Ma un orario diverso non lo poteva trovare?! Eppure sa che hai una famiglia”.
“Amò! Hai ragione, ma che ci posso fare, il lavoro è importante e non me lo posso far scappare da sotto ai piedi”.
Marco lasciò che Aloy terminasse la ricerca della lancia avvelenata e uccidesse il fabbro Infame che l’aveva forgiata. Memorizzò su Horizon Zero Dawn il traguardo a cui era arrivato e poi spense la consolle. Si alzò dal divano, andò in bagno per rinfrescarsi, si mise il traspirante sotto le ascelle, salutò la rassegnata moglie, la piccola Desy e uscì di casa. Prese l’auto e si diresse verso la periferia. Mentre guidava gli arrivò un sms al cellulare: “Ma stai arrivando? Sono qui che aspetto”.
Marco si innervosì e non rispose; era arrivato nel piazzale luogo dell’appuntamento. Si affiancò alla unica auto che riconobbe nonostante il buio pesto. Prima di uscire dall’auto prese il cellulare e cancellò il messaggio appena arrivato: “Quanto è facile far sparire le cose, con un clic fai sparire un mondo”, pensò soddisfatto.
Appena entrò nell’auto che aveva affiancato, Roberta, che lo aspettava, lo rimproverò per il ritardo.
“Amò! Scusami ma ho fatto tardi in ufficio”.
Lei lo guardò con aria quasi benevola ma senza esitare gli chiese: “L’hai detto a tua moglie che non l’ami più e che vuoi vivere con la donna dei tuoi sogni?”
“Amò! Ancora no. Non ci sono riuscito ma vedrai che in questi giorni chiudo con lei”.
Roberta respirò profondamente e espulse dai polmoni l’aria pregna di ansia che aveva in corpo.
Si portò le mani sul ventre dolcemente: “Sta cominciando a muoversi!”
“Perché la stai tirando alle lunghe”, lei domandò. “Dici sempre che basta un clic per risolvere tutte le cose! Ti serve un dottore? Fai un clic e compare il dottore. Con un clic lo fai scomparire”.
“Ma dai Roberta, questa è solo per la telemedicina. Non è che posso usare il joystick per far sparire mia moglie! Accendi moglie- spegni moglie”.
“Beh! Vedo che quando vuoi accendi il tuo gioco preferito e lo chiudi quando vuoi. Fai comparire le persone e le fai sparire come vuoi. Potresti farlo anche con lei. Gli mandi un messaggio via whatsapp e gli dici la verità. Basta volerlo, basta un clic, e tu con il joystick sei bravo”.
“Cosa vorresti dire?” sbottò lui.
“Sono stanca di questa situazione, solo questo. Quando ti va di fare le cose facili va bene, ma quando si tratta di fare le cose difficile, allora tergiversi. Siamo cinque mesi che andiamo avanti così. Io non riesco più a nascondere la pancia e i miei cominciano a porsi domande sulla mia vita.
Tu non ti vuoi rendere conto che adesso hai un figlio e hai un dovere verso di lui. Dillo una volta per tutte a tua moglie. Dille che aspetti quel figlio che tanto hai desiderato e che lei non ti ha mai dato e chiudila con dignità; sennò”.
Marco rimase in silenzio a pensare cosa volesse dire quel “sennò”.
“Sono arrivato a metà dell’ultimo stepp di Horizon. Adesso devo affrontare le micidiali macchine della foresta magica... Mi basta ricaricare le armi e impossessarmi di tutti i bonus e della super forza e la battaglia è vinta.
Roberta lo guardò senza capire e neanche si accorse della lama che si era materializzata nella mano di Marco e che la penetrò. L’uomo spinse la lama verso l’alto, con forza. Dopo averle messo la mano libera sulla bocca, la guardò morire attraverso gli occhi spalancati dal dolore e dal perché.
Pochi minuti bastarono per prendere la lattina di benzina dal cofano della sua auto; versare il contenuto su di lei, sui sedili, lavarsi le mani con delle salviette, gettare la camicia intrisa di sangue dentro l’abitacolo, metterne una pulita, accendere il fuoco, risalire sulla sua auto e andare via.
Tornato a casa Marco si lavò accuratamente le mani. Nel mentre sia Martina e Desy dormivano tranquille. Si mise comodo sul divano e accese la consolle: “Ricaricare le armi- scegliere il percorso”.
“Aloy guardò l’orizzonte dove si intravedevano le sagome delle macchine che muovevano minacciose verso di lei. Impugnò l’arco e prese una freccia esplosiva dalla faretra e mirò. L’avventura verso la vittoria continuava”.
Ogni riferimento a fatti o persone esistenti è puramente casuale.
Un amore joystick
“Aloy impugnava saldamente il suo arco e si muoveva agilmente sul campo di battaglia. Le macchine si scagliavano su di lei mentre prendeva la mira con freddezza. Le sue frecce centravano le macchine facendole saltare in aria in miriade di pezzi. Un colpo di spada per finirle: la missione era compiuta.”
Marco si aggiustò la postura sul divano e tirò un sospiro di sollievo:
“Ci sono riuscito a eliminare questi lombrichi corazzati”.
Sul display le immagini si fermarono per dargli le opzioni di gioco: ricarica le armi, scegli percorso.
Ricaricò la faretra e scelse la destinazione. Le mani sul joystick ripresero a muoversi freneticamente.
“Quando pensi di mettere da parte la play?”, gli chiese Martina, abbastanza scocciata per il prolungarsi del gioco.
“Amò! Dai lasciami in pace che devo finire questo stepp”.
“Ma non lo avevi già finito?”
“Amò! Devo recuperare la lancia dalla punta avvelenata del fabbro Infame e poi ho finito”.
“E poi che ne fai di questa lancia? Ammazzi gli scarafaggi? Non sarà meglio che ti metta a preparare la cena, almeno per questa volta, dato che sto aiutando Desy a fare questi noiosi compiti?”.
“Ah Ah, che spirito! Guarda che poi neanche ci sono per cena, devo vedere Biagio per quel lavoro assieme al committente”
“Ma un orario diverso non lo poteva trovare?! Eppure sa che hai una famiglia”.
“Amò! Hai ragione, ma che ci posso fare, il lavoro è importante e non me lo posso far scappare da sotto ai piedi”.
Marco lasciò che Aloy terminasse la ricerca della lancia avvelenata e uccidesse il fabbro Infame che l’aveva forgiata. Memorizzò su Horizon Zero Dawn il traguardo a cui era arrivato e poi spense la consolle. Si alzò dal divano, andò in bagno per rinfrescarsi, si mise il traspirante sotto le ascelle, salutò la rassegnata moglie, la piccola Desy e uscì di casa. Prese l’auto e si diresse verso la periferia. Mentre guidava gli arrivò un sms al cellulare: “Ma stai arrivando? Sono qui che aspetto”.
Marco si innervosì e non rispose; era arrivato nel piazzale luogo dell’appuntamento. Si affiancò alla unica auto che riconobbe nonostante il buio pesto. Prima di uscire dall’auto prese il cellulare e cancellò il messaggio appena arrivato: “Quanto è facile far sparire le cose, con un clic fai sparire un mondo”, pensò soddisfatto.
Appena entrò nell’auto che aveva affiancato, Roberta, che lo aspettava, lo rimproverò per il ritardo.
“Amò! Scusami ma ho fatto tardi in ufficio”.
Lei lo guardò con aria quasi benevola ma senza esitare gli chiese: “L’hai detto a tua moglie che non l’ami più e che vuoi vivere con la donna dei tuoi sogni?”
“Amò! Ancora no. Non ci sono riuscito ma vedrai che in questi giorni chiudo con lei”.
Roberta respirò profondamente e espulse dai polmoni l’aria pregna di ansia che aveva in corpo.
Si portò le mani sul ventre dolcemente: “Sta cominciando a muoversi!”
“Perché la stai tirando alle lunghe”, lei domandò. “Dici sempre che basta un clic per risolvere tutte le cose! Ti serve un dottore? Fai un clic e compare il dottore. Con un clic lo fai scomparire”.
“Ma dai Roberta, questa è solo per la telemedicina. Non è che posso usare il joystick per far sparire mia moglie! Accendi moglie- spegni moglie”.
“Beh! Vedo che quando vuoi accendi il tuo gioco preferito e lo chiudi quando vuoi. Fai comparire le persone e le fai sparire come vuoi. Potresti farlo anche con lei. Gli mandi un messaggio via whatsapp e gli dici la verità. Basta volerlo, basta un clic, e tu con il joystick sei bravo”.
“Cosa vorresti dire?” sbottò lui.
“Sono stanca di questa situazione, solo questo. Quando ti va di fare le cose facili va bene, ma quando si tratta di fare le cose difficile, allora tergiversi. Siamo cinque mesi che andiamo avanti così. Io non riesco più a nascondere la pancia e i miei cominciano a porsi domande sulla mia vita.
Tu non ti vuoi rendere conto che adesso hai un figlio e hai un dovere verso di lui. Dillo una volta per tutte a tua moglie. Dille che aspetti quel figlio che tanto hai desiderato e che lei non ti ha mai dato e chiudila con dignità; sennò”.
Marco rimase in silenzio a pensare cosa volesse dire quel “sennò”.
“Sono arrivato a metà dell’ultimo stepp di Horizon. Adesso devo affrontare le micidiali macchine della foresta magica... Mi basta ricaricare le armi e impossessarmi di tutti i bonus e della super forza e la battaglia è vinta.
Roberta lo guardò senza capire e neanche si accorse della lama che si era materializzata nella mano di Marco e che la penetrò. L’uomo spinse la lama verso l’alto, con forza. Dopo averle messo la mano libera sulla bocca, la guardò morire attraverso gli occhi spalancati dal dolore e dal perché.
Pochi minuti bastarono per prendere la lattina di benzina dal cofano della sua auto; versare il contenuto su di lei, sui sedili, lavarsi le mani con delle salviette, gettare la camicia intrisa di sangue dentro l’abitacolo, metterne una pulita, accendere il fuoco, risalire sulla sua auto e andare via.
Tornato a casa Marco si lavò accuratamente le mani. Nel mentre sia Martina e Desy dormivano tranquille. Si mise comodo sul divano e accese la consolle: “Ricaricare le armi- scegliere il percorso”.
“Aloy guardò l’orizzonte dove si intravedevano le sagome delle macchine che muovevano minacciose verso di lei. Impugnò l’arco e prese una freccia esplosiva dalla faretra e mirò. L’avventura verso la vittoria continuava”.
Ogni riferimento a fatti o persone esistenti è puramente casuale.