[CC23] L'orso - Superman
Posted: Mon Feb 27, 2023 8:56 pm
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All’improvviso in villa si erano spente le luci e nel giardino era esploso un enorme falò. Tutti gli ospiti mascherati si sono precipitati all’aperto. È uno spettacolo notevole vedere damine dell’Ottocento affiancate da cuochi, Catwoman, pulcinella, pagliacci, superman, cappuccetti rossi e la solita sfilza di conigliette di playboy di età avanzata ballare sfrenati attorno al fuoco.
Le feste di Giorgio erano sempre speciali e Lia ed io non ne mancavamo una da anni. Per fortuna il mio socio in affari tollerava la mia scarsa festosità, così potevo far da cavaliere fino alla porta della sua villa e poi infilarmi nella sua biblioteca con un buon whisky e una vasta scelta di libri. Ovviamente mi attenevo a tutte le prescrizioni, non volevo certamente essere un guastafeste.
Così quest’anno ho indossato, senza ribellarmi troppo, il costume che mi ha scelto Lia. A suo dire un costume che rispecchia la mia natura: un orso. E che orso!
L’unica cosa fastidiosa è questo cranio dall’enorme muso. È l’unico pertugio a disposizione e mi ha fatto diventare quasi strabico dover guardare attraverso quelle enormi zanne. Alla mia entrata ho raccolto diversi gridolini spaventati e molti complimenti.
Vedo Lia, travestita da Bonnie a braccetto di Clyde, Giorgio. La luce del fuoco mi abbaglia, ma a guardare bene si stanno baciando. Avvinghiati fanno un mezzo giro e le scintille illuminano Clyde con una mano sul sedere di Bonnie, che non si scosta. Fanno due passi e tornano nell’ombra, ma posso intuire cosa stia succedendo.
Lia proprio non impara mai. Basta uno sguardo eloquente, due parole gentili ed ecco che pensa di aver trovato un nuovo principe azzurro. Certo da Giorgio non me l’aspettavo.
Il primo è stato un bagnino di Rimini. Eravamo sposati da sei anni. Mi diceva sempre di tenere la bambina che andava a fare una passeggiata. Al quarto giorno ho voluto comperare un gelato a mia figlia. Andando al bar sono passato di fianco ad una cabina da cui uscivano inconfondibili rumori. Ero davvero curioso di vedere chi fosse la coppia così impaziente da non arrivare all’albergo. Il primo a uscire fu il bagnino, cinque minuti dopo, come se niente fosse, Lia. Non volevo rovinare il nostro matrimonio e nemmeno la vacanza, volevo perdonarla e riaverla per me. Per quanto doloroso, capivo che uno scivolone poteva capitare, per cui feci finta di niente per i dieci giorni seguenti. L’anno seguente a Rimini non trovammo più lo stesso bagnino.
Poi è stata la volta del maestro di sci, del personal trainer e del massaggiatore. Tutte parentesi che finivano da sé. Questi uomini se ne approfittavano e poi sparivano nel nulla. Lia passava un periodo triste durante il quale io la viziavo come non mai e il nostro amore cresceva.
Io continuavo a fare finta di niente e ad amare Lia con tutto il mio cuore. Lei non mi ha mai fatto mancare nulla, è sempre stata ed è ancora una moglie devota ed amorosa, proprio perfetta.
Semplicemente si lascia distrarre.
Il più duraturo è stato un giardiniere di dieci anni più giovane di lei. Ci ha impiegato parecchio a sparire. Tutti pensavano che fosse partito per la Grecia, invece lo avevano trovato in un dirupo ancora a cavallo della sua moto. Per quanto non ci dicessimo nulla di tutto ciò, percepivo che Lia era davvero inconsolabile. In quell’occasione le regalai una crociera e fu la volta del capitano che appena attraccati al porto di Venezia ebbe la sfortuna di cadere fra molo e nave e rimanere schiacciato. Una vera disgrazia!
Pensavo che invecchiando si calmasse un poco, dedicandomi tutta la sua preziosa attenzione.
Invece toccò a un ginecologo, a cui si ruppero i freni, il meccanico a cui aveva ceduto il cric nel momento sbagliato, un vigile urbano investito da una macchina pirata ed alcuni altri di cui non mi ricordo più.
Lia è sempre stata più che discreta, per cui la scia di incidenti che la seguiva non era mai stata notata. Alle volte mi veniva il dubbio che fosse troppo passionale per l’uomo medio, così da spingerlo a una fine disastrosa. Ma non se lo è mai chiesto nessuno, se non forse lei nella sua intimità.
Comunque sia da Giorgio proprio non me l’aspettavo. Amico e socio da oltre vent’anni, perdere la testa così per una cinquantenne. Dovrei fare un’eccezione per lui.
Avvisarlo.
Dirgli che mia moglie ha qualcosa che non va. Che ha la capacità di far scomparire i suoi amanti, che non durano mai oltre qualche mese.
Ora il giardino è di nuovo illuminato. Li vedo benissimo, due poveri adulti, che, come ragazzini, corrono verso la rimessa per fornicare sotto ai miei occhi.
Mi dispiace per Giorgio e già sto pensando a qualcosa che possa consolare mia moglie, renderla di nuovo felice e perfetta per me.
Chiudo un momento gli occhi in poltrona e Lia mi sveglia.
“Amore, dai, vieni fuori a festeggiare con noi. Fatti vedere con il tuo meraviglioso costume. Ti prego, esci che adesso ci sono i fuochi d’artificio.”
È così eccitata, accaldata e sexy, questa promiscua Bonnie dalla camicetta tutta stropicciata.
“Ti stai divertendo, amore mio?”
“Si, tantissimo. Ma adesso vieni, non lasciarmi sempre sola quando c’è da divertirsi.”
“Hai ragione.”
Allungo la mano per rimettermi la testa dell’orso. Lia mi aiuta a chiuderla bene attorno al collo.
Ad ogni passo mi sembra che stringa sempre di più.
Lia mi trascina quasi correndo con il suo entusiasmo, ma adesso sono certo, c’è qualcosa che mi sta stringendo il collo, troppo.
Ad ogni movimento sempre di più.
“Lia, mi manca l’aria.”
“Respira piano, deve essere il fumo del falò.”
“No, amore, mi sta proprio strozzando.”
“Guarda, c’è Giorgio! Salutalo!”
Sventola il mio braccio e qualcosa taglia la carne del mio collo.
Cerco di liberarmi della maschera. Ma è bloccata, mi attanaglia.
Sempre di più.
Lo sento, mi soffoca e in mezzo ai botti e alle esplosioni di luce dei fuochi d’artificio nessuno mi presta attenzione. Sono tutti con le spalle al falò a fissare il cielo.
Rantolo e mi manca l’aria, sempre di più.
Agguanto Lia per una spalla, gesticolo, mi sento svenire. Il filo d’aria che entra nella mia gola non basta per parlare, ma se capisce mi può salvare.
“Non ti preoccupare, tesoro, è solo un filo di nylon, appena cadrai nel falò scomparirà assieme al resto. Solo un altro funesto incidente.”
Una spinta e cado indietro.
Una caduta eterna che mi permette di immaginare l’orrenda fiammata con cui mi avvolgerà il mio costume. Una caduta che al momento dell’impatto mi fa desiderare di essermi agitato di più per avere il sollievo di una morte per garrota.
All’improvviso in villa si erano spente le luci e nel giardino era esploso un enorme falò. Tutti gli ospiti mascherati si sono precipitati all’aperto. È uno spettacolo notevole vedere damine dell’Ottocento affiancate da cuochi, Catwoman, pulcinella, pagliacci, superman, cappuccetti rossi e la solita sfilza di conigliette di playboy di età avanzata ballare sfrenati attorno al fuoco.
Le feste di Giorgio erano sempre speciali e Lia ed io non ne mancavamo una da anni. Per fortuna il mio socio in affari tollerava la mia scarsa festosità, così potevo far da cavaliere fino alla porta della sua villa e poi infilarmi nella sua biblioteca con un buon whisky e una vasta scelta di libri. Ovviamente mi attenevo a tutte le prescrizioni, non volevo certamente essere un guastafeste.
Così quest’anno ho indossato, senza ribellarmi troppo, il costume che mi ha scelto Lia. A suo dire un costume che rispecchia la mia natura: un orso. E che orso!
L’unica cosa fastidiosa è questo cranio dall’enorme muso. È l’unico pertugio a disposizione e mi ha fatto diventare quasi strabico dover guardare attraverso quelle enormi zanne. Alla mia entrata ho raccolto diversi gridolini spaventati e molti complimenti.
Vedo Lia, travestita da Bonnie a braccetto di Clyde, Giorgio. La luce del fuoco mi abbaglia, ma a guardare bene si stanno baciando. Avvinghiati fanno un mezzo giro e le scintille illuminano Clyde con una mano sul sedere di Bonnie, che non si scosta. Fanno due passi e tornano nell’ombra, ma posso intuire cosa stia succedendo.
Lia proprio non impara mai. Basta uno sguardo eloquente, due parole gentili ed ecco che pensa di aver trovato un nuovo principe azzurro. Certo da Giorgio non me l’aspettavo.
Il primo è stato un bagnino di Rimini. Eravamo sposati da sei anni. Mi diceva sempre di tenere la bambina che andava a fare una passeggiata. Al quarto giorno ho voluto comperare un gelato a mia figlia. Andando al bar sono passato di fianco ad una cabina da cui uscivano inconfondibili rumori. Ero davvero curioso di vedere chi fosse la coppia così impaziente da non arrivare all’albergo. Il primo a uscire fu il bagnino, cinque minuti dopo, come se niente fosse, Lia. Non volevo rovinare il nostro matrimonio e nemmeno la vacanza, volevo perdonarla e riaverla per me. Per quanto doloroso, capivo che uno scivolone poteva capitare, per cui feci finta di niente per i dieci giorni seguenti. L’anno seguente a Rimini non trovammo più lo stesso bagnino.
Poi è stata la volta del maestro di sci, del personal trainer e del massaggiatore. Tutte parentesi che finivano da sé. Questi uomini se ne approfittavano e poi sparivano nel nulla. Lia passava un periodo triste durante il quale io la viziavo come non mai e il nostro amore cresceva.
Io continuavo a fare finta di niente e ad amare Lia con tutto il mio cuore. Lei non mi ha mai fatto mancare nulla, è sempre stata ed è ancora una moglie devota ed amorosa, proprio perfetta.
Semplicemente si lascia distrarre.
Il più duraturo è stato un giardiniere di dieci anni più giovane di lei. Ci ha impiegato parecchio a sparire. Tutti pensavano che fosse partito per la Grecia, invece lo avevano trovato in un dirupo ancora a cavallo della sua moto. Per quanto non ci dicessimo nulla di tutto ciò, percepivo che Lia era davvero inconsolabile. In quell’occasione le regalai una crociera e fu la volta del capitano che appena attraccati al porto di Venezia ebbe la sfortuna di cadere fra molo e nave e rimanere schiacciato. Una vera disgrazia!
Pensavo che invecchiando si calmasse un poco, dedicandomi tutta la sua preziosa attenzione.
Invece toccò a un ginecologo, a cui si ruppero i freni, il meccanico a cui aveva ceduto il cric nel momento sbagliato, un vigile urbano investito da una macchina pirata ed alcuni altri di cui non mi ricordo più.
Lia è sempre stata più che discreta, per cui la scia di incidenti che la seguiva non era mai stata notata. Alle volte mi veniva il dubbio che fosse troppo passionale per l’uomo medio, così da spingerlo a una fine disastrosa. Ma non se lo è mai chiesto nessuno, se non forse lei nella sua intimità.
Comunque sia da Giorgio proprio non me l’aspettavo. Amico e socio da oltre vent’anni, perdere la testa così per una cinquantenne. Dovrei fare un’eccezione per lui.
Avvisarlo.
Dirgli che mia moglie ha qualcosa che non va. Che ha la capacità di far scomparire i suoi amanti, che non durano mai oltre qualche mese.
Ora il giardino è di nuovo illuminato. Li vedo benissimo, due poveri adulti, che, come ragazzini, corrono verso la rimessa per fornicare sotto ai miei occhi.
Mi dispiace per Giorgio e già sto pensando a qualcosa che possa consolare mia moglie, renderla di nuovo felice e perfetta per me.
Chiudo un momento gli occhi in poltrona e Lia mi sveglia.
“Amore, dai, vieni fuori a festeggiare con noi. Fatti vedere con il tuo meraviglioso costume. Ti prego, esci che adesso ci sono i fuochi d’artificio.”
È così eccitata, accaldata e sexy, questa promiscua Bonnie dalla camicetta tutta stropicciata.
“Ti stai divertendo, amore mio?”
“Si, tantissimo. Ma adesso vieni, non lasciarmi sempre sola quando c’è da divertirsi.”
“Hai ragione.”
Allungo la mano per rimettermi la testa dell’orso. Lia mi aiuta a chiuderla bene attorno al collo.
Ad ogni passo mi sembra che stringa sempre di più.
Lia mi trascina quasi correndo con il suo entusiasmo, ma adesso sono certo, c’è qualcosa che mi sta stringendo il collo, troppo.
Ad ogni movimento sempre di più.
“Lia, mi manca l’aria.”
“Respira piano, deve essere il fumo del falò.”
“No, amore, mi sta proprio strozzando.”
“Guarda, c’è Giorgio! Salutalo!”
Sventola il mio braccio e qualcosa taglia la carne del mio collo.
Cerco di liberarmi della maschera. Ma è bloccata, mi attanaglia.
Sempre di più.
Lo sento, mi soffoca e in mezzo ai botti e alle esplosioni di luce dei fuochi d’artificio nessuno mi presta attenzione. Sono tutti con le spalle al falò a fissare il cielo.
Rantolo e mi manca l’aria, sempre di più.
Agguanto Lia per una spalla, gesticolo, mi sento svenire. Il filo d’aria che entra nella mia gola non basta per parlare, ma se capisce mi può salvare.
“Non ti preoccupare, tesoro, è solo un filo di nylon, appena cadrai nel falò scomparirà assieme al resto. Solo un altro funesto incidente.”
Una spinta e cado indietro.
Una caduta eterna che mi permette di immaginare l’orrenda fiammata con cui mi avvolgerà il mio costume. Una caduta che al momento dell’impatto mi fa desiderare di essermi agitato di più per avere il sollievo di una morte per garrota.