[MI165] La scarpa giusta
Posted: Sun Mar 27, 2022 6:55 pm
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traccia di mezzogiorno
Due calamite nello stesso campo di attrazione. Io di qua dal vetro, lui dall’altra parte, sul marciapiedi.
Portava il casco sottobraccio, un giubbotto nero da motociclista. Capelli lunghi e spettinati.
Da questo e dal suo sguardo indomito ho capito che, insieme, saremmo stati assolutamente bene.
Sì, mi fu subito chiaro: non sarei mai andata con nessun altro.
Ognuno ha la sua natura, ero fatta per una vita intesa, viaggi e scoperte. Ne fu consapevole all'istante.
Se cercava una compagna per vivere grandi passioni, beh, poteva anche smettere di rovistare tra gli scaffali del mondo, ero lì, mi aveva trovata.
Ero attorniata da cinture, zaini e portafogli, eppure, lui non ebbe occhi che per me. Non notò nemmeno l’ombrello della Bugatti, un magnifico Doorman nero da centocinque centimetri, appena arrivato e messo in bella mostra.
Uscimmo insieme dal negozio dove, per la verità, non mi ero trattenuta molto.
Eravamo a inizio di stagione, la stessa che da sempre promette pioggia e brutte grandinate.
Finii in sella, dietro la sua schiena, e non vedevo l’ora di insediarmi nella sua stanza dove progettare, sul suo stesso letto, il giorno a seguire e quelli ancora dopo.
Complice l’asfalto assestato male, continuavo a bussargli sulle spalle, ci scambiavamo, così, piccoli tocchi di presenza, mentre cominciava a venire giù una pioggerella sottile e fastidiosa.
La passeggiata mi sembrava non finire più, pensai avessimo già intrapreso un lungo viaggio, che non mi stesse portando a casa; allora cominciai a fremere, eccitatissima. Ero curiosa di vedere lo scenario scelto. Magari ci saremmo arrestati sul bordo di un precipizio, da lì avremmo misurato l’abbraccio di un panorama con altre cento o mille mete nuove.
Insieme, sebbene a incastro tra due date – visto che il per sempre non esiste – avremmo vissuto intensamente ogni giornata della nostra vita, con il vento in faccia, andando incontro a quello sconosciuto che è il domani.
Ma non si arrivava mai e a un certo punto mi sentii come abbracciata dal nero di un’eclissi. Non riuscivo a capire se stessimo scendendo in un antro o stessimo risalendo un pozzo. Percepii colpi, contraccolpi, voci impaurite, un tramestio esagitato, poi il silenzio.
Il tempo che trascorse fu incalcolabile, mi pareva stessi ormai invecchiando.
Avevo quasi perso ogni speranza.
Lo rivedo e non lo riconosco.
Non ha più lo sguardo indomito, né il casco sottobraccio. I capelli sono rasati a zero.
La sua stanza puzza quanto un ospedale.
Mi coglie lo smarrimento.
Siamo ancora noi?
Ci osserviamo muti, dolenti.
Ma… di nuovo quell’attrazione, quell’ineffabile cortocircuito che si innesca senza spiegazioni, seppure, nei suoi occhi leggo un tormento di domande.
A me viene facile rimettere in piedi un itinerario nuovo, e non prevedo solo questa stanza.
Sa bene che non sono tipo da rimanere in casa, anche se con lui.
Dunque: o con me oppure sarebbe meglio cedermi a qualcun altro.
Lo incoraggio.
Mi prende tra le mani, suola e lacci intonsi, immacolati; mi osserva fiducioso.
Gli insegnerò di nuovo a camminare.
traccia di mezzogiorno
Due calamite nello stesso campo di attrazione. Io di qua dal vetro, lui dall’altra parte, sul marciapiedi.
Portava il casco sottobraccio, un giubbotto nero da motociclista. Capelli lunghi e spettinati.
Da questo e dal suo sguardo indomito ho capito che, insieme, saremmo stati assolutamente bene.
Sì, mi fu subito chiaro: non sarei mai andata con nessun altro.
Ognuno ha la sua natura, ero fatta per una vita intesa, viaggi e scoperte. Ne fu consapevole all'istante.
Se cercava una compagna per vivere grandi passioni, beh, poteva anche smettere di rovistare tra gli scaffali del mondo, ero lì, mi aveva trovata.
Ero attorniata da cinture, zaini e portafogli, eppure, lui non ebbe occhi che per me. Non notò nemmeno l’ombrello della Bugatti, un magnifico Doorman nero da centocinque centimetri, appena arrivato e messo in bella mostra.
Uscimmo insieme dal negozio dove, per la verità, non mi ero trattenuta molto.
Eravamo a inizio di stagione, la stessa che da sempre promette pioggia e brutte grandinate.
Finii in sella, dietro la sua schiena, e non vedevo l’ora di insediarmi nella sua stanza dove progettare, sul suo stesso letto, il giorno a seguire e quelli ancora dopo.
Complice l’asfalto assestato male, continuavo a bussargli sulle spalle, ci scambiavamo, così, piccoli tocchi di presenza, mentre cominciava a venire giù una pioggerella sottile e fastidiosa.
La passeggiata mi sembrava non finire più, pensai avessimo già intrapreso un lungo viaggio, che non mi stesse portando a casa; allora cominciai a fremere, eccitatissima. Ero curiosa di vedere lo scenario scelto. Magari ci saremmo arrestati sul bordo di un precipizio, da lì avremmo misurato l’abbraccio di un panorama con altre cento o mille mete nuove.
Insieme, sebbene a incastro tra due date – visto che il per sempre non esiste – avremmo vissuto intensamente ogni giornata della nostra vita, con il vento in faccia, andando incontro a quello sconosciuto che è il domani.
Ma non si arrivava mai e a un certo punto mi sentii come abbracciata dal nero di un’eclissi. Non riuscivo a capire se stessimo scendendo in un antro o stessimo risalendo un pozzo. Percepii colpi, contraccolpi, voci impaurite, un tramestio esagitato, poi il silenzio.
Il tempo che trascorse fu incalcolabile, mi pareva stessi ormai invecchiando.
Avevo quasi perso ogni speranza.
Lo rivedo e non lo riconosco.
Non ha più lo sguardo indomito, né il casco sottobraccio. I capelli sono rasati a zero.
La sua stanza puzza quanto un ospedale.
Mi coglie lo smarrimento.
Siamo ancora noi?
Ci osserviamo muti, dolenti.
Ma… di nuovo quell’attrazione, quell’ineffabile cortocircuito che si innesca senza spiegazioni, seppure, nei suoi occhi leggo un tormento di domande.
A me viene facile rimettere in piedi un itinerario nuovo, e non prevedo solo questa stanza.
Sa bene che non sono tipo da rimanere in casa, anche se con lui.
Dunque: o con me oppure sarebbe meglio cedermi a qualcun altro.
Lo incoraggio.
Mi prende tra le mani, suola e lacci intonsi, immacolati; mi osserva fiducioso.
Gli insegnerò di nuovo a camminare.