I mostri esistono
Posted: Thu Jul 08, 2021 1:55 am
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Edmond era disteso nel letto della sua stanza e guardava la luce filtrare dalla finestra. Sentiva che niente gli mancava e che, finalmente, forse era riuscito a intraprendere il percorso che desiderava: ci stava riuscendo, avrebbe raggiunto i suoi obiettivi, sarebbe stato finalmente felice.
Si alzò dal letto, prese il telefono, le sigarette, l'accendino e il portafogli, e uscì dalla sua camera. Salutò il ragazzo iraniano, Farid, che sorrideva sempre a tutti, poi la donna bionda che lavorava alla reception, uscì dalla residenza e si trovò per strada, in una giornata limpida e soleggiata. Prese il caffè e un arancino al solito bar, tornò indietro in camera sua, mise i libri e il computer dentro al suo zaino e andò nella auletta studio al secondo piano in cui avrebbe passato il suo pomeriggio a studiare per l'esame di Agosto. Attorno alle 17 arrivò un messaggio: era di Svetlana, che chiedeva come stesse e a che ora volesse vederla. Edmond, quando nell'anteprima del messaggio lesse il mittente, ebbe un piccolo sussulto. Aspettò qualche minuto, lesse tutto il contenuto del messaggio, poi aspettò ancora qualche minuto e rispose se verso le 20 potesse andarle bene. Lei disse di sì e propose una passeggiata insieme, lui accettò di buon grado. Verso le 19 mise in fretta il libro che stava leggendo ormai con scarso interesse e il suo computer nello zaino e ritornò in camera sua. Posò lo zaino per terra, aprì la finestra della sua camera e fumò una sigaretta. Controllava spesso l'ora sul telefono. Andò in bagno, si tolse la maglietta e si guardò allo specchio compiaciuto, poi prese un'altra maglietta e la indossò.
Alle 19.58 uscì dalla camera, salutò il russo che lavorava alla reception e che si faceva chiamare da tutti Black e uscì dalla residenza. Appena si girò alla sua sinistra vide Svetlana, che lo salutò col suo solito dolce sorriso e la sua voce suadente. I due cominciarono a camminare e a raccontarsi delle rispettive giornate. Decisero di andare verso zattere, c'era ancora il tramonto. Qui, la donna accese una sigaretta ,e i due si sedettero su una panchina. I movimenti di lei erano lenti e contenuti, il tono di voce basso, i suoi occhi azzurri e intensi guardavano a volte Edmond, a volte qualcos'altro. Non c'erano molte persone che passeggiavano, anche loro parlavano poco e intimamente, si poteva distinguere il rumore dell'acqua che si infrangeva dolcemente sugli scalini in pietra. I due continuarono la camminata e andarono verso S. Marco, mentre si faceva buio. Svetlana chiese se Edmond volesse andare in un bar un po' piú avanti. Edmond accettò e Svetlana girò agilmente a sinistra in una calle stretta, poi a destra e i due entrarono in una via piú larga, si sedettero sulle sedie di un bar che stava subito di fronte a loro. Svetlana chiese cortesemente a Edmond di prendere da bere per lei e gli diede i soldi, Edmond tornò con un bicchiere di prosecco. C'era una canzone che proveniva dall'interno del bar e Svetlana la cercò su Shazam. Sembrava felice e sorrideva, ma il suo sorriso, come anche il suo volto, per quanto ispirassero dolcezza, trasmettevano anche malinconia e solitudine. Altre volte come questa, Edmond ebbe quasi la sensazione di vedere una bambina o una adolescente nel corpo di una donna ,che cerca il titolo di una canzone che le piace e beve prosecco, o forse era solo una donna che aveva paura di invecchiare.
I due tornarono alla residenza ed Edmond, come spesso accadeva, andò in camera sua e aspettò lei, che aveva detto sarebbe arrivata in 10 minuti, il tempo di una sigaretta.
Edmond balzò giù dal letto appena sentì i suoi passi nel corridoio e si avvicinò alla porta, attese qualche secondo col cuore in gola, sentì bussare, attese ancora qualche secondo e aprì la porta e Lana , sorpresa e compiaciuta, gli disse " hai aperto subito" ed Edmond rispose ,un po' imbarazzato, sorridendo" ho sentito i passi nel corridoio" lei rise e si sedette sul letto. Lui la baciò , e le disse "da quanto tempo ,eh?", lei sorrise, guardandolo intensamente, poi chiuse gli occhi e lo baciò. Le tolse il vestito e vide il suo corpo : le sue gambe lunghe e magre, i suoi piedi perfetti con le unghie colorate di un viola scuro, i suoi fianchi, i suoi seni, mise eccitato le mani sui suoi glutei e la baciò con passione. Lo fecero più volte, alternando tra una volta e l’altra battute, discorsi, carezze, complimenti , silenzi. A volte la sua bellezza e il suo corpo di donna adulta lo avevano messo in soggezione: erano entrambi alti, ma lui era più giovane e magro. Non aveva mai avuto rapporti completi con una donna più grande di lui e, in realtà, lei era stata la sua prima volta.
In piena notte, ormai prossima all'alba, lei disse che doveva andare, si vestì , baciò Edmond e lo salutò . Edmond vide l'ora sullo schermo del telefono, lo posò sul piccolo scaffale in legno e si addormentò .
Pochi giorni dopo i due si videro alla stessa ora e lui, un po' sospettoso, le chiese cosa avesse fatto nel pomeriggio di quel Sabato. Lei rispose che aveva preso il sole con il ragazzo della reception, il russo che si faceva chiamare da tutti Black, che lei aveva detto, un mese prima, essere stato un suo amico, che però si era rivelato una pessima persona.
Edmond si innervosì, ma cercò di non perdere la calma. Le chiese cosa avessero fatto, lei disse che avevano preso il sole un paio di ore e che avevano parlato poco. Edmond le chiese , dopo una ventina di minuti, se fosse un suo amico, e lei rispose di sì. Edmond capì dentro di sè che non era la verità. Rifiutò di vederla quella sera, ma quando Edmond stava per entrare in ascensore, appena aperte le porte, lei vi uscì, con indosso il vestito che sapeva essere il preferito di lui, e andò verso la porta della sua camera, si fermò di fronte ad essa e , guardandolo, disse:
"vieni?"
Edmond la stava guardando fermo, in silenzio. Entrò in camera con lei. Lei prese una sigaretta dalla borsa e aprì la finestra, Edmond fece uno scatto e violentemente la richiuse. Lei lo guardò e gli disse" sul serio?" e lui rispose , adirato, " sì" , quindi si sedette sul letto, lei lo guardò con rancore e se ne andò.
Edmond si sentì in colpa, triste, la desiderava ardentemente, ma intimamente aveva capito. Forse aveva capito già da un po' di tempo ma non voleva vedere.
Il giorno dopo le scrisse se potessero parlare, lei accettò.
Edmond le disse che non voleva continuare la loro relazione in quel modo, voleva un maggiore distacco emotivo. Svetlana disse che se lo aspettava, ma che quello che stava cercando era proprio una connessione. Lui la giudicò per il suo alcolismo, la sua abitudine di uscire fino a tardi la notte, per il suo lavoro, su cui in realtà non sapeva quasi nulla, l'importante era giudicarla. Lei disse che quindi non era abbastanza per lui, che vedeva che , quando gli parlava, a lui lei non piaceva.
Sembrava scossa, per un attimo perse la lucidità che Edmond aveva sempre visto in lei: in ogni situazione , infatti, sembrava che sapesse cosa fare, cosa dire, come muoversi.
Disse che se non riusciva a parlare chiaramente era per lo stress del lavoro.
Edmond ripensò poi al dialogo di quel giorno, a quando lei gli chiese
"cosa hai fatto ieri sera poi?"
"niente, tu?"
e lei disse ,con un attimo di esitazione ," Ho dormito".
Edmond era disteso nel letto della sua stanza e guardava la luce filtrare dalla finestra. Sentiva che niente gli mancava e che, finalmente, forse era riuscito a intraprendere il percorso che desiderava: ci stava riuscendo, avrebbe raggiunto i suoi obiettivi, sarebbe stato finalmente felice.
Si alzò dal letto, prese il telefono, le sigarette, l'accendino e il portafogli, e uscì dalla sua camera. Salutò il ragazzo iraniano, Farid, che sorrideva sempre a tutti, poi la donna bionda che lavorava alla reception, uscì dalla residenza e si trovò per strada, in una giornata limpida e soleggiata. Prese il caffè e un arancino al solito bar, tornò indietro in camera sua, mise i libri e il computer dentro al suo zaino e andò nella auletta studio al secondo piano in cui avrebbe passato il suo pomeriggio a studiare per l'esame di Agosto. Attorno alle 17 arrivò un messaggio: era di Svetlana, che chiedeva come stesse e a che ora volesse vederla. Edmond, quando nell'anteprima del messaggio lesse il mittente, ebbe un piccolo sussulto. Aspettò qualche minuto, lesse tutto il contenuto del messaggio, poi aspettò ancora qualche minuto e rispose se verso le 20 potesse andarle bene. Lei disse di sì e propose una passeggiata insieme, lui accettò di buon grado. Verso le 19 mise in fretta il libro che stava leggendo ormai con scarso interesse e il suo computer nello zaino e ritornò in camera sua. Posò lo zaino per terra, aprì la finestra della sua camera e fumò una sigaretta. Controllava spesso l'ora sul telefono. Andò in bagno, si tolse la maglietta e si guardò allo specchio compiaciuto, poi prese un'altra maglietta e la indossò.
Alle 19.58 uscì dalla camera, salutò il russo che lavorava alla reception e che si faceva chiamare da tutti Black e uscì dalla residenza. Appena si girò alla sua sinistra vide Svetlana, che lo salutò col suo solito dolce sorriso e la sua voce suadente. I due cominciarono a camminare e a raccontarsi delle rispettive giornate. Decisero di andare verso zattere, c'era ancora il tramonto. Qui, la donna accese una sigaretta ,e i due si sedettero su una panchina. I movimenti di lei erano lenti e contenuti, il tono di voce basso, i suoi occhi azzurri e intensi guardavano a volte Edmond, a volte qualcos'altro. Non c'erano molte persone che passeggiavano, anche loro parlavano poco e intimamente, si poteva distinguere il rumore dell'acqua che si infrangeva dolcemente sugli scalini in pietra. I due continuarono la camminata e andarono verso S. Marco, mentre si faceva buio. Svetlana chiese se Edmond volesse andare in un bar un po' piú avanti. Edmond accettò e Svetlana girò agilmente a sinistra in una calle stretta, poi a destra e i due entrarono in una via piú larga, si sedettero sulle sedie di un bar che stava subito di fronte a loro. Svetlana chiese cortesemente a Edmond di prendere da bere per lei e gli diede i soldi, Edmond tornò con un bicchiere di prosecco. C'era una canzone che proveniva dall'interno del bar e Svetlana la cercò su Shazam. Sembrava felice e sorrideva, ma il suo sorriso, come anche il suo volto, per quanto ispirassero dolcezza, trasmettevano anche malinconia e solitudine. Altre volte come questa, Edmond ebbe quasi la sensazione di vedere una bambina o una adolescente nel corpo di una donna ,che cerca il titolo di una canzone che le piace e beve prosecco, o forse era solo una donna che aveva paura di invecchiare.
I due tornarono alla residenza ed Edmond, come spesso accadeva, andò in camera sua e aspettò lei, che aveva detto sarebbe arrivata in 10 minuti, il tempo di una sigaretta.
Edmond balzò giù dal letto appena sentì i suoi passi nel corridoio e si avvicinò alla porta, attese qualche secondo col cuore in gola, sentì bussare, attese ancora qualche secondo e aprì la porta e Lana , sorpresa e compiaciuta, gli disse " hai aperto subito" ed Edmond rispose ,un po' imbarazzato, sorridendo" ho sentito i passi nel corridoio" lei rise e si sedette sul letto. Lui la baciò , e le disse "da quanto tempo ,eh?", lei sorrise, guardandolo intensamente, poi chiuse gli occhi e lo baciò. Le tolse il vestito e vide il suo corpo : le sue gambe lunghe e magre, i suoi piedi perfetti con le unghie colorate di un viola scuro, i suoi fianchi, i suoi seni, mise eccitato le mani sui suoi glutei e la baciò con passione. Lo fecero più volte, alternando tra una volta e l’altra battute, discorsi, carezze, complimenti , silenzi. A volte la sua bellezza e il suo corpo di donna adulta lo avevano messo in soggezione: erano entrambi alti, ma lui era più giovane e magro. Non aveva mai avuto rapporti completi con una donna più grande di lui e, in realtà, lei era stata la sua prima volta.
In piena notte, ormai prossima all'alba, lei disse che doveva andare, si vestì , baciò Edmond e lo salutò . Edmond vide l'ora sullo schermo del telefono, lo posò sul piccolo scaffale in legno e si addormentò .
Pochi giorni dopo i due si videro alla stessa ora e lui, un po' sospettoso, le chiese cosa avesse fatto nel pomeriggio di quel Sabato. Lei rispose che aveva preso il sole con il ragazzo della reception, il russo che si faceva chiamare da tutti Black, che lei aveva detto, un mese prima, essere stato un suo amico, che però si era rivelato una pessima persona.
Edmond si innervosì, ma cercò di non perdere la calma. Le chiese cosa avessero fatto, lei disse che avevano preso il sole un paio di ore e che avevano parlato poco. Edmond le chiese , dopo una ventina di minuti, se fosse un suo amico, e lei rispose di sì. Edmond capì dentro di sè che non era la verità. Rifiutò di vederla quella sera, ma quando Edmond stava per entrare in ascensore, appena aperte le porte, lei vi uscì, con indosso il vestito che sapeva essere il preferito di lui, e andò verso la porta della sua camera, si fermò di fronte ad essa e , guardandolo, disse:
"vieni?"
Edmond la stava guardando fermo, in silenzio. Entrò in camera con lei. Lei prese una sigaretta dalla borsa e aprì la finestra, Edmond fece uno scatto e violentemente la richiuse. Lei lo guardò e gli disse" sul serio?" e lui rispose , adirato, " sì" , quindi si sedette sul letto, lei lo guardò con rancore e se ne andò.
Edmond si sentì in colpa, triste, la desiderava ardentemente, ma intimamente aveva capito. Forse aveva capito già da un po' di tempo ma non voleva vedere.
Il giorno dopo le scrisse se potessero parlare, lei accettò.
Edmond le disse che non voleva continuare la loro relazione in quel modo, voleva un maggiore distacco emotivo. Svetlana disse che se lo aspettava, ma che quello che stava cercando era proprio una connessione. Lui la giudicò per il suo alcolismo, la sua abitudine di uscire fino a tardi la notte, per il suo lavoro, su cui in realtà non sapeva quasi nulla, l'importante era giudicarla. Lei disse che quindi non era abbastanza per lui, che vedeva che , quando gli parlava, a lui lei non piaceva.
Sembrava scossa, per un attimo perse la lucidità che Edmond aveva sempre visto in lei: in ogni situazione , infatti, sembrava che sapesse cosa fare, cosa dire, come muoversi.
Disse che se non riusciva a parlare chiaramente era per lo stress del lavoro.
Edmond ripensò poi al dialogo di quel giorno, a quando lei gli chiese
"cosa hai fatto ieri sera poi?"
"niente, tu?"
e lei disse ,con un attimo di esitazione ," Ho dormito".