[MI147] La casa vuota
Posted: Sun Mar 28, 2021 10:26 pm
[rimosso su richiesta dell'autrice]
Un testo breve per la tua passione
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Nella notte ciò che più le faceva paura erano gli spazi spogli delle stanze, immaginava sua sorella vagare in un luogo simile, vuoto e freddo come l'acqua in cui l'aveva ritrovata. Intravide l'interno della camera da letto matrimoniale, il profilo dell'unico armadio, la rete del letto, scarna come uno scheletro. Chiuse la porta, decisa a escludere quello spazio pregno di morte dal resto della casa.Ti ho citato il passaggio che ho amato di più, soprattutto per la figura dello scheletro che mi porta subito alla mente un immaginario di morte che la protagonista decide di escludere dai suoi pensieri con un semplice ma efficace gesto di chiudere la porta. Molto ben descritto.
Claudia comprese che se la sua presenza aveva spinto Orsela nelle profondità del lago avrebbe invece aiutato lei a tenersi a galla.Bella questa frase che grava di una enorme responsabilità quel corpicino ma, spero davvero tanto che poi Claudia comprenda che nessuno mai doverebbe avere una scusa per vivere o morire.
ivalibri wrote: Claudia guardava il faccino di Sonia, mentre Orsela si metteva la giacca. Era la prima volta, da quando era nata sua figlia, che la vedeva vestita. Aveva passato le settimane dopo il parto in camicia da notte e vestaglia. I capelli spettinati e il viso struccato, in una lunga convalescenza.In questo passaggio mi è poco chiaro chi veda vestita chi, non capivo se Orsola fosse addirittura la madre di Claudia o di Sonia. Dopo il dialogo il dubbio si è sciolto, mi è piaciuto il tono che hai tenuto nel racconto e la conclusione tragica ma con una noticina di speranza.
ivalibri wrote: Non aveva capito che quello era il momento di fermarla.Io eviterei di inserire questa frase. Che Orsela se ne stia andando lo abbiamo intuito, forse lo sappiamo già, ma non è una cosa che svelerei a questo modo ecco, ma che lascerei in sospeso. Rivelandola così si toglie forza a tutto quello che viene dopo, secondo me.
ivalibri wrote: Trascinò le sue valigie
ivalibri wrote: La piccola iniziò a piangere. Claudia andò in cucina a preparare il latte. Scaldò l'acqua e la mischiò al latte in polvere. Si sedette a gambe incrociate sul suo letto improvvisato e diede il biberon a sua nipote. Quando finì di mangiare la stese accanto a lei, come avrebbe fatto una madre. Si addormentarono insieme.Qui forse accorcerei, usando un'ellissi. Claudia va in cucina a preparare il latte, e poi la ritroviamo in salotto che nutre la bambina. Se sta preparando il latte sappiamo cosa ha fatto, e forse questa sequela di azioni, per quanto particolareggiata, appesantisce un po' il racconto senza, di contro, dare colore alla storia. Se proprio voi aggiungerei una sola azione ma connotata sensorialmente. Claudia controlla il calore del latte con un dito e si scotta?
ivalibri wrote: , e Claudia comprese che se la sua presenza aveva spinto Orsela nelle profondità del lago avrebbe invece aiutato lei a tenersi a galla.A me questo finale non fa impazzire, mi fermerei alla frase prima, col respiro che riempie il silenzio, e lascerei che sia il lettore a decidere quale sarà il proseguio della vita di queste persone. Aprendo la porta di questo finale stai chiudendo tutte le altre, e quindi, secondo me, mutilando un po' la libertà del lettore.