[MI187] Le morte stagioni
Posted: Fri May 30, 2025 10:59 pm
Traccia tre. "La galleria dei quadri silenziosi"
Carla si era assorta nei pensieri, mentre il conducente del taxi guidava senza degnarle di uno sguardo. Non che avesse qualcosa da dire, anzi, quel silenzio l’aiutava a scendere nel passato di una storia conclusa da un anno con il suo ex compagno di vita: Paolo. L’aveva conquistata col suo modo di fare, strafottente e sicuro. La parlantina decisa e spigliata, sempre in tema con l’argomento del momento. Storia, politica, medicina, sport, cinema.. S’intendeva persino di arte: “L’arte consiste nel fare” - le aveva detto il giorno che si erano conosciuti nella galleria d’arte dove era stata allestita una mostra dedicata a Andy Warhol. E lei, come tanti milanesi, si era messa in fila più per criticare quella orribile pop art, che per interesse artistico. Le piaceva praticare le gallerie d’arte proprio per ridersela di quanti, fingendosi intenditori, parlavano a vanvera, elargendo commenti particolareggiati, al limite del sostenibile. Bauscia! Non aveva altro modo per nominarlo, ora che la storia con lui era finita.
Il tassista si fermò di fronte all’ingresso della sala mostre e l’avvisò che era arrivata a destinazione facendola sobbalzare e uscire dall’amarcord mentale. Pagò la tratta e senza salutare l’uomo con cui aveva condiviso quel quarto d’ora, si diresse sulla scalinata che portava all’ingresso della sala. Arrivata in cima si ritrovò nell’atrio dove stazionavano le locandine delle opere in mostra. Diede una veloce sbirciata e poi entrò all’interno.
C’era un po' di tutto esposto sulle pareti dipinte di un anonimo bianco. Vagò per le varie stanze senza incontrare anima, rimanendo sorpresa del fatto che non vi era anima. Poi pensò che a nessuno interessava, in quanto la gente amava l’arte come momento per sfoggiare l’abito dello stilista del momento. Di certo, il posto in cui era, vi era poco da mettersi in tiro, sfoggiare il meglio di sé. Insomma, l’ennesima dimostrazione di come la pensava lei sulle persone che ogni volta affollavano le mostre; un branco di esibizionisti. Compiaciuta, si diede all’osservazione dei quadri, tenendosi la decisione su quale opera lasciare un degno commento scritto, alla fine del percorso che sembrava essere nell’ultima sala di lì a poco. Quando vi entrò si bloccò. Un uomo era intento a scrutare uno dei quadri e neanche la degnò di uno sguardo, quando lei, piano piano, gli si avvicinò mettendosi di fianco a lui. Simone si spostò a lato di mezzo metro, in modo che anche lei potesse osservare meglio l’opera. Carla fraintese il suo gesto gentile e ironizzò dicendo- “Non si disturbi, lo vedo bene anche da qui”. Simone non rispose e continuò a ignorarla. Aveva colto però il tono polemico di lei: “Secondo me deve essere la solita critica d’arte alla ricerca di opere d’acquistare a pochi euro e da rivendere cento volte il costo. Quanto mi stanno sulle palle queste persone” pensò.
Carla, alquanto infastidita, ebbe modo di squadrarlo da capo a piede. Elegante lo era, ma senza eccessi. Molto diverso da Paolo, certamente. Decise di avvicinarsi al centro, incuriosita dall’insistenza con cui l’uomo osservava il quadro. Prese a scrutarlo e l’attenzione le ricadde sulla figura della donna in piedi, di spalle, in abiti moderni, intenta a guardare la linea dell’orizzonte di un intenso azzurro. Attorno a lei, una natura dai colori scuri dell’autunno, alberi spogli, prati ricoperti di foglie secche. Solo una piccola rosa rossa, resisteva attaccata alla siepe, come l’unico punto di colore, in quel scarno contesto. “ E mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni..” Pensò Carla.
Per lei era una elaborazione grafica romantica dell’Infinito”. Anche se vi era una donna che guardava oltre la siepe, persa nello spazio e nel tempo, l’idea delle stagioni concluse le appariva quella meglio rappresentata. La stagione dell’amore, quello perso, quello che muore al cambio inesorabile della vita, proprio come quella con Paolo. Lei ci si vedeva bene al posto di quella donna. Poi tolse gli occhi dal quadro e prese la borsa che aveva a tracolla tra le mani. La aprì e cercò il block notes e la penna. Trovò subito il primo ma non la penna. “Non mi dire che non ne ho presa una da casa”- pensò. Cercò ancora, nervosamente, al punto che, Simone non poté resistere a girarsi verso di lei. La guardò rovesciare il contenuto della borsa per terra e cercare affannosamente.
“Mi spiega cosa cerca?” Disse incuriosito. Carla sentì la sua voce e rimase interdetta: alla fine le aveva rivolto la parola. Sollevò lo sguardo il tanto giusto per intravedere il viso di lui, i suoi occhi.
“Non trovo la penna”, disse rimettendosi a cercare. Simone ne tirò fuori una dalla tasca della giacca e gliela porse inchinandosi verso di lei.
Carla non osò tirare su lo sguardo. Vide la penna che stringeva tra le dita della mano a pochi centimetri dal suo viso. La prese. Simone si rimise a scrutare il quadro, e Carla, ripresasi dal momento d’impasse, si mise a scrivere sul block notes. Simone fece finta di nulla. Riprese a pensare da dove Carla lo aveva distolto. Quando lei finì di scrivere, gli restituì la penna mettendogliela proprio sotto il naso. Simone non poté che riprendersela, accennando un certo disagio. “Ha già finito?” Disse. “Solo due parole” - rispose Carla, “Che altro ci sarebbe da dire?” Aggiunse lasciando il foglio sopra il tavolino lì vicino.
Simone non rispose, ma la osservò incuriosito. Aveva sbagliato su di lei, non era lì per fare affari.
Carla lo guardò decisa, questa volta volta senza esitazioni: “Non ha ancora deciso cosa scrivere?” Gli chiese. Simone fece un mezzo sorriso, rispose che lui non era qui per lasciare commenti.
Lei, con un certo piglio, ribatté che non era carino e cortese nei confronti dell’autore.
Simone continuò a sorridere. Carla si impuntò: “ Non vedo cosa ci sia da sorridere”.
A questo punto, Simone le disse che se ci teneva tanto che anche lui lasciasse un pensiero sul quadro, l’avrebbe accontentata. Chiese a Carla uno dei fogli del block notes e ci scrisse qualcosa velocemente. Lo piegò in quattro e lo mise sopra quello di Carla. “Contenta?” Le disse.
“Non è che doveva farlo per me! Però sarei curiosa di sapere cosa ha scritto, dato che ci siamo”
“E perché non lo va a vedere da se? Il foglio è lì, guardi pure”- rispose Simone.
Carla non se lo fece ripetere. Sgranò gli occhi sorpresa: “Abbiamo scritto la stessa cosa?” Disse porgendo i due fogli a Simone, il quale ebbe la stessa sorpresa. “Perché hai scritto queste parole?” Chiese. Carla senza mostrare remore parlò della sua esperienza d’amore finita e di come lei si sentisse come la donna del dipinto. Simone rimase colpito dalle sue parole, e dato che lei si era aperta con lui, trovò naturale raccontarle la sua di storia. Le spiegò che quel dipinto lo aveva fatto la sua ex con cui aveva avuto una lunga convivenza durata dieci anni. Lei si chiamava Maura, e amava il suo lavoro di restauratrice di affreschi. Lui invece aveva accettato un dottorato in Australia in quanto biologo. Lei non lo aveva voluto seguire e così si erano lasciati. Dopo tre anni lui era ritornato in Italia, ritrovando lei sposata con un figlio. Lui confessò che ancora non si era ripreso, anche se capiva che aveva sbagliato tutto. Oramai a un anno di distanza, non le rimaneva che passare a guardare il suo quadro che aveva dipinto quando ancora stavano assieme. Lo aveva intitolato “Le morte stagioni”.
Carla era rimasta come catturata dal suo modo di raccontare la sua vicenda: “E pensare che ti avevo scambiato per il solito bauscia che si aggira per le sale mostra, a fare il grande intenditore”- confessò Carla. Simone sorrise ancora: “E pensare che ti avevo presa per la solita razziatrice di opere a quattro soldi da vendere cento volte di più a qualche riccone senza cultura” rispose.
Carla sorrise come non le succedeva da tanto tempo: “Che fai? Mi dai del tu?” Disse a modo di rimprovero”. Simone la fissò serio. Poi le sorrise. “Io devo andare, ho bisogno di prendere un caffè. Che dici, ne prendiamo uno assieme?”.
Da quel giorno Simone non è più tornato a cercare Maura e a perdersi nell’infinito delle stagioni morte. Mentre Carla ha smesso di praticare le sale mostra. Tutti e due sono andati a vivere in Australia. Assieme.
Carla si era assorta nei pensieri, mentre il conducente del taxi guidava senza degnarle di uno sguardo. Non che avesse qualcosa da dire, anzi, quel silenzio l’aiutava a scendere nel passato di una storia conclusa da un anno con il suo ex compagno di vita: Paolo. L’aveva conquistata col suo modo di fare, strafottente e sicuro. La parlantina decisa e spigliata, sempre in tema con l’argomento del momento. Storia, politica, medicina, sport, cinema.. S’intendeva persino di arte: “L’arte consiste nel fare” - le aveva detto il giorno che si erano conosciuti nella galleria d’arte dove era stata allestita una mostra dedicata a Andy Warhol. E lei, come tanti milanesi, si era messa in fila più per criticare quella orribile pop art, che per interesse artistico. Le piaceva praticare le gallerie d’arte proprio per ridersela di quanti, fingendosi intenditori, parlavano a vanvera, elargendo commenti particolareggiati, al limite del sostenibile. Bauscia! Non aveva altro modo per nominarlo, ora che la storia con lui era finita.
Il tassista si fermò di fronte all’ingresso della sala mostre e l’avvisò che era arrivata a destinazione facendola sobbalzare e uscire dall’amarcord mentale. Pagò la tratta e senza salutare l’uomo con cui aveva condiviso quel quarto d’ora, si diresse sulla scalinata che portava all’ingresso della sala. Arrivata in cima si ritrovò nell’atrio dove stazionavano le locandine delle opere in mostra. Diede una veloce sbirciata e poi entrò all’interno.
C’era un po' di tutto esposto sulle pareti dipinte di un anonimo bianco. Vagò per le varie stanze senza incontrare anima, rimanendo sorpresa del fatto che non vi era anima. Poi pensò che a nessuno interessava, in quanto la gente amava l’arte come momento per sfoggiare l’abito dello stilista del momento. Di certo, il posto in cui era, vi era poco da mettersi in tiro, sfoggiare il meglio di sé. Insomma, l’ennesima dimostrazione di come la pensava lei sulle persone che ogni volta affollavano le mostre; un branco di esibizionisti. Compiaciuta, si diede all’osservazione dei quadri, tenendosi la decisione su quale opera lasciare un degno commento scritto, alla fine del percorso che sembrava essere nell’ultima sala di lì a poco. Quando vi entrò si bloccò. Un uomo era intento a scrutare uno dei quadri e neanche la degnò di uno sguardo, quando lei, piano piano, gli si avvicinò mettendosi di fianco a lui. Simone si spostò a lato di mezzo metro, in modo che anche lei potesse osservare meglio l’opera. Carla fraintese il suo gesto gentile e ironizzò dicendo- “Non si disturbi, lo vedo bene anche da qui”. Simone non rispose e continuò a ignorarla. Aveva colto però il tono polemico di lei: “Secondo me deve essere la solita critica d’arte alla ricerca di opere d’acquistare a pochi euro e da rivendere cento volte il costo. Quanto mi stanno sulle palle queste persone” pensò.
Carla, alquanto infastidita, ebbe modo di squadrarlo da capo a piede. Elegante lo era, ma senza eccessi. Molto diverso da Paolo, certamente. Decise di avvicinarsi al centro, incuriosita dall’insistenza con cui l’uomo osservava il quadro. Prese a scrutarlo e l’attenzione le ricadde sulla figura della donna in piedi, di spalle, in abiti moderni, intenta a guardare la linea dell’orizzonte di un intenso azzurro. Attorno a lei, una natura dai colori scuri dell’autunno, alberi spogli, prati ricoperti di foglie secche. Solo una piccola rosa rossa, resisteva attaccata alla siepe, come l’unico punto di colore, in quel scarno contesto. “ E mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni..” Pensò Carla.
Per lei era una elaborazione grafica romantica dell’Infinito”. Anche se vi era una donna che guardava oltre la siepe, persa nello spazio e nel tempo, l’idea delle stagioni concluse le appariva quella meglio rappresentata. La stagione dell’amore, quello perso, quello che muore al cambio inesorabile della vita, proprio come quella con Paolo. Lei ci si vedeva bene al posto di quella donna. Poi tolse gli occhi dal quadro e prese la borsa che aveva a tracolla tra le mani. La aprì e cercò il block notes e la penna. Trovò subito il primo ma non la penna. “Non mi dire che non ne ho presa una da casa”- pensò. Cercò ancora, nervosamente, al punto che, Simone non poté resistere a girarsi verso di lei. La guardò rovesciare il contenuto della borsa per terra e cercare affannosamente.
“Mi spiega cosa cerca?” Disse incuriosito. Carla sentì la sua voce e rimase interdetta: alla fine le aveva rivolto la parola. Sollevò lo sguardo il tanto giusto per intravedere il viso di lui, i suoi occhi.
“Non trovo la penna”, disse rimettendosi a cercare. Simone ne tirò fuori una dalla tasca della giacca e gliela porse inchinandosi verso di lei.
Carla non osò tirare su lo sguardo. Vide la penna che stringeva tra le dita della mano a pochi centimetri dal suo viso. La prese. Simone si rimise a scrutare il quadro, e Carla, ripresasi dal momento d’impasse, si mise a scrivere sul block notes. Simone fece finta di nulla. Riprese a pensare da dove Carla lo aveva distolto. Quando lei finì di scrivere, gli restituì la penna mettendogliela proprio sotto il naso. Simone non poté che riprendersela, accennando un certo disagio. “Ha già finito?” Disse. “Solo due parole” - rispose Carla, “Che altro ci sarebbe da dire?” Aggiunse lasciando il foglio sopra il tavolino lì vicino.
Simone non rispose, ma la osservò incuriosito. Aveva sbagliato su di lei, non era lì per fare affari.
Carla lo guardò decisa, questa volta volta senza esitazioni: “Non ha ancora deciso cosa scrivere?” Gli chiese. Simone fece un mezzo sorriso, rispose che lui non era qui per lasciare commenti.
Lei, con un certo piglio, ribatté che non era carino e cortese nei confronti dell’autore.
Simone continuò a sorridere. Carla si impuntò: “ Non vedo cosa ci sia da sorridere”.
A questo punto, Simone le disse che se ci teneva tanto che anche lui lasciasse un pensiero sul quadro, l’avrebbe accontentata. Chiese a Carla uno dei fogli del block notes e ci scrisse qualcosa velocemente. Lo piegò in quattro e lo mise sopra quello di Carla. “Contenta?” Le disse.
“Non è che doveva farlo per me! Però sarei curiosa di sapere cosa ha scritto, dato che ci siamo”
“E perché non lo va a vedere da se? Il foglio è lì, guardi pure”- rispose Simone.
Carla non se lo fece ripetere. Sgranò gli occhi sorpresa: “Abbiamo scritto la stessa cosa?” Disse porgendo i due fogli a Simone, il quale ebbe la stessa sorpresa. “Perché hai scritto queste parole?” Chiese. Carla senza mostrare remore parlò della sua esperienza d’amore finita e di come lei si sentisse come la donna del dipinto. Simone rimase colpito dalle sue parole, e dato che lei si era aperta con lui, trovò naturale raccontarle la sua di storia. Le spiegò che quel dipinto lo aveva fatto la sua ex con cui aveva avuto una lunga convivenza durata dieci anni. Lei si chiamava Maura, e amava il suo lavoro di restauratrice di affreschi. Lui invece aveva accettato un dottorato in Australia in quanto biologo. Lei non lo aveva voluto seguire e così si erano lasciati. Dopo tre anni lui era ritornato in Italia, ritrovando lei sposata con un figlio. Lui confessò che ancora non si era ripreso, anche se capiva che aveva sbagliato tutto. Oramai a un anno di distanza, non le rimaneva che passare a guardare il suo quadro che aveva dipinto quando ancora stavano assieme. Lo aveva intitolato “Le morte stagioni”.
Carla era rimasta come catturata dal suo modo di raccontare la sua vicenda: “E pensare che ti avevo scambiato per il solito bauscia che si aggira per le sale mostra, a fare il grande intenditore”- confessò Carla. Simone sorrise ancora: “E pensare che ti avevo presa per la solita razziatrice di opere a quattro soldi da vendere cento volte di più a qualche riccone senza cultura” rispose.
Carla sorrise come non le succedeva da tanto tempo: “Che fai? Mi dai del tu?” Disse a modo di rimprovero”. Simone la fissò serio. Poi le sorrise. “Io devo andare, ho bisogno di prendere un caffè. Che dici, ne prendiamo uno assieme?”.
Da quel giorno Simone non è più tornato a cercare Maura e a perdersi nell’infinito delle stagioni morte. Mentre Carla ha smesso di praticare le sale mostra. Tutti e due sono andati a vivere in Australia. Assieme.