L'altalena
Posted: Mon Feb 22, 2021 8:24 pm
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Premessa:
Questo è un testo sperimentale, con lo stesso canovaccio di base, recitato dai personaggi da tre punti di vista diversi:
Il primo, il Testo base, dalla prospettiva del narratore esterno e super-partes;
Il secondo e il terzo dal punto di vista di due personaggi minori, circostanti all'azione.
Primo atto - Trama base:
Laura, la nipote del conte, nella corte del giardino della villa, si dondola sull’altalena di ferro smaltato, con meccanismo di spinta automatica (invenzione del nonno), comoda sulla poltrona lanciata a tutta velocità, canticchiando felice. Nella villa c'è il nonno, ma non si vede se non a tratti.
Il nipote del mezzadro, Arrigo, decenne, come fa spesso, è presente per giocare con lei.
“Fammi salire, tocca a me” le dice dopo un po’, ma Laura non si ferma.
“Voglio andarci ancora, l’altalena è mia, me l'ha fatta mio nonno, e ci sto finché ne ho voglia”, risponde piccata e scostante. Qualcun altro si muove nelle vicinanze, tra le frasche intorno, e potrebbe trattarsi del figlio del giardiniere, Giacinto.
L’impaziente, esasperato Arrigo prende un ramo nodoso, abbandonato nel cortile, e lo inserisce negli ingranaggi dell’altalena: cosciente di far male, convinto di vendicarsi a ragion veduta, sicuro di non uccidere, certo che per la punizione non avrebbe sofferto come la sua amica – nemica.
"Ora ti faccio capire una volta per tutte a chi tocca andare in altalena, e per un pezzo..."
Laura cade. Il ramo dopo un secondo si spezza, l’altalena continua la sua corsa e, mentre lei si rialza,la sua testa si viene a trovare nella traiettoria del sedile di ferro.
Il sipario scende prima della fine della scena. Senza un grido né un colpo. Solo una musica forte, da alta tensione, anch'essa interrotta dopo pochi secondi
Secondo atto - Dal punto di vista di Giacinto:
Giacinto - "Uno più antipatico dell’altra. L’Arrigo, che mi guarda sempre con condiscendenza perché può spaziare in lungo e in largo nella villa padronale quando è vuota, perché il genitore fa il sorvegliante, prende spesso in giro me e mio padre, giardiniere nel parco dei conti"
Arrigo - “Giacinto, come mai non profumi oggi?”
Giacinto - (parla sottovoce, dando le spalle ad Arrigo, rivolto al pubblico):
Lui e l’altra poi, la Laura, non parliamone, spocchiosa come poche. Eccoli lì, lei sulla sua altalena unica al mondo come meccanismo, ideato dal nonno, che snobba lui, che ci vuol salire. “Idea! “ mi dico. Lui sta perdendo la pazienza, lo devo aiutare a vendicarsi. Lei avrà la lezione che si merita, si farà male di sicuro. Lui ne pagherà le conseguenze, bene!
(Giacinto si frega le mani).
Ecco, gli agevolo la ricerca di un mezzo per un fine che capisco. Ecco un bastone, un ramo forte quanto basta. Non mi vedono, lo faccio rotolare in piena vista e mi eclisso. Non credo ci sia il vecchio in villa.
(L’Arrigo lo vede, lo prende e lo usa, oh se lo usa, per inceppare il meccanismo, e Laura cade.)
Il bastone si spezza, l’altalena continua la sua corsa e, mentre lei si rialza, la sua testa si viene a trovare nella traiettoria del sedile di ferro.
Stessa chiusura veloce del sipario e musica ad alta tensione per pochi secondi.
Terzo e ultimo atto - Dal punto di vista del conte:
Sono il conte. Ho visto tutto dalla terrazza. In giardino, mia nipote Laura si dondolava sulla mia speciale altalena con spinta automatica che, come ingegnere, ho ideato e stavo per brevettare. Il figlio del mio mezzadro e custode voleva andarci lui, sull’altalena, e insisteva villanamente, ma ci stava, sono coetanei e non è un cattivo ragazzo. Come l’altro, il figlio del giardiniere che, all’improvviso, allunga un bastone nei pressi di Arrigo e torna ad eclissarsi dov’era prima, e nessuno, né la mia Laura né l’altro, ci fanno caso, finché Arrigo, arrabbiato, si guarda intorno, lo vede, e con quello blocca l’ingranaggio…
Mi sono sentito mancare, impietrito, quando ho visto il ragazzo usarlo in quel modo e la conseguenza. Laura che cade, il bastone che si spezza, l’altalena che continua la sua corsa e, mentre lei si rialza, la sua testa si viene a trovare nella traiettoria del sedile di ferro …
Laura si è appiattita sul terreno mentre l’altalena continuava per legge d’inerzia i suoi su e giù… ho sceso non so come le scale e io stesso ho fermato l’ultimo dondolio per poi raccoglierla, tremanti entrambi, fra le mie braccia.
Non la brevetterò la mia invenzione, la smonterò subito. Se penso a cosa avrebbe potuto succedere…
Monologo. Sullo sfondo, passano le immagini per diapositiva delle scene principali - fermo-immagine dei momenti cruciali della commedia.
Premessa:
Questo è un testo sperimentale, con lo stesso canovaccio di base, recitato dai personaggi da tre punti di vista diversi:
Il primo, il Testo base, dalla prospettiva del narratore esterno e super-partes;
Il secondo e il terzo dal punto di vista di due personaggi minori, circostanti all'azione.
Primo atto - Trama base:
Laura, la nipote del conte, nella corte del giardino della villa, si dondola sull’altalena di ferro smaltato, con meccanismo di spinta automatica (invenzione del nonno), comoda sulla poltrona lanciata a tutta velocità, canticchiando felice. Nella villa c'è il nonno, ma non si vede se non a tratti.
Il nipote del mezzadro, Arrigo, decenne, come fa spesso, è presente per giocare con lei.
“Fammi salire, tocca a me” le dice dopo un po’, ma Laura non si ferma.
“Voglio andarci ancora, l’altalena è mia, me l'ha fatta mio nonno, e ci sto finché ne ho voglia”, risponde piccata e scostante. Qualcun altro si muove nelle vicinanze, tra le frasche intorno, e potrebbe trattarsi del figlio del giardiniere, Giacinto.
L’impaziente, esasperato Arrigo prende un ramo nodoso, abbandonato nel cortile, e lo inserisce negli ingranaggi dell’altalena: cosciente di far male, convinto di vendicarsi a ragion veduta, sicuro di non uccidere, certo che per la punizione non avrebbe sofferto come la sua amica – nemica.
"Ora ti faccio capire una volta per tutte a chi tocca andare in altalena, e per un pezzo..."
Laura cade. Il ramo dopo un secondo si spezza, l’altalena continua la sua corsa e, mentre lei si rialza,la sua testa si viene a trovare nella traiettoria del sedile di ferro.
Il sipario scende prima della fine della scena. Senza un grido né un colpo. Solo una musica forte, da alta tensione, anch'essa interrotta dopo pochi secondi
Secondo atto - Dal punto di vista di Giacinto:
Giacinto - "Uno più antipatico dell’altra. L’Arrigo, che mi guarda sempre con condiscendenza perché può spaziare in lungo e in largo nella villa padronale quando è vuota, perché il genitore fa il sorvegliante, prende spesso in giro me e mio padre, giardiniere nel parco dei conti"
Arrigo - “Giacinto, come mai non profumi oggi?”
Giacinto - (parla sottovoce, dando le spalle ad Arrigo, rivolto al pubblico):
Lui e l’altra poi, la Laura, non parliamone, spocchiosa come poche. Eccoli lì, lei sulla sua altalena unica al mondo come meccanismo, ideato dal nonno, che snobba lui, che ci vuol salire. “Idea! “ mi dico. Lui sta perdendo la pazienza, lo devo aiutare a vendicarsi. Lei avrà la lezione che si merita, si farà male di sicuro. Lui ne pagherà le conseguenze, bene!
(Giacinto si frega le mani).
Ecco, gli agevolo la ricerca di un mezzo per un fine che capisco. Ecco un bastone, un ramo forte quanto basta. Non mi vedono, lo faccio rotolare in piena vista e mi eclisso. Non credo ci sia il vecchio in villa.
(L’Arrigo lo vede, lo prende e lo usa, oh se lo usa, per inceppare il meccanismo, e Laura cade.)
Il bastone si spezza, l’altalena continua la sua corsa e, mentre lei si rialza, la sua testa si viene a trovare nella traiettoria del sedile di ferro.
Stessa chiusura veloce del sipario e musica ad alta tensione per pochi secondi.
Terzo e ultimo atto - Dal punto di vista del conte:
Sono il conte. Ho visto tutto dalla terrazza. In giardino, mia nipote Laura si dondolava sulla mia speciale altalena con spinta automatica che, come ingegnere, ho ideato e stavo per brevettare. Il figlio del mio mezzadro e custode voleva andarci lui, sull’altalena, e insisteva villanamente, ma ci stava, sono coetanei e non è un cattivo ragazzo. Come l’altro, il figlio del giardiniere che, all’improvviso, allunga un bastone nei pressi di Arrigo e torna ad eclissarsi dov’era prima, e nessuno, né la mia Laura né l’altro, ci fanno caso, finché Arrigo, arrabbiato, si guarda intorno, lo vede, e con quello blocca l’ingranaggio…
Mi sono sentito mancare, impietrito, quando ho visto il ragazzo usarlo in quel modo e la conseguenza. Laura che cade, il bastone che si spezza, l’altalena che continua la sua corsa e, mentre lei si rialza, la sua testa si viene a trovare nella traiettoria del sedile di ferro …
Laura si è appiattita sul terreno mentre l’altalena continuava per legge d’inerzia i suoi su e giù… ho sceso non so come le scale e io stesso ho fermato l’ultimo dondolio per poi raccoglierla, tremanti entrambi, fra le mie braccia.
Non la brevetterò la mia invenzione, la smonterò subito. Se penso a cosa avrebbe potuto succedere…
Monologo. Sullo sfondo, passano le immagini per diapositiva delle scene principali - fermo-immagine dei momenti cruciali della commedia.