[CE24] Cleopatra e Napoleone
Posted: Fri Aug 02, 2024 2:02 pm
Traccia 1: Lontano da tutto
[CE24] Cleopatra e Napoleone
Cleopatra
Egitto, Anno 723 ab Urbe Condita - Anno 30 A.C.
Mese di luglio
— Quante lune sono che mi arrovello sul mio sciagurato errore nella battaglia di Azio? Le mie navi predominanti, però sbagliata la scelta del tratto di mare che favoriva la flotta dei romani di Ottaviano, in numero inferiore ma più agevoli nelle manovre in campo stretto. Poi, l'errore di Agrippa che poteva consentirmi di infilarmi nel varco improvviso e capovolgere le sorti dell'agone... E io che invece fuggo da quel varco, trascinando con me la sorte del pur valoroso Antonio: tutta colpa mia la mancanza di lucidità che mi ha travolta...
E pensare che dall'inizio della mia storia era stato tutto gloria e successo...
Sono la Regina dell'Alto e Basso Egitto. Nella mia formazione non ho tralasciato di istruirmi nei campi che mi avrebbero arricchito nel condurre un regno. Quindi, sono stratega nelle battaglie navali, poliglotta, esperta di medicina e di veleni, abile nella retorica. Sono cresciuta a tragedie e commedie greche, e anche per questo sono conoscitrice delle dinamiche umane.
Egitto, Anno 723 ab Urbe Condita - Anno 30 A.C.
Mese di luglio
— Quante lune sono che mi arrovello sul mio sciagurato errore nella battaglia di Azio? Le mie navi predominanti, però sbagliata la scelta del tratto di mare che favoriva la flotta dei romani di Ottaviano, in numero inferiore ma più agevoli nelle manovre in campo stretto. Poi, l'errore di Agrippa che poteva consentirmi di infilarmi nel varco improvviso e capovolgere le sorti dell'agone... E io che invece fuggo da quel varco, trascinando con me la sorte del pur valoroso Antonio: tutta colpa mia la mancanza di lucidità che mi ha travolta...
E pensare che dall'inizio della mia storia era stato tutto gloria e successo...
Sono la Regina dell'Alto e Basso Egitto. Nella mia formazione non ho tralasciato di istruirmi nei campi che mi avrebbero arricchito nel condurre un regno. Quindi, sono stratega nelle battaglie navali, poliglotta, esperta di medicina e di veleni, abile nella retorica. Sono cresciuta a tragedie e commedie greche, e anche per questo sono conoscitrice delle dinamiche umane.
So allineare i numeri e le stelle, so misurare forme e dimensioni.
Ho messo alla prova i miei talenti, la mia tempra con crescenti esperienze, volte soprattutto a reggere il mio potere e difendere il mio Paese dai nemici esterni, con incontrovertibile successo. Non ho mai avuto pietà di nessuno.
Le passioni del cuore non mi avevano ancora travolto sino ad insidiare la mia lucidità di giudizio, finché non ho incontrato Antonio. E pensare che il precedente triumviro e generale romano, il grande Cesare, mi aveva sedotto dandomi l'amore che mi faceva stare bene, che credevo fosse il massimo. Gli dicevo: "Ti amo perché mi fai stare bene".
Né mai più avrei considerato che l'amore vero dovessi ancora conoscerlo.
Poi, ho incontrato Antonio. E non è stata la sua prepotente giovinezza a farmelo amare, né la sua folgorante passione che mi ha avvolto sul posto, coi dardi nei suoi occhi, luminosi del mio sguardo che lo accarezzava.
Si dice che il vero amore trasformi la persona che lo provi e che questa infusione di passione si trasmetta all'interezza dell'individuo. Perché, se ben indirizzata, infiamma tutte le altre passioni e le affina.
Ma io ho provato sulla mia pelle che quando l'uomo e la donna, l'uno nell'altra, smarriscono la misura del quotidiano e la volontà di concentrazione su tutti gli aspetti della personalità che danno forza, inebriati a vicenda, perdono la lucidità della mente.
Oh, Dea Iside, per la tua magia trasportami ora in un luogo lontano nel tempo e nello spazio, che io non conosca, lontano da tutto, qualche giorno, per il tempo necessario a potermi ricaricare in vista della decisione finale. —
Mentre così si affida alla sua Dea preferita, sul fiume vede materializzarsi un ponte di cui appare facile l'accesso e invisibile la fine.
Ho messo alla prova i miei talenti, la mia tempra con crescenti esperienze, volte soprattutto a reggere il mio potere e difendere il mio Paese dai nemici esterni, con incontrovertibile successo. Non ho mai avuto pietà di nessuno.
Le passioni del cuore non mi avevano ancora travolto sino ad insidiare la mia lucidità di giudizio, finché non ho incontrato Antonio. E pensare che il precedente triumviro e generale romano, il grande Cesare, mi aveva sedotto dandomi l'amore che mi faceva stare bene, che credevo fosse il massimo. Gli dicevo: "Ti amo perché mi fai stare bene".
Né mai più avrei considerato che l'amore vero dovessi ancora conoscerlo.
Poi, ho incontrato Antonio. E non è stata la sua prepotente giovinezza a farmelo amare, né la sua folgorante passione che mi ha avvolto sul posto, coi dardi nei suoi occhi, luminosi del mio sguardo che lo accarezzava.
Si dice che il vero amore trasformi la persona che lo provi e che questa infusione di passione si trasmetta all'interezza dell'individuo. Perché, se ben indirizzata, infiamma tutte le altre passioni e le affina.
Ma io ho provato sulla mia pelle che quando l'uomo e la donna, l'uno nell'altra, smarriscono la misura del quotidiano e la volontà di concentrazione su tutti gli aspetti della personalità che danno forza, inebriati a vicenda, perdono la lucidità della mente.
Oh, Dea Iside, per la tua magia trasportami ora in un luogo lontano nel tempo e nello spazio, che io non conosca, lontano da tutto, qualche giorno, per il tempo necessario a potermi ricaricare in vista della decisione finale. —
Mentre così si affida alla sua Dea preferita, sul fiume vede materializzarsi un ponte di cui appare facile l'accesso e invisibile la fine.
Cleopatra si avvia senza indugio, fiduciosa.
Napoleone
Isola d'Elba, Anno 1814 D.C.
Mese di luglio
— La statura di quest'uomo la vedo dai suoi occhi. Occhi di ossidiana, che forse hanno perso la primitiva scintilla, ma non la profondità. Quest'uomo è un condottiero, un trascinatore di masse — pensa Cleopatra davanti a Napoleone, a lei sconosciuto.
Gli sorride, tace e sa di conquistarlo.
Bonaparte è esterrefatto mentre con voce tremula balbetta frasi galanti e poi cerca di darsi un tono:
— Sei un'apparizione, ma mi ascolto parlare quindi fingo tu sia reale. Benvenuta, Cleopatra.
E, siccome tu non puoi conoscermi, mi presento. Napoleone Bonaparte, per servirti, eccelsa Regina d'Egitto.
Sono un generale recente e glorioso di Francia (la Gallia dei tuoi tempi). Sono stato imperatore. Ho stravinto mille battaglie ma di recente due cocenti sconfitte mi hanno costretto ad abdicare e mi hanno dato in cambio la potestà di questo piccolo feudo. La vivo come una vacanza, un interregno in cui meditare il mio futuro, il mio riscatto.
— Anche per me è una vacanza da un periodo triste, a causa di un'assenza di lucidità in cui non avrei dovuto precipitare. Certo non sapevo di arrivare qui: un posto che non conosco, in un altrove che sento di un'altra era. Ma tu mi spiegherai.
Napoleone fa gli onori di casa e della sua epoca, facendola accomodare nel giardino della sua dimora migliore sull'isola, ubicata nel punto più alto e dalla quale si contempla il miglior panorama dell'isola d'Elba.
— Anche per me è una vacanza da un periodo triste, a causa di un'assenza di lucidità in cui non avrei dovuto precipitare. Certo non sapevo di arrivare qui: un posto che non conosco, in un altrove che sento di un'altra era. Ma tu mi spiegherai.
Napoleone fa gli onori di casa e della sua epoca, facendola accomodare nel giardino della sua dimora migliore sull'isola, ubicata nel punto più alto e dalla quale si contempla il miglior panorama dell'isola d'Elba.
Prima, nelle sale delle cartografie, le ha indicato e spiegato le mappe del mondo e le variazioni avvenute nei diciotto secoli dopo il tempo di lei.
Infatti, le pareti sono tappezzate da mappe geografiche politiche di tutte le epoche, con la disposizione nei secoli del potere degli Stati e dei Regni nel mondo. Lei assiste alle spiegazioni con chiaro interesse, ma non dice una parola. Persino quando lui la fa passare dalla massima estensione dell'Impero romano alla sua caduta, Cleopatra si limita ad alzare un sopracciglio e a sospirare. "Ma cosa devo fare per sorprendere questa donna?" si chiede lui, ammettendo con se stesso di avere perso molto del suo charme col gentil sesso.
Nonostante la straordinarietà del loro incontro, entrambi reggono lo stress dell'evento, relazionandosi come contemporanei che in modo reciproco empatizzano e si stimano.
— Qui, tu hai il mare che ti accerchia; nel mio Paese, il fiume Nilo mi avvolgeva, libera.
Napoleone narra la sua storia a Cleopatra, senza risparmiarsi critiche ma rimpiangendo come massima falla nella sua strategia la rovinosa campagna di Russia (ti spiego dov’è...) per un precipuo motivo: non avere previsto la presenza funesta del Generale Inverno.
— Non ti posso spiegare il freddo, Cleopatra — le dice. Una disfatta epica. Trionfante nella sua negatività.
Lei gli parla di Azio, di Cesare e di Antonio.
Poi, lui la porta in una cala con la sabbia bianca, soffice come quella gialla del Nilo, e che Cleopatra apprezza.
Le offre da indossare il costume della sua amante, assente in quella settimana, così come la sorella Paolina. Ma lei arriccia il naso di fronte al castigatissimo costume. Si libera dei vestiti, come lui, e si buttano in acqua.
— Eccoci al mio teatro, Cleopatra. So che sei appassionata di drammi e commedie. Accomodati sugli spalti. Io dal proscenio ti reciterò un monologo sulle scelte più estreme che possono capitare a due personaggi come noi. Mi ispiro a un grande della commedia e della tragedia di due secoli orsono, un britannico, William Shakespeare e al suo "Amleto", roso dal dilemma tra la vendetta e la sopportazione delle percosse di una sorte oltraggiosa, e trasformo al caso nostro l'epico dilemma.
— Qui, tu hai il mare che ti accerchia; nel mio Paese, il fiume Nilo mi avvolgeva, libera.
Napoleone narra la sua storia a Cleopatra, senza risparmiarsi critiche ma rimpiangendo come massima falla nella sua strategia la rovinosa campagna di Russia (ti spiego dov’è...) per un precipuo motivo: non avere previsto la presenza funesta del Generale Inverno.
— Non ti posso spiegare il freddo, Cleopatra — le dice. Una disfatta epica. Trionfante nella sua negatività.
Lei gli parla di Azio, di Cesare e di Antonio.
Poi, lui la porta in una cala con la sabbia bianca, soffice come quella gialla del Nilo, e che Cleopatra apprezza.
Le offre da indossare il costume della sua amante, assente in quella settimana, così come la sorella Paolina. Ma lei arriccia il naso di fronte al castigatissimo costume. Si libera dei vestiti, come lui, e si buttano in acqua.
— Eccoci al mio teatro, Cleopatra. So che sei appassionata di drammi e commedie. Accomodati sugli spalti. Io dal proscenio ti reciterò un monologo sulle scelte più estreme che possono capitare a due personaggi come noi. Mi ispiro a un grande della commedia e della tragedia di due secoli orsono, un britannico, William Shakespeare e al suo "Amleto", roso dal dilemma tra la vendetta e la sopportazione delle percosse di una sorte oltraggiosa, e trasformo al caso nostro l'epico dilemma.
Ascoltami, Regina Cleopatra.
Essere o non essere: questo è il dilemma...
Se sia più nobile accettare il distratto incaglio di un glorioso sentiero, e domani chissà...
o darci il fermo immagine di una vita da stratega vincente annullando la recita in programma dell'indicibile declino?
Quale la scelta di fronte a sconosciuti postumi risvolti?
Essere è reggere una vita inferiore all'apice costante conosciuto.
Non essere è un tuffo nel mare di un dopo che pavidi e inermi temiamo di fare.
Ma a che pro ci poniamo la scelta? Per l'immagine che ai posteri appaia?
Noi sappiamo chi siamo e il valore, le miserie e le forze gloriose,
gli abbandoni innocenti e perduti,
la sostanza del nostro vissuto
al di là di giudizi incompiuti e falsati
da chi l'apice mai non vivrà.
Essere o non essere: questo è il dilemma...
Se sia più nobile accettare il distratto incaglio di un glorioso sentiero, e domani chissà...
o darci il fermo immagine di una vita da stratega vincente annullando la recita in programma dell'indicibile declino?
Quale la scelta di fronte a sconosciuti postumi risvolti?
Essere è reggere una vita inferiore all'apice costante conosciuto.
Non essere è un tuffo nel mare di un dopo che pavidi e inermi temiamo di fare.
Ma a che pro ci poniamo la scelta? Per l'immagine che ai posteri appaia?
Noi sappiamo chi siamo e il valore, le miserie e le forze gloriose,
gli abbandoni innocenti e perduti,
la sostanza del nostro vissuto
al di là di giudizi incompiuti e falsati
da chi l'apice mai non vivrà.