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Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

Lizz ha scritto: Invece, parlando strettamente di comportamenti catartici/negativi: se da un lato capisco che per i bambini davvero piccoli sia liberatorio leggere storie in cui si può combinare di tutto senza che ci siano conseguenze, dall'altro mi chiedo: non sarebbe meglio far loro capire che, nel mondo reale, ogni cosa poi porta delle conseguenze?
Secondo me, in un modo o nell'altro, il pensiero dell'autore esce sempre, almeno un pochino, dalle righe di una storia. Se ci pensi bene, i bambini sanno benissimo che le azioni portano conseguenze: vengono messi in punizione e sgridati e gli viene detto di no. Loro lo sanno, quando leggono possono anche credere di essere in grado di uccidere draghi e scovare tesori e volare sopra i tetti.

Scrivere per bambini, molto più che non scrivere per ragazzi, è difficilissimo. Si crede, erroneamente, che sia facile perché sono bambini, ma è una bugia. Se non vi impegnate, sia sulla trama che sulla lingua che sullo stile, un bambino ci mette un secondo a buttare di lato la vostra storia, proprio perché non sa ancora leggere bene e anche perché non ha il bagaglio di esperienza dell'adulto che potrebbe pensare di leggere ancora qualche riga per vedere se la storia ingrana.

Fate frasi corte e chiare, usate immagini vivide, usate i colori, gli odori, i sapori, i rumori, i cinque sensi, insomma. Pensate al mondo di un bambino di 7 anni, se scriverete per la fascia delle prime letture, rispettate quel mondo e metteteci qualcosa in più. 

Per quanto riguarda quando un libro sia adatto o meno a una certa fascia d'età, questo è un discorso soggettivo per ogni persona io credo. Alcuni bambini leggono molto e sono in grado di affrontare trame più complesse, altri no.
Le tematiche sono sempre in discussione perché si cerca di addolcire la storia per i bimbi, ma loro sanno tutto, non credete! Sanno e capiscono più di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di qualcuno che ci spiega perché esiste la morte, per i bambini la morte fa parte del ciclo della vita.
In ogni caso, le tematiche sono personali e voi le affronterete secondo la vostra moraale, credenza e sensibilità, c'è spazio per tutto e per tutti, soprattutto nell'editoria per ragazzi. La fascia delle prime letture è sempre alla ricerca di testi nuovi, divertenti e coinvolgenti su cui i bambini imparino a leggere.

Le fasce d'età, per tornare al discorso di prima, sono una questione di mercato e di scaffale. Sono proprio storicamente nate per mettere ordine nelle librerie e indirizzare i librai e gli editori nella vendita e nel marketing del prodotto. 
Secondo me, e sottolineo che questa è solo la mia opione, la lettura dovrebbe essere a libero accesso. Tante cose si comprendono, tante altre no. Qualcuna si domanda, altre nemmeno si notano.

Ai bambini piace spaventarsi, molto meglio spaventarsi su un libro che non nella vita vera, è un gran bel palliativo. Io ricordo ancora l'impressione e la paura che provavo quando leggevo It e avevo 11 anni. L'ho letto più di una volta, ora so che volevo spaventarmi e che sapevo di poterlo fare perché ero al sicuro, avrei chiuso il libro e la paura sarebbe rimasta là dentro.

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

Secondo me, il nodo sta nell'intenzione dello scrittore e della storia che sta scrivendo, è quello che viene chiamato tema della storia, banalmente, di che cosa parliamo.
In una qualsiasi storia, il protagonista/la protagonista deve affrontare delle difficoltà per fare in modo che la narrazione risulti interessante e anche per riuscire a far cambiare e crescere lui/lei stesso/a. Quindi, è normale che i nostri personaggi compiranno delle scelte e delle azioni sbagliate, diranno cose offensive, faranno piangere qualcuno, gli faranno del male. 
È anche normale che il nostro personaggio abbia il famoso fatal flaw, cioè un difetto che, in un qualche modo, condizionerà lui/lei e anche noi che scriviamo la storia. Proprio questo difetto dell'eroe farà da base alla storia e alle sue dinamiche, quindi è da pensare bene bene.
Poeta Zaza ha scritto: Parlo della fascia di bambini dai sette ai nove anni, che hanno bisogno di esempi, di riconoscersi in paure e fantasmi e di vedere come qualcuno come loro riesce a superarli.
Zaza, perdonami, ma sento di dovermi discostare da questo pensiero. I bambnini dai sette ai nove anni sono proprio quelli che rientrano nella fascia delle prime letture, sono cioè coloro che stanno imparando a leggere in autonomia, quindi stanno facendo una gran fatica e hanno bisogno di storie divertenti che li invoglino a scoprire cosa nasconde la parola seguente. Imparare è bellissimo, ma si fa una gran fatica.
Albascura ha scritto: Quindi devo stare attenta a non insegnare, ma comunicare? Si può mettere in scena una punizione o un problema che nasce da comportamenti che noi adulti consideriamo sbagliati? 
Ogni storia insegna qualcosa, ogni azione, ogni parola, ogni pensiero, sia nella vita reale che in quella sulle pagine. Sta in chi legge, ascolta, guarda cogliere qualcosa al di là delle lettere e sta all'autore scrivere in una maniera abbastanza interessante da far riflettere il lettore. Secondo me, bisogna stare attenti a divertirsi, a scrivere una di quelle storie che ci sarebbe piaciuto scrivere da piccoli, pensate a Roal Dahl, a Calvino, a Rodari... tutte le loro storie insegnano qualcosa, ma come si potrebbe mai definirle didattiche? @Albascura certo che puoi mettere in scena punizioni e problemi e comportamenti sbagliati.
Albascura ha scritto: Come fare in modo che il ragazzo avverta che quelle cose non si fanno? Che bisogna avere cura delle proprietà altrui?
questo sta a te scoprirlo. Ora, non so di preciso come funzioni la storia che hai in mente, ma: rompere le cose è bellissimo e molto catartico, fa sentire il protagonista pieno di energia e di esaltazione. Peccato che la sua mamma/la ragazza che gli piace/il nonno/il fratello piangano disperati perché hanno perso il loro tesoro più grande. Questo porta senso di colpa nel protagonista distruttore. Che cosa fa dopo? Se ne frega e continua a distruggere? Può essere, può essere che abbia bisogno di uccidere un animale o ferire se stesso prima di capire che ci sono altre strade o può essere che non lo capirà mai, ma questo porterà dei cambiamenti anche sul protagonista che non è più positivo a questo punto e il lettore lo sa.
Sineddoche ha scritto: Non devo pormi il problema, da autore, di insegnare cosa si fa e cosa no. Esattamente come non pretendo di insegnare nulla a un adulto attraverso la narrativa.
Da questo approccio è facile che escano storie interessanti, coinvolgenti e divertenti.
Mid ha scritto: Il mio amico Jan di P. Pohl è uno dei più bei libri per ragazzi
Non lo conosco, vado a cercarlo. Grazie del consiglio!

Re: Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

Poeta Zaza ha scritto: Ogni storia per bambini/ragazzi deve contenere una morale, un dettame positivo e universale.
Ognuno è libero di scrivere la storia che gli è più congeniale, ma sento di poter dire con tutta tranquillità che a bambini e ragazzi non piace leggere storie che gli insegniamo come vivere e come comportarsi, a meno che non si tratti di Cappuccetto Rosso. 
Scriviamo per divertire, per questo sottolineo che è bene chiedersi perché scriviamo quello che stiamo scrivendo e a chi ci stiamo rivolgendo. Un bambino amerà leggere se la storia saprà coinvolgerlo, emozionarlo e divertirlo e commuoverlo. Se la storia gli insegnerà qualsiasi cosa, magari anche sottolineando involontariamente un suo atteggiamento che la storia definisce sbagliata, il bambino preferirà tornare su Tik Tok.
Questa è la mia opinione, discutibile e non condivisibile  :)

Labocontest n.11 - Discussione generale - Bambini e ragazzi

La letteratura per bambini e ragazzi non esiste, e se proprio deve esistere, è un genere letterario a se stante che si suddivide a sua volta in mode, per esempio realismo o fantasy.
Bambini e ragazzi non sono tutti uguali, anzi, sono persone molto diverse tra loro, soprattutto a seconda della loro età. Avete presente che cambiamenti avvengono in una persona tra i 3 e i 18 anni? E non solo dal punto di vista fisico.
In principio, non sappiamo leggere, qualcuno legge per noi, poi iniziamo a incespicare su frasi semplici, poi i testi si fanno via via più complicati, così come i contenuti.
Per questo, e per motivi di mercato che non indagheremo, esistono le fasce d’età che determinano i temi, i personaggi, il linguaggio, la presenza di illustrazioni e la lunghezza dei testi.
Prime letture 6-7 anni: sono veri e propri romanzi brevi di 10-15 cartelle basati su piccoli conflitti quotidiani. Le frasi sono semplificate, corte, i temi sono familiari, i personaggi hanno la stessa età del lettore.
Esempio: A scuola di mostri di Sabrina Guidoreni
Prime letture 7-8: la strutturaa è un po’ più complessa, così come le tematiche che seguono lo sviluppo emotivo del bambino. La lunghezza è di circa 20 cartelle. La trama è lineare e semplice, non c’è sottotrama, il tema è quotidiano. I personaggi mantengono l’età del lettore.
Esempio: Stargirl di Jerry Spinelli
Middle grade 9-12: questo è il momento dello sviluppo fisico, ed è anche il momento in cui si perdono i lettori forti, perché in Italia manca la realtà dello sviluppo dalla letteratura per ragazzi. Lunghezza 100-120 cartelle, 3 o 4 cartelle a capitolo, tematiche anche storiche, biografie. Molto gettonato è l’umorismo da scuole medie. I personaggi sono leggermente più grandi del lettore.
Esempio: 7 minuti dopo la mezzanotte di David Almond (nasce come middle grade ma in Italia viene venduto per più grandi)
Young adult 13+: la lunghezza si aggira intorno alle 150-200 cartelle, di solito i romanzi sono composti da 30/32 capitoli di 3/5 cartelle l’uno. Il pubblico è in maggioranza femminile e i romanzi hanno sempre una storia d’amore. Le tematiche si aggirano nel mondo adolescente, nella scuola, le prime esperienze sessuali, tradimenti, vacanze da soli, conflitto con i genitori e tutto quello che vi viene in mente. I personaggi hanno sempre un paio d’anni in più dei lettori.
Esempio: Colpa delle stelle John Green
TIPS
Al centro della struttura ci sono il personaggio, il suo difetto e il suo background.
La crescita, intesa come cambiamento emotivo, del personaggio è obbligatoria.
Evitare la didattica e la morale.
Non scrivete per i genitori.
Non atteggiatevi a giovani se non lo siete: indagate.
Eliminate gli adulti ingombranti dalla storia, lasciate autonomia ai personaggi.
Rompete i tabù, evitate gli automatismi, fate attenzione ai pregiudizi.
Ponete molte domande, fornite poche risposte.
Chiedetevi continuamente che cosa volete dire con la vostra storia.
La scrittura per ragazzi è simile alla scenografia: scrivete per immagini.


Dieci ingredienti per la buona riuscita di un romanzo/racconto per ragazzi:
  1. Personaggi: il protagonista deve rispettare le indicazioni di età della fascia d’età dei lettori e questo determina quasi tutto il resto.
  2. Genere e sesso: devono essere funzionali alla storiaa perché ci forniscono innumerevoli elementi, inclusi tabù che possiamo decidere di infrangere o rispettare.
  3. Nome: deve esserre funzionale alla storia, evitiamo nomi inflazionati.
  4. Problemi e difetti: portano i conflitti che determinano l’arco narrativo del personaggio e tutta la trama. Il problema si presenta fin dal principio.
  5. La voce del personaggio: non è mai quella dell’autore. Tutto quanto si può rendere in forma di dialogo va messo in dialogo. Sono da evitare i blocchi di testo.
  6. Ambientazione: in stretto contatto con il personaggio che è molto influenzato dal luogo in cui nasce e cresce. È funzionale aalla narrazione.
  7. Conflitto: è sempre legato al carattere del personaggio. C’è un conflitto principale e uno portato dal difetto principale del protagonista.
  8. Turning points: piccoli eventi, sempre relativi all’evento scatenante, che mandano avanti la trama. La reazione del protaagonista porta a conseguenze ed effetti. Lo scopo è portare il protagonista a risolvere il suo problema.
  9. Show don’t tell: più si mostra, meglio è. Non usiamo le descrizioni per dire quello che potremmo mostrare, meglio ancora se è possibile inserirlo in un dialogo.
  10. Finale: contrapposto all’incipit in cui abbiamo fatto una promessa al lettore e definiamo in che storia ci troviamo. Nel finale è contenuta la visione che l’autore ha del tema.

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